Florio, una dinastia che ha fatto storia
La storia della famiglia Florio e delle sue cantine ha seguito quella dell’Italia. E’ la storia di una dinastia che ha avuto inizio con mastro Tommaso Florio a metà Seicento in Calabria, a Melicuccà, e poi a Bagnara, dove il figlio Domenico e quindi il nipote Vincenzo esercitano il mestiere di fabbro.
L’ascesa comincia con Paolo e Ignazio, figli di Vincenzo, sbarcati a Palermo a fine Settecento per dedicarsi al redditizio commercio delle droghe dopo il terremoto del 1783 colpì la Calabria. La ditta di famiglia si trasformo in una holding diversificando i propri interessi e gestendo in proprio una lunga serie di attività commerciali. Nel 1840 fu aperto uno stabilimento chimico ai piedi del Monte Pellegrino a Palermo mentre nel 1853 furono acquistate le miniere di Racalmuto e fu importante il commercio degli zolfi, arrivando a creare la banca di famiglia, il Banco Florio. Negli stessi anni nacque la Fonderia Oretea, che si trovava nei pressi della foce del fiume Oreto a Palermo, che produceva torchi idraulici per olio, macchine per la produzione di vapore e piccoli utensili domestici. Nel 1877 la fonderia costruì la grande tettoia metallica del Politeama. La fonderia Oretea confluirà insieme allo “scalo di alaggio”, nel 1910 nei “Cantieri Riuniti” nati dal “Cantiere Navale” di Palermo voluto da Florio nel 1897. Ma i Florio erano molto altro, soprattutto la compagnia di navigazione, settore trainante della dinastia. Nell’estate del 1839 nasceva la “Società dei battelli a vapore siciliani”.
Prima dello sbarco a Marsala di Giuseppe Garibaldi nel 1860, la flotta Florio comprendeva cinque piroscafi. Quattro di questi piroscafi furono noleggiati dai Borboni, in previsione dello sbarco di Garibaldi, armati di buoni cannoni e dislocati lungo le coste a difesa dell’isola. Garibaldi requisì le navi di Florio. Esse vennero restituite dopo l’annessione del Regno delle Due Sicilie all’Italia, ad eccezione dell’Etna cannoneggiata il gennaio 1862 durante l’assedio di Gaeta. Nel 1862 ottenne dal Parlamento la convenzione, della durata di anni fino al 1877, per il trasporto di viaggiatori, truppe, merci e plichi postali. Nel 1864 Vincenzo Florio venne nominato senatore da Vittorio Emanuele II e sempre nello stesso anno la flotta si arricchì di altri due vapori raggiungendo così una flotta di 14 unità, diventate 27 pochi anni dopo. Nel 1880 la concorrenza straniera e delle ferrovie si faceva sentire sempre più forte e le prospettive negative fecero sì che Florio pensò di ritirarsi progressivamente dalla navigazione. Il 4 settembre 1881, vide la luce con il titolo di Navigazione Generale Italiana la società derivante dalla fusione tra i Florio e Ribattino. Agli interessi dei Florio non poteva mancare l’industria del tonno. Nel 1841 vennero acquisite le tonnare di Favignana e Formica, le più importanti della Sicilia, dando un carattere decisamente industriale alle attività legate alla pesca e trasformazione del tonno. Di fatto inventò la conservazione del tonno sott’olio, che estese il consumo del prodotto in tutta Italia. A Favignana Giuseppe Damiani Almeyda (progettista del Politeama), costruì per Florio una splendida palazzina, che possiamo ammirare ancora oggi. I Florio costruirono sontuosi palazzi e splendide ville il stile liberty. Fra gli edifici che meglio raccontano la Belle Epoque siciliana, va sicuramente ricordato il Grand Hotel Villa Igiea di Palermo, pensato inizialmente da Ignazio Florio come casa di cura per malattie polmonari e poi trasformato in lussuoso albergo, all’interno del quale i Florio si riservarono un appartamento. Il mito Florio si consolidò anche attraverso la creazione della gara automobilistica che ancora oggi porta il loro nome, la Targa Florio, arrivata fino ai giorni nostri. Gli interessi dei Florio si estesero al settore tessile e alla produzione di ceramiche. Purtroppo la dinastia dei Florio si estinse nel 1989 con la morte dell’ultima erede, l’anello finale della saga: Giulia Florio, figlia di don Ignazio e della mitica donna Franca.
