Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

A Sud, nel “quinquennio lungo” di Roberto Martucci

Posted by on Ott 1, 2020

A Sud, nel “quinquennio lungo” di Roberto Martucci

governatori e prefetti nelle province napoletane e siciliane (1860-1865)

Sommario: 1. Il “quinquennio lungo”.- 2. Intendenti, governatori e prefetti.- 3. L’eredità pregressa: ogni regime utilizza la burocrazia formatasi in quello precedente.- 4. Il Regno d’Italia e le stimmate di una transizione istituzionale traumatica.- 5. La legge Pica 15 agosto 1863/1409, costituzione materiale delle Province Napoletane annesse.- 6. Il “movimento prefetti” dopo l’Unità (a partire da una prima messa a punto di Ernesto Ragionieri).- 7. Il valzer di prefetti nel Napoletano e in Sicilia durante il “quinquennio lungo”: inevitabile?

1. Il “quinquennio lungo”

Governatori e prefetti si sovrappongono e susseguono in queste pagine, missi dominici chiamati a signoreggiare “periferiche” province di nuova acquisizione e che, tuttavia, costituiscono circa il 50% del territorio[1] di uno Stato ancípite – il Regno d’Italia – che si vuole, al tempo stesso, nuovo di zecca e proiezione istituzionale di un Regno esistente e “vittorioso”, quello di Sardegna, in espansione costante, vincitore di una guerra non dichiarata tra Italiani. Missi dominici prefettizi, vertici governativi apicali del variegato universo provinciale, visti qui da vicino per un breve arco temporale, sul quale gioverà soffermarsi per chiarire il significato da attribuire alla prima parte del titolo che ho dato al mio contributo.

Le cronologie sono un prodotto posticcio creato ex post in sede di ricostruzione storiografica e, quindi, bisogna intendersi sulla nozione di quinquennio e, in particolare, di “quinquennio lungo” da me proposta[2]: in queste pagine mi riferisco al periodo che va dall’insediamento di Garibaldi a Palermo (18 giugno 1860) alla cessazione definitiva della vigenza della legge Pica (31 dicembre 1865)[3]. Dunque, un periodo di cinque anni e mezzo, eventualmente allungabile a poco più di sei anni, comprendendovi la repressione della rivolta di Palermo – detta del «sette e mezzo»[4] – del 16-22 settembre 1866 (di poco successiva all’armistizio con l’Austria[5]), stroncata con il bombardamento della città da parte dell’esercito italiano, che lascia sul terreno un migliaio di cittadini uccisi[6]. Quando ancóra non era stata registrata la nascita ufficiale dello Stato italiano con legge 17 marzo 1861, circa cinque mesi prima da Torino, capitale del Regno di Sardegna, Cavour in persona presiede all’assimilazione forzata delle province del Regno delle Due Sicilie, uno Stato con cui si sono intrattenute regolari relazioni diplomatiche e che, ufficialmente, in quel momento non ha cessato di esistere[7]. In quei cinque mesi in Sicilia e nelle Province Napoletane – il futuro “Mezzogiorno” dell’Italia unita – la confusione amministrativa è al diapason, grazie anche alla recentissima eredità della Dittatura[8] di Garibaldi nello Stato dei Borbone: cinque mesi e mezzo a Palermo e appena sessanta giorni a Napoli sono stati più che sufficienti per azzerare l’efficiente struttura dei poteri periferici imperniati sulle Intendenze di derivazione murattiana (e, quindi, napoleonica), sostituendo gli intendenti costituzionali napoletani con governatori pro-dittatoriali selezionati politicamente – com’era giusto che fosse, nell’ottica di chi aveva vinto la guerra – ma, fino a prova contraria, di incerta professionalità (v. Allegati C, E).

Infatti, nel continente napoletano, va registrato un ulteriore passaggio. Attònito per la perdita di Palermo, capitolata malgrado la tenuta dell’imprendibile e munitissima fortezza di Castellammare, re Francesco II di Borbone, con Atto sovrano 25 giugno 1860 ha promesso formalmente un nuovo regime di tipo rappresentativo, insediando al tempo stesso un Ministero costituzionale presieduto dal commendatore Antonio Spinelli dei príncipi di Scalea. Ma uomo forte di questa penultima[9] fase della vicenda istituzionale borbonica è il vecchio cospiratore carbonaro Liborio Romano[10], prefetto di Polizia dal 25 giugno e ministro dell’Interno del governo napoletano dal 14 luglio 1860. Sarà da questo ruolo-chiave che il ministro, perduta ormai la Sicilia, deciderà di rinnovare le sedici intendenze continentali, destinandovi funzionari «tutti sinceramente costituzionali»[11]. Che, tuttavia, verranno man mano sostituiti da governatori vagamente pro-dittatoriali[12] a partire dall’occupazione garibaldina di Reggio Calabria e della contestuale nomina di Antonino Plutino a pro-dittatore (o governatore) della Calabria Ulteriore 1a.

Funzionari “politici”, a loro volta, surrogati quasi tutti un paio di settimane dopo la celebrazione del Plebiscito[13] di annessione (21-22 ottobre 1860), a séguito del passaggio di consegne dal Dittatore Garibaldi al re Vittorio Emanuele II, dopo la sua entrata in Napoli il 7 novembre 1860.

2. Intendenti, governatori e prefetti

Nel “quinquennio lungo” qui considerato, governatori garibaldini prima, governatori delle Luogotenenze successivamente, infine i prefetti del Regno inviati da ben sei ministri dell’Interno, avvicendatisi a un ritmo da mazurka[14], sono chiamati a rappresentare il nuovo ordine liberale unitario in sedici capoluoghi di provincia napoletani e in sette capoluoghi siciliani. Intendenti, governatori e prefetti, tre denominazioni utilizzate per individuare una medesima funzione, quella di rappresentanti del governo in carica nella periferia provinciale. Infatti, la duplice transizione di sovranità – dalla Monarchia dei Borbone alla Dittatura di Garibaldi e dal Dittatore (regime provvisorio) a Vittorio Emanuele II di Savoia (regime definitivo) – ha anche i suoi risvolti lessicali.

Il personaggio-chiave dell’amministrazione napoletana, l’intendente, viene surrogato dal governatore pro-dittatoriale (v. All. A, B, C), che era poi il funzionario individuato dalla legge Rattazzi 23 ottobre 1859/129 per rappresentare l’autorità governativa in provincia: in realtà, non una legge approvata dal Parlamento – in quel momento ancóra una volta chiuso per proroga di Sessione[15] – ma un Regio Decreto varato in tutta fretta in base al regime dei pieni poteri legislativi[16] e a ridosso della firma del Trattato di Zurigo[17], al fine di gestire da Torino l’assimilazione delle province lombarde occupate durante la guerra del 1859 e la quasi certa annessione di Ducati Padani, Legazioni pontificie e Granducato di Toscana[18].

Verso la fine del 1860/inizi 1861 i governatori pro-dittatoriali sono a loro volta sostituiti dai governatori designati dai governi di Luogotenenza insediati a Napoli e Palermo; governatori che cambiano denominazione a séguito della promulgazione del R. D. 9 ottobre 1861/250[19] che recepisce la denominazione francese di prefetti, già fugacemente apparsa nell’Italia napoleonica durante il Decennio[20]. Né ci deve stupire la derivazione francese dell’istituto (che ha radici pre-napoleoniche), visto che il prefetto in Italia, per lo “spirito missionario” che gli è imposto dall’alto, ricorda moltissimo i rappresentanti del popolo – Réprésentants du Peuple en mission[21] – nominati dalla Convenzione Nazionale francese nel 1793 per fronteggiare l’invasione austro-prussiana: antenati immediati, a loro volta, degli agents nationaux direttoriali sui quali verranno parametrati i prefetti napoleonici[22].

Purtroppo, il più noto dei repertori consultabili[23] è lacunoso sugli insediamenti prefettizi del 1861 ed esclude, formalisticamente, il periodo anteriore: tanto quello pro-dittatoriale che quello delle Luogotenenze, creando un buco nero nella ricostruzione delle carriere di quei funzionari sulle cui spalle è gravato il pesante fardello del consolidamento dello Stato, proprio in quelle Province Napoletane e di Sicilia consegnatesi controvoglia al Regno sabaudo, grazie al Plebiscito del 21 ottobre 1860. Ma, prima di procedere oltre, vorrei introdurre una parentesi a guisa di messa a punto.

3. L’eredità pregressa: ogni regime utilizza la burocrazia formatasi in quello precedente

Lo Stato italiano ha appena celebrato il suo compleanno: nato ufficialmente domenica 17 marzo 1861, il 17 marzo 2011 ha compiuto un ciclo esteso un secolo e mezzo; per quanto lungo possa oggi apparire questo lasso di tempo, centocinquant’anni nella storia di uno Stato in una prospettiva plurisecolare di longue durée[24] sono ben poca cosa, equivalendo a quella che può essere considerata l’adolescenza per un essere umano[25].

 Orbene, questi centocinquant’anni di storia dello Stato italiano non sono stati anni tranquilli ma drammatici, costellati da crisi internazionali e interne di notevole intensità: due guerre mondiali, tre guerre coloniali, due guerre civili (1860-66, 1943-45), almeno tre regimi politici diversi prodotti da quattro crisi di particolare gravità concentrate nei primi ottantasette anni di vita dello Stato (1860-1946):

  1. la crisi d’Indipendenza del 1859-60 che, a séguito di una serie di campagne militari, ha trasformato il Regno di Sardegna in Regno d’Italia;
  2. la crisi della Monarchia liberale, avviata a conclusione con l’agonìa del II governo Facta, che ha prodotto la Monarchia fascista (28 ottobre 1922);
  3. la liquidazione del regime fascista, grazie alla contestuale messa in stato d’arresto del Primo ministro (25 luglio 1943);
  4. il referendum istituzionale 2 giugno 1946 che ha determinato la transizione dalla Monarchia alla Repubblica.[26]

Visto che questo secolo e mezzo di storia italiana è stato segnato da due guerre mondiali, tre guerre coloniali, due guerre civili, tre diversi regimi – Monarchia liberale, Monarchia fascista, Repubblica – è lecito chiedersi  come mai il vascello statale non sia andato a picco disintegrando la sofferta unità e restituendoci l’Italia delle dimenticate piccole patrie.

Se questa drammatica conseguenza non si è prodotta e l’Italia fattasi Stato lo è rimasta, il merito va attribuito ad alcune tecnostrutture amministrative, la cui presenza nella Penisola ha inverato quell’adagio ottocentesco secondo cui “il governo passa, ma l’amministrazione resta”. Tra queste tecnostrutture vi è, innanzitutto, il sistema dei prefetti, di rilevanza strategica sotto le tre forme di governo dell’Italia unita: la Monarchia liberale, la Monarchia fascista e la Repubblica. Le altre tecnostrutture, non meno importanti – ma non nell’economia di questo mio saggio – sono la Magistratura, l’Arma dei carabinieri, la Polizia, la Scuola[27].

 Un secondo elemento che vorrei sottolineare è che, avendo conosciuto tre diversi regimi politici ed essendo lo Stato italiano nato in modo alquanto estemporaneo – un po’ per via diplomatica a Plombières[28] con Cavour, un po’ sottobanco con la provocata sollevazione degli Stati dell’Italia centrale, sempre promossa da Cavour, un po’ sotto forma di aggressione militare al Regno delle due Sicilie, che era uno Stato neutrale con regolare rappresentanza diplomatica a Torino – il Regno d’Italia ha avuto la necessità di darsi un apparato amministrativo che tenesse conto della circostanza che si passava da una popolazione di circa 10-12 milioni[29] di abitanti a una di circa 22-24 milioni di abitanti, in seguito all’incameramento del Napoletano e della Sicilia. Negli anni 1860-65 questo apparato ha avuto un nucleo duro dato dalla burocrazia sarda ministeriale e periferica (intendenze), integrata dalle burocrazie degli Stati annessi, soprattutto lombarda e toscana e, in misura minore, ducale (Parma, Modena) papalina e napoletana: tenendo però presente che, disaggregando i dati, nelle Province Napoletane un terzo dei nominati (cioè, diciannove su quarantotto) sono napoletani (v. All. D). Resta indeterminato, allo stato attuale delle ricerche, il numero di impiegati di nuovo reclutamento e l’incidenza dei quadri di provenienza garibaldina – consiglieri di governo, poi divenuti consiglieri di prefettura – inseriti nell’amministrazione delle Province Napoletane e in Sicilia nella breve fase delle Pro-Dittature, appena sei mesi a Palermo[30] e solo due mesi a Napoli[31].

Le quattro crisi istituzionali cui ho appena accennato hanno prodotto tre regimi diversi la cui comune caratteristica è stata la brevità.

Solo che ci si rifletta, la Repubblica italiana esiste da sessantasei anni (1946-2012) ed è in crisi da ventidue: vale a dire che l’ultimo terzo della sua esistenza appare connotato da instabilità endemica rappresentata da governi fragili d’incerta vitalità.  Quindi, la Repubblica sembra aver seguíto lo stesso ciclo della Monarchia liberale (1861-1922), che entrò in zona grigia al compimento del trentacinquesimo anno di esistenza dello Stato unitario, con l’uscita di scena di Francesco Crispi (5 marzo 1896)[32] approdando alla crisi di fine secolo (1898-1900)[33], gestita in modo goffo dal governo Rudinì e, ancor peggio, dal governo presieduto dal generale Pelloux; salvo risollevarsi congiunturalmente nel duodecennio giolittiano (1902-14), infilandosi poi malamente nel tunnel della Grande Guerra sotto l’ègida di Salandra e Sonnino che coprivano re Vittorio Emanuele III. Fino a che, nel primo dopoguerra, lo stesso regime liberale finì per implodere aprendosi alla soluzione anti-parlamentare rappresentata dal primo gabinetto Mussolini: in poco più di due anni, passando per la crisi Matteotti del giugno 1924 e le successive «leggi fascistissime»[34], si sarebbe consolidata una nuova forma di governo a partito unico e leadership carismatica. Ma il regime fascista che ne sarebbe risultato, sarebbe stato anch’esso di breve durata, appena diciotto anni, valutabile oggi alla stregua di un piccolo segmento nella pur breve storia dello Stato italiano.

Orbene, ognuno di questi tre regimi politici ha ereditato, bon gré mal gré, la burocrazia precedente, visto che le  tanto auspicate epurazioni, sempre annunciate e date per operative poi, a ben vedere, si sono quasi sempre risolte in un nulla di fatto. Teniamo a mente quel «quasi sempre», che individua la situazione prodottasi nel territorio del cessante Regno delle Due Sicilie dove il regime della Dittatura nelle sue diramazioni pro-dittatoriali va caratterizzandosi per una incontrollabile caccia all’impiego che vede in scena anche patrioti settentrionali che non hanno partecipato ai combattimenti, puntando direttamente a una carriera nella nuova burocrazia: valga per tutti il riferimento ad Angelo Bargoni[35] e Biagio Caranti[36]. Orbene, la patologia da “impiegomanìa” viene malgestita dai vertici garibaldini e dallo stesso Dittatore in prima persona, generando degli anti-corpi che avrebbero prodotto i loro effetti nelle due future transizioni di regime (1922, 1946). Anche qui si registra un buco storiografico di un certo rilievo e, solo che lo si voglia colmare, si aprirebbe un ampio cantiere di ricerca.

Infatti, come ho già ricordato, nel cessato Regno delle Due Sicilie l’effimera Dittatura di Garibaldi – tramite le due proiezioni pro-dittatoriali Depretis-Mordini (Palermo) e Sirtori-Pallavicino (Napoli) – azzera le efficienti strutture provinciali napoletane, basate su Intendenze di tipo prefettizio, a beneficio di nuovi organici scelti in base al criterio della vincente ortodossia politica unitaria; una scelta su cui si è successivamente innestata la decisione del governo di Torino di proiettare nei ventitré capoluoghi impiegati e funzionari settentrionali, per lo più provenienti dalla burocrazia degli Stati Sardi, ma non solo. Questa soluzione draconiana (che non fu inizialmente applicata alla Magistratura) ebbe effetti talmente controproducenti da sconsigliare in futuro provvedimenti analoghi.

Eccettuata dunque l’esperienza garibaldina, si può dire che l’Italia unita in questi centocinquanta anni sia sempre stata  governata da una burocrazia formatasi nel regime precedente; una burocrazia che nelle cinquantanove province allora esistenti era imperniata sui prefetti, tanto da far dire a Gaetano Salvemini che lo Stato liberale italiano era in realtà una «prefettocrazia»[37], nozione quest’ultima applicabile anche (e soprattutto) alla Monarchia fascista, nonché alla stessa Repubblica, almeno nel suo primo quarantennio di esistenza istituzionale.  È risaputo come i prefetti di epoca fascista fossero di formazione giolittiana così come i prefetti della Repubblica sarebbero stati di formazione fascista: non necessariamente sotto il profilo ideologico, ben inteso, ma semplicemente perché quei funzionari avevano studiato nei licei e conseguito la laurea in Giurisprudenza nel Ventennio,  superato i concorsi per diventare consiglieri in quel periodo e poi, seguendo la  progressione in carriera, sarebbero diventati viceprefetti e infine prefetti dopo un certo numero di anni.

Per avere dei prefetti repubblicani,  cioè di formazione culturale repubblicana, a prescindere dalle opinioni politiche, prefetti che hanno studiato al liceo dopo il 2 giugno 1946 e che successivamente si sono laureati e hanno superato un concorso per entrare nella burocrazia repubblicana, dobbiamo arrivare agli anni 1958-1965. Credo che ciò sia molto significativo, anche se non mi risulta che il tema sia stato al centro della riflessione storico-amministrativa[38].

4. Il Regno d’Italia e le stimmate di una transizione istituzionale traumatica

Entrando nel merito del mio intervento, sono chiamato in questa sede a ricordare brevemente alcuni passaggi dell’iniziale consolidamento del neonato Stato italiano, con riferimento a una delle grandi strutture dell’amministrazione statale.

Il fatto che la prima legislatura del Parlamento nazionale sia indicata dalle fonti con l’ordinale otto – VIIIa legislatura – non meraviglia gli storici, atteso che il Regno d’Italia non nasce dal nulla, ma è il prodotto di una mutazione genetica del Regno di Sardegna che, come ho ricordato all’inizio del saggio, ha progressivamente annesso i territori di sei Stati italiani in precedenza indipendenti, estendendo alle nuove province la propria legislazione e il proprio assetto amministrativo. Ne consegue che la VIIIa legislatura, pur configurandosi quale prima legislatura dell’Italia unita, si ponga necessariamente in prosecuzione con la pregressa attività del Parlamento Subalpino, ereditandone regolamenti e senatori, parzialmente integrati con progressive infornate di notabili provinciali, i cui nomi il governo si farà indicare inizialmente dai governatori e poi dai prefetti, atteso che, a parte qualche personalità di chiara fama,  spesso, a livello centrale non si sa chi siano le persone da nominare. Lo stesso accadrà con i sindaci, nominati formalmente dal re (e dal suo governo) ma sempre su indicazione dei prefetti.

 Connotandosi quale prodotto istituzionale di una conquista militare effettuata da una Potenza regionale – il Regno di Sardegna – che ha vinto una guerra non dichiarata fra Italiani, il Regno d’Italia ne recherà a lungo le stimmate, anche se non dappertutto né con pari intensità. La guerra del 1859 e le annessioni del 1860, ad esempio, nel Centro-Nord non lasciano particolari tracce né, tanto meno, creano particolari problemi di ordine pubblico, salvo il contrabbando endemico lungo il corso inferiore del Po (verso la terraferma veneta) e le intricate questioni dei malfattori di Bologna e degli “accoltellatori” di Ravenna, a cui si porrà fine per via giudiziaria con i grandi processi d’Assise del 1864[39] e 1874[40].

