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Che cosa ha da insegnarci la Rivoluzione Francese?

Posted by on Set 21, 2022

Che cosa ha da insegnarci la Rivoluzione Francese?

Trascrizione della lezione della storica Angela Pellicciari, trasmessa da RADIO MARIA il 17 giungo 2019.

L’ascolto di questa interessantissima e istruttiva lezione di storia, che prende in esame i risultati sociopolitici del periodo storico che viene definito “Civiltà dei lumi” o “illuminismo”, da cui scaturisce la Rivoluzione Francese, mi ha fatto ricordare un famoso passo scritto dal profeta Isaia molti secoli prima della venuta di Cristo.

Questo versetto dice: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce». Da chi sarebbe stata impersonata questa “grande Luce”? Dal Messia, che era atteso da tutto il popolo di Israele. “Ma quando quella Luce venne nel mondo – dice Giovanni nel prologo al suo Vangelo –, i suoi non l’hanno accolta”, o perlomeno una piccola parte del suo Popolo l’accolse e la diffuse tra i gentili (tra i pagani), tanto che si diffuse fino al punto da trasformare la civiltà politeista dell’Impero Romano, in quella che venne poi definita Civiltà cristiana”. Una civiltà che ebbe il suo massimo splendore nella parte centrale del Medio Evo.

Ma che cosa c’entra l’illuminismo e la Rivoluzione Francese, che da esso scaturì, con le epoche che lo precedettero? C’entra per il fatto che l’illuminismo avrebbe dovuto essere una reazione all’oscurantismo di quelli che esso definiva “i secoli bui del Medio Evo”. La prof. Pellicciari, in verità, considera una rivoluzione anche la Riforma Luterano-calvinista, dalla quale molti storici fanno derivare l’epoca dei lumi e la Rivoluzione Francese. Ma fu vera luce quella accesa dall’Illuminismo? Lo scopriremo leggendo quanto segue. Prima di terminare la mia presentazione, vorrei ricordare la famosa frase di George Orwell: “Chi controlla il passato, controlla il presente”. Il potere mondano, infatti, ha in odio la Verità.Ndt).

Buon giorno amici! Oggi, dopo due mesi, riprendiamo la storia della Chiesa e la storia dell’Europa guardando al suo sviluppo alla fine del Settecento. Nell’ultima chiacchierata che abbiamo fatto ho parlato, fra l’altro, della soppressione della Compagnia di Gesù (1773, mentre regnava papa Clemente XIV, papa Ganganelli). E vi ho letto anche come questa soppressione è stata vista dalla massoneria, leggendo alcune frasi di un massone italiano, uno storico siciliano che si chiama Giuseppe La Farina, in cui si manifestava l’allegria, la soddisfazione degli appartenenti al pensiero illuminato, per essere riusciti in questa opera, da loro ritenuta molto importante, di ottenere la soppressione della Compagnia. E specificava che: “Il fatto che il Pontefice si fosse piegato al diktat delle corti illuminate, delle corti dove regnava il cosiddetto “dispotismo illuminato aveva ottenuto il suo risultato”. Illuminato da che cosa? Dalla luce delle logge. Dalla luce del pensiero illuminato. Dalla luce della ragione. Il fatto che il papa si fosse piegato a questo diktat costituiva una vittoria enorme.

Papa Ganganelli, nella bolla che scrisse per sopprimere per sempre i Gesuiti, non prevedendo che Pio VI avrebbe, dopo il disastro causato dalla Rivoluzione Francese, richiamato a nuova vita la Compagnia di Gesù. Clemente XIV affermava che la Compagnia di Gesù veniva soppressa “in nome della pace”, sia all’interno della Chiesa, sia per la sicurezza dei popoli. Ma è evidente che così non era. È evidente che quest’atto così violento, compiuto da tutte le corti europee, a cominciare da quella portoghese col massone marchese di Pombal, che sopprime la Compagnia nel 1759; la campagna d’odio, di disprezzo, di diffamazione suscitata contro i membri della Compagnia di Gesù, chiaramente non era solo contro la Compagnia. Lo era perché la Compagnia di Gesù era il più influente tra gli ordini religiosi. Essa aveva le migliori scuole d’Europa, e pertanto, colpendo la Compagnia, si colpiva la testa della Chiesa!

Ma è del tutto evidente che non sarebbe sopraggiunta la pace dopo la soppressione della Compagnia, e che quest’odio satanico che si riversa contro i Gesuiti perché cristiani, perché cattolici, avrebbe poi continuato la sua opera distruttiva contro tutta l’organizzazione della Chiesa, contro tutti gli ordini religiosi, in definitiva, contro la Chiesa, perché l’obbiettivo satanico che sta dietro a questa celebrata forma di illuminismo (cioè di trionfo della ragione sulla superstizione – come se il cattolicesimo fosse superstizione– che avesse bisogno di essere illuminata dai principi della ragione; questa infamia, questa falsità totale, chiaramente è sfociata in quello che si chiama, e viene tuttora celebrata (e questo è veramente un mistero), Rivoluzione Francese.

Nel 1774 il papa sopprime la Compagnia di Gesù. Nel 1789 scoppia in Francia la Rivoluzione. A questo proposito dico subito che nella mia rubrica “La vera storia della Chiesa” io devo fare delle scelte, e ora scelgo di non trattare un altro fenomeno interessantissimo che succede qualche anno prima del 1789, in America. Perché in America c’è una rivoluzione che stacca le colonie americane dalla madre patria ingleseSi tratta di una rivoluzione che viene fatta – anche in questo caso -, in nome della libertà. Si, perché anche la Rivoluzione Francese è scoppiata in nome della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza, che è il trinomio esposto in tutte le logge. Bisogna dire che è curioso questo fenomeno, perché anche la Rivoluzione Americana è tutto un fenomeno interno alla vita delle logge massoniche! E allora i fratelli che sono negli Stati Uniti devono giustificare il perché della loro ribellione alla madre patria, che è anche la sede della Gran Loggia d’Inghilterra.

Perché si ribellano? Dicono che la ribellione è giustificata dal fatto che un despota: il Re d’Inghilterra, non è adatto a governare un popolo libero. Naturalmente libero secondo i principi della libera muratoria. E ci tengono a specificare, cito: “Che non mancheremo di riguardo rispetto a inostri fratelli britannici”. Allora, questo episodio che non finisce nel fiume di sangue che scorre in Francia, è un episodio comunque che sta tutto all’interno del pensiero illuminato.

Prima di proseguire – anche se lo vedremo più avanti -, cercherò di spiegare che cosa è successo durante la rivoluzione, quali sono i principi che sono stati alla base di questo periodo che si chiama Rivoluzione Francese, bisogna spiegare il pensiero filosofico di quanti hanno ispirato queste azioni, perché è molto importante. Allora, per esempio, c’è uno scritto che tutti citano, che tutti leggono, perché è uno scritto molto breve, leggibile da tutti, non solo da chi si interessa seriamente di filosofia. Mi riferisco a un testo di Immanuel Kant (1724 – 1804), scritto nel 1784. Questo testo si intitola: Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo? Molto interessante! Ecco, questo filosofo che è magnificato come uno dei più grandi filosofi della storia, anche se in realtà il pensiero di Kant è pieno di contraddizioni, ma di queste non si parla. Si dice che lui era un filosofo che cercava la pace perpetua. Infatti scrive un libro la cui tesi è la pace perpetua. Oppure per la religione che parte dai soli principi della ragione. Insomma, questo filosofo tanto magnificato scrive un testo che è chiaramente di propaganda. Si tratta di un articolo in risposta alla domanda su cos’è l’illuminismo.

Vediamo allora qual è la risposta di Kant, che non è l’ultimo dei pensatori. Allora lui, in questo brevissimo componimento, ha un bersaglio che non nomina mai, ma risulta evidente dalla lettura del testo. Questo bersaglio si chiama Chiesa cattolica. Perché? Perché la Chiesa cattolica è la chiesa fondata da Gesù Cristo, che non ha nessun bisogno di essere illuminata dai principi della ragione per cambiare le sue caratteristiche. Ma anche oggi c’è un terribile attacco modernista contro la Chiesa cattolica, attraverso il quale si vuole imporre che la chiesa cambi persino le sue regole morali, per esempio a proposito dell’omosessualità. E perché questo? Perché si dice che niente rimane fisso nella vita, ossia c’è sempre l’obiettivo dell’illuminismo, che è basato sul pregiudizio che la storia sia il trionfo del progresso. Che quindi si parta del meno per arrivare al più, a un più progressivo!

Così, seguendo questa utopia, che non è utopia, ma perversione della ragione, che è descritta benissimo nel terzo capitolo della Genesi, in cui si spiega perché Eva si ribella a Dio. Perché lo fa? Perché vuole, lei, essere Dio! Lei vuole decidere cos’è bene e male! Senonché questa sua pretesa di decidere cos’è bene e cos’è male, provoca il peccato, la sofferenza e la morte. È inevitabile che sia così, perché Dio è il Dio della vita! Certo, la vita non ce la siamo data noi. Ma, tornando al tema, durante questo tempo, che è il Settecento, si parte dal pregiudizio che non ha nulla di razionale, che stiamo andando dal più imperfetto verso il più perfetto, in una linea che va inesorabilmente verso l’alto. Una linea di progresso. Questo sarebbe l’illuminismo. “Visto che andiamo verso il progresso, nessuno deve andare contro di esso”. Questo è quello che dice Kant.

Vediamo allora qualche battuta di Kant per capire. E dice: «Una società di ecclesiastici(la Chiesa cattolica), non ha ildiritto di obbligarsi per giuramento a un certo simbolo immutabile”, perché legarsi con giuramento a un simbolo immutabile (per esempio al Decalogo, ai comandamenti di Cristo), sarebbe un crimine contro la natura umana che ha come vocazione il progresso. Quindi, questa società di ecclesiastici non ha diritto di esistere! Cito: “Concertarsi per mantenere in vita una costituzione religiosa immutabile, e con ciò arrestare per un certo periodo di tempo il cammino dell’umanità verso il suo miglioramento, non è assolutamente permesso!”. Il che vuol dire, dice Kant nel 1784, che non è assolutamente permessa l’esistenza della Chiesa cattolica, di una chiesa in cui le cose non cambiano. Ma non cambiano per il semplice motivo che la Chiesa è un’istituzione divina. Non è il frutto di una ragione, per quanto illuminata, che rimane pur sempre coi suoi limiti umani, ma è divina! Quindi, per esempio, il matrimonio è indissolubile! Perché? Perché questa è la volontà di Gesù.

Allora, implicitamente questo scritto di Kant anticipa quello che succederà nella Rivoluzione Francese, in cui, in effetti, non sarà assolutamente permessa l’esistenza della Chiesa cattolica. E l’odio satanico verso la Chiesa cattolica esploderà, giustificato da tanti “bei” pensatori, tipo Kant, che sono così bravi a ragionare! Sono così bravi, così pacifici, così desiderosi di tolleranza! Perché, paradossalmente è proprio in nome della tolleranza che si è così intolleranti verso la Chiesa cattolica! Questa è la contraddizione in termini insanabile: proprio in nome della tolleranza! (Possibile che non riusciamo a vedere il pericoloso collegamento con gli odierni “tolleranti” rappresentanti del pensiero unico dominante e del politicamente corretto? Ndt).

Adesso noi vediamo – prosegue la prof. Pellicciari -, come questo pensiero così progressista sia andato avanti. Adesso siamo arrivati al corpo, per cui non è assolutamente permesso che il corpo rimanga con le caratteristiche biologiche che ha ricevuto prima ancora della sua nascita: non sarà assolutamente permesso! Perché è evidente che, nella libertà, ciascuno può fare di questo corpo quello che vuole, perché «il sesso non è prodotto dalla natura, ma dalla cultura», già lo diceva chiaramente Simone de Bovoir. Questo per dire come nella storia – come diceva con grande lucidità ispirata Sant’Agostino -; diceva che “ci sono sempre due città in conflitto: la città dell’uomo e la città di Dio”, nel suo famoso “De civitate Dei”. E fino a che il mondo continuerà a esistere queste due città non potranno che combattere l’una contro l’altra. L’una cercando di soddisfare il desiderio della propria volontà (l’odierna autodeterminazione, autorealizzazione. Ndt), l’altra, invece, cercherà di attuare i desideri, la volontà di Dio.

Questo conflitto – come dicevo – durerà fino alla fine della storia, ed esiste anche dentro di noi questa lotta tra la volontà di Dio e la nostra. E chi è che ci mostra la volontà di Dio? Chiaramente i fatti, i fatti che ci succedono, da una parte, e il magistero della Chiesa dall’altra. (La caduta delle ideologie e dei totalitarismi umani che da esse sono stati plasmati, ci dicono che si trattava di false luci, di false verità, di false promesse. Così, dal buio causato da quelle false luci, può finalmente nascere nel cuore dell’uomo la ricerca e l’incontro con l’Unica Verità che salva! Ndt).

Cerchiamo allora di analizzare un pochino questo fenomeno incredibile, mostruoso, quale è stata la Rivoluzione Francese. Ed è ancor più mostruoso il vedere come a più di 200 anni di distanza si continui a magnificare questo episodio di cui adesso tratteggerò per sommi capi le caratteristiche. Allora, il primo documento che questi illuminati producono in quel 1979 è la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”. Questo, che potrebbe definirsi un testo fondamentale, che viene composto in nome dell’essere supremo che sarebbe Dio, ma non lo si può chiamare Dio. Con quale nome definisce Dio la Bibbia? Lo chiama Abba, Padre, Sposo. In Osea e nel Cantico dei Cantici Dio è lo Sposo. Quindi la Bibbia e la tradizione a cui apparteniamo caratterizza questo Dio. Non corrisponde a quella che potrebbe essere la dea Calì, o Zeus, eccetera, no, è un Dio che è padre.

Invece la Rivoluzione Francese si muove in nome dell’«essere supremo». Che cosa vuol dire? Già dall’inizio c’è un rigetto radicale della rivelazione, cioè dell’ingresso che Dio ha fatto per pietà nei nostri confronti, entrando nella storia. Si torna indietro, si parla di essere supremo. Così succede che, rifiutando la storia di Israele e tutta la Rivelazione, parla di un essere supremo e dei diritti naturali, inalienabili e sacri, dell’uomo, che sarebbero, come da articolo secondo della famosa Dichiarazione: “la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione”. Una meraviglia! Sono davvero meravigliosi questi principi!

Non ci aveva pensato la Rivelazione giudaico-cristiana a dettare questi meravigliosi principi? Evidentemente abbiamo avuto bisogno che qualche illuminato li definisse. Nell’articolo 3 della Dichiarazione si specifica che: “Nessun corpo o individuo può esercitare un’autorità che non emani espressamente da essa”. E questa essa, che cos’è? È la Nazione. Ma come, non esiste niente fuori della Nazione? «Ogni autorità viene da Dio», scrive San Paolo, non dalla Nazione, come detta la Dichiarazione!

Continuiamo. L’articolo 6: «La legge è l’espressione della volontà generale». Ecco qui viene introdotto un altro concetto, per spiegare il quale facciamo riferimento a un altro filosofo che non è Kant, ma Rousseau. Parlando di Rousseau siamo di attualità in Italia, perché c’è un movimento, il Movimento 5Stelle, che ha come suo punto di riferimento la Piattaforma Rousseau, cioè, che tira in campo questo pensatore le cui idee adesso esamineremo per capire bene chi sono i padri di questo Movimento.

Scrive Rousseau: «La legge è l’espressione della volontà generale»Poi c’è l’articolo 17 che dice che “la proprietà è inviolabile…”Vediamo un po’ cos’è questa storia della “volontà generale”. Allora prendiamo “Il Contratto Sociale” dove Rousseau nel 1762 scrive: «La volontà generale si propone l’interesse comune, ed è pertanto quella volontà che è o deve essere il vero motore del corpo sociale». Allora qua Rousseau e la Rivoluzione Francese considerano l’esistenza solo dell’individuo, della nazione, della volontà generale e dello Stato. Non c’è più niente fra l’individuo e lo Stato. Quindi tutti i corpi intermedi, siano essi famiglia, sindacati, partiti, confraternite, chiese, eccetera, tutti questi non esistono, perché esiste solo il cittadino, l’individuo, che entra nello Stato come membro di questa volontà generale.

Scrive ancora Rousseau partendo dal pensiero del giurista e filosofo Grozio, che vive in Olanda nella prima metà del Seicento, che aveva elaborato il concetto di Patto Sociale, cioè, secondo lui lo Stato è originato da un patto che i cittadini sottoscrivono. Grazie a questo patto l’autorità può essere soppressa se non rispetta le caratteristiche che tutti hanno firmato al momento dell’istituzione dello Stato col patto sociale. Quindi questa idea del patto sociale è un’idea molto fantasiosa. Bisogna dire che certamente la realtà non ha mai visto l’origine di uno Stato fondarsi su dei cittadini, su delle persone che firmano un patto.Questa semmai è la caratteristica delle Logge. Infatti nelle logge si entra facendo un patto con i “fratelli” di Loggia, a cui tutti sono tenuti.

Scrive Rousseau: «La volontà generale è il risultato del patto di unione tra uguali che produce l’alienazione totale di ciascun individuo con tutti i suoi diritti, alla comunità, dando così vita a un corpo morale e collettivo che riceve il suo io comune, la sua vita, la sua volontà, dal patto originario. Colui che osa prendere l’iniziativa di fondare una nazione deve sentirsi in grado di cambiare, per così dire, la natura umana». Eccoci qua. Siamo arrivati! Quindi possiamo dire che il patto sociale è una finzione. La volontà generale e l’io comune sono un’altra finzione filosofica e intellettuale a cui non corrisponde nulla! Perché vi invito: pensate un po’ a questo io comune! Dove sta questo corpo morale collettivo? È incarnato dalla volontà generale. Ma che cos’è questa volontà generale? Bisogna specificare, caro Rousseau! Forse questa volontà generale non è mai esistita!

E dice ancora: «Colui che osa prender l’iniziativa di fondare una nazione…»Questo è quello che faranno nel 1789 i Giacobini, i rivoluzionari francesi. Oseranno prendere l’iniziativa di fondare una nazione diversa dalla Francia che esisteva da 1500 anni! «Deve sentirsi in grado di cambiare, per così dire, la natura umana. Bisogna che egli tolga all’uomo le forze che gli sono proprie per dargliene altre che gli sono estranee». Allora, questo qualcuno che si muove in nome di una volontà generale che non esiste, essendo solo un’ipotesi astratta, sembra aver influenzato anche il Movimento 5Stelli, che si riconosce in questa filosofia.

Quindi la Rivoluzione si muoverà con determinazione feroce per rimuovere tutte le aspirazioni dell’uomo verso la vita eterna, tutte le sue convinzioni religiose, perché bisogna farne di nuove! Quelle non vanno bene! Quelle sono illusioni! Quelle sono falsità! Bisogna fargliele nuove! E questi “geni”, questi “uomini eroici” sono pronti q fare nuove tutte le cose! Io ho insistito su questo concetto del far nuove tutte le cose – prosegue la professoressa -, perché è molto importante. Perciò, come in Genesi 3 Eva vuole sostituirsi a Dio per decidere di diventare lei dio, e decidere lei cos’è bene e cos’è male, così questi gnostici – coloro che pretendono di conoscere, seguendo l’agire di Eva e quindi di Satana, questi vogliono fare nuove tutte le cose. E come mai?

Lo sappiamo chi è Satana? Era un angelo fra i più intelligenti che però si è pervertito volendosi mettere al posto di Dio. Ma, non essendo Dio, lui non è in grado di creare! Non è in grado di fare nuove tutte le cose! Questa frase la dice Giovanni nell’Apocalisse capitolo 21, versetto 5: «Ecco – dice solennemente Dio -, ecco, io faccio nuove tutte le cose». Nel senso che non ci sarà più la sofferenza, non ci sarà più la morte, non ci sarà più satana che ci potrà ingannare! Saremo liberi, veramente liberi! Noi siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, che è amore, così la nostra natura di amore potrà prodursi in tutta la sua meravigliosa allegria e anche forza, come diceva la lettura di ieri ricordando il libro della Sapienza. «Lo Spirito gioiva, giocava, prima della creazione del mondo con gli uomini!

Allora i Giacobini, scimmiottando questo desiderio di fondare una nazione cambiando tutto, facendo nuove tutte le cose, porta – come scrive Rousseau nel suo Contratto sociale – porta a, scrive lui: «Tutti ugualmente hanno bisogno di una guida. Tutti ugualmente». Quindi, perché il Patto sociale non sia una vana formula: «Chiunque rifiuterà di obbedire alla volontà generale, vi sarà costretto da tutto il corpo. Ciò non significherà altro che lo si obbligherà a essere libero». Bellissimo concetto! (Come vediamo, anche qui c’è una satanica scimmiottatura di quanto detto da Giovanni 8, 11 – 12: «Se rimarrete fedeli alla mia parola sarete davvero miei discepoliConoscerete la Verità, e la verità vi farà liberi». Come facciamo a non capire – dati i sanguinosi fallimenti delle promesse rivoluzionarie di libertà – che quelle ci portano invece a nuove schiavitù e a nuovi totalitarismi? Ndt).

Allora, Rousseau da una parte, e Kant dall’altra, e in mezzo gli illuminati, nonché il pensiero di tutte le Logge, danno vita, in nome della libertà, dell’uguaglianza e della fratellanza – il trinomio massonico -, ad una società disumana in cui pochi individui sconvolgono la vita sociale, politica, economica e religiosa della nazione, nell’intento di fare nuove e migliori tutte le cose. Nell’intento di realizzare quel progresso che è il mito da cui parte l’uso della ragione degli illuminati.

Ora, che questo principio, che è in azione dall’inizio della Rivoluzione Francese, dall’89, non avrebbe potuto che portare disastri, che questa realtà avrebbe portato al terrore, cioè al fiume di sangue, lo scrive dall’inizio Edmund Burke, un inglese che, proprio a partire dall’analisi di questa Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino con la sua società muova, reinventata dall’autonomia degli individui, dall’inizio Burke è in grado di predire quale sarà il futuro della Rivoluzione Francese, dicendo: «Un popolo che non ha un passato, un popolo che vuol creare da zero una nuova nazione, ha un’idea assurda! È un’impresa disperata che non potrà che sfociare verso una violenza disumana». E così è stato.

Insomma, il tentativo da parte dei rivoluzionari, che siano Giacobini o Comunisti, di salvare i sacrosanti principi – a loro modo di vedere -, della Rivoluzione, farà sì che staccheranno – per quello che riguarda la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione Comunista – l’inizio dalla fine; cioè diranno: “Stalin sì che è stato terribile, ma Lenin e Trockij erano bravi! Ma questa è una calunnia, come è una calunnia che il terrore, per arrivare deve cambiare totalmente i principi così buoni, così giusti, della Rivoluzione Francese.

Come dice Burke: «dall’inizio», perché chi ha un minimo di equilibrio intellettuale, lo vede, è già scritto il futuro di questa Rivoluzione! Allora, tutti i principi dichiarati inviolabili dalla Rivoluzione nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo, tutti, sono sistematicamente violati. Per avvalorare quanto detto, ecco che già dal 1789 tutti i beni della Chiesa sono espropriati e messi a disposizione di questo nuovo soggetto totalitario che si chiama nazione, che coincide con la volontà di coloro che si sono impadroniti del potere. Bisogna tener presente che la chiesa francese era molto ricca; era una chiesa carica di storia in cui, non solo le decime, ma le donazioni fatte da ogni categoria sociale, dai poveri alla nobiltà, avevano arricchito il patrimonio della chiesa. Ecco, tutti questi beni vengono rubati alla Chiesa, sempre in nome, naturalmente, della libertà e del rispetto della proprietà.

Nel 1790 vengono soppressi tutti gli ordini religiosi. Evidentemente l’attacco ai Gesuiti, come dicevo all’inizio, non era che il primo passo di questa mannaia che cadrà sulla Chiesa immediatamente dopo. Nello stesso anno viene emanata la Costituzione civile del clero. Che cosa si vuole con questa Costituzione? Si vuole la fine della Chiesa cattolica perché la Chiesa diventi un doppione dello Stato. Deve diventare lo Stato la vera testa della Francia, e tutto quello che non è Stato deve equipararsi ad esso. Così la chiesa verrà ad avere tante diocesi quanti sono i dipartimenti, cioè 83. Ma le diocesi erano 134. Tutte le cariche religiose diventano elettive, ma chi elegge queste autorità ecclesiastiche? Vengono elette dagli stessi membri dell’Assemblea di Dipartimento, che non sono tutti cattolici: ci sono gli atei, i massoni, i protestanti, eccetera.

La Costituzione abolisce per legge la funzione del papato, perché: «È vietato a tutte le chiese e parrocchie della Francia e a tutti i cittadini francesi di riconoscere in qualsiasi caso, sotto qualsiasi pretesto, l’autorità di un vescovo ordinario, metropolita, la cui sede si trovi nel territorio di una potenza straniera». Chi sia questo vescovo lo capisce chiunque: si tratta del Papa, che risiede nello Stato Pontificio. Ovviamente non si ha ancora il coraggio di nominare le cose col proprio nome.

Poi, sempre questa Costituzione civile del clero abolisce l’autorità dei vescovi, i quali sono obbligati a tener conto del parere dei loro collaboratori, per questo tutti i chierici e i consacrati erano costretti a giurare su un documento che dichiarava la fine della Chiesa cattolica, apostolica e romana. Dal 1790 il clero francese si divide in costituzionale e refrattario. Costituzionale è il clero che giura secondo la volontà generale espressa così bene dai giacobini al potere. E che cosa succede a coloro che si rifiutano di giurare un documento tanto limpido, rispettoso, pieno di progresso civile e luce della ragione? Beh, questi, come diceva Kant, non possono esistere. infatti, questi vengono incarcerati, deportati e uccisi. Si scatena proprio una persecuzione terribile contro il clero refrattario.

Pio VI, il papa a cui è toccato di vivere questi anni terribili, nel 1791 condanna la Costituzione, e questo porta a delle conseguenze, perché il Re del momento, Luigi XVI, rifiuta di prendere la Comunione dalle mani dei preti costituzionali. E il Re, a questo punto capisce che la situazione è radicalmente cambiata, che ha di fronte una nazione che si esprime attraverso dei rivoluzionari sanguinari che odiano, non solo la monarchia, ma anche la Chiesa cattolica e quindi la Francia. A quel punto pensa di fuggire, ma, come sapete, la fuga viene scoperta, il Re viene arrestato e imprigionato assieme alla moglie Giuseppina.

Intanto le disposizioni prese da questo Governo illuminato sono talmente sagaci, talmente intelligenti e talmente giuste che in Francia si comincia a fare la fame. Si comincia a fare la fame perché la Francia è governata da questo gruppo di scellerati che tutto cercavano, fuorché la libertà, la fratellanza e l’uguaglianza. Si trattava di uomini assetati di potere. (La stessa fame che provarono i russi, specialmente gli ucraini a causa dei “meravigliosi” piani quinquennali dettati dagli ideologi del comunismo. Ndt). Gli uomini al potere portano quindi la Francia a una crisi economica spaventosa. Che cosa fanno i rivoluzionari per rimediare alla crisi? Decidono di esportare le meraviglie della Rivoluzione negli altri stati, invadendoli sempre in nome della libertà. Li invadiamo e facciamo ricorso alle loro ricchezze per ripianare il nostro bilancio.

E infatti il Ministro degli Esteri, il generale Dumourrier, scrive al marchese de La Fayette che sta entrando con un’armata rivoluzionaria in Belgio, e gli dice: «Non pensate più a ciò che vi manca. Entrate in una terra promessa!». E questo accadrà per tutte le nazioni, compresa l’Italia – che mano a mano verranno invase dalla Rivoluzione. Questo verrà fatto per rubare alle nazioni la loro ricchezza e ripianare i conti dello Stato.

Ma c’è una zona nella parte occidentale della Francia, la Vandea, che resiste a questa “volontà generale” così illuminata, espressa nella Costituzione civile del clero, che protegge i preti refrattari. Questo, per i rivoluzionari che guidano la Francia è un problema. Come si fa? Per esempio uno storico famoso, uno storico liberale, Jules Michelet; ecco, questo storico molto libero che ha scritto “Una storia della Rivoluzione Francese” così scrive chiedendosi come mai il popolo vandeano si ribelli a questo nuovo ordine delle cose che regnava così bene negli stati che la Francia stava conquistando. Nei primi anni dell’Ottocento Michelet scrive: «Scoppia nell’Ovest la guerra empia dei preti. Ci imbattiamo in un popolo sì stranamente cieco e sì bizzarramente sviato, che si arma contro la Rivoluzione, sua madre!». Michelet afferma che la Rivoluzione è la madre della nazione francese! Come fanno i vandeani a ribellarsi contro la loro madre. Pensate il ragionamento di quest’uomo che scambia per realtà la fantasia di onnipotenza di alcuni giacobini che avevano governato durante questo periodo scellerato. Da questo momento, infatti, cominciano a definirsi briganti quelli che si armano contro la madre. Anche in Italia meridionale ci saranno i “briganti” quando questi poveri contadini combatteranno contro tutte le angherie, ingiustizie, ingiustizie e crudeltà che l’esercito Sabaudo invasore imporrà ai cittadini del meridione italiano. Ma i primi che sono stati chiamati briganti dalla storiografia illuminata, sono stati i vandeani.

Allora, dovendo affrontare un popolo così folle, così perverso, che si ribella contro la madre, si sono chiesti, cosa facciamo? Perché l’obiettivo era quello di estirpare – come nel caso dei Gesuiti -, bisognava estirpare tanta perversione! Non avevano dubbi: bisognava proprio sterminare i Vandeani. Questo infatti, che avviene in Vandea, diventerà il primo genocidio dell’epoca moderna. Bisognava sterminarli con tutta una serie di invenzioni messe in atto e con la minor spesa possibile. In alcuni casi li hanno chiusi dentro le chiese per poi bombardarle, così che coloro che vi erano dentro morissero. In altri casi hanno prima denudato i rei, li hanno posti legati su una zattera galleggiante sul fiume, per poi farla affondare. Ma questo è solo uno dei modi per sterminare, da loro inventati. Sterminarli a uno a uno con un colpo di fucile sarebbe stato troppo dispendioso e troppo lungo. Ecco, per fare un parallelo, quello che hanno fatto i Giacobini è stato poi messo in atto anche dai nazisti e dai comunisti.

Nel 1793 vengono ghigliottinati il re e la regina. A questo unto voglio citare un’affermazione fatta da Louis Blanc (1811 – 1882), un socialista francese che scrive anche lui ”Una storia della Rivoluzione Francese”. Luigi XVI, che è la persona che smette di ricevere la comunione dai preti costituzionali. Ma Luigi XVI si era iscritto alla massoneria. Ecco, noi ci siamo chiesti come mai tanti monarchi hanno aderito alle idee libero-muratorie? Com’è possibile che Luigi XVI, pur aderendo alla massoneria, finisse poi sul patibolo?

Ci dà la risposta proprio Louis Blanc nella sua “Storia della Rivoluzione Francese. E lo spiega così: «Grazie all’abilità dell’istituzione, la massoneria seppe conquistarsi, fra principi e nobili più protettori che nemici». Per esempio, Luigi XVI era più protettore che nemico. «Dal momento che l’esistenza degli alti gradi era loro scrupolosamente celata, tutto quello che sapevano della massoneria era cosa che si poteva mostrare senza pericolo. Non avevano di che preoccuparsi dal momento che li si faceva restare ai gradi inferiori, dove la verità delle dottrine non traspariva che confusamente attraverso l’allegoria, e dove molti non vedevano che l’occasione di divertimento, dei banchetti; in poche parole, una commedia dell’uguaglianza! Ma in faccende come questa, la commedia diventa dramma! E successe per una giusta e appropriata decisione della provvidenza, (ovviamente non la Provvidenza divina, ma libero muratoria),successe che coloro che con più superbia disprezzano il popolo, (il riferimento è ai re, anche se non tutti), furono condotti a coprire col loro nome, a servire ciecamente con la loro influenza le imprese che si stavano preparando, dirette contro di loro». Qui Louis Blanc tratteggia un quadro molto chiaro e lucido su quello che succede con l’adesione dei principi alla massoneria. Succede che coprono con il loro nome le imprese di quelli che stanno dirigendosi contro di loro. Questo è il dramma dell’inganno diabolico in cui tanti cadono.

Ora è il momento di fare un bilancio, perché nel 93, in pieno terrore, vengono ghigliottinati Luigi XVI e la moglie Maria Antonietta d’Asburgo, la cui famiglia, pure essa, aveva aderito alla massoneria. Nell’epoca del terrore viene messo in atto lo sterminio del popolo vandeano (Che era stato evangelizzato da San Luigi Maria de Monfort (1673 – 1716), colui che scrisse il famoso “Trattato sulla vera devozione a Maria”. Ndt). Il culto cattolico è abolito per legge – prosegue la Pellicciari -, non si può essere cattolici. Questo è il risultato della “tolleranza” delle logge.

Siamo arrivati al punto: adesso si parla con chiarezza: La millenaria vita religiosa della Francia è abolita, banditi i nomi dei santi, non si può battezzare i bambini coi nomi dei santi; cambiato il nome dei mesi e dei giorni. Questi fanno nuove tