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LA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA

Posted by on Mar 23, 2016

LA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA

ormai il 17 marzo lo ricordano più chi non ci si riconosce a questa ricorrenza che le fonti istituzionali, nemmeno più nelle scuole riescono a trovare terreno fertile figuriamoci nella cittadinanza. Mi sono arrivate molti pensieri illustri che pubblicherò uno al giorno e questa sera pubblico un articolo inviatomi dal sommo LUCIANO SALERA che non soltanto ha scritto testi insorgenti ma anche lavori legati alla tradizione cattolica come quello che abbiamo pubblicato qualche tempo fa LA MADONNA BRUNA che vi invito a rileggere, di seguito l’ultimo lavoro.

LA PROCLAMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA 

 

«Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861».

 
Queste parole rappresentano il testo della legge n. 4671 del Regno di Sardegna. Pochi giorni dopo quel 17 marzo, lo stesso testo sarebbe diventato la legge n. 1 del Regno d’Italia. Era nato un Regno, era nato uno Stato unitario laddove, appena un paio d’anni prima, ve n’erano addirittura sette.
 
Il dato che emerge immediatamente dalla lettura delle poche righe del testo della legge è che il numerale che accompagna il nome del primo Re d’Italia non viene modificato: è sempre Vittorio Emanuele II, a conferma del vecchio credo sabaudo ovvero che l’Italia altro non sarebbe stata se non l’allargamento territoriale del Regno di Sardegna! “Vittorio Emanuele I” avrebbe sottolineato la novità dell’Italia unita, “Vittorio Emanuele II”, invece, significava che l’Italia non c’era e che il Piemonte era, improvvisamente, cresciuto a dismisura!  
Cavour aveva lavorato per l’Italia unita, pur rendendosi conto che l’integrazione delle zone meridionali non sarebbe stata facile. Così Cavour agì in maniera apparentemente contradditoria. Da una parte agì per dissipare l’impressione di un Piemonte che si annetteva altre terre, quasi fossero state delle colonie. Nello stesso tempo però fece approvare, nell’ottobre 1860, una legge elettorale che assegnava in pratica i maggiori privilegi al Nord. Ridusse il numero dei deputati, limitò il diritto di voto ai cittadini maschi che avessero più di 25 anni e pagassero almeno quaranta lire – somma notevole a quei tempi – d’imposta all’anno. Il risultato fu che potè votare appena il 2 per cento della popolazione. E poichè i dirigenti cattolici lanciarono la parola d’ordine “nè eletti nè elettori”, mostrando così la loro avversione sia per Cavour sia per Garibaldi – entrambi impegnati per conquistare Roma -, alla fine votarono soltanto 240 mila dei 418 mila aventi diritto, su 22 milioni di cittadini.
 
Con questa legge elettorale Cavour aveva favorito i cittadini del Nord, a spese di quelli meridionali. La conseguenza fu che nelle zone del Sud i piemontesi si comportarono da conquistatori e nelle zone annesse esplosero ribellioni di contadini, fino a forme molto gravi paragonabili ad una vera e propia guerra civile. Il termine di brigantaggio con annessa mendace asserzione di “guerra al brigantaggio” altro non fu che una spietata guerra di conquista coloniale in cui i bersaglieri (che gli austriaci per via delle piume di gallo cedrone che portavano sul cappello, chiamavano “chicchirichi” dettero ampia dimostrazione della loro ferocia criminale massacrando uomini, donne, vecchi, bambini, sacerdoti, monache e rubando, letteralmente rubando, tutto quanto di prezioso c’era da rubare nelle case, nelle chiese, nei monasteri.
 

Un altro elemento di divisione fu poi la questione cattolica, Pio IX considerava i piemontesi come degli usurpatori.

In questa complessa situazione Cavour  cercò di barcamenarsi alla meno peggio, offrendo al Pontefice quella che sarebbe stata poi la soluzione finale ossia “libera Chiesa in libero Stato”: fine del dominio secolare dei Papi, ma libertà religiosa pienamente garantita dallo Stato italiano. Molti cattolici, come si vide dall’andamento delle elezioni, mantennero verso l’unità d’Italia un atteggiamento di distacco. Nessuno comunque poteva opporsi al disegno di Cavour. E il 14 marzo 1861 venne   proclamato l’allargamento territoriale del Regno di Sardegna trasformato in legge il 17 marzo successivo. Nasceva così il Regno d’Italia con sovrano Vittorio Emanuele Secondo!

LUCIANO SALERA

1 Comment

  1. peccato che solo oggi tempo conosciamo cose che gia’ ci raccontavano i nostri nonni e che nessuno ai tempi di insegnamento nelle scuole ci metteva a conoscenza ( forse per paura non so o forse perche avevano il cervello lavato )forza continuamo cosi’ facciamo sapere a tutti i giovani di oggi come stanno veramente le cose.
    Gianni

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