Ma a rappresentare il nome dei Florio nel mondo è il vino. Le Cantine Florio furono costruite nel 1832 a Marsala da Vincenzo Florio. Lo stabilimento suscitava grande ammirazione ed accentuò il carattere industriale della città di Marsala, che diventò una delle città più ricche della Sicilia. Le Cantine, con il caratteristico pavimento in battuto di tufo e le imponenti navate a sesto acuto, custodiscono nelle storiche botti i pregiati vini Florio, che trovano qui la perfezione del tempo e dell’attesa. Ma prima di potersi affermare, con la creazione di altri depositi in Italia e Francia , il marsala Florio dovette attendere almeno vent’anni, cioè fino al 1855, anno in cui si videro i primi profitti. Da allora e fino al 1861 per il marsala Florio fu una continua ascesa. Nelle cantine esistevano allora 14 tettoie lunghe dai 160 ai 214 metri, alcune delle quali si possono ammirare ancora oggi, sotto le quali si allineavano botti su tre file, le une sulle altre, per vari metri di altezza. Nel 1904 Florio costituì, insieme con altri otto capitalisti e commercianti marsalesi, la S.A.V.I. – Società Anonima Vinicola Italiana – che, nel 1924 passò sotto il controllo della Cinzano che, nel 1928, acquistò anche la Woodhouse e la Ingham – Whitaker. Durante i bombardamenti dell’aviazione alleata – nel corso della II Guerra Mondiale – le cantine Florio furono gravemente danneggiate e i lavori di ricostruzione post-bellica furono lenti e faticosi. Dal 1984 fino ai primi anni ’90 le cantine furono ristrutturate accuratamente, per riportarle all’antico splendore. Nello stesso tempo, il marsala conobbe una rinascita commerciale, dovuta anche alla vendita in “bottiglie originali” che, gradualmente, soppiantarono la vendita in fusti. Da allora, il nome Florio è diventato un sinonimo di marsala e la fama dell’azienda è cresciuta costantemente in campo internazionale. Nel gennaio 1998 la ILLVA S.p.A. acquisisce il controllo dell’intero pacchetto azionario della S.A.V.I. Florio, di cui già possedeva il 50 ed inizia così una nuova fase della vita aziendale, nel corso della quale vengono apportati importanti e positivi cambiamenti in termini di gestione aziendale, che porteranno il marchio Florio di nuovo ai vertici del mercato. Attualmente le Cantine Florio sono di proprietà del gruppo Duca di Salaparuta, che comprende Duca di Salaparuta, Corvo e appunto Florio, con un fatturato totale nel 2016 di 40 milioni di euro con circa 12 milioni di bottiglie prodotte, di cui 3 milioni Florio.
Per non perdere questo patrimonio di storia, si è deciso di ristrutturare totalmente il sito di Marsala con le sue cantine storiche. Dal 2003 sono iniziate le visite guidate delle cantine per i wine-lovers: mai idea è stata così vincente: nel 2016 le storiche Cantine Florio di Marsala si sono confermate uno dei luoghi più amati dagli enoturisti di tutto il mondo con oltre 38 mila visitatori e in progressiva crescita (+2% rispetto al 2015 e +17% rispetto al 2014). Tuttavia, il dato più significativo è quello economico. Nel 2016 il fatturato derivante dalle visite guidate e dagli eventi in Cantina e il fatturato relativo al Wine Shop interno hanno infatti superato il milione di Euro (1.050.000 Euro totali), in deciso incremento rispetto al 2015 (+14%).
La visita guidata alle storiche Cantine Florio inizia dai maestosi tini giganti, otto esemplari unici costruiti alla fine dell’800 e ancora utilizzati per l’affinamento del marsala. Superati i grandi tini si accede direttamente alla Sala Garibaldi, uno spazio ampio che si apre per accogliere il visitatore e da cui è possibile cogliere un primo scorcio delle affascinanti bottaie. Qui si possono ammirare le armi donate da Giuseppe Garibaldi a Vincenzo Florio, per ringraziarlo della lealtà dimostratagli nel 1860, e da qui si procede attraverso le Sale Florio ed Ingham-Woodhouse per scoprire finalmente le bottaie. Luoghi affascinanti, lunghe 165 metri intervallate da ben 104 arcate, sotto cui si allineano 1.400 caratelli e circa 600 fra botti e tini di diversa capacità. Varcando la soglia delle sale storiche si accede alla Cantina vera e propria, un ambiente suggestivo e magico in cui vengono custoditi, nel silenzio e nella tranquilla immobilità, circa 5.500.000 litri di marsala. Dopo il tour, si accede alla Sala di Degustazione Donna Franca per un’esperienza suggestiva, che coinvolge tutti i sensi sollecitandoli con colori, suoni e profumi e si viene condotti nella degustazione da una guida virtuale che lo accompagna nella scoperta di sensazioni, sapori e profumi inaspettati. La visita in cantina si conclude all’interno dell’Enoteca Florio.
Giancarlo Scolari
fonte
wepress.news
segnalato
Vincenzo Gulì