Alta Terra di Lavoro

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Pontelandolfo: una propaganda che viene da lontano

Posted by on Ott 16, 2020

Pontelandolfo: una propaganda che viene da lontano

Il Comunicato stilato dai componenti la maggioranza del Comune di Pontelandoflo denota non solo una assoluta ignoranza dei fatti che portarono al compimento della unificazione – termine, a parer nostro, più corretto di unità – della penisola da parte della casa sabauda, ma anche una acredine verso se stessi come popolo. 

Un mix di luoghi comuni e di propaganda che viene da lontano, da quelle polpette avvelenate che furono confezionate da esponenti della massoneria internazionale (soprattutto inglese) e nostrana per liquidare l’ingombrante Regno di Napoli.

Non stiamo qui ad analizzare la scollatura fra classi medie meridionali e monarchia borbonica, perchè ci porterebbe molto lontano ed in tanti si sono cimentati con le ipotesi più disparate. Ne elenchiamo alcune a beneficio e come promemoria per i naviganti:

  • una ipotesi classica è quella del 1799, propinataci dai testi scolastici a più non posso, questo perchè già nell’ottocento fu un cavallo di battaglia degli avversari dei borbone – su questo rimandiamo i lettori al giudizio di don Benedetto Croce – ovviamente nessuno scrive che il vero artefice della decapitazione degli esponenti della borghesia napoletana fu Nelson che non tenne fede ai patti stipulati con Ruffo che prevedano la salvezza per i liberali napoletani;
  • alcuni fanno risalire al 1837,all’anno del colera, la rottura definitiva fra Sicilia e Napoli, quando i liberali siciliani fecero spargere la voce che i borbone fossero gli ‘untori’;
  • l’anno cruciale che segna la svolta anticostituzionalista della casa regnante meridionale è il 1848 – secondo alcuni storici i liberali tirarono la corda eccessivamente, costringendo Ferdinando II su posizioni autoritarie;
  • al 1848 segue il famoso decennio di preparazione, questa storia la conoscete tutti, basta aver frequentato le elementari, decennio che culmina con la proclamazione del Regno d’Italia il 17 marzo 1861, con Vittorio Emanuele II, re del nuovo stato;
  • il grande enigma su cui ci interroga oggi, ci diceva la Pellicciari, in uno scambio di battute dopo un incontro di presentazione del suo libro “I panni sporchi dei Mille”, è come mai molti alti quadri dell’esercito si arresero senza combattere; addebitarlo alla mancata epurazione degli elementi murattiani non pare plausibile, si era nel 1860, lontani dal periodo di Murat.

Ci fermiamo qui, il disastro economico meridionale riguarda, secondo noi, il periodo successivo alla unificazione, leggetevi Zitara se volete saperne di più. Vogliamo soffermarci sulla propaganda che contribuì al tracollo del regno. Un perno di tale propaganda furono le famose lettere del Gladstone.

1851

Vengono fatte due edizioni del testo contenente le lettere del Gladstone, una a Londra e una a New York.  

Le lettere e in particolare una frase – “This is the negation of God erected into a system of government.” “la negazione di Dio eretta a sistema di governo” – diventano il paradigma di un regime inumano e dispotico e fanno il giro del mondo, suscitando negli ambienti colti dell’epoca una avversione profonda verso i borbone. 

Gladstone anche se parla delle galere borboniche non vi è mai entrato. Il testo viene scritto con l’aiuto di alcuni liberali meridionali, fra cui James Lacaita da Manduria, che troveremo come agente di collegamento fra Londra e Cavour nel 1860. Lacaita diventerà poi senatore del Regno d’Italia.

La traduzione del testo in italiano viene fatta da Giuseppe Massari da Taranto, fuoriuscito meridionale in quel di Torino, segretario di Cavour e biografo del re Vittorio Emanule II. Lo ritroveremo nella commissione di inchiesta sul brigantaggio.

Del Massari bisogna ricordare anche il grido di dolore, inventato da Napoleone III, e aggiustato alla bisogna per il re Vittorio proprio da Giuseppe Massari!

1888

Fu lui stesso a confessarlo candidamente: «Gladstone, tornato a Napoli nell’anno 1888-1889, fu ossequiato e festeggiato dai maggiorenti del così detto Partito Liberale, i quali non mancarono di glorificarlo per le sue famose lettere con la negazione di Dio, che tanto aiutarono la nostra rivoluzione; ma a questo punto il Gladstone versò una vera secchia d’acqua gelata sui suoi glorificatori. Confessò che aveva scritto per incarico di lord Palmerston, con la buona occasione che egli tornava da Napoli, che egli non era stato in nessun carcere, in nessun ergastolo, che aveva dato per veduto da lui quello che gli avevano detto i nostri rivoluzionari».

 Carlo Alianello, La conquista del Sud, Rusconi Editore 1982

Questa smentita non è mai entrata nei libri di storia patria, la frase contenente l’espressione negazione di Dio viene oggi ripetuta da fior fiore di cattedratici, giornalisti, politici, insegnanti, solo perchè se la ricordano dopo averla appresa dai libri di testo della scuola italiana.

Quello che più ci ha impressionato in questi ultimi anni è che, fra le tante letture che abbiamo fatto, neppure uno – se ci sbagliamo smentiteci – degli storici del tempo, non allineati con la mitologia sabauda, De Sivo, Margotti, Buttà, metta in dubbio il fatto che il Glastone fosse stato nelle galere borboniche. Magari ne contestano le esagerazioni – vi era stato anche un tentativo di confutarne le asserzioni già nel 1851 in un testo edito a Losanna che, però, non ebbe molta fortuna – ma nessuno ipotizza che egli non avesse mai visitato una cella di persona.

Potenza della propaganda!

fonte

https://www.eleaml.org/sud/zenone/zde_pontelandolfo_propaganda_che_viene_da_lontano.html

6 Comments

  1. ma non si puo continuare a capire perche già si sa. il diario di margolfo, ricordo che il 90 per cento della storia è costruita sui diari, basta e avanza, come la relazione ferrari, come lo schifo che prese a napoleone III e lo stessa cosa accadde in inghelterra. addirittura un gruppo rock milanese nel 1971, stormy six, ci fece conoscere i fatti prima ancora del diario. Concetta Biondi? la piazza e li. per molti anni vennero omessi verbali, dati e cancellate tante prove. ma la legge pica non basta per capire quello che stava accadendo?il mattino?ancora non capisco come ospita il blog di gigi di fiore.Manipolazione?ma chi può manipolare qualcosa siamo quattro gatti, rumosori e appassionati, ma sempre quattro siamo e pensare che abbiamo un potere cosi importante mi fa sorridere e se qualcuno sa qualcosa che noi non sappiamo ce lo facesse sapere ma credo che è solo fumo buttato ad arte per confondere le idee. continuate a seguirci e a seguire i nostri appuntamenti, grazie a tutti per l’attenzione perche è l’ultima risposta su questo argomento.
    articolo scritto da chi forse borbonico non è
    https://www.altaterradilavoro.com/guerra-ai-briganti-non-alle-mafie-una-politica-scellerata-e-disastrosa/

    claudio saltarelli pres. ass. id. alta terra di lavoro

  2. Il moderatore ha ragione, nessuno può prendere la parte della storia che gli fa comodo. La soluzione è semplice: in maniera chiara e trasparente si mettono a confronto gli storici. Ricordiamoci che la storia non è statica ma è dinamica altrimenti la categoria degli storici si sarebbe già estinta . Il confronto potrebbe anche essere fatto via internet .. Basta volerlo . Ma la ricerca della verità va
    fatta fino in fondo anche perche’IL MATTINO scrive che ” UN EPISODIO MINORE E’ DIVENTATO UN FATTO STORICO DA MANIPOLARE SECONDO IDEE E BISOGNI ” Chi ha manipolato il fatto? secondo quali bisogni ? Sarebbe bene mettere fine alla omertà e chiarire fatti e responsabilità’

  3. e vero ma i documenti o si prendono tutti o lasciamo perdere, troppo bello considerare quelli che ci piacciono. le stragi post unitari non si riescono più a raccontare per quante ne stanno uscendo fuori.

  4. La storia è quella scritta nei documenti che sono negli archivi e quindi più che logico quello che era valido anni fa non è più tale sulla base di quanto pubblicano gli studiosi. Tuttavia niente e nessuno impedisce che le varie tesi vengano messe a confronto in maniera chiara e trasparente. Sempre che ci sia la volontà di operare nella ricerca della verità e non si è mossi da altri interessi

  5. noi diamo spazio a tutti e approviamo il suo commento, peccato che si vuole contestare una verità storica che anche le pietre conoscono e che ha portato a far formulare scuse ufficiali da parte dello stato italiano attraverso giorgio napolitano e giuliano amato. fake storica? nessun commento e grazie per l’attenzione

  6. La vicenda di Pontelandolfo è una fake storica usata per finalità che sarebbe interessante scoprire. Il libro ” l’affaire Pontelandolfo ” segue quello di G. Desiderio ” Pontelandolfo 1861″ e dimostra che c’è stata una manipolazione della verità( Il Mattino )
    Le autorità politiche , Comunali , Provinciali ecc. , hanno l’OBBLIGO di fare chiarezza. Fino ad oggi sono state omertose,

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