 Viceversa, l’occupazione  del Regno delle due Sicilie, ben al di là degli aspetti strettamente militari della questione[41], rappresenta una vicenda peculiare e dalle pesanti implicazioni politiche, a causa dell’opposizione generalizzata delle masse contadine assolutamente non disposte ad accettare il nuovo ordine politico imposto dalle baionette; soprattutto quando appare evidente dopo le sollevazioni dei villaggi etnei – Bronte è il più noto di essi – e silani che i nuovi governanti non hanno alcuna intenzione di risolvere la pluridecennale questione demaniale. Benché la guerra sembri cessare il 13 febbraio 1861 – a seguito della convenzione militare firmata dal generale subalpino Enrico Cialdini e dal plenipotenziario napoletano generale Francesco Milon – di fatto le ostilità, mutato nomine, proseguono con drammatica intensità producendo anche effetti secondari tutt’oggi poco indagati, quali l’improvviso aumento di un’emigrazione napoletana non più stagionale, ma senza ritorno verso Stati esteri.

Una vasta e incontrollabile insorgenza che coinvolge reparti regolari napoletani, disertori dei tre eserciti, renitenti alla leva e contadini datisi alla macchia infiamma le province continentali del cessato Regno; mentre in Sicilia sono la repressione della jacquerie contadina (esplosa dopo Bronte) e la rigida applicazione della nuova legge sulla coscrizione obbligatoria a rendere incontrollabile la gestione dell’ordine pubblico. La guerra civile va avanti per almeno un decennio, ma sono soprattutto gli anni fino al 1866 a mettere in pericolo la tenuta del Regno d’Italia. Noi quella guerra “sporca” la conosciamo sotto il nome di “grande brigantaggio”[42], ma si tratta di un’etichetta di comodo. In quegli anni si svolge una vera e propria guerra tra italiani, in cui ci si uccide a vicenda, si incendiano i villaggi, si stuprano le donne.

Non ci meraviglierà che il ruolo del  rappresentante governativo apicale – individuato quale governatore della provincia dalla legge Rattazzi 23 ottobre 1859/129, per poi prendere il nome di prefetto con il R. D. Ricasoli 9 ottobre  1861/250 –  nel “quinquennio lungo” si configuri diversamente in relazione alle cinque diverse realtà da cui il Regno d’Italia risulta costituito.

 Le province ereditarie, cioè gli Stati Sardi, si riconoscono da sempre nel governo di Torino e vedono nel re il vertice dell’amministrazione dello Stato. In Lombardia, invece, si diffonde un certo malcontento, rivendicandosi uno spazio maggiore nella costruzione del nuovo Stato unitario. C’è poi l’Italia centrale, dove la Toscana viene riparametrata in modo molto energico da Bettino Ricasoli, tanto è vero che i fiorentini lo chiamano “Bet-Bey” come se fosse un pascià turco[43], mentre Cavour lo considera intrigante e poco efficiente[44]. Nei Ducati Padani di Parma e Modena e nelle Legazioni pontificie delle Romagne il Dittatore Luigi Carlo Farini in una frase divenuta celeberrima del suo epistolario, osserva:

Ho fatto il colpo. Ho cacciati giù i campanili e costituito un governo solo. Ad anno nuovo da Piacenza alla Cattolica tutte le leggi, i regolamenti, i nomi ed anche gli spropositi saranno piemontesi.[45]

In ogni caso, a parte la questione dei malfattori di Bologna e degli “accoltellatori” di Ravenna, le ribattezzate Regie Provincie dell’Emilia non porranno particolari problemi.

Infine, c’è quello che sarà in séguito chiamato “Mezzogiorno”, vale a dire le Province Napoletane e la Sicilia dove, nel “quinquennio lungo” l’istituto prefettizio ha una vita diversa rispetto alle altre parti d’Italia, dato che qui risulta assolutamente centrale il rapporto fra prefetti e generali. Prevalgono i secondi. Si tratta, infatti, di province in stato di occupazione militare (anche quando non vi è ufficialmente proclamato lo stato d’assedio), salvo rari casi di sovrapposizione di funzioni quando è un generale a esser nominato prefetto: lo saranno Cugia e Cialdini a Palermo (a ridosso della crisi d’Aspromonte), Türr e La Marmora a Napoli, Enrico Cosenz e il colonnello Assanti a Bari, De Rolland a Potenza.

5. La legge Pica 15 agosto 1863/1409, costituzione materiale delle Province Napoletane annesse

Lo si tenga presente, quelle napoletane e siciliane sono province sotto occupazione militare, in cui le nuove autorità possono farsi obbedire solo ricorrendo a strumenti draconiani, compreso lo stato d’assedio. Al riguardo, se il codice amministrativo del Regno d’Italia è ufficialmente il R. D. Rattazzi 23 ottobre 1859/129,  nella  realtà prevale a guisa di costituzione materiale delle Province Napoletane la legge Pica 15 agosto1863/1409 (e sue proroghe)[46], che legalizza lo stato di guerra interno pur evitando di utilizzare la categoria di guerra civile. La legge Pica, sovrapponendosi al pur draconiano codice penale sardo-italiano 20 novembre 1859, crea il nuovo reato di brigantaggio punendolo con la morte, introduce la competenza dei tribunali militari ordinari rendendo inappellabili le loro sentenze ma, soprattutto consente a tribunali militari sui generis (previsti dall’art. 534 del codice penale militare sardo del 1859) di disporre la fucilazione immediata di chi sia stato sorpreso «in flagrante od arrestato a clamore di popolo o per fatto notorio»[47].

Qualcuno potrebbe anche eccepire che durante uno stato di guerra interno – quale quello evocato dalla legge Pica – non si può agitare il feticcio del principio di legalità o utilizzare il paravento delle garanzie statutarie; e che, d’altra parte, se vi sono stati criminali (o partigiani della cessata dinastia borbonica) che hanno impugnato le armi contro il Regno d’Italia, la pena della fucilazione avrebbero anche potuto metterla nel conto. Senza contare il favor rei manifestato dal Parlamento quando, «concorrendovi circostanze attenuanti», aveva addirittura previsto che in luogo della pena di morte potessero irrogarsi i lavori forzati a vita (art. 2): vale a dire, con il linguaggio di oggi, un ergastolo aggravato dall’obbligo di lavori pesanti e catena di ferro al piede del condannato. Benevolenza estesa anche «a coloro che non oppongono resistenza», puniti con pena analoga, riducibile ad appena ventiquattro anni di lavori forzati, concorrendo circostanze attenuanti (art. 2).

Assimilata nelle pene ai non opponenti resistenza, troviamo una intera corte dei miracoli formata da «ricettatori e somministratori di viveri, notizie ed ajuti di ogni maniera» (art. 2). Anche in questo caso, potrebbe non mancare qualche draconiano esegeta delle ragioni dello Stato – in fondo, non si è sempre detto contra fures æterna auctoritas? – disposto ancora oggi a far proprie le ragioni della profilassi draconiana: supportare logisticamente le bande criminali è un crimine che va disincentivato, potrebbe sermoneggiare il lupo che è in noi. Purtroppo, pur conoscendo i processi motivazionali di chi si aggrappa al punitur ne peccetur, devo dire che questo approccio non regge, per eccesso di disinformazione riguardo al contesto. Vediamone da vicino l’applicazione nel “quinquennio lungo”.

La vaga formula «ajuti di ogni maniera» utilizzata dall’art. 2 della legge Pica consentiva di processare mogli, genitori, fratelli e sorelle minorenni di uomini datisi alla macchia, sanzionando i legami di parentela – generalmente valutati con logica “attenuativa” dalla giustizia penale ordinaria – con un minimo di ventiquattro anni di lavori forzati e un massimo «a vita».

Quanto ai «somministratori di viveri» puniti dal medesimo art. 2 con le pene appena evocate, dovremmo evitare di ritenere applicabile la normativa ai soli paesani bloccati dalle pattuglie militari su carretti pieni di provviste (formaggi, pane, taralli, salumi, vino e leccornìe varie), ma a qualcosa di molto più inquietante in grado di drenare nelle maglie repressive qualunque contadino sorpreso a coltivare i campi. Sulla base di un’ampia documentazione d’archivio, possiamo evocare una tipica scena nelle campagne o montagne abruzzesi, pugliesi, lucane o calabresi. La pattuglia intercetta dei contadini che non sappiano dar conto delle proprie generalità (i documenti d’identificazione personale sono più che rari) o siano trovati in possesso di generi alimentari superiori alla razione giornaliera fissata dai cinquantanove Comandi militari presenti nelle Province Napoletane. Una razione che non è mai superiore ai quattrocento grammi di pane, mentre la pezzatura minima infornata all’epoca nel Napoletano o in Sicilia può essere di molto superiore: valga per tutti l’esempio dei grandi pani di Altamura dalle pezzature che possono, ancóra oggi, raggiungere i cinque chilogrammi di peso. Orbene, quel contadino che sul basto del suo asino ha insaccato una pagnotta sospetta, un orciolo di creta con tre litri d’acqua e un’ampolla con olio rancido, rischia una pena severissima. Ma forse riuscirà ad evitare il processo: i militari che lo hanno intercettato dovrebbero sospendere il pattugliamento per accompagnare quel sospetto alle più vicine carceri, uno stressante cammino aggiuntivo da effettuare a piedi, vista la scarsezza dei reparti di cavalleria; fucilandolo immediatamente (si dirà poi che si riteneva stesse per fuggire) i militari si trarranno d’impaccio.

Quei parenti strettissimi o vicini di casa sfuggiti ai plotoni d’esecuzione non sarebbero invece sfuggiti alla Giunta, presieduta dal prefetto, incaricata di assegnare un «domicilio coatto agli oziosi, a’ vagabondi, alle persone sospette […] non che ai camorristi e sospetti manutengoli» (art. 5): categorie destinate a transitare in un perenne limbo criminogeno, aggravato dalle sanzioni man mano irrogate dai tribunali alla più piccola infrazione del regime punitivo prescritto. Un fenomeno ben conosciuto dalla scienza penalistica italiana[48], indagato in sede scientifica prima e dopo il varo del codice penale Zanardelli (1889).

D’altra parte, perché meravigliarsi della fucilazione dei contadini? quando lo stesso prefetto di Napoli, generale La Marmora che era anche deputato, nei giorni caldi dello stato d’assedio dell’agosto 1862, aveva pensato bene di fare arrestare tre suoi eminenti colleghi della Camera; minacciando di passare per le armi Salvatore Calvino, l’ex Pro-Dittatore palermitano Antonio Mordini e il generale Nicola Fabrizi che era anche cugino del generale Cialdini[49].

Lunga carriera è quella di Alfonso La Marmora, che è contemporaneamente prefetto di Napoli, Commissario straordinario delle Province Napoletane (durante lo stato d’assedio dell’agosto 1862) e generale comandante il VI corpo d’armata. Tuttavia, credo che difficilmente i prefetti di Lecce, Bari o Catanzaro abbiano potuto considerare il generale La Marmora un loro collega, visti i poteri illimitati di cui era stato investito dal governo e il ruolo sovra-ordinato di ispezione permanente che gli era stato attribuito da Torino sull’intero sistema prefettizio del Napoletano.

Detto ciò, esaminiamo più da vicino la consistenza del movimento prefetti nel cessato Regno delle Due Sicilie, interrogandoci sulla opportunità dell’ininterrotta rotazione di funzionari periferici apicali in un contesto di grave crisi istituzionale endemica.

6. Il “movimento prefetti” dopo l’Unità (a partire da una prima messa a punto di Ernesto Ragionieri)

Come ci ricorda lo storico Ernesto Ragionieri, nel 1861 due terzi dei prefetti delle cinquantanove province italiane – trentanove sul totale – sono di nomina politica, mentre al termine del “quinquennio lungo” si riducono quasi alla metà, diventando ventotto su cinquantanove; salvo ricominciare a crescere a ridosso delle nuove annessioni di Veneto (1866) e Roma (1870), coprendo nel 1871 trentasette sedi su complessive 69 province[50]. Talora quei prefetti politici sono stati, sono o diventeranno deputati e senatori, al pari di diversi loro predecessori della fase di transizione tra il 1860 e il 1861.

Sono dati indicativi e confermano la rilevanza  dell’istituzione prefettizia per il governo, al punto da fargli inviare nelle Prefetture più “calde” o più prestigiose – si pensi alle città che erano state capitali fino al collasso degli antichi Stati – elementi di spicco della classe dirigente unitaria. Elementi che quando rispondono ai nomi di La Marmora, Vigliani e Gualterio (tutti prefetti a Napoli, v. All. E), Pallavicino-Trivulzio e Cialdini (prefetti a Palermo) o Lorenzo Valerio (prefetto a Messina, v. All. B), sono in grado di dialogare a distanza con il ministro dell’Interno pro tempore da collega a collega, talora addirittura sopra le righe come accade sovente a La Marmora e Gualterio.

Ai prefetti è assegnata la funzione di costruire lo scheletro burocratico del Regno peninsulare nei primi cinque anni della sua vita, anni durissimi in cui  “con il ferro e con il fuoco” – come avrebbe detto Bismarck in altro contesto – si deve plasmare l’Italia. Come ho già ricordato, nella Penisola l’azione dei prefetti ricalca appunto quella dei Représentants du peuple en mission della Francia governata dal Comitato di Salute Pubblica.  Quando un senatore o un deputato al Parlamento del Regno lascia Torino o Firenze e gli agi della capitale per andare a Foggia, Potenza, Catanzaro, Caltanissetta o Palermo,  fa un sacrificio enorme non valutabile pienamente ai giorni nostri. Quel parlamentare accetta di calarsi nelle vesti di funzionario destinato a quella lontana sede di servizio  per compiere una missione, ossia consolidare il Regno neutralizzando a qualunque costo il “nemico interno” rappresentato, di volta in volta, dal partigiano delle cessate Dinastie regnanti pre-unitarie, dall’autonomista siciliano, dal contadino meridionale nullatenente, privato con frode delle agognate terre demaniali, dai veri e propri briganti (che, beninteso, esistevano), dai tanti individui «oziosi» (banalmente, disoccupati) e «sospetti» evocati dalla legge Pica.

Pertanto, la nomina politica dei prefetti non rappresenta un espediente per “sistemare gli amici”, ma un modo per far giungere nella periferia più estrema la longa manus del governo. È talmente importante quello che accade a Napoli (sede di Torelli e Vigliani, v. All. D, E) e Bari (destinazione di Alasia, v. All. D, E) o Palermo (ancóra Alasia e, poi, Gualterio, v. All. A, B), che ci si manda un senatore del Regno o un deputato. Invece di tenerlo in Parlamento o nelle anticamere governative, propizie al sottogoverno, lo si invia  in prima linea. La progressiva diminuzione del numero dei prefetti di nomina politica è legata, invece, alla lenta emersione di una burocrazia istituzionale.

 In tal senso, anche il movimento dei prefetti appare significativo; lo è a tal punto che vale la pena soffermarcisi, partendo da una premessa. Esaminando, tramite il repertorio di Missori (integrato con controlli supplementari), l’intera vicenda dello Stato italiano dall’Unità alla Repubblica, nell’arco di un secolo e mezzo, ci si può render conto del fatto che il prefetto non si caratterizza per lunghissime permanenze nella sede di servizio. Al contrario, il ministro dell’Interno ha sempre teso a evitare che la continua frequentazione delle élites locali potesse condizionarne l’affidabilità. Ma nel “quinquennio lungo” il panorama del movimento prefettizio appare ancor più ingarbugliato di quanto si possa immaginare, trasformando la necessità di evitare troppo lunghi incardinamenti nel suo parossistico contrappasso, un tourbillon di sostituzioni continue – soprattutto nei primi dodici mesi di transizione a cavallo tra il 1860 e il 1861 – evocativo, piuttosto, di realtà provinciali di gestione difficilissima e sottovalutata nella capitale.

Ancor prima della proclamazione ufficiale del Regno d’Italia avvenuta domenica 17 marzo 1861, il governo di Torino assume il controllo sovrano delle province napoletane dal 7 novembre  e di quelle siciliane dal 2 dicembre 1860, in coincidenza con l’entrata ufficiale di Vittorio Emanuele II nelle due cessate capitali Napoli e Palermo. A partire da quei giorni e fino all’estate 1866 si avvicenderanno a Torino sette governi con altrettanti ministri dell’Interno, chiamati a gestire dalla lontana capitale il cessato Regno delle Due Sicilie – già fagocitato nel 1860 con spensierata faciloneria – una situazione di crisi al buio, valutabile ora per allora con prognosi postuma come priva di sbocchi certi, favorevoli al mantenimento e consolidamento dello Stato unitario. Non si dimentichi che per diversi lustri – almeno fino ai governi Depretis e Crispi degli anni ’80 – lo Stato italiano vivrà tempi difficili, tali da far dubitare della sua stessa sopravvivenza. Incertezza che permane, percepita anche nelle capitali europee che si interrogano sulle enormi spese (finanziate da un prelievo fiscale che grava sui ceti umili) per mantenere un ipertrofico dispositivo militare, deludente e in fuga quando si tratta di combattere l’Austria nel 1866 (disfatta di Custoza); viceversa efficientissimo, ai limiti del virtuosismo da manuale, quando è il momento di rastrellare le campagne di Abruzzi, Puglia, Terra di Lavoro, Calabrie, la stessa Sicilia, ovvero di sparare a Garibaldi in Aspromonte (agosto 1862) o di bombardare Palermo, per stroncare la rivolta del «sette e mezzo».

Un contesto di crisi talmente acuta che, a lungo, vede le Cancellerie europee diffidenti nei confronti del neonato Regno d’Italia – la cui esistenza richiama gli effimeri esperimenti statali promossi da Napoleone in Europa occidentale (1796-1814) – un contesto che sembrerebbe richiedere lunghe permanenze proconsolari in tutte le province di nuova acquisizione, soprattutto quelle napoletane e siciliane. Viceversa, agli inizi del percorso unitario, sembra di assistere a un valzer burocratico giostrato su permanenze di pochissimi mesi – anche telegrafiche, come la reggenza De Ferrari a Palermo nel 1862, della durata di nove giorni (v. All. A, B) o le due settimane trascorse dal prefetto De Ferrari a Lecce (v. All. D, E) – e questo in Prefetture drammaticamente strategiche per il Regno d’Italia.

Il lavoro pionieristico di Ernesto Ragionieri dà parzialmente conto di ciò, costruendo una tabella del movimento prefetti aggregata per bienni invece che per governi: avrebbe dovuto farlo, tenendo anche conto della breve durata dei Ministeri italiani; nonostante ciò, i dati che emergono sono di qualche interesse.

Ad esempio, nel biennio 1861-62 – passaggio di consegne da Cavour a Ricasoli – su cinquantanove prefetture si hanno undici nuove nomine, diciannove trasferimenti, cinque fuori servizio, tredici mancate conferme, vale a dire prefetti messi a disposizione o collocati in aspettativa. Nel 1862-63 i governi Rattazzi e Farini procedono a diciotto nuove nomine, sedici trasferimenti, tredici fuori servizio e sedici mancate conferme. Nel 1863-64, con il governo Minghetti, si hanno appena sei nuove nomine, sei trasferimenti, tre fuori servizio e sei mancate conferme. Il generale La Marmora, divenuto a sua volta presidente del Consiglio, nel biennio 1864-65 dispone quattordici nuove nomine, ventiquattro trasferimenti, quattro fuori servizio e quattordici mancate conferme; mentre con il suo II Gabinetto nel 1865-66 dispone nove nuove nomine, otto fuori servizio e nove mancate conferme[51].

7. Il valzer di prefetti nel Napoletano e in Sicilia durante il “quinquennio lungo”: inevitabile?

I prefetti non politici provengono dai ranghi della burocrazia e con le note eccezioni relative ai napoletani d’Afflitto, De Luca, Sigismondi, Bruni Grimaldi e ai siciliani Colonna di Cesarò e Scelsi, li immagineremmo quasi tutti subalpini. Invece, la consultazione dell’utilissimo repertorio di Missori, integrato dalla nota prosopografia di Telesforo Sarti[52], dagli schedari storici di Camera e Senato e dai dati immessi in rete da alcune prefetture ci consegna una realtà molto più sfaccettata di quanto non risulti dal saggio di Ragionieri. Conclusione a cui sono pervenuto dopo complesse aggregazioni e disaggregazioni di dati, non sempre di facile reperimento. Ne propongo un panorama necessariamente schematico che comporta il riferimento alle tabelle pubblicate a fine saggio, sul filo della riorganizzazione amministrativa – le nomine patriottiche – promossa dalla Dittatura di Garibaldi.

Le sette province di Sicilia esistenti all’epoca nel “quinquennio lungo” vedono avvicendarsi trentanove governatori e prefetti per complessivi quarantasette cambiamenti di sede; la provenienza dei trentanove funzionari, politici e burocrati, vede in ordine decrescente quattordici siciliani, dodici sardi (cioè, piemontesi), tre lombardi, tre pontifici, tre toscani, un modenese e un solo napoletano (v. All. A, B). Indicando le sedi per numero decrescente di prefetti, l’ex capitale Palermo vede avvicendarsi dieci prefetti, seguono nove a Girgenti, otto a Messina, sette a Noto, sei a Trapani, quattro a Catania e appena tre a Caltanissetta. Va da sé che la situazione siciliana non sia tra le più tranquille, dato che dopo gli iniziali entusiasmi per Garibaldi la delusione è stata cocente; tanto da creare imbarazzi a più di un prefetto.

Ma iniziamo da una sorpresa riservataci da una città insospettabile. Infatti, tenuto conto del fatto che tutte le nomine siciliane d’epoca dittatoriale sono effettuate da Francesco Crispi e che questi piazza ovunque i “suoi” – a cominciare dai governatori dei ventiquattro distretti siciliani, dai sei governatori provinciali e dal duca Colonna di Cesarò insediato nella capitale Palermo – desta grande meraviglia la situazione di Girgenti. Non va dimenticato che Crispi è nato a Ribera, cittadina afferente a quella provincia. Ebbene, proprio a Girgenti, risultano avvicendarsi a raffica nell’arco di una trentina di giorni ben quattro governatori, tutti evidentemente riconducibili a Crispi ma, almeno i primi tre, non in grado di gestire la transizione: vengono tutti nominati nel mese di giugno gli avvocati Domenico Bartoli, Luigi Failla, Andrea Guarneri e Niccolò Cusa; sopravviverà solo quest’ultimo, restando in carica per un semestre (v. All. A, B)[53].

Si dimettono anzitempo da prefetti di Palermo il senatore Giorgio Pallavicino-Trivulzio (dopo soli tre mesi e mezzo, il 27 luglio 1862) e il senatore Luigi Torelli (dopo sei mesi, il 13 ottobre 1866): entrambi per gravi motivi legati alla crisi garibaldina d’Aspromonte, il primo, e alla tragica rivolta del «sette e mezzo», il secondo (v. All. B).

Sono esonerati a domanda o accampano problemi di salute i governatori Vincenzo Tedeschi (Catania), Domenico Piraino (resiste a Messina solo sedici giorni), e i prefetti Alessandro Buglione di Monale (Palermo), Raffaele Cassitto e Giovanni Colonna di Cesarò (Noto), Tommaso Sorisio (Trapani) ex capo di gabinetto del ministro Rattazzi, e Spirito Racca (Trapani) (v. All. B).

Risultano dispensati dal servizio, per inadeguatezza, Enrico Falconcini (Girgenti), che ci ha lasciato la sua versione dei fatti[54], e Pietro Peverelli (Trapani).

Le sedici sedi continentali napoletane, invece, presentano peculiarità diverse. Intanto, a differenza della Sicilia e in conseguenza dei successi insulari còlti dalla Spedizione dei Mille, esse sono investite dai cambiamenti già due mesi prima dell’entrata trionfale di Garibaldi a Napoli. Costituzionale in grande ritardo sui tempi, re Francesco II di Borbone a una settimana dalla promulgazione dell’Atto sovrano del 25 giugno, il 1° luglio 1860 ha richiamato in vigore la vecchia costituzione concessa dal padre nel 1848, sospesa nel 1849 ma mai revocata; ha anche provveduto a insediare un governo formato da personalità liberali al cui interno, dal 14 luglio, spicca il nuovo ministro dell’Interno Liborio Romano. Quest’ultimo ottiene dal re la destituzione immediata dei sedici intendenti continentali, sostituiti da diciotto funzionari costituzionali (con almeno due nomine interinali), in carica per un sofferto bimestre, a loro volta surrogati da governatori garibaldini, soppiantati alla fine del ’60 dai governatori nominati dalle quattro Luogotenenze avvicendatesi a Napoli nell’arco di un anno.

Quasi superfluo sottolineare come questo andirivieni di intendenti borbonici giubilati, intendenti costituzionali accantonati (e, in qualche caso, poi richiamati in servizio come nel caso di Alfonso De Caro a Lecce), governatori prodittatoriali insediati e poi sostituiti da funzionari luogotenenziali, a loro volta soppiantati dai prefetti del Regno d’Italia, abbia potuto ingenerare un senso di ontologica provvisorietà in popolazioni sottoposte per di più alla tripla transizione di regime Borbone/Garibaldi/Vittorio Emanuele, resa effervescente dalla guerra civile in atto, accompagnata da una sottovalutata insorgenza contadina prodromica al brigantaggio.

Di modo che le province vedranno avvicendarsi nel “quinquennio lungo” trentotto tra intendenti costituzionali “liboriani” e governatori pro-dittatoriali con quarantaquattro cambiamenti di sede nella fase transitoria individuata dal passaggio di poteri: dal governo costituzionale napoletano, presieduto dal commendatore Spinelli, alla Dittatura di Garibaldi. A quei trentotto funzionari della transizione vanno aggiunti i quarantotto governatori e prefetti successivi all’insediamento della Luogotenenza Farini a Napoli con i loro convulsi sessantaquattro cambiamenti di sede; la provenienza dei quarantotto funzionari, politici e burocrati, vede in ordine decrescente diciannove napoletani, quindici sardi (cioè, piemontesi), cinque lombardi, quattro pontifici, tre siciliani, due modenesi, un ungherese, ma è il generale Türr e quella è tutt’altra storia (v. All. D, E).

Indicando le sedi di servizio per numero decrescente di prefetti, l’ex capitale Napoli vede avvicendarsi sei prefetti assieme alla Capitanata (Foggia), seguono cinque a Bari, Terra d’Otranto (Lecce) e Calabria Ultra 2a (Catanzaro), quattro in Principato Citra (Salerno), Benevento, Abruzzo Citra (Chieti), Abruzzo Ultra 1° (Teramo), Abruzzo Ultra 2° (Aquila) e Calabria Ultra 1a (Reggio), tre in Terra di Lavoro (Caserta), Molise (Campobasso), Basilicata (Potenza) e Calabria Citra (Cosenza), appena due in Principato Ultra (Avellino).

La destinazione prefettizia è talmente calda da determinare vari esoneri a domanda (v. All. E): d’Afflitto lascia Napoli (1° agosto 1861) per contrasti con il generale Cialdini; lo stesso generale La Marmora, pur investito di poteri proconsolari nell’intero continente napoletano, preferisce tornare a Torino (11 gennaio 1863); il governatore di Benevento, Gallarini, sopravvive circa sette mesi, poi getta la spugna (9 ottobre 1861). Terra di Bari fiacca il generale Cosenz che approfitta della crisi di Aspromonte per farsi esonerare (17 agosto 1862), seguito a ruota dal colonnello Assanti che resiste poco più di quattro mesi (11 gennaio 1863); del pari, il sottoprefetto e poi prefetto Nicola Bruni in poco meno di un anno risulta usurato dalla gestione della Basilicata, ravagée dalla banda Crocco; lo stesso Antonino Plutino che è un duro temprato da esili e cospirazioni nonché genius loci della Calabria jonica resiste da prefetto di Catanzaro meno di cinque mesi (fino al 1° settembre 1862), per non parlare del crispino Niccolò Cusa e dei suoi trentadue giorni sempre a Catanzaro (che abbandona il 17 settembre 1864).

Ma anche il governo, da parte sua, a volte trova deluse le proprie aspettative di normalizzazione di quello che ormai viene chiamato Mezzogiorno; allora, interviene attivando l’antico istituto del collocamento a disposizione. In tal modo saltano, per così dire, due duri quali Giuseppe De Ferrari (silurato a Caserta il 6 ottobre 1866), il senatore Filippo Antonio Gualterio che non ha saputo prevenire la rivolta del «sette e mezzo» a Palermo (silurato il 28 luglio 1867), il generale Giulio de Rolland che scopre a proprie spese quanto sia difficile la permanenza in Abruzzo Citra (lascia Chieti il 6 ottobre 1866); in pari data abbandona Catanzaro dopo un biennio il prefetto Francesco Homodei, mentre il consigliere delegato Bartolomeo Amari Cusa, usurato da mezzo lustro trascorso a Cosenza, lascia l’8 ottobre 1868 (v. All. E).

Giunto alla fine, vorrei sottolineare che la comprensione del quadro complessivo è stata resa possibile (con le lacune più volte richiamate ad vocem, nelle tabelle tanto evocate) solo dalla predisposizione di quelle griglie pubblicate alla fine di questo saggio. Solo dopo aver collocato ogni pedina sullo scacchiere mi è stato possibile ridimensionare il pregiudizio della eccessiva piemontesizzazione dei prefetti, prendendo atto che in Sicilia ne vennero meno di un terzo (dodici funzionari su trentanove, v. All. A, B) come anche nel Napoletano (quindici su quarantotto, v. All. D, E).

Viceversa, non controllando adeguatamente le fonti e le loro  inevitabili aporìe, è sempre possibile cadere nelle trappole semplificatrici o cedere, magari inconsapevolmente, ad approcci marcatamante ideologici, fiondandosi come lupi su piste storiograficamente sterili, foriere di topiche non necessariamente ermeneutiche ma, addirittura, fattuali. Senza ricordare la parabola di quel tale che, in buona fede, si illudeva che la legge Pica avesse falcidiato le pene capitali solo perché ignorava l’esistenza dell’art. 534 del codice penale militare che, invece, largheggiava nel consentire all’eccezione di farsi regola, fucilando a destra e manca (d’altra parte, non tutti quelli che ripercorrono le piste risorgimentali devono necessariamente avere una formazione giuridica, tanto da coglierne la rilevanza), voglio aggiungere un elemento di ulteriore riflessione.

Di recente, ho riletto il denso saggio di Ernesto Ragionieri sui prefetti nell’Italia unita, che è ricchissimo di suggestioni ancora oggi straordinarie, ma contiene anche un giudizio viziato da pregiudizi ideologici trasmessigli da uno spietato medaglione firmato da Antonio Labriola per «La Nazione» di Firenze. Esso è relativo alla lunghissima carriera del prefetto Rodolfo d’Afflitto, dipinto dal noto studioso alla stregua di «un convertito dall’amministrazione borbonica»[55], provenendo egli dai ruoli delle Intendenze. Viceversa, il marchese d’Afflitto è un funzionario di carriera napoletano che nel 1852, cioè nove anni prima dell’unificazione d’Italia, disapprovando la repressione messa in atto contro i costituzionali, si scontra con il Ministero e viene collocato a riposo o si dimette. Dopo di che, il marchese viene immediatamente sottoposto al confino di polizia. Poi, negli anni successivi al 1855, Rodolfo d’Afflitto prende contatti con la dissidenza liberale e nel 1860 entra negli organici di governo della Luogotenenza Farini. Ebbene, nel 1852 – quando rinuncia al prestigioso incarico di intendente di Capitanata – il Regno delle Due Sicilie sembra  solidissimo. Nessuno immagina che Ferdinando II abbia un tumore lacerante che, nel maggio 1859, l’avrebbe ucciso a soli 49 anni di età. Quindi Rodolfo d’Afflitto non può considerarsi un convertito dell’ultima ora, a differenza di molti altri che, il 7 settembre 1860, mentre re Francesco è a Gaeta, si scoprono all’improvviso liberali e unitari.

* * *

Eppure, di crisi in crisi, il Regno d’Italia arrivò alle età di Depretis e Crispi (1876-96) irrobustito dal punto di vista delle strutture amministrative. Un aiuto forte in questa direzione venne, probabilmente, dal progressivo consolidarsi di una burocrazia consapevole del proprio valore, successivamente irrobustita dal reclutamento dei funzionari prefettizi tramite pubblico concorso. In questo modo, nacque uno dei grandi corpi dell’Italia unita, quell’importante vivaio di  servitori dello Stato che, senza ombra di retorica, possiamo individuare come scuola prefettizia italiana, forse sorella minore della grande École préfectorale francese ma, certo, non indegna nel confronto, se consideriamo che ogni qual volta un ministro dell’Interno intende fare il suo lavoro in modo proficuo si rivolge al corpo dei prefetti e il corpo dei prefetti risponde sempre in maniera adeguata con i suoi elementi più preparati e motivati.

Appendice (allegati)

Allegato A

Tabella A. Governatori e prefetti siciliani del Quinquennio “lungo”

39 governatori e prefetti (47 cambiamenti di sedi siciliane):

14 siciliani, 1 napoletano, 12 sardi, 3 lombardi, 3 pontifici, 3 toscani, 1 modenese, 2 ignoti

7 Province Siciliane

PrefettoCarriera pre e postunitariaCrisi d’Indipendenza 1859-601a sede2a sede3a sede
1. Albenga Albino Albenga Incisa Belbo (Asti), 13. VIII. 1810 / ……Regno di Sardegna: ruoli delle Intendenze prefetto di Girgenti: 1° VI 1865/10 XII 1866{prefetto di Reggio Emilia}     
2. Amari Cusa Bartolomeo Amari Cusa Castelvetrano (Tp), 12 II 1818* / Lecce, 31 I 1882 (*1816)  Due Sicilie: avvocato, incarcerato dopo il 1848;Presidente del Civico Magistrato (1860)prefetto: di Girgenti … 1862/? terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, sconosciuto a Missori){consigliere delegato, Calabria Citra [Cosenza]: 6 I 1866/8 X 1868} (a disposizione) 
3. Arezzo Corrado Arezzo De Spucches, barone di Donnafugata Ragusa, 7 XI 1824 / 27 XII 1895 Deputato, Legislatura VIII; Senatore del Regno: 8 X 1865, cat. 3.-  Due Sicilie: deputato ai Comuni (Palermo, 1848) Crispi lo nomina governatore di Noto: … VI 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto  nominato dalla Luogotenenza governatore di Trapani: 10 XII 1860/4 XI 1861 
4. Bartoli Domenico Bartoli Girgenti, … / …Due Sicilie: avvocato, amico di Crispi Garibaldi lo nomina governatore di Girgenti: 8 VI 1860/… terminus ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, integrata da laRepubblica@scuola, sconosciuto a Missori)  
5. Bosi Carlo Alberto Bosi Firenze, 9 X 1813 / 12 XI 1886Granducato di Toscana: avvocato, poeta, volontario a Curtatone (1848), prefetto di Girgenti: 11 I 1863/1° VI 1865{prefetto di Porto Maurizio}     
6. Bossini Alessandro Bossini Siena, 23 I 1817 / Firenze, 16 II 1879Granducato di Toscana: avvocato,prefetto di Firenze nominato da Ricasoli nel 1859-60, poi confermato dal governo italiano: fino al 17 XI 1861 (in disponibilità)prefetto di Catania: 18 I 1863/9 XII 1866  {prefetto di Vicenza}     
7. Cassitto Raffaele Cassitto Lucera (Fg), 14 IX 1803 / Napoli, 3 XII 1873 Senatore del Regno dal 9 XI 1872, cat. 17.-Due Sicilie: laurea in Giurisprudenza (Napoli); consigliere d’Intendenza (1846)chiamato a Napoli presso il Ministero dell’Interno (1859); confermato dalla Luogotenenza{nominato dalla Luogotenenza governatore di Calabria Ulteriore 1a [Reggio]: 28 II/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/1° IV 1862} (in aspettativa)prefetto di Noto: 9 X 1862/15 VIII 1863{prefetto di Pesaro}
8. Cesarò Giovanni Colonna Romano Filingeri, duca di Cesarò Palermo, 18 I 1810 / 24 I 1869 Senatore del Regno: 30 XI 1862, cat. 21.-    Due Sicilie: Pari del Parlamento Siciliano (1848)   Crispi lo fa nominare governatore di Palermo: giugno-ottobre 1860  nominato dalla Luogotenenza governatore di Palermo: 7 XI 1860/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861 /1° II 1862 [prefetto di Bergamo]      prefetto di Siracura: 10 XII 1865/10 XII 1866 (aspettativa: salute)   
9. Cialdini Enrico Cialdini Castelvetro (Mo), 8 VIII 1811 / Livorno, 8 IX 1892 Deputato, Legislatura VIII; Senatore del Regno: 13 III 1864, cat. 3, 14, 20.-  Ducato di Modena: esule; colonnello esercito spagnolo (1847).- Regno di Sardegna: maggior generale (1855); deputato subalpino: Legislatura VII; Luogotenente del Re a Napoli: 16 VII 1861;Gen. comandante IV divisione (1859), tenente generale (1859);prefetto di Palermo e Regio Commissario in Sicilia: 26 VIII/14 IX 1862 (cessa dall’incarico)  
10. Cugia Efisio Cugia di Sant’Orsola Cagliari, 27 IV 1818 / Roma, 13 XI 1872 Deputato, Legislature VIII, IX, X, XI.-Regno di Sardegna: uffficiale superiore e deputato subalpino: Legislature V, VI, VII; Ministro della Marina (1863-64) e della Guerra (1866-67)Capo S. M. IV divisione Cialdini (1859); maggior generale e capo S. M. Esercito (1860)prefetto di Palermo e Regio Commissario in Sicilia: 2 VIII/26 VIII 1862  
11. Cusa Nicolò Cusa Corleone (Pa), 20 II 1821 / Palermo, 27 VIII 1893  Due Sicilie:Crispi lo nomina governatore di Girgenti: … VI 1860/[10 XII 1860] terminus a quo et ad quem incerti   (trasferito a Noto)nominato dalla Luogotenenza governatore di Noto: [10 XII 1860]/8 VIII 1861 terminus a quo incerto (in aspettativa){prefetto di Calabria Ulteriore 2a [Catanzaro]: 15 VIII 1863/17 IX 1864} (in aspettativa) 
12. De Ferrari Giuseppe De Ferrari Roma, 13 V 1813 / 16 VIII 1878  Stato Pontificio: avvocato nominato dalla Luogotenenza vicegovernatore di Noto: 25 VIII 1861/10 VIII 1862Reggente prefettura Palermo 25 VII/2 VIII 1862{prefetto di Terra d’Otranto [Lecce]}
13. Di Monale Alessandro Buglione di Monale Saluzzo (Cu), 9 VI 1815 / 5 I 1882 Deputato, Legislature IX, X.- Senatore del Regno: 1° XII 1870, cat. 15.-  Regno di Sardegna: Direttore generale del Ministero della guerra; Intendente generale; Direttore delle Poste (1856);                        Consigliere di Stato (18 dicembre 1859); Segretario generale del Ministero dell’interno.-prefetto di Palermo e Regio Commissario in Sicilia: 14 IX 1862/11 I 1863 (esonerato a richiesta)  
14. Failla Luigi Failla …  Due Sicilie: avvocato, Crispi lo nomina governatore di Girgenti: … VI 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, sconosciuto a Missori)  
15. Falconcini Enrico Falconcini Pescia (Pistoia), 31 VIII 1824 / Roma, …. III 1901 Deputato, Legislatura VIII.-Granducato di Toscana: avvocato; deputato subalpino, Legislatura VII prefetto di Girgenti: 22 VI 1862/11 I 1863 (dispensato dal servizio)  
16. Faraldo Carlo Faraldo Mentone (Ni), 14 V 1818 / Torino, 30 VI 1897  Regno di Sardegna prefetto in aspettativa, nominato a Noto: 1° II /8 XI 1865prefetto di Messina: 8 XI 1865/10 XII 1866 (trasferito a Cuneo)   
17. Fortuzzi Guido Fortuzzi Praduro e Sasso (Bo), 13 V 1823 / 31 III 1878Stato Pontificio: avvocato consigliere delegato a Messina: 20 IX/8 XI 1865  
18. Gerbino Giovanni Battista Gerbino Torino, 7 VII 1817 / …  Regno di Sardegna: Intendente di seconda classe a Oneglia (1853) sottoprefetto di Caltanissetta: 24 VIII 1862/4 IV 1867{prefetto del Molise [Teramo]} 
19. Gualterio Filippo Antonio Gualterio Orvieto (Pg), 6 VIII 1819 / Roma, 10 II 1874 Senatore del Regno: 20 I 1861, cat. 20, 21.-  Stato Pontificio: naturalizzato sardo, deputato legislatura VIIRegio commissario di Perugia e Orvieto: dal settembre 1860{prefetto di Genova}prefetto di Palermo: 26 III 1865/9 IV 1866{prefetto di Napoli: 9 IV 1866/28 VII 1867} (a disposizione)
20. Guarneri Andrea Guarneri Palermo, 15 V 1826 / 5 X 1914 Senatore del Regno: 20 I 1861, cat. 5.-  Due Sicilie: avvocato, prof. di Diritto naturale all’Università di Palermo; Commissario straordinario di Caltanissetta (1848);Segretario alla Giustizia nel governo dittatorio (2-20 VI 1860)Crispi lo nomina governatore di Girgenti: … VI 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento e scheda del Senato, sconosciuto a Missori)  
21. Lanza Raffaele Lanza Siracusa, 17 VIII 1813 / …  Due Sicilie: avvocato prefetto di Trapani: 5 XI 1861/2 XI 1862 (trasferito a Massa) fonte: Centro Studi “G. Pastore”-Trapani  
22. Marco Domenico Marco Bollengo (To), 9 II 1816 / 19 III 1889  Regno di Sardegna: Avvocato, deputato subalpino, Legislature II, III, IV, V, VI prefetto di Caltanissetta: 17 XI 1861/16 VIII 1862 (dispensato dal servizio: crisi d’Aspromonte)  
23. Mathieu Antonio Mathieu Annecy, 10 IX 1798 / 9 I 1870  Regno di Sardegna: laurea in Giurisprudenza; Deputato subalpino, Legislature II, IV, V; ministro dell’Agricoltura nel Gabinetto d’Azeglio (1849); Consigliere di StatoIntendente generale di Cagliarinominato dalla Luogotenenza governatore di Messina: 16 VIII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/11 IX 1862{prefetto di Ancona} 
24. Morillo Francesco Morillo, barone di Trabonella Naro (Gir), 11 VI 1816 / Caltanissetta, 30 VI 1877  Due Sicilie: sindaco di Caltanissetta (1856-57)Presidente del Comitato di Caltanissetta: maggio 1860; Crispi lo nomina governatore di Caltanissetta: giugno 1860governatore di Caltanissetta, confermato dalla Luogotenenza: …/17 XI 1861 terminus a quo incerto  
25. Nomis Augusto Nomis conte di Cossilla San Benigno Canavese (To), 2 X 1815 / Chiavari (Ge), 17 X 1881 Deputato, Legislatura VIII; Senatore del Regno: 12 III 1868, cat. 21.-  Regno di Sardegna: Deputato subalpino, Legislatura VIIIntendente generale di Cagliari (1859), sindaco di Torino (1860);prefetto di Palermo: 11 I 1863/26 III 1865{prefetto di Genova} 
26. Pallavicino Giorgio Guido Pallavicino-Trivulzio Milano, 24 IV 1796 / Genestrelle (Voghera), 4 VIII 1878 Senatore del Regno: 29 II 1860, cat. 3.-Lombardo-Veneto: carbonaro, prigioniero Spielberg (1821).- Regno di Sardegna: naturalizzato sardo, vicepresidente Società Nazionale (1857); deputato subalpino: Legislature II, IV, V, VI.-Pro-Dittatore a Napoli: 3 X/7 XI 1860prefetto di Palermo: 16 IV/25 VII 1862 (dimissionario: crisi d’Aspromonte)  
27. Pancaldo Emanuele Pancaldo Santa Lucia del Mela (Me), 1800 / Messina, 1890 Deputato, Legislatura VIII.-  Due Sicilie: medico, carbonaro, aderente alla Giovine Italia; partecipa al 1848Crispi lo nomina governatore di Alcamo e Messina: 14 VI 1860/[XII 1860]  terminus ad quem incerto   
28. Parisi Enrico Parisi … / …  Due SicilieCrispi lo nomina governatore di Trapani: … VI/9 XII 1860  terminus a quo incerto   
29. Peverelli Pietro Peverelli Milano, 7 I 1811 / …  Lombardo-Veneto prefetto in aspettativa, nominato a Noto: 15 VIII 1863/1° II 1865 (dispensato dal servizio)  
30. Piraino Domenico Piraino Milazzo, 17 III 1801 / Messina, 11 I 1864 Deputato, Legislatura VIII; Senatore del Regno: 31 VIII 1861, cat. 5.-Due Sicilie: deputato al Parlamento Siciliano (1848); Presidente del Consiglio di guerra del Governo provvisorio di Sicilia (1848); Commissario dell’esecutivo a Messina (1848)Crispi lo nomina governatore di Catania: 4 VII 1860; Prodittatura Mordini: Segretario di Stato per gli affari esteri e commercio, 17 IX 1860  nominato dalla Luogotenenza governatore di Messina: 21 I /16 VIII 1861 (dispensato a domanda)  
31. Racca Spirito Racca …  ? prefetto in disponibilità, inviato a Trapani: 28 VII 1865/9 XI 1866 (aspettativa: salute) (fonte: Centro Studi “G. Pastore”-Trapani)  
32. Reggio Celestino Reggio …  ? consigliere delegato a Messina: 26 VIII 1865/20 IX 1865  
33. Scelsi Giacinto Scelsi Collesano (Pa), 30 VII 1825 / Roma, 6 V 1902 Senatore del Regno: 4 XII 1890, cat. 17.-  Due Sicilie: laurea in Giurisprudenza (Palermo), emigrato a Torino: Professore di Economia all’Istituto tecnico commerciale di Torino, cofondatore del giornale «Il Diritto»Guerra di Lombardia (1859), volontario nei Mille, nominato da Crispi Commissario straordinario di Cefalù, Noto e Siracusa: giugno1860-febbraio 1861;nominato governatore di Girgenti dalla Luogotenenza: … III/9 X 1861 prefetto di Girgenti:  10 X/22 VI 1862{prefetto di Ascoli}   
34. Sorisio Tommaso Sorisio Ottiglio (Al), 1° IV 1814 / 26 X 1887  Regno di Sardegna: Avvocato, capo di gabinetto del ministro Rattazzi (dal marzo 1862) sottoprefetto, inviato a Trapani: 27 XII 1862/31 V 1865 (fonte: Centro Studi “G. Pastore”-Trapani)  
35. Tedeschi Vincenzo Tedeschi Catania, … 1804 / 30 V 1888  Due Sicilie nominato dalla Luogotenenza governatore di Catania: …/16 VI 1861 terminus a quo ignoto (dispensato a domanda)  
36. Tholosano Giacinto Tholosano barone di Valgrisanche Fossano (Cn) 1° V 1806 / Torino, 22 II 1882  Regno di Sardegna: intendente di Susa (1853)Palermo, segretario generale della Luogotenenza Montezemolo: 2 XII 1860nominato dalla Luogotenenza governatore di Catania: 16 VI/9 X 1861 prefetto di Catania: 10 X 1861 /11 I 1863{prefetto di Cremona}   
37. Torelli Luigi Torelli Villa di Tirano (So), 10 II 1810 / 14 XI 1887 Senatore del Regno: 29 II 1860, cat. 3.-    Lombardo-Veneto: Laurea in Giurisprudenza (Pavia); Luogotenente di fanteria nella campagna del 1848; membro della Commissione per la legge elettorale dell’Assemblea Nazionale (Milano, 1848); deputato subalpino, Legislature III, IV, V, VI.-governatore di Sondrio: 1859/9 X 1861 [prefetto di Bergamo]prefetto di Palermo: 1° II/6 IV 1862{prefetto di Pisa}prefetto di Palermo: 15 IV/13 X 1866 dimissionario: per motivi collegati alla rivolta del 7 e 1/2
38. Valerio Lorenzo Maria Teresio Valerio Torino, 23 XI 1810 / Messina, 26 VIII 1865 Senatore del Regno: 30 XI 1862, cat. 3.-Regno di Sardegna: Deputato subalpino, Legislature I, II, III, IV, V, VIGovernatore di Como (1859); Regio Commissario generale straordinario nelle Marche (1860)prefetto di Messina: 1° VI/26 VIII 1865 (defunto)    
39. Zoppi Vittorio Zoppi Cassine (Al), 25 XII 1819 / Alessandria, 23 XI 1907  Regno di Sardegna prefetto di Messina: 11 IX 1862/1° VI 1865  {prefetto di Brescia}   

N. B.: {le città indicate tra parentesi “graffa” indicano sedi di servizio non siciliane}

[le città indicate tra parentesi “quadra” indicano le sedi delle nuove denominazioni delle prefetture napoletane, successive al “quinquennio lungo”]

Quadro sinottico delle Prefetture delle Province della Sicilia 1861-66

Allegato B

Tabella B. Prospetto sinottico dei 47 governatori e prefetti delle 7 Province Siciliane 1861-66

7 province1° Prefetto2° Prefetto3° Prefetto4° Prefetto5° Prefetto6° Prefetto7° Prefetto8° Prefetto9° Prefetto10° Prefetto
PalermoGiovanni Colonna Romano Filangieri, duca di Cesarò, governatore nominato da Crispi dal giugno 1860, Confermato dalla Luogotenenza: 7 XI 1860/1° II 1862 (trasferito a Bergamo)Sen. Luigi Torelli (ex dep. subalpino), già prefetto di Bergamo: 1° II/6 IV 1862 (trasferito a Pisa)Sen. Giorgio Pallavicino-Trivulzio (ex dep. subalpino), già prefetto di Bergamo: 16 IV/25 VII 1862 (dimissionario)avv. Giuseppe De Ferrari, reggente, contemporaneamente prefetto di Noto: 25 VII/2 VIII 1862 (cessa dall’incarico)Generale Efisio Cugia, comandante truppe Sicilia: 2 VIII/26 VIII 1862  Generale Enrico Cialdini, comandante truppe Sicilia: 26 VIII/14 IX 1862 (cessa dall’incarico)  Cons. Stato Alessandro Buglione di Monale, Comm. str. Province Siciliane e prefetto di Palermo: 14 IX 1862/11 I 1863 (esonerato a domanda)Augusto Nomis di Cossilla, deputato, prefetto a disp.: 11 I 1863/26 III 1865 (trasferito a Genova)Sen. Filippo Antonio Gualterio (ex dep. subalpino), già prefetto di Genova: 26 III 1865/9 IV 1866 (trasferito a Napoli)Sen. Luigi Torelli (ex dep. subalpino), prefetto in disponibilità: 15 IV/13 X 1866 dimissionario: per motivi collegati alla rivolta del 7 e 1/2
CaltanissettaFrancesco Morillo, barone di Trabonella, governatore nominato da Crispi dal giugno 1860, dispensato a domanda il 17 XI 1861Avv. Domenico Marco, ex deputato subalpino, 17 XI 1861/16 VIII 1862, dispensato serviziosottoprefetto Giovanni Battista Gerbino: 24 VIII 1862/4 IV 1867 (trasferito a Teramo)       
CataniaDomenico Piraino, governatore nominato da Crispi: 4 VII /16 IX 1860 (Prodittatura Mordini: Segretario di Stato per gli affari esteri e commercio, 17 IX 1860)Vincenzo Tedeschi, nominato governatore dalla Luogotenenza: …/16 VI 1861 terminus a quo incerto (dispensato a domanda)  Intendente Giacinto Tholosano, barone di Valgrisanche, nominato governatore dalla Luogotenenza: 16 VI/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/11 I 1863 (trasferito a Cremona)Alessandro Bossini, prefetto in aspettativa: 18 I 1863/9 XII 1866 (trasferito a Vicenza)      
GirgentiAvv. Domenico Bartoli, governatore nominato da Crispi: … VI 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, sconosciuto a Missori)Avv. Luigi Failla, governatore nominato da Crispi: … VI 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, sconosciuto a Missori)Avv. Andrea Guarneri, governatore nominato da Crispi: … VI 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, sconosciuto a Missori)Niccolò Cusa, governatore nominato da Crispi: … VI/[10 XII] 1860 terminus a quo et ad quem incerti trasferito a NotoGiacinto Scelsi, governatore, poi prefetto: … III 1861 /22 VI 1862 terminus a quo incerto trasferito ad AscoliAvv. Bartolomeo Amari Cusa, prefetto: … 1862/? terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, sconosciuto a Missori)Enrico Falconcini, prefetto: 22 VI 1862/11 I 1863 (dispensato dal servizio)Carlo Alberto Bosi, prefetto: 11 I 1863/1° VI 1865 trasferito a Porto MaurizioAlbino Albenga, prefetto: 1° VI 1865/10 XII 1866 trasferito a Reggio Emilia 
MessinaEmanuele Pancaldo, governatore nominato da Crispi: 14 VI 1860/[XII 1860]Domenico Piraino: 21 I/16 VIII 1861 (dispensato a domanda)Antonio Mathieu, ex deputato subalpino, governatore di Cagliari: 16 VIII 1861/11 IX 1862 (trasferito ad Ancona)Avv. Vittorio Zoppi, già prefetto di Salerno: 11 IX 1862/1° VI 1865 (trasferito a Brescia)Sen. Lorenzo Valerio, ex deputato subalpino, già prefetto di Como: 1° VI/ 26 VIII 1865 (deceduto)consigliere delegato Celestino Reggio fino al 20 IX 1865consigliere delegato Guido Fortuzzi: 20 IX/8 XI 1865Carlo Faraldo prefetto in aspettativa: 8 XI 1865/10 XII 1866 (trasferito a Cuneo)  
Noto (Siracusa dal 20 marzo 1865)Corrado Arezzo De Spucches barone di Donnafugata, governatore nominato da Crispi: VI/10 XII 1860Nicolò Cusa: [10 XII 1860]/8 VIII 1861 (in aspettativa)vicegovernatore Giuseppe De Ferrari: 25 VIII 1861/10 VIII 1862 (trasferito a Lecce)Raffaele Cassitto prefetto in aspettativa: 9 X 1862/15 VIII 1863 (aspettativa: salute)Pietro Peverelli prefetto in aspettativa: 15 VIII 1863/1° II 1865 (dispensato dal servizio)Carlo Faraldo prefetto in aspettativa: 1° II /8 XI 1865 (trasferito a Messina)Giovanni Colonna Romano Filangieri, duca di Cesarò, prefetto in aspettativa: 10 XII 1865/10 XII 1866 (aspettativa: salute)   
TrapaniEnrico Parisi, governatore nominato da Crispi: … VI/9 XII 1860 terminus a quo incertogovernatore Corrado Arezzo De Spucches barone di Donnafugata: 10 XII 1860/4 XI 1861vicegovernatore Raffaele Lanza: 9 XI 1861/22 VI 1862 (trasferito a Massa e Carrara)sottoprefetto Tommaso Sorisio, capo di gabinetto ministero Interno: 27 XI 1862/1° VI 1865 (aspettativa: salute)Spirito Racca, prefetto a disposizione: 8 VI/29 XI 1865 (aspettativa: salute)Nicolò Cusa, prefetto in aspettativa: 29 XI 1865/10 XII 1866 (trasferito a Messina)    

Allegato C

Tabella C. 16 Province Napoletane:

38 intendenti costituzionali e governatori di Pro-Dittatura e Luogotenenza

44 cambiamenti di sede: luglio-dicembre 1860

generalitàStatus e carriera pre e postunitariaCrisi d’Indipendenza 1859-60intendente costituzionale napoletano (giugno/settembre 1860)governatore nominato da Pro-Dittatura e/o Luogotenenza (settembre/dicembre 1860)
1. Albini Giacinto Albini Napoli, 24 III 1821 / Potenza, 11 III 1884  Due Sicilie: Laurea in Giurisprudenza e Lettere, possidente, mazziniano.- vicesindaco di Napoli (1867)  governatore di Basilicata [Potenza]: 5 IX/… X 1860 terminus ad quem incerto  
2. Belli Giuseppe Belli Atripalda (Av), 23 I 1817 / Napoli, 26 V 1877Due Sicilie: avvocatoSottintendente di Vallo (Sa), destituito come liberale;richiamato in servizio da Liborio Romano e inviato in Molise [Teramo]: 19 VII 1860/? terminus ad quem ignotogovernatore di Principato Ultra [Avellino]: 20 X 1860/28 II 1861
3. Calenda Andrea Calenda di Tavani Nocera Inferiore (Sa), 7 VI 1831 / Roma, 4 VIII 1904 senatore del Regno dal 4 XII 1890, cat. 17.-  Due Sicilie: avvocato; membro della Consulta di Stato (1853); sottointendente di Geraci (1856).- Direttore generale delle Imposte (1867), prefetto in varie città, compresa Roma.-sottointendente di Gallipoli, sospeso dalle funzioni per aver permesso la celebrazione della vittoria franco-sarda di Solferino (1859) nominato dalla Luogotenenza governatore di Terra d’Otranto [Lecce]: … /16 VII 1861 terminus a quo ignoto (in aspettativa) (fonte: Senato. Archivio storico on line)  
4. Cammarota Gaetano Cammarota   nominato dalla Luogotenenza governatore di Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: [7 XI 1860]/16 VII 1861 terminus ad quem incerto (collocato in aspettativa)
5. Capone Filippo Capone … 1821 / … 1895  nominato da Liborio Romano di Principato Ultra [Avellino]: … VII/7 IX 1860 terminus ad quem incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 
6. Capriati Giuseppe Capriati … 18…  / … 18…Due Sicilie: possidentesindaco di Bari, svolgendo anche per 30 gg. le funzioni di intendente ad interim (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 280)nominato da Liborio Romano intendente di Terra di Bari, in attesa dell’arrivo di Mariano Englen: … VII/(?) 1860 terminus a quo et ad quem incerti (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 280) 
7. Cenni Giovanni Cenni … 17…  / … 18…Due Sicilie: vice-intendente di Principato Ultra [Avellino]: … 1847/… 1848 terminus a quo et ad quem incerti   nominato da Liborio Romano intendente di Napoli: … VII/(?) 1860 terminus a quo et ad quem incerti (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 262) 
8. Cepolla Vincenzo Cepolla San Cesario (Le), 24 II 1819 / 27 I 1885 Deputato, Legislatura VIII.-  Due Sicilie: avvocato, presidente di sezione Corte d’Appello Napoli (s. d.); Reggente e poi Primo presidente Corte d’Appello Aquila (1873); Primo presidente Corte d’Appello Ancona (1884).-  governatore di Terra d’Otranto [Lecce]: 19 IX/9 X 1860 (fonte: Archivio di Stato, Lecce)  
9. De Caesaris Clemente De CaesarisDue Sicilie  governatore di Abruzzo Citra [Chieti]: … IX 1860/… terminus a quo incerto  et ad quem ignoto
10. De Caro Alfonso De CaroDue Sicilie: avvocato nominato da Liborio Romano intendente di Terra d’Otranto [Lecce]: 10 VII/8 IX 1860 (fonte: Archivio di Stato, Lecce)  governatore di Terra d’Otranto [Lecce]: 15-19 IX 1860 rinominato governatore: 9 X/19 XII 1860
11. De Luca Giuseppe De Luca Campobasso, 1° VI 1811 / 12 VIII 1885  Due Sicilie: laureato in Giurisprudenza e in Lettere; cons. prov. Molise (1842-46); deputato a Napoli (1848); sindaco di Campobasso (luglio 1860);Presidente Comitato insurrezionale del Molise (1860), governatore del Molise [Campobasso]: 8 IX/16 XII 1860  
12. De Novellis Raffaele De Novellis Alanno (Ps), 2 X 1814 / Resina di Ercolano, … 1892  Due Sicilie  governatore di Abruzzo Ultra 2° [Aquila]: … IX 1860/… terminus a quo incerto  et ad quem ignoto
13. De Sanctis Francesco Saverio De Sanctis Morra Irpina, 28 III 1817 / Napoli, 29 XII 1883Due Sicilie: prof. all’Accademia Militare della Nunziatella (1841-48); incarcerato (1850-53); esule a Torino (1853-56);prof. al Politecnico di Zurigo (1856-1860);   governatore di Principato Ultra [Avellino]: 7 IX/20 X 1860
14. De’ Virgilii Pasquale de Virgilii Teramo, 1810 / 1870  Due Sicilie nominato da Liborio Romano intendente di Abruzzo Ultra 1° [Teramo]: 23 VII/… X 1860  governatore di Abruzzo Ultra 1° [Teramo]: … X/… XI 1860 terminus a quo et ad quem incerti  (poi consigliere del Contenzioso amministrativo, Napoli)
15. Del Giudice Gaetano Del Giudice S. Gregorio (Caserta), 4 XI 1816 / Piedimonte d’Alife, 9 V 1880 deputato: Legislature VIII, IX e X.-Due Sicilie: medico e laureato in Giurisprudenza, amico di Silvio Spaventa, deputato al Parlamento Napoletano (1848)  governatore di Capitanata [Foggia]: 18 IX 1860/15 I 1861 (entra in collisione con La Marmora per eccessiva spregiudicatezza)
16. Dentice Giuseppe Dentice di Accadia {12 I 1813 / 3 XII 1889}Due Sicilie: patrizio napoletanopresentato come reazionario nei testi di storia localenominato da Liborio Romano intendente di Calabria Ultra 1a [Reggio]: … VII/9 VIII 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 
17. Englen Mariano Englen Napoli, … 1818 / 5 VIII 1880 Deputato: Legislature XI, XII, XIII, XIVDue Sicilie: Relatore presso la Consulta di Stato (agosto 1841-1854); liberale; giudice Tribunale civile Cosenza (1854); presidente del tribunale di commercio di Foggia (1857); nominato da Liborio Romano intendente di Terra di Bari: 9 VIII/7 XI 1860 (fonte: Biografico Treccani)nominato dalla Luogotenenza governatore di Principato Citra [Salerno], per sostituire il mazziniano Matina: 7 XI 1860/28 II 1861 (fonte: Biografico Treccani)
18. Gemelli Giovanni Gemelli Filadelfia (Cz), 7 IV 1816 / Napoli, 22 X 1901 deputato, Legislatura VIII;  Due Sicilie: avvocato, sindaco di Filadelfia (1848); volontario a Roma (1849); esule a Firenze (1849);  governatore di Basilicata [Potenza]: … X/[19 XII] 1860 nominato dalla Luogotenenza governatore di Terra d’Otranto [Lecce]: 19 XII 1860/… terminus ad quem ignoto  
19. Giannattasio Domenico Giannattasio Salerno, 15 I 1798 / …Due Sicilie: carbonaro (1820), esiliato fino al 1830; sindaco di Salerno (2 IX 1838/14 III 1841), deputato al Parlamento Napoletano (1848) (fonte: M. Mazziotti, Costabile Carducci ed I moti del Cilento nel 1848) nominato da Liborio Romano intendente di Principato Citra [Salerno]: … VII/8 IX 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 
20. Giliberti Pasquale GilibertiDue Sicilie nominato da Liborio Romano intendente di Calabria Citra [Cosenza]: … VII 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 
21. La Russa Ignazio Larussa Catanzaro, 10 VI 1798 / 21 IV 1873Due Sicilie: avvocato nominato da Liborio Romano intendente di Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: … VII 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 
22. Matina Giovanni Matina Teggiano (Sa), 17 III 1819 / … Deputato: Legislature VIII, IX, XDue Sicilie: medico, mazziniano,  governatore di Principato Citra [Salerno]: 8 IX/7 XI 1860
23. Morelli Donato Carlo Alessandro Morelli Scala (Cs), 10 IV 1824 / Rogliano (Cs), 8 X 1902 deputato: Legislature VIII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV, XV; senatore del Regno: 26 I 1889, cat. 3.-Due Sicilie: possidente, partecipa ai moti del 1848Membro del Comitato insurrezionale della Calabria Citeriore (1860) nominato da Garibaldi governatore della Calabria Citeriore [Cosenza]: 31 VIII/[20 X] 1860 terminus ad quem incerto  
24. Nitti Cataldo Nitti Taranto, 13 V 1808 / 31 I 1898 senatore del Regno: 1° XII 1870, cat. 21.-  Due Sicilie: Laurea in Giurisprudenza a Napoli (1833); decurione di Taranto: 1849-53; presidente del Consiglio provinciale di Terra d’Otranto: 1861-67;   nominato da Liborio Romano intendente di Basilicata [Potenza]: 14-20 VIII 1860, (dimissionario il 20 agosto)governatore della Terra di Bari: … X/… XI 1860 terminus a quo et ad quem incerti  
25. Papa Federico Papa Napoli, 17 VIII 1806/17 XII 1890  Due Sicilie: avvocato nominato da Liborio Romano intendente di Abruzzo Ultra 2° [Aquila]:  … VII/(?) 1860 terminus a quo et ad quem incertinominato dalla Luogotenenza governatore di Terra di Bari: …/16 VII 1861 terminus a quo incerto (in aspettativa)
26. Pizzi Salvatore Pizzi Procida … 1816 / 2 ottobre 1877laureato in Giurisprudenza a Napoli (1838), liberale, arrestato più volte;  governatore di Terra di Lavoro [Caserta]: 16 IX 1860/1° I 1861 (dimissionario)
27. Plutino Antonino Plutino Reggio Calabria, 10 XII 1811 / Roma, 25 IV 1872  Due Sicilie: laurea in Giurisprudenza a Napoli, affiliato a Carboneria e Giovine Italia; deputato al Parlamento napoletano (1848)volontario nei Mille; nominato da Garibaldi prodittatore della Calabria Ulteriore 1a [Reggio]: 22 VIII 1860/… terminus ad quem ignoto (dispensato dal servizio a domanda)
28. Ricciardi Giuseppe Napoleone Ricciardi Napoli, 18 VII 1808 / 1° VI 1882 deputato, Legislature VIII, IX e X.-Due Sicilie: conte, affiliato alla Giovine Italia (1834), esiliato (1836), deputato al Parlamento napoletano (1848),  nominato governatore della Capitanata [Foggia]: 17 IX 1860 (rifiuta la nomina)
29. Rogadeo Vincenzo Rogadeo Bitonto (Ba), 24 VIII 1834 / 27 I 1899 deputato, Legislature VIII, IX, X, XII, XIII, XIV, XV; senatore del Regno: 26 I 1889, cat. 3.-Due SicilieSegretario del Comitato centrale pugliese di Altamura: luglio-agosto 1860; membro del governo provvisorio di Altamura: 30 VIII 1860 governatore della Terra di Bari: 7 IX/(?) 1860 terminus ad quem incerto (fonte: Senato. Archivio storico on line)      
30. Spanò-Bolani Domenico Spanò-Bolani Reggio Calabria, 12 IV 1815 / 29 VI 1890 Deputato: Legislatura IX  Letterato, inserito nella lista degli attendibili,sindaco di Reggio (febbraio 1860);nominato da Liborio Romano intendente di Calabria Ultra 1a [Reggio]: 9-22 VIII 1860 (fonte: Wikipedia) 
31. Stampacchia Salvatore Stampacchia San Cesario (Le), 13 VII 1813/Bologna, 2 VII 1885  Due Sicilie: laureato in Giurisprudenza a Napoli (1843), affiliato Giovine Italia, condannato a due anni di carcere (1850);nominato da Liborio Romano sottointendente a Taranto: 2 VIII/7 IX 1860; sottogovernatore pro-dittatoriale a Taranto: 7 IX 1860/… terminus ad quem ignoto presidente del Governo provvisorio di Taranto: 9 IX 1860/… terminus ad quem ignoto nominato dalla Luogotenenza governatore di Terra di Bari: 22 XII 1860/… II 1861 terminus ad quem incerto (fonte: Archivio fotografico Marco Vanadia) nominato dalla Luogotenenza governatore di Basilicata [Potenza]: [III]/28 IV 1861 terminus a quo incerto (dispensato dal servizio)
32. Stocco Vincenzo Stocco Feroleto Antico (Cz), 3 X 1822 / Portici, 1° VII 1893 deputato: Legislature IX, X, XI XII, senatore del Regno: 4 XII 1890, cat. 3.-  Due Sicilie: possidente, nipote del barone Francesco Stocco  nominato da Garibaldi (e dallo zio Francesco Stocco) governatore della Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: 25 IX/[7 XI] 1860 terminus ad quem incerto (si ritira)
33. Torre Carlo Torre Benevento, 19 VIII 1812 / 29 III 1889 Senatore del Regno: 8 X 1865, cat. 21.-Due Sicilie: agente del contenzioso amministrativo a Benevento (1841-52), destituito;  governatore di Benevento (Stato Pontificio): 23 IX 1860/16 VII 1861 (confermato governatore dalla Luogotenenza)
34. Tortora-Brayda Giuseppe Tortora-Brayda …/…Due Sicilie: cavaliere, segretario generale dell’Intendenza di Capitanata (18…); membro della Reale società economica di Capitanata (1855) nominato da Liborio Romano intendente del Molise [Campobasso]: … VII 1860/ (?) terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 
35. Trotta Domenico Trotta Toro (Cb), 1° II 1772/11 XI 1872Due Sicilie: avvocato, deputato al Parlamento napoletano (1848); commendatore, nominato da Liborio Romano intendente del Molise [Campobasso]: 27 VII/ [8 IX 1860] terminus ad quem incerto aderisce alla Dittatura (giubilato) 
36. Türr generale Istvan Türr Baja, 10 VIII 1825 / Budapest, 3 V 1908      Austria: capitano (1848); Regno di Sardegna: capitano Legione Ungherese (1849); aiutante di campo di Vittorio Emanuele II (1861); cognato di Urbano Rattazzi.-capitano dei Cacciatori delle Alpi (1859); maggior generale nell’Esercito meridionale di Garibaldi (1860)   governatore di Napoli, insediato da Garibaldi: 7 IX/7 XI 1860 (svolge un ruolo importante nella preparazione del Plebiscito del 21 X 1860)  
37. Vercillo barone Luigi Vercillo Cosenza, 4 V 1793 / Napoli, 25 V 1872 senatore del Regno: 24 V 1863, cat. 21.-  Due Sicilie: Accademia militare; Intendente di Chieti (provincia di Abruzzo Citra): 29 II 1848/27 III 1849 nominato da Liborio Romano intendente di Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: 18 VIII 1860 (non entra in carica, causa sbarco garibaldino a Reggio)governatore di Calabria Citra [Cosenza]: 20 X 1860/28 IV 1861 (dispensato dal servizio)
38. Viti conte Francesco Viti Trani, 20 X 1808 / 1881Due Sicilie: allievo di Luca De Samuele Cagnazzi; relatore alla Consulta di Stato (1834); consigliere d’Intendenza a Bari (1840), socio della Reale Società economica di Bari (1842); sottintendente: Città S. Angelo, Taranto (1843-48); sospeso (1849-50); reintegrato: Isernia, Piedimonte d’Alife (1851), Finanziere, amministratore generale del debito pubblico e poi direttore generale del lotto, del registro e bollo, promosse l’istituzione delle casse di risparmio nel Regno di Napoli e ne formulò la prima regolamentazione (fonte: Treccani.it) nominato da Liborio Romano intendente di Terra di Lavoro [Caserta]: … VII/16 IX 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 

Prefetti italiani, cessato Regno delle Due Sicilie 1861-65

Allegato D

Tabella D. Governatori e prefetti napoletani del Quinquennio “lungo”

48 governatori e prefetti (64 cambiamenti di sedi napoletane):

19 napoletani, 3 siciliani, 15 sardi, 5 lombardi, 4 pontifici, 2 modenesi

16 Province Napoletane

PrefettoCarriera pre e postunitariaCrisi d’Indipendenza 1859-601a sede2a sede3a sede4a sede
1. Afflitto Rodolfo d’Afflitto marchese di Montefalcone Ariano di Puglia, 19 III 1809 / Napoli, 26 VII 1872 deputato, Legislatura VIII; senatore del Regno: 20 I 1861, cat. 21.-    Due Sicilie: segretario generale d’Intendenza a Potenza, poi ad Avellino ed infine nel giugno 1848 a Napoli; direttore dei rami finanziari riuniti nel febbraio 1852 a Foggia: rinuncia (inviato a domicilio coatto). Vicino a S. Spaventa.   ministro dei Lavori pubblici nel Governo garibaldino (settembre 1860); consigliere ai Lavori pubblici e agli Interni nella Luogotenenza Farini;  nominato dalla Luogotenenza governatore di Napoli: … IV/1° VIII 1861 terminus a quo incerto (dispensato a domanda: contrasti con gen. Cialdini)  {prefetto di Genova: novembre 1861/11 I 1863}  prefetto di Napoli: 11 I 1863/16 X 1864 (mano pesante con mazziniani, garibaldini, murattiani, borbonici; già in contrasto con gen. La Marmora sul brigantaggio: dimissionario per motivi di salute) 
2. Alasia Giuseppe Alasia Torino, 30 XI 1820 / 22 VIII 1893 [1885?] deputato, Legislature VII, VIII e XI.-  Regno di Sardegna: Laurea in Giurisprudenza a Torino (1840), dal 1843 presso l’Avvocato generale del Senato [Corte d’Appello] di Torino.- Segretario generale del Ministero dell’Interno 1865-66; Consigliere di Stato dal 1872, collocato a riposo nel luglio 1885 come presidente di sezioneintendente generale di Pavia nel 1859; Segretario generale del Ministero della Pubblica Istruzione con Mamiani;  nominato dalla Luogotenenza governatore di Bari: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X/17 XI 1861 (in aspettativa)prefetto di Abruzzo Ulteriore II [Aquila]: 24 VI 1863/1° VI 1865   {prefetto di Ravenna} 
3. Amari Cusa Bartolomeo Amari Cusa Castelvetrano (Tp), 12 II 1818* / Lecce, 31 I 1882 (*1816)  Due Sicilie: avvocato, incarcerato dopo il 1848;Presidente del Civico Magistrato (1860){prefetto: di Girgenti} … 1862/? terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: Prefettura di Agrigento, ignoto a Missori)consigliere delegato, Calabria Citra [Cosenza]: 6 I 1866/8 X 1868 (a disposizione)  
4. Arditi Giuseppe Arditi Napoli, … 1809 /…  Due Sicilie: avvocato, commendatoreDirettore di Polizia nel Ministero dittatoriale Romano: 7-11 IX 1860 (fonte Buttà, p. 202) Governatore della Regia Casa santa dell’Annunziata in Napoliprefetto del Molise [Campobasso]: 22 VI 1862/20 IX 1863{Ispettore gen. del Debito pubblico a Napoli}  
5. Assanti Damiano Assanti Catanzaro, 9 VII 1809 / Roma, 27 II 1894 deputato, Legislature VIII, IX, X e XI; senatore del Regno: 6 XI 1873, cat. 3.-    Due Sicilie: Commissario civile della spedizione comandata da Guglielmo Pepe (20 aprile 1848).- Comandante in seconda della Guardia Nazionale di Napoli (10 luglio 1864-28 aprile 1865); maggior generale (1868)colonnello nell’Esercito meridionale di Garibaldi;prefetto di Bari: 17 VIII 1862/11 I 1863     
6. Attanasio Nicola Attanasio Napoli, 28 VIII 1824 /…  Due Sicilie: … Intendente generale dei luoghi penali di Napoliprefetto di Abruzzo Ulteriore I [Teramo] 22 VI 1862/24 VI 1863 (in aspettativa a domanda)      
7. Bardesono Cesare Bardesono conte di Rigras* Torino, 27 VI 1833 / Roma, 4 I 1892 (*divenuto Rigrasso nella scheda del Senato) senatore del Regno dal 16 XI 1876, cat. 17.-  Regno di Sardegna: Laurea in Giurisprudenza a TorinoSegretario di Luigi Carlo Farini in Emilia (1859-14 maggio 1860) Consigliere presso l’ufficio di governo di Milano: 14 V/11 VIII 1860nominato dalla Luogotenenza governatore di Capitanata [Foggia] 11 III 1861/1° IX 1861 (in difficoltà con il Brigantaggio){intendente generale e poi prefetto di Pesaro 1° IX 1861/14 IX 1862}prefetto del Principato Citeriore [Salerno] 14 IX 1862/1° VI 1865prefetto di Calabria Ultra 1a [Reggio Calabria] 1° VI 1865/8 III 1868 (poi a Catania)
8. Belli Giuseppe Belli Atripalda (Av), 23 I 1817 / Napoli, 26 V 1877Due Sicilie: avvocato prefetto del Molise [Campobasso]: [17 XII] 1861/22 VI 1862 terminus a quo incerto     
9. Bruni Nicola Bruni* Nocera Inferiore (Sa), 6 XI 1819 / 1° VII 1893 [*autorizzato a Fregiarsi del doppio cognome Bruni Grimaldi con RD 3 IX 1891] senatore del Regno dal 4 XII 1890, cat. 17.-  Due Sicilie: avvocatoSindaco di Nocera (1860)  sottoprefetto di Basilicata [Potenza]: 19 X 1862/23 V 1863 prefetto di Basilicata: 24 V/5 XI 1863 (in aspettativa a domanda)prefetto del Principato Ulteriore [Avellino] 23. X. 1864/19 XI 1868{prefetto di Lucca} 
10. Cammarota Gaetano Cammarota Napoli, 9 III 1827 /…  Due Sicilie: sottointendente di Gerace (1852), sovraintendente di Monteleone (1858)Segretario generale presso l’Intendenza di Reggio (1860)nominato dalla Luogotenenza governatore di Calabria Ulteriore 2a [Catanzaro]: … 1861/? terminus a quo incerto et ad quem ignoto     
11. Cassitto Raffaele Cassitto Lucera (Fg), 14 IX 1803 / Napoli, 3 XII 1873 senatore del Regno dal 9 XI 1872, cat. 17.-Due Sicilie: laurea in Giurisprudenza (Napoli); Consigliere d’Intendenza (1846)chiamato a Napoli presso il Ministero dell’Interno (1859); confermato dalla Luogotenenzanominato dalla Luogotenenza governatore di Calabria Ulteriore 1a [Reggio]: 28 II/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/1° IV 1862 (in aspettativa){prefetto di Noto: 9 X 1862/15 VIII 1863}{prefetto di Pesaro} 
12. Cler Emilio Cler Chiomonte (To), 4 XII 1821 /…  Regno di Sardegna  prefetto di Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: 1° IX 1862/15 VIII 1863prefetto di Abruzzo Ultra 1° [Teramo] 15 VIII 1863/16 X 1864  prefetto di Benevento: 16 X 1864/2 V 1869 {poi a Catania}
13. Conte Angelo Conte Centallo (Cn), 1° IX 1807 /…  Regno di Sardegna: avvocato, Intendente generale di Genova 1857-59Direttore generale delle Gabelle al Ministero delle Finanze [poi, prefetto di Cuneo]{prefetto di Cremona: 12 XII 1861/11 II 1863}prefetto dell’Abruzzo Citra [Chieti] 11 I 1863/31 XII 1864  {prefetto di Bergamo} 
14. Cornero Giuseppe Maria Cornero Alessandria, 24 IV 1812 / Rocca d’Arazzo (Al), 15 XII 1895 senatore del Regno dal 6 XII 1868, cat. 3.-Regno di Sardegna: avvocato; cons. comunale Torino (1852-56); Deputato subalpino, Legislature I, II, III, IV, V, VI, VII.- prefetto di Calabria Ultra 1a [Reggio]: 1° IV 1862/30 VIII 1863  {prefetto di Ravenna}  
15. Cosenz Enrico Cosenz Gaeta, 12 I 1820 / Roma, 28 IX 1898 senatore del Regno dal 9 XI 1872, cat. 3, 14.-  Due Sicilie: primo tenente dell’esercito delle Due Sicilie (1844); capitano a Venezia (1848).- Gen. comandante Divisione militare territoriale Roma (1872); comandante I Corpo d’A. Torino (1879); capo di S. M. (1881-1893)Colonnello dei Cacciatori delle Alpi; Generale nell’Esercito meridionale di Garibaldi;prefetto di Bari: 23 III/17 VIII 1862 (esonerato a domanda)           
16. Cusa Niccolò Cusa Corleone (Pa), 20 II 1821 / Palermo, 27 VIII 1893 senatore del Regno dal 1° XII 1870, cat. 17.-  Due SicilieCrispi lo fa nominare governatore di Agrigento (giugno 1860){governatore di Noto: fino a 8 VIII 1861}prefetto di Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: 15 VIII 1863/17 IX 1864 (in aspettativa)  
17. De Caro Alfonso De Caro Candida (Av), 26 XI 1817 /…  Due Sicilie: avvocatointendente generale di Terra d’Otranto [Lecce], nominato da Liborio Romano: 10 VII 1860/8 IX 1860 nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 15-19 IX 1860 e 9 X/19 XII 1860nominato dalla Luogotenenza governatore di Terra di Lavoro [Caserta]:  [1° I]/16 VII 1861 terminus a quo incerto  nominato dalla Luogotenenza governatore di Abruzzo Ultra 1° [Teramo]: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/22 VI 1862 (in aspettativa)prefetto del Molise [Campobasso]: 20 IX 1863/15 IX 1867{nominato prefetto di Pesaro}
18. De Ferrari Giuseppe De Ferrari Roma, 13 V 1813 / 16 VIII 1878  Stato Pontificio: avvocato {vicegovernatore di Noto 25 VIII 1861/10 VIII 1862, reggente prefettura Palermo: 25 VII/2 VIII 1862}prefetto di Terra d’Otranto [Lecce]: 10 VIII/24 VIII 1862  prefetto di Capitanata [Foggia]: 24 VIII 1862/20 VIII 1864prefetto di Terra di Lavoro [Caserta]: 20 VIII 1864/6 X 1866
19. De Luca Giuseppe De Luca Campobasso, 1° VI 1811 / 12 VIII 1885  Due Sicilie: laureato in Giurisprudenza e in Lettere; cons. prov. Molise (1842-46); deputato a Napoli (1848); sindaco Campobasso (luglio 1860);Presidente Comitato insurrezionale Molise (1860), nominato dalla Pro-Dittatura governatore del Molise [Campobasso]: 8 IX/16 XII 1860nominato dalla Luogotenenza governatore di Avellino: 28 II/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/23 X 1864  {prefetto di Reggio Emilia}  
20. De Nava Giuseppe De Nava Reggio Calabria, 6 IX 1809 /…  Due Sicilie consigliere delegato, nominato governatore di Napoli ad interim dalla Luogotenenza: [1° VIII]/15 X 1861 terminus a quo incerto   
21. De Novellis Raffaele De Novellis Alanno (Ps), 2 X 1814 / Resina di Ercolano, … 1892  Due SicilieNominato dalla Pro-Dittatura governatore di Abruzzo Ultra 2° [Aquila]: … IX 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto N. B. allo stato della ricerca, non è chiaro se vi sia stata una sede intermedia tra la nomina pro-dittatoria e la successiva nomina a prefettoprefetto di Abruzzo Ultra II [Aquila]: …/22 VI 1862 terminus a quo ignoto (in aspettativa)       
22. De Rolland Barone Giulio Alessandro De Rolland Chambéry, 29 X 1820 / Roma, 17 II 1901 deputato: Legislature XIV, XV e XVI; senatore del Regno dal 4 XII 1890, cat. 3, 17.-  Regno di Sardegna: Avvocato, Direttore di DivisioneGuerra di Lombardia (1859): colonnello, poi generalenominato dalla Luogotenenza governatore di Basilicata [Potenza]: 28 IV/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/9 X 1862 {prefetto di Pesaro}    
23. Del Giudice Gaetano Del Giudice S. Gregorio (Caserta), 4 XI 1816 / Piedimonte d’Alife, 9 V 1880 deputato: Legislature VIII, IX, X.-Due Sicilie: medico e laureato in Giurisprudenza, amico di Silvio Spaventa, deputato al Parlamento Napoletano (1848)nominato dalla Pro-Dittatura governatore di Capitanata [Foggia]: 18 IX 1860/15 I 1861 (entra in collisione con La Marmora per eccessiva spregiudicatezza){[nominato dalla Luogotenenza governatore di Abruzzo Ultra I [Teramo]: 22 I/28 II 1861]} nomina incerta (eletto deputato)                          prefetto di Capitanata [Foggia]:  23 III/24 VIII 1862 (dimissionario)  
24. Elia Francesco Elia Torino, 30 XII 1811 / Roma, 5 X 1896  Regno di Sardegna vicegovernatore in disponibilità, prefetto di Terra d’Otranto [Lecce]: 17 XI 1861/6 VII 1862{prefetto di Siena}    
25. Fasciotti Eugenio Vincenzo Fasciotti Torino, 5 III 1815 / Roma, 8 III 1898 senatore del Regno: 13 XII 1877, cat. 17.-    Regno di Sardegna: laurea in Giurisprudenza; carriera consolare: Lione, Tunisi, Napoli:-Console a Napoli; reggente la sezione degli Affari esteri nella Luogotenenza Carignanoprefetto di Bari: 11 I 1863/15 IV 1866{prefetto di Reggio Emilia}    
26. Gadda Giuseppe Gadda Milano, 9 I 1822 / Rogeno (Como), 2 VII  1901 deputato: Legislatura VIII; senatore del Regno: 14 VIII 1869, cat. 17.-  Lombardo-Venetodeputato subalpino, Legislatura VII{prefetto di Lucca}prefetto di Capitanata [Foggia]: 20 VIII 1864/29 XI 1865 (esonerato a domanda)  
27. Gallarini Giovanni Gallarini Novara, 25 VIII 1817 / …  Regno di Sardegna: avvocato, cavaliere, Intendente, reggente la Questura di Torino: 1854-56{intendente di Cremona: 20 VI 1859/6 I 1860; vicegovernatore di Cremona: 10 VI 1860/30 VI 1861}nominato dalla Luogotenenza governatore di Benevento: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/2 III 1862 (in aspettativa a domanda)   
28. Gemelli Giovanni Gemelli Filadelfia (Cz), 7 IV 1816 / Napoli, 22 X 1901 deputato: Legislatura VIII;  Due Sicilie: avvocato, sindaco di Filadelfia (1848); volontario a Roma (1849); esule a Firenze (1849);Nominato dalla Pro-Dittatura governatore di Basilicata [Potenza]: … X/[19 XII] 1860 terminus a quo et ad quem incertinominato dalla Luogotenenza governatore di Terra d’Otranto [Lecce]: 19 XII 1860/[17 III 1861] terminus ad quem incertonominato dalla Luogotenenza governatore del Principato Citra [Salerno]: 17 III/ 16 VII 1861 (in aspettativa){prefetto di Arezzo} 
29. Giuliani Giacomo Giuliani ?  ? governatore dell’Abruzzo Citra [Chieti]: …/16 VII 1861 terminus a quo ignoto (dispensato dal servizio)     
30. Gualterio Filippo Antonio Gualterio Orvieto (Pg), 6 VIII 1819 / Roma, 10 II 1874 Senatore del Regno: 20 I 1861, cat. 20, 21.-  Stato Pontificio: naturalizzato sardo, deputato legislatura VIIRegio commissario di Perugia e Orvieto: dal settembre 1860{prefetto di Genova}{prefetto di Palermo: 26 III 1865/9 IV 1866}prefetto di Napoli: 9 IV 1866/28 VII 1867 (a disposizione) 
31. Guicciardi Enrico Giovanni Guicciardi Ponte in Valtellina (So), 6 XI 1812 / 1° VII 1895 deputato: Legislature IX, X; senatore del Regno: 14 VI 1868, cat. 3 e 20.-Lombardo-Veneto: laurea in Giurisprudenza (Pavia); Presidente del Tribunale d’appello di Milano (Governo provvisorio di Lombardia) (post 21 marzo 1848);  Regio intendente generale della provincia di Sondrio (giugno-dicembre 1859); Deputato VII legislatura altitalianaNominato dalla Luogotenenza governatore della Calabria Citra [Cosenza]: 28 IV/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/18 IX 1865 (trasferito a Lucca):  {prefetto di Lucca}  
32. Homodei Francesco Homodei Pavia, 9 X 1820 / 11 XII 1886  Lombardo-Veneto sottoprefetto, reggente la Prefettura di Benevento: 20. IX. 1863/16. X. 1864prefetto di Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: 16 X 1864/6 X 1866 (a disposizione)  
33. La Marmora Alfonso Ferrero di La Marmora Torino, 17 XI 1804/Firenze, 5 I 1878 deputato: legislature VIII, IX, X, XI, XII.-  Regno di Sardegna: generale, ministro della Guerra nei Gabinetti Alfieri, d’Azeglio e Cavour (I, II), presidente del Consiglio (luglio 1859 e settembre 1864); deputato subalpino: Legislature: I, II, III, IV, V, VI, VIIGenerale e ministro presso S. M. al campo durante la Guerra di Lombardia (1859); presidente del Consiglio dal 19 VII 1859;Comandante VI Corpo d’Armata, prefetto di Napoli (coadiuvato dall’ex prefetto di Piacenza Giovanni Visone): 16 X 1861/11 I 1863 (esonerato a domanda)   
34. Maramotti Benedetto Maramotti Reggio Emilia, 29 XII 1823/Roma, aprile 1896Ducato di Modena: avvocatoDirettore di Divisioneprefetto di Abruzzo Ultra 1° [Teramo] 16 X 1864/4 IV 1867  {prefetto di Ravenna}  
35. Marco Domenico Marco Bollengo (To), 9 II 1816/19 III 1889  Regno di Sardegna: avvocato, deputato subalpino, Legislature II, III, IV, V, VI prefetto di Abruzzo Ultra 2° [Aquila] 1° VI 1865/18 II 1866  {prefetto di Pesaro}  
36. Mayr Francesco Carlo Mayr Ferrara, 3 X 1810/24 VII 1882 deputato: Legislatura VIII, senatore del Regno: 6 XII 1868, cat. 5 e 17.-  Stato Pontificio: carbonaro, partecipa ai Moti del 1831, affiliato alla Giovine Italia, avvocato (1843) difensore di rei politici, deputato alla Costituente e ministro dell’Interno Repubblica Romana (1849), esule a Torino: presidente Comitato generale di emigrazioneIntendente di Forlì (1859), ministro dell’Interno delle Regie Provincie dell’Emilia (1859), intendente generale di Bologna dal 27 III 1860nominato dalla Luogotenenza governatore di Terra di Lavoro [Caserta]: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/20 VIII 1864{prefetto di Alessandria}  
37. Murgia Francesco Ignazio Murgia Villamar (Ca), 31 XII 1813/1890 deputato: Legislature X, XI, XII.-    Regno di Sardegna: avvocato consigliere delegato in Terra d’Otranto [Lecce]: 24 VI 1863/1° X 1867 (a riposo: anzianità)   
38. Peverelli Pietro Peverelli Milano, 7 I 1811/17 XII 1890  Lombardo-Venetovicegovernatore a disposizioneprefetto della Terra di Bari: 17 XI 1861/23 III 1862 (in aspettativa)   
39. Plutino Antonino Plutino Reggio Calabria, 10 XII 1811 / Roma, 25 IV 1872  Due Sicilie: laurea in Giurisprudenza a Napoli, affiliato a Carboneria e Giovine Italia; deputato al Parlamento napoletano (1848)volontario nei Mille; nominato da Garibaldi prodittatore della Calabria Ulteriore 1a [Reggio]: 22 VIII 1860{prefetto di Cuneo}prefetto di Calabria Ulteriore 2a [Catanzaro]: 23 III/1° IX 1862 (dispensato dal servizio a domanda)  
40. Ranuzzi conte Annibale Ranuzzi Bologna, 29 I 1810/11 VIII 1866  Stato Pontificio{intendente generale di Modena}nominato dalla Luogotenenza governatore dell’Abruzzo Citra [Chieti]: 16 VII/9 X 1861 prefetto : 10 X 1861/11 I 1863  {prefetto di Siena}  
41. Scelsi Giacinto Scelsi Collesano (Pa), 30 VII 1825 / Roma, 6 V 1902 Senatore del Regno: 4 XII 1890, cat. 17.-  Due Sicilie: laurea in Giurisprudenza (Palermo), emigrato a Torino: Professore di Economia all’Istituto tecnico commerciale di Torino, cofondatore del giornale «Il Diritto»Guerra di Lombardia (1859), volontario nei Mille, nominato da Crispi Commissario straordinario di Cefalù, Noto e Siracusa: giugno1860-febbraio 1861;{nominato governatore di Girgenti dalla Luogotenenza: … III/9 X 1861 terminus a quo incerto prefetto di Girgenti:  10 X/22 VI 1862} {trasferito ad Ascoli}prefetto di Capitanata [Foggia]: 29 XI 1865/4 IV 1867  {prefetto di Como} 
42. Sigismondi Decoroso Sigismondi Bomba (Ch), 15 IV 1817/18 X 1870  Due Sicilienominato dalla Luogotenenza governatore di Abruzzo Ultra 1° [Teramo]: … XI 1860/16 VII 1861 terminus a quo incerto  nominato dalla Luogotenenza governatore di Calabria Ultra 2a [Catanzaro]: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/23. III. 1862prefetto di Benevento 23 III 1862/20 IX 1863prefetto di Calabria Ultra 1a [Reggio Calabria] 20 IX 1863/1° VI 1865prefetto del Principato Citra [Salerno] 1° VI 1865/13 X 1866 {prefetto di Sondrio}  
43. Stampacchia Salvatore Stampacchia San Cesario (Le), 13 VII 1813/Bologna, 2 VII 1885  Due Sicilie: avvocato, affiliato Giovine ItaliaLiborio Romano lo nomina sottointendente a Taranto: 2 VIII 1860; presidente del Governo provvisorio e sottogovernatore: 7 IX 1860nominato dalla Luogotenenza governatore di Bari: 22 XII 1860/… terminus ad quem ignoto  nominato dalla Luogotenenza governatore di Basilicata [Potenza]: … [III]/28 IV 1861 terminus a quo incerto (dispensato)  
44. Strada Alessandro Strada Ferrera Erbognone (Pavia), 8 XII 1819/3 IX 1872  Lombardo-Veneto: avvocatoDirettore d’Interno e Polizia delle Province Napoletanenominato dalla Luogotenenza governatore di Capitanata [Foggia]: 1° IX/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/23 III 1862  {prefetto di Ferrara}  
45. Tirelli Giuseppe Tirelli Modena, 5 IV 1813/Morrovalle (Mc), 29 IV 1887  Ducato di Modena {prefetto di Forlì}prefetto di Abruzzo Ultra 2° [Aquila]: 22 VI 1862/24. VI. 1863  {prefetto di Macerata} 
46. Torre Carlo Torre Benevento, 19 VIII 1812/29 III 1889 senatore del Regno: … 1865  Due Sicilie: avvocatonominato dalla Pro-Dittatura (Bertani) governatore di Benevento: 25 IX 1860 confermato dalla Luogotenenza: 1° IV/16 VII 1861nominato dalla Luogotenenza governatore di Terra d’Otranto (Lecce): 16 VII/17 XI 1861{prefetto di Cagliari}  
47. Veglio Emilio Veglio di Castelletto Cherasco (Cn), 1° III 1829 / Alessandria, 21 III 1882Regno di Sardegna prefetto di Basilicata [Potenza]: 29 XI 1863/5 V 1867{prefetto di Noto}  
48. Vigliani Paolo Onorato Vigliani Pomaro Monferrato (Al), 28 VII 1814/Torino, 12 II 1900 senatore del Regno: 23 I 1860, cat. 13.-  Regno di Sardegna: magistrato, Avvocato fiscale generale Corte d’Appello di Nizza (5 VIII 1851) e Genova (23 X 1857), poi Procuratore Generale a GenovaProcuratore Generale Corte d’Appello di Torino (22 IX 1860)prefetto di Napoli: 16 X 1864/1° I 1866 (poi Primo presidente della Corte di Cassazione di Firenze)   

N. B.: {le città indicate tra parentesi “graffa” indicano sedi di servizio non napoletane}

[le città indicate tra parentesi “quadra” indicano le sedi delle nuove denominazioni delle prefetture napoletane, successive al “quinquennio lungo”]

{[le notizie riportate in doppia parentesi sono da verificare]}

Quadro sinottico delle Prefetture delle Province Napoletane 1861-66

Allegato E

Tabella E. Prospetto sinottico dei 44 intendenti costituzionali e governatori della transizione e dei 64 governatori e prefetti

delle 16 Province Napoletane 1860-66

16 provinceTransizione (Ministero Spinelli/Pro-Dittatura/ Luogotenenza)1° Prefetto2° Prefetto3° Prefetto4° Prefetto5° Prefetto6° Prefetto
Napoli1) Giovanni Cenni, nominato intendente da Liborio Romano: … VII/16 IX 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 262): 2) gen. Istvan Türr, nominato governatore da Garibaldi: 7 IX/7 XI 1860 Gaetano Chiola, prefetto di Polizia: 8 IX 1860 Antonio De Honestis, prefetto di Polizia: 3 XI 1860  sen. Rodolfo d’Afflitto, governatore: …/1° VIII 1861 terminus a quo incerto (dispensato a domanda: contrasti con gen. Cialdini)consigliere delegato Giuseppe De Nava, nominato dalla Luogotenenza: [1° VIII]/15 X 1861 terminus a quo incerto  Generale Alfonso Ferrero di La Marmora, com. VI Gran Comando R. E. 16 X 1861/11 I 1863 (esonerato a domanda)sen. Rodolfo d’Afflitto, già prefetto di Genova: 11 I 1863/16 X 1864 (dimissionario per motivi di salute)sen. Paolo Onorato Vigliani, Procuratore Generale Corte d’Appello Torino: 16 X 1864/1° I 1866 (nominato Primo Presidente della Corte di Cassazione di Firenze) * * * ad interim: consigliere delegato avv. Benedetto Reggio: 1° I/9 IV 1866Sen. Filippo Antonio Gualterio (ex dep. subalpino), già prefetto di Palermo: 9 IV 1866/28 VII 1867 (a disposizione)
Terra di Lavoro (Caserta)1) conte Francesco Viti, nominato intendente da Liborio Romano: … VII/16 IX 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270): 2) avv. Salvatore Pizzi, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 16 IX 1860/1° I 1861 (dimissionario)avv. Alfonso De Caro, già gov. di Terra d’Otranto, nominato governatore dalla Luogotenenza: [1° I]/16 VII 1861 terminus a quo incerto (trasferito a Teramo)avv. Carlo Mayr, già intendente generale di Bologna, nominato governatore dalla Luogotenenza: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/20 VIII 1864 (trasferito ad Alessandria)Giuseppe De Ferrari, già prefetto  di Capitanata [Foggia]: 20 VIII 1864/6 X 1866 (a disposizione)   
Principato Ultra (Avellino)1) Filippo Capone, nominato intendente da Liborio Romano: … VII/7 IX 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 2) Francesco De Sanctis, governatore nominato dalla Pro-Dittatura: 7 IX/20 X 1860 3) Giuseppe Belli, governatore nominato dalla pro-Dittatura, confermato dalla Luogotenenza: 20 X 1860/28 II 1861 (trasferito a Campobasso)avv. Nicola De Luca, nominato governatore dalla Luogotenenza: 28 II/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/23 X 1864 (trasferito a Reggio Emilia)avv. Nicola Bruni: 23 X 1864/19 XI 1868 (trasferito a Lucca)    
Principato Citra (Salerno)1) Domenico Giannattasio nominato intendente da Liborio Romano: … VII/8 IX 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 2) Giovanni Matina, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 8 IX/7 XI 1860 3) Mariano Englen, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 7 XI 1860/ terminus ad quem ignotoavv. Giovanni Gemelli, nominato governatore dalla Luogotenenza, poi prefetto: 17 III/16 VII 1861 (in aspettativa)  vicegovernatore Vittorio Zoppi, nominato dalla Luogotenenza: 16 VII/9 X 1861 viceprefetto: 10 X 1861/11 IX 1862 (trasferito a Messina)Cesare Bardesono di Rigras, già prefetto Pesaro: 14 IX 1862/1° VI 1865 (trasferito a Reggio Cal.)Decoroso Sigismondi già prefetto di Calabria Ulteriore 1a [Reggio Calabria]: 1° VI 1865/13 X 1866 (trasferito a Sondrio)  
Beneventoavv. Carlo Torre, nominato governatore da Bertani: 25 IX 1860/31 III 1861 – confermato governatore dalla Luogotenenza: 1° IV/16 VII 1861 (trasferito a Lecce)avv. Giovanni Gallarini, già vicegovernatore a Cremona, nominato governatore dalla Luogotenenza: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/2 III 1862 (in aspettativa a domanda)Decoroso Sigismondi già prefetto di Calabria Ulteriore 2a [Catanzaro]: 23 III 1862/20 IX 1863 (trasferito a Reggio Calabria)sottoprefetto Francesco Homodei 20 IX 1863/16 X 1864 (trasferito a Catanzaro)avv. Emilio Cler, già prefetto di Abruzzo Ulteriore I [Teramo]: 16 X 1864/2 V 1869 (trasferito a Catania)   
Abruzzo Citra (Chieti)1) Clemente De Caesaris, governatore: … IX 1860/ terminus ad quem ignoto 2) avv. Concezio de Horatiis (Chieti 1811/1877), nominato governatore dalla Luogotenenza: … 1861 terminus ad quem ignotoGiacomo Giuliani, nominato governatore dalla Luogotenenza: …/16 VII 1861 terminus a quo incerto (dispensato dal servizio)conte Annibale Ranuzzi, già intendente generale di Modena, nominato governatore dalla Luogotenenza: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/11 I 1863 (trasferito a Siena)Angelo Conte, già prefetto di Cremona: 11 I 1863/31 XII 1864 (trasferito a Bergamo)generale Giulio Alessandro de Rolland, già prefetto di Pesaro: 12 II 1865/6 X 1866 (a disposizione)  
Abruzzo Ultra 1° (Teramo){1) Giuseppe Belli, nominato da Liborio Romano intendente: 19-23 VII 1860} 2) Pasquale de’ Virgilii, nominato da Liborio Romano intendente: 23 VII 1860/… terminus ad quem ignoto nominato governatore dalla Pro-Dittatura: … X/… XI 1860 terminus a quo et ad quem incerti (poi cons. Contenzioso amministrativo, Napoli) 3) Decoroso Sigismondi, nominato governatore dalla Luogotenenza: … XI 1860/16 VII 1861 terminus a quo incerto (trasferito a Catanzaro)  avv. Alfonso De Caro, già governatore di Terra di Lavoro [Caserta], nominato governatore dalla Luogotenenza: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/22 VI 1862 (in aspettativa)Nicola Attanasio, intendente gen. luoghi pena Napoli: 22 VI 1862/24 VI 1863 (in aspettativa)Emilio Cler, già prefetto di Catanzaro: 15 VIII 1863/16 X 1864 (trasferito a Benevento)avv. Benedetto Maramotti, direttore di Divisione: 16 X 1864/4 IV 1867 (trasferito a Ravenna)  
Abruzzo Ultra 2° (Aquila)1) Federico Papa, nominato da Liborio Romano intendente: … VII/… 1860 terminus a quo et ad quem incerti 2) Raffaele De Novellis, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: … IX 1860/… terminus a quo et ad quem incertiRaffaele De Novellis, prefetto: …/22 VI 1862 terminus a quo incerto (in aspettativa)Giuseppe Tirelli, già prefetto di Forlì: 22 VI 1862/24 VI 1863 (trasferito a Macerata)Giuseppe Alasia, ex deputato pref. aspettativa: 24 VI 1863/1° VI 1865 (trasferito a Ravenna)Domenico Marco, ex deputato subalpino, pref. aspettativa: 1° VI 1865/18 II 1866 (trasferito a Pesaro)    
Molise (Campobasso)1) Giuseppe Tortora-Brayda, nominato da Liborio Romano intendente: … VI 1860/? terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 2) comm. Domenico Trotta, nominato da Liborio Romano intendente: 27 VII /[8 IX 1860] terminus ad quem incerto giubilato pur avendo aderito alla Pro-Dittatura 3) avv. Nicola De Luca, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 8 IX/16 XII 1860avv. Giuseppe Belli [17 XII] 1861/22 VI 1862 (trasferito a Sassari)avv. Giuseppe Arditi 22 VI 1862/20 IX 1863 (poi Ispettore generale Debito pubblico, Napoli)prefetto in aspettativa Alfonso De Caro 20 IX 1863/15 IX 1867 (trasferito a di Pesaro)   
Capitanata (Foggia)1) Giuseppe Napoleone Ricciardi nominato dalla Pro-Dittatura governatore: 17 IX 1860 (rifiuta la nomina) 2) Gaetano Del Giudice: 18 IX 1860/15 I 1861 (trasferito a Teramo)Cesare Bardesono conte di Rigras, nominato governatore dalla Luogotenenza: 11 III/1° IX 1861 (intendente generale di Pesaro)avv. Alessandro Strada (Direttore Interno e Polizia province Napoletane), nominato governatore dalla Luogotenenza: 1° IX/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/23 III 1862 (trasferito a Ferrara)Gaetano Del Giudice, deputato: 23 III/24 VIII 1862 (dimissionario)Giuseppe De Ferrari, già prefetto di Terra d’Otranto: 24 VIII 1862/20 VIII 1864 (trasferito in Terra di Lavoro: Caserta)Giuseppe Gadda, ex deputato, pref. Lucca): 20 VIII 1864/29 XI 1865 (trasferito a Perugia)Giacinto Scelsi, già prefetto di Girgenti: 29 XI 1865/4 IV 1867: (trasferito a Como)
Terra di Bari  1) Giuseppe Capriati nominato intendente da Liborio Romano: … VII 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 280) 2) Mariano Englen, nominato da Liborio Romano intendente: 9 VIII/… 1860 terminus ad quem ignoto (fonte: Biografico Treccani) 3) Vincenzo Rogadeo, nominato dalla Pro-Dittatura: 7 IX 1860/… terminus ad quem ignoto (fonte: Senato. Archivio storico on line) 4) avv. Cataldo Nitti, nominato dalla Pro-Dittatura: … /… XI 1860 terminus a quo ignoto et ad quem incerto 5) avv. Salvatore Stampacchia, nominato dalla Luogotenenza: 22 XII 1860/… 6) Federico Papa, [nominato dalla Luogotenenza]: …/16 VII 1861 (in aspettativa) terminus a quo ignotoavv. Giuseppe Alasia Deputato, nominato governatore dalla Luogotenenza: 16 VII/17 XI  1861 (poi in aspettativa)avv. Pietro Peverelli, vicegovernatore in disponibilità: 17 XI 1861/23 III 1862, (poi in aspettativa)generale Enrico Cosenz, deputato: 23 III/17 VIII 1862, (esonerato a domanda: crisi d’Aspromonte)colonnello Damiano Assanti, deputato, 17 VIII 1862/11 I 1863, (esonerato a domanda)avv. Eugenio Fasciotti console generale, 11 I 1863/15 IV 1866 (trasferito a Reggio Emilia) 
Terra d’Otranto (Lecce)1) avv. Alfonso De Caro, nominato intendente da Liborio Romano: 10 VII/8 IX 1860; – nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 15 IX/19 IX 1860 2) avv. Vincenzo Cepolla: 19 IX/9 X 1860 3) avv. Alfonso De Caro, nominato dalla Pro-Dittatura: 9 X/19 XII 1860 4) avv. Giovanni Gemelli, nominato dalla Luogotenenza: 19 XII 1860/… terminus ad quem ignoto 5) avv. Andrea Calenda di Tavani: …/16 VII 1861 terminus a quo ignoto (in aspettativa)conte Carlo Torre, già governatore pro-dittatoriale e luogotenenziale di Benevento, nominato governatore dalla Luogotenenza: 16 VII/17 XI 1861 (trasferito a Cagliari)avv. Francesco Elia, vicegovernatore in disponibilità, nominato prefetto: 17 XI 1861/6 VII 1862 (trasferito a Siena)avv. Giuseppe De Ferrari, già prefetto di Noto:  10 VIII/24 VIII 1862 (trasferito in Capitanata)avv. Giovanni Gemelli, già prefetto di Arezzo: 24 VIII 1862/24 VI 1863 (in aspettativa: salute)consigliere delegato Francesco Ignazio Murgia: 24 VI 1863/1° X 1867 (a riposo: anzianità) 
Basilicata (Potenza)1) avv. Cataldo Nitti, nominato intendente da Liborio Romano: 14 VIII/20 VIII 1860 (dimissionario) 2) avv. Giacinto Albini, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 5 IX /… X 1860 3) avv. Giovanni Gemelli, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: … X 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto 4) Salvatore Stampacchia, nominato governatore dalla Luogotenenza: … [III]/28 IV 1861 terminus a quo incerto (dispensato dal servizio)generale Giulio Alessandro De Rolland, direttore di Divisione, nominato governatore dalla Luogotenenza: 28 IV 1861/9 X 1862 (trasferito a Pesaro)sottoprefetto Nicola Bruni: 19 X 1862/23 VI 1863 prefetto: 24 VI/5 XI 1863 (aspettativa a domanda)sottoprefetto Emilio Veglio di Castelletto: 29 XI 1863/5 V 1867 (trasferito a Noto)   
Calabria Citra (Cosenza)1) Pasquale Giliberti nominato intendente da Liborio Romano: Luglio 1860 (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 2) Donato Carlo Alessandro Morelli, nominato governatore da Garibaldi: 31 VIII/ [20 X] 1860 terminus ad quem incerto 3) Barone Luigi Vercillo, nominato governatore dalla Pro-Dittatura: 20 X 1860/28 IV 1861 (dispensato dal servizio)Enrico Guicciardi (ex deputato subalpino), nominato governatore dalla Luogotenenza: 28 IV/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/18 IX 1865 (trasferito a Lucca)consigliere delegato Alberico Gerli: 18 IX 1865/1° I 1866consigliere delegato Bartolomeo Amari Cusa: 6 I 1866/8 X 1868 (a disposizione)   
Calabria Ultra 1a (Reggio)1) Giuseppe Dentice di Accadia nominato intendente da Liborio Romano: … VII/22 VIII 1860 terminus a quo incerto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 2) Domenico Spanò Bolani nominato intendente da Liborio Romano: 9 VIII/22 VIII 1860 3) Antonino Plutino, nominato pro-dittatore da Garibaldi: 22 VIII 1860/… terminus ad quem ignoto (dispensato dal servizio a domanda)avv. Raffaele Cassitto, nominato governatore dalla Luogotenenza: 28 II/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/ 1° IV 1862 (in aspettativa a domanda)avv. Giuseppe Cornero (ex dep. subalpino) 1° IV 1862/30 VIII 1863 (trasferito a Ravenna)Decoroso Sigismondi, già prefetto di Benevento: 20 IX 1863/1° VI 1865 (trasferito a Salerno)Cesare Bardesono conte di Rigras, già prefetto di Principato Citeriore [Salerno]: 1° VI 1865/8 III 1868 (trasferito a Catania)  
Calabria Ultra 2a (Catanzaro)1) Ignazio La Russa nominato intendente da Liborio Romano: … VII 1860/… terminus a quo incerto et ad quem ignoto (fonte: De Cesare, Fine di un Regno, II, 270) 2) Barone Luigi Vercillo, nominato da Liborio Romano intendente: 18 VIII 1860 (non entra in carica a causa dello sbarco garibaldino) 3) Vincenzo Stocco, nominato governatore da Garibaldi: 26 VIII/[7 XI] 1860 terminus ad quem incerto (si ritira) 4) Gaetano Cammarota, [nominato dalla Luogotenenza] governatore: [7 XI 1860]/16 VII 1861 terminus a quo incerto (collocato in aspettativa)Decoroso Sigismondi, già governatore di Abruzzo Ulteriore 1° [Teramo], nominato dalla Luogotenenza governatore: 16 VII/9 X 1861 prefetto: 10 X 1861/23 III 1862 (trasferito a Benevento)Antonino Plutino, già prefetto di Cuneo: 23 III/1° IX 1862 (dispensato dal servizio a domanda)consigliere delegato Emilio Cler 1° IX 1862/15 VIII 1863 (trasferito a Teramo)Nicolò Cusa (prefetto in aspettativa) 15 VIII 1863/17 IX 1864 (aspettativa a domanda)Francesco Homodei, già prefetto di Benevento: 16 X 1864/6 X 1866 (a disposizione) 

[1] Sia ben inteso, il 50% del territorio statale dell’epoca (quindi, privo dell’intera provincia di Roma, oltre a Veneto, Friuli, Trentino), non dell’attuale.

[2] La relazione che ho presentato al Convegno di Lecco aveva come titolo I prefetti nel processo di unificazione nazionale, ma già in quella sede di presentazione orale avevo ritenuto di dover circoscrivere il mio tema al primo quinquennio unitario anche se, per evitare di sforare i tempi assegnatimi allora, ho tralasciato di accennare al “quinquennio lungo”. Chiarì, invece, che teoricamente avrei potuto trattare l’intero blocco di anni noto con il nome di “governo della Destra storica”, compreso tra il 1861 ed il 1876, con il rischio però di mettere troppa carne al fuoco. Mentre, già nel primo quinquennio, che coincide con la prima legislatura del Parlamento nazionale, e soprattutto nelle province del cessato Regno delle Due Sicilie risultano presenti tutti i problemi gravissimi, che poi i prefetti saranno chiamati a risolvere negli anni che verranno.

[3] La legge 15 agosto 1863/1409, sùbito designata con il nome del suo proponente (il deputato aquilano Giuseppe Pica) era finalizzata alla repressione del brigantaggio meridionale, perseguíta mediante la dichiarazione dello «stato di brigantaggio» (equivalente allo stato d’assedio) in tutto il Mezzogiorno continentale, eccettuate le province di Napoli, Molise, Bari, Terra d’Otranto e Calabria Ulteriore 1a (Reggio). Venne prorogata due volte, con legge Peruzzi 7 febbraio 1864/1661 fino al 30 aprile 1864, e con legge Lanza/2061 del 24 dicembre 1864 fino al 31 dicembre 1865; sulla intricata situazione si veda Roberto Martucci, Emergenza e tutela dell’ordine pubblico nell’Italia liberale. Regime eccezionale e leggi per la repressione dei reati di brigantaggio (1861-1865), Bologna, il Mulino, 1980; temi giuridicamente complessi, marginalmente sfiorati da Salvatore Lupo, L’unificazione italiana. Mezzogiorno, rivoluzione, guerra civile, Roma, Donzelli Editore, 2011, che, addirittura presenta la versione italiana dei vari Peace Preservation Acts, varati dal governo britannico contro gli Irlandesi, alla stregua di «una via legale per il ritorno all’ordine dopo gli sconvolgimenti della rivoluzione: a segnare una svolta e una discontinuità», p. 135.

[4] Così definita, perché durò complessivamente sette giorni e mezzo.

[5] Il 12 agosto 1866, l’armistizio di Cormons (seguíto, il 3 ottobre, dal Trattato di Vienna), mise fine alla guerra che aveva contrapposto Prussia e Italia all’impero austroungarico, segnata sul fronte italiano dalla sconfitta di Custoza (24 giugno) e dalla disfatta navale di Lissa (20 luglio) non sufficientemente compensate dalla vittoria garibaldina sul fronte secondario di Bezzecca (21 luglio).

[6] Si vedano: Paolo Alatri, Lotte politiche in Sicilia sotto il governo della Destra 1866-1874, Torino, Einaudi, 1954; Mauro De Mauro, Sette giorni e mezzo di fuoco a Palermo, Prefazione di Leonardo Sciascia, Palermo, Edizioni Andò, 1970.

[7] Formalmente, ciò accadrà con la partenza, senza previa abdicazione, del re Francesco II di Borbone e la successiva resa della piazzaforte di Gaeta nelle mani del generale sardo Enrico Cialdini, il 13 febbraio 1861; v. Roberto Martucci, L’invenzione dell’Italia unita 1855-1864, Milano, Sansoni, 1999, pp. 189-198.

[8] Con il Proclama di Salemi del 14 maggio 1860, Giuseppe Garibaldi, maggior generale dell’Armata sarda, assume la Dittatura in nome di Vittorio Emanuele II. Assorbito dalla guerra in corso, il generale – che fin dal 2 giugno 1860 ha insediato un suo governo di cui è anima Francesco Crispi, Segretario all’Interno e Finanze – delega le funzioni di sovrano pro tempore a un Pro-Dittatore insediato a Palermo (Decreto 22 luglio 1860/118), il deputato subalpino Agostino Depretis surrogato il 17 settembre dal deputato subalpino Antonio Mordini; analogamente, una volta entrato a Napoli, il Dittatore delegherà le sue funzioni sul continente al generale Giuseppe Sirtori (Decreto 14 settembre 1860/37), surrogato dopo un paio di settimane dal marchese Giorgio Pallavicino-Trivulzio, senatore del Regno di Sardegna (Decreto 3 otttobre 1860/79; sull’amministrazione garibaldina rinvio a Roberto Martucci, La Dittatura di Garibaldi a Palermo e Napoli. Come governare la provvisorietà da Salemi all’arrivo di Vittorio Emanuele II, in Annamari Nieddu e Giuseppe Zichi (a cura di), Giuseppe Garibaldi. Il mito, l’unità d’Italia e la Sardegna, Cagliari, AM&D Edizioni, 2011, pp. 328-401.

[9] Come è noto, l’ultima fase della vicenda istituzionale borbonica ha il suo tragico epilogo nella sfortunata e indomita difesa della piazzaforte di Gaeta dal 7 settembre 1860 al 13 febbraio 1861.

[10] Sulla cui figura è testo di riferimento il libro di Giancarlo Vallone, Dalla setta al governo: Liborio Romano, Napoli, Jovene, 2005, talora saccheggiato da disinvolti divulgatori.

[11] Questo il giudizio, formulato sulla base di ricordi personali, colloqui con sopravvissuti e letture accurate, dal pubblicista e senatore Raffaele De Cesare, La fine di un Regno (Napoli e Sicilia). Parte II. Regno di Francesco II, Città di Castello, S. Lapi Tipografo-Editore, 1900, p. 270.

[12] Durante i pochi mesi di governo “militare-rivoluzionario” del cessando Regno delle Due Sicilie, il Dittatore Garibaldi insediò ufficialmente (con regolari decreti pubblicati nel «Giornale ufficiale») due sole delegazioni di governo – a Palermo e Napoli – designate “alla romana” come Pro-Dittature (anche se l’antica Roma non aveva mai conosciuto quel sub-istituto. Tuttavia, man mano che gruppi di patrioti liberali unitari rovesciavano la struttura legale napoletana, si auto-assegnavano arbitrariamente il titolo di pro-dittatori (ma Antonino Plutino fa storia a sé), malgrado ciò avvenisse, per lo più, all’insaputa di Garibaldi e del suo entourage: avremo così la Pro-Dittatura di Potenza, quella di Avellino, etc., da non equiparare alle due strutture istituzionali presenti a Palermo e Napoli.

[13] A proposito del quale, rinvio a Roberto Martucci, L’invenzione dell’Italia unita 1855-1864, cit., pp. 255-263, Idem, La «classe idiota» e i Plebisciti del 1860, nel volume collettaneo L’Unità d’Italia, la storia celata, in corso di pubblicazione, dove dò conto della letteratura critica sull’argomento.

[14] Il movimento prefetti nelle Province napoletane e siciliane diventa di competenza del ministro dell’Interno solo dopo l’abolizione della Luogotenenza di Napoli (R. D. 9 ottobre 1861) e della Luogotenenza di Palermo (R. D. 17 dicembre 1861): a partire da queste date si avvicendano come ministri dell’Interno Bettino Ricasoli (fino al 3 marzo 1862), Urbano Rattazzi (fino all’8 dicembre 1862), Ubaldino Peruzzi (fino al 28 settembre 1864), Giovanni Lanza (fino al 1° settembre 1865) e Desiderato Chiaves (fino al 20 giugno 1866).

[15] L’istituto della proroga di Sessione (art.  9 Statuto Albertino) comportava la chiusura immediata delle Camere e l’interruzione dell’esame dell’ordine del giorno; la proroga era resa pubblica tramite R. D. immediatamente in vigore, spesso annunciato personalmente in aula dal presidente del Consiglio. Vi si faceva ricorso per sterilizzare le situazioni scomode, mettendo “in sonno” la Camera, senza scioglierla.

Paradigmatiche le due proroghe decise prima e dopo lo stato d’assedio del 1862, che converrà inserire nella sequenza degli eventi: a) il R. D 17 agosto 1862/764 dichiara in stato d’assedio la Sicilia (ma non viene pubblicato in G. U.); b) il R. D 20 agosto 1862/775 dichiara in stato d’assedio le Province Napoletane (ma non viene pubblicato in G. U.); c) il R. D. 21 agosto 1862/772 proroga la Sessione e i deputati abbandonano la capitale per rientrare nei rispettivi collegi elettorali; d) il 21 agosto la Gazzetta Ufficiale pubblica il R. D 17 agosto 1862/764 sullo stato d’assedio in Sicilia, ma i deputati non possono più sindacarne i contenuti; e) il 26 agosto la Gazzetta Ufficiale pubblica il R. D 20 agosto 1862/775 sullo stato d’assedio nelle Province Napoletane, sempre a Camere ormai chiuse; f) il R. D. 26 ottobre 1862/899 riapre la Sessione parlamentare, convocando le Camere il successivo martedì 18 novembre; g) giovedì 20 novembre inizia alla Camera il dibattito sulle condizioni dell’ordine pubblico nelle regioni meridionali (interpellanza Bon-Compagni); h) sabato 29 novembre il governo Rattazzi rassegna le dimissioni; i) lunedì 8 dicembre entra in carica il governo Farini; l) giovedì 18 dicembre la Camera istituisce la Commissione parlamentare d’inchiesta sul brigantaggio; m) il R. D. 21 dicembre 1862/1096 proroga la Sessione parlamentare e i deputati vanno a casa.

Si tenga presente che nel periodo segnato dalla presenza di Cavour, dall’inizio della 3a Sessione della IV Legislatura fino al termine della VII Legislatura, vale a dire dal 4 marzo 1852 al 17 dicembre 1860, su un totale di otto anni e dieci mesi per complessivi 3191 giorni, il Parlamento ha aperto i battenti 986 giorni a fronte di 2205 giorni di chiusura delle Camere; un quadro generale lo offre il Manuale ad uso dei Deputati al Parlamento nazionale. Parte seconda. Tabella cronologica delle Legislature e delle Sessioni dal 1848 al 4 marzo 1897, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati, 1897, pp. 2-9.

[16] Conferiti al governo del re con legge 25 aprile 1859/3345, con la formula: «in caso di guerra coll’impero d’Austria e durante la medesima»; essendo nel frattempo la guerra terminata, il varo della nuova legge comunale e provinciale sarebbe stata viziata da un eccesso di delega, come fece sapere lo stesso Cavour (fuori dal governo dal 19 luglio 1859) in polemica con Rattazzi.

[17] Siglato il 10 novembre 1859.

[18] Stati neutrali destabilizzati da agenti della Società Nazionale guidata da Giuseppe La Farina e annessi al Regno di Sardegna dopo la celebrazione dei Plebisciti dei giorni 11 e 12 marzo 1860.

[19] V. Stefano Sepe, Il Ministero dell’Interno nella storia unitaria, in Stefano Sepe e Laura Mazzone, Pagine di storia del Ministero dell’Interno, Roma, Pubblicazioni della Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno, 1998, p. 30.

[20] Sull’argomento fa testo l’importante monografia di Livio Antonielli, I prefetti dell’Italia napoleonica. Repubblica e Regno d’Italia, Bologna, il Mulino, 1983.

[21] Giova ricordare che la Convenzione Nazionale delega il 20-25% dei propri membri e, quindi, circa 150-200 deputati e li manda in missione sia nei dipartimenti che presso le armate al fronte. Assieme a ogni deputato è mandato in missione anche un membro del Comitato di Salute pubblica, per accelerare l’organizzazione delle operazioni militari. L’iniziativa si rivela talmente efficace che quando crolla il regime di Robespierre non solo l’intera Francia è stata liberata dal nemico, ma le dodici armate della Repubblica hanno incamerato l’attuale Belgio, dilagando verso l’Olanda, hanno occupato la contea di Nizza e la Savoia e potrebbero irrompere in Italia come, del resto, faranno quando il generale Bonaparte sarà posto dal Direttorio al comando dell’Armée d’Italie.

[22] Ho ricostruito la lunga vicenda che, partendo dagli intendenti di guerra e finanza della Francia del XVII secolo, giunge al ’900 nel saggio Dal prefetto napoleonico al prefetto italiano, in Il prefetto nella storia e nelle istituzioni. Bicentenario dell’istituzione prefettizia, a cura di Piero Giulio Marcellino e Roberto Martucci, Macerata, Quodlibet, 2003, pp. 19-36.

[23] Mario Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d’Italia, Roma, Ministero per i Beni culturali e ambientali, 1989.

[24] Categoria introdotta dalla Scuola francese delle «Annales», grazie a Marc Bloch, Lucien Febvre e Fernand Braudel, che colloca l’analisi dei fenomeni lungo un arco temporale quasi millenario.

[25] Richiamo antropomorfo che potrebbe forse far sorridere se, in parte, non appartenesse alla riflessione politologica e storica degli ultimi due secoli e mezzo: lo si fa risalire alla Scuola storica scozzese – i cui maggiori esponenti (con David Hume) possono considerarsi William Robertson (1721-93) e Edward Gibbon (1737-94) – e alla sua riflessione sulle cause del crollo dell’impero romano, formulata negli anni ’70 del XVIII secolo quando sembrava doversi sgretolare l’impero britannico sotto i colpi dei coloni americani.

[26] In questo momento – grosso modo dal 1990 e, quindi, ormai da ventidue anni – stiamo vivendo la crisi della Repubblica italiana quale l’abbiamo conosciuta nel primo quarantennio da Alcide De Gasperi a Giulio Andreotti (con Bettino Craxi al suo fianco). Crisi della Repubblica e non “seconda Repubblica”, tengo a sottolinearlo, dato che questa seconda qualificazione mi appare arbitraria e priva di carattere scientifico. Come noto, l’ordinale applicato ai regimi politici è una caratteristica della Francia, che ha conosciuto cinque Repubbliche, due Imperi e due Monarchie restaurate; ma la  Francia ha sempre collegato il mutamento di ordinale alla promulgazione di una nuova Costituzione scritta completamente diversa da quella abrogata.  Invece, in Italia vige ancora la Costituzione del 1948, sia pure con qualche incauto intervento di modifica, effettuato  “alla garibaldina”, cioè non meditato, tanto da destra che da sinistra.

[27] Ricordo che nell’Italia del nord, ribattezzata Repubblica Sociale Italiana durante l’occupazione nazista, prefetture, questure, provveditorati agli studi e  tribunali  funzionavano, sia pure in condizioni di estrema emergenza. Certo, vigeva un regime di occupazione militare, ma recentemente si è cominciato a riconsiderare l’importantissimo ruolo di cuscinetto svolto da queste strutture. Il fatto che in una situazione di grande emergenza le scuole fossero aperte è molto significativo e lo stesso deve dirsi per il sistema dei prefetti, anche se nella Repubblica Sociale il prefetto prese il nome di Capo della provincia.

[28] Nel rinomato centro termale francese di Plombières ebbe luogo il 21 luglio 1858 il lungo e riservatissimo incontro tra l’imperatore Napoleone III e il presidente del Consiglio sardo Camillo Benso conte di Cavour, nel corso del quale furono poste le premesse dell’auspicata Guerra di Lombardia (scoppiata poi il 27 aprile 1859) che avrebbe dovuto rimaneggiare l’assetto geopolitico della penisola italiana, sottraendola all’influenza asburgica.

[29] Di fatto, nel marzo 1860, il Regno di Sardegna aveva incorporato l’Alta Italia (ad eccezione del Veneto rimasto sotto sovranità austriaca): quindi, sommando ai circa cinque milioni di abitanti degli Stati Sardi i lombardi e i sudditi dei Ducati di Parma e Piacenza, Modena e Reggio, delle Legazioni pontificie e del Granducato di Toscana, perveniamo a una popolazione complessiva valutabile tra i dieci e i dodici milioni di abitanti.

[30] Considerando il periodo che va dall’insediamento del primo governo garibaldino a Palermo – art. 1, Decreto dittatorio 2 giugno 1860/15 – fino al R. D. 2 dicembre 1860, con cui Vittorio Emanuele II nomina il marchese Massimo Cordero Lanza di Montezemolo Luogotenente del re in Sicilia.

[31] Considerando il periodo che va dall’insediamento del Ministero “garibaldino” presieduto dall’ex ministro dell’Interno “borbonico” Liborio Romano in persona, il 7 settembre 1860, all’entrata di Vittorio Emanuele II a Napoli con il passaggio di consegne da parte del Dittatore Garibaldi, il 7 novembre 1860.

[32] V. Giuseppe Astuto, «Io sono Crispi». Adua, 1° marzo 1896: governo forte. Fallimento di un progetto, Bologna, il Mulino, 2005.

[33] Crisi indagata oggi da Isabella Rosoni, 3 aprile 1900. L’Aventino di Zanardelli, Bologna, il Mulino, 2009.

[34] Adottate su impulso del Guardasigilli Alfredo Rocco e del Ministro dell’Interno Luigi Federzoni, cogliendo il pretesto della “crisi Matteotti” (10 giugno 1924), furono così denominate dalle fonti dell’epoca, connotandosi quali atti normativi che canalizzarono il passaggio dalla Monarchia fascista parlamentare alla Monarchia fascista autoritaria e a partito unico: l. 26 novembre 1925/2029 sulle associazioni, l. 24 dicembre 1925/2263 sul Capo del Governo, l. 24 dicembre 1925/2300 sulla dispensa dal servizio dei pubblici funzionari, l. 4 febbraio 1926/237 e l. 3 settembre 1926/1910 sui podestà, Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (R. D. 6 novembre 1926/1848), legge 25 novembre 1926/2008 sulla pena di morta comminata in caso di attentato alla vita del re, di membri della famiglia reale e del primo ministro; v. Roberto Martucci, Storia costituzionale italiana dallo Statuto Albertino alla Repubblica (1848-2001), Roma, Carocci, 2002, pp. 208-21.

[35] Angelo Bargoni (Cremona, 1829/25 VI 1901), combattente a Venezia nel ’48, avvocato, esule a Genova (1854), diventa segretario dei Pro-Dittatori Agostino Depretis e Antonio Mordini a Palermo. Dopo l’Unità siede alla Camera nelle Legislature IX, X, XI e XII, ministro della Pubblica Istruzione nel gabinetto Menabrea (1867) e del Tesoro nuovamente a fianco di Depretis (1878), senatore del Regno dal 1876.

[36] Biagio Caranti (Sezzè Monferrato, Alessandria, 1839/Roma, 27 marzo 1891), segretario del Pro-Dittatore Giorgio Pallavicino-Trivulzio a Napoli. Funzionario del ministero dell’Agricoltura dopo il 1861, deputato nella XII Legislatura, poi giornalista e uomo d’affari alla guida della Banca Tiberina.

[37] Gaetano Salvemini, Il collegio uninominale, in Idem, Opere, VIII. Scritti vari (1900-1957), Milano, Feltrinelli, 1978, p. 869.

[38] Non condivido assolutamente l’idea, di tanto in tanto rilanciata, di abolire, insieme alle province (enti territoriali utilissimi e sottovalutati), anche le prefetture, che hanno rappresentato i salvagente grazie ai quali lo Stato italiano è rimasto in piedi. Purtroppo a livello centrale, mentre non passa nessuna riforma tesa al dimezzamento del numero dei parlamentari, quando si progetta di modificare qualcosa, oltre che alle prefetture, si pensa alla Corte costituzionale o alla Presidenza della Repubblica, vale a dire proprio i due organi costituzionali che nel sessantennio repubblicano hanno operato in modo efficiente, garantendo la sopravvivenza del sistema.

[39] Relazione dei dibattimenti seguiti davanti la R. Corte d’Assisie in Bologna nella causa di Associazione di Malfattori e reati diversi contro centodieci imputati, pubblicata a cura della Direzione della Gazzetta delle Romagne, Bologna, Tipografia Fava e Garagnani al Progresso, 1864.

[40] Gaetano Ravaldini (a cura di), Il processo agli “accoltellatori”, con un saggio introduttivo di Domenico Berardi, Ravenna, Libreria Matteo Tonini, 1979 [Ravenna, Tipografia Calderini, 1874].

[41] Il governo sardo muove al Regno delle Due Sicilie una guerra non dichiarata, sotto forma di “operazione militare coperta”. Tale è la Spedizione  dei Mille, dato che quei volontari sono soldati subalpini smobilitati, i Cacciatori delle Alpi, imbarcati con Garibaldi a Quarto; poi, quando sembra che l’avventura militare possa prendere una piega indesiderata – la enfatizzata marcia su Roma – due corpi d’armata sardi, comandati in persona da Vittorio Emanuele II e dal ministro della Guerra Manfredo Fanti, varcano a fine  settembre 1860 il fiume Tronto (confine  fra lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie), per assumere in prima persona l’onere delle operazioni militari conclusive.

[42] Sulla questione è a tutt’oggi testo di riferimento Franco Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità, Milano, Feltrinelli, 19833 (1964).

[43] V. Emanuele Marliani ad Antonio Panizzi, Bologna, 2 dicembre 1859, in Lewis Fagan (a cura di), Lettere ad Antonio Panizzi di uomini illustri e di amici italiani, Firenze, Barbèra, 1880, p. 400.

[44] V. Giuseppe Massari, Diario dalle cento voci 1858-1860, edizione postuma curata da Emilia Morelli, Bologna, Cappelli, 1959, annotazioni del 9 e 14 marzo 1860, pp. 504, 506.

[45] Luigi Carlo Farini a Michelangelo Castelli, Modena 30 novembre 1859, Epistolario di L. C. Farini… con lettere inedite di uomini illustri al F. e documenti, a cura di L. Rava, I-IV, Bologna 1911-1935, IV, p. 334.

[46] Per un inquadramento della legislazione penale speciale, rinvio a Roberto Martucci, Emergenza e tutela dell’ordine pubblico nell’Italia liberale. Regime eccezionale e leggi per la repressione dei reati di brigantaggio (1861-1865), Bologna, il Mulino, 1980, integrabile con l’interessante documentazione prodotta nel saggio di Paolo Alvazzi Del Frate, Giustizia militare e brigantaggio. Il Tribunale di guerra di Gaeta (1863-65), in «Rassegna storica del Risorgimento», LXXII, 4 (ottobre-dicembre 1985), pp. 429-458.

[47] Art. 534 c. p. m.: Allorché in tempo di guerra uno dei Comandanti indicati nell’art. 516 alinea ravviserà indispensabile di dare nell’interesse della disciplina un pronto esempio di militare giustizia potrà convocare un Tribunale militare straordinario purché il titolo del reato importi la pena di morte e l’imputato sia colto in flagrante od arrestato a clamore di popolo o per fatto notorio.

[48] Valga per tutti il riferimento alla «Rista penale», fondata da Luigi Lucchini nel 1874 e da lui diretta per più di mezzo secolo; v. Mario Sbriccoli, Il diritto penale liberale. La “Rivista penale” di Luigi Lucchini (1874-1900), in «Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno», XVI (1987), pp. 105-83.

[49] Non contento di aver ordinato l’arresto dei tre deputati della Sinistra il generale-prefetto La Marmora inviò un telegramma al presidente del Consiglio Rattazzi, che recitava: «Ho arrestato i deputati. Li fucilo?», ricevendo una risposta negativa. L’episodio acquistò una sinistra notorietà a séguito dell’interpellanza presentata dal deputato Carlo Bon-Compagni il 18 dicembre 1862; la violazione dell’art. 45 dello Statuto Albertino, relativo all’immunità parlamentare, fu formalmente eccepita in una lettera al presidente della Camera, firmata dai deputati Giuseppe Massari, Ruggero Bonghi, Carlo Poerio, P. S. Mancini ed altri, v. Roberto Martucci, Emergenza e tutela dell’ordine pubblico nell’Italia liberale, cit., pp. 43-44.

[50] Rinvio a Ernesto Ragionieri, Politica e amministrazione nello Stato unitario, Relazione tenuta al II Convegno di Studi gramsciani (Roma, 19-21 marzo 1961), in Idem, Politica e amministrazione nella storia dell’Italia unita, Roma, Editori Riuniti, 1979, Tabella 2, p. 136.

[51] V. Ernesto Ragionieri, Politica e amministrazione nello Stato unitario, cit., Tabella 1, p. 135.

[52] V. Telesforo Sarti, Il Parlamento Subalpino e Nazionale. Profili e cenni biografici di tutti i deputati e senatori eletti e creati dal 1848 al 1890 (Legislature XVI). Con Appendice contenente i profili e cenni biografici dei deputati e senatori eletti e creati durante le Legislature XVII, XVIII e XIX, Roma, Tipografia Pintucci, 1896, ad vocem.

[53] La Prefettura di Agrigento, ha inserito in rete un registro manoscritto con l’elenco di governatori e prefetti a partire dal 1860; per i primi cinque dell’elenco (Bartoli, Failla, Guarneri, Cusa e Scelsi) il riferimento al periodo di durata in carica è generico, con il ricorso per tutti alla formula «dal 1860 al 1861».

[54] Se ne leggano le disavventure, in alcuni casi “fantozziane”, nel volume prefato dal romanziere Andrea Camilleri e chiosato da Paolo Pezzino: Enrico falconcini, Cinque mesi di prefettura in Sicilia, Palermo, Enzo Sellerio editore, 2002.

[55] V. Ernesto Ragionieri, Politica e amministrazione nello Stato unitario, cit., p. 119.

Roberto Martucci

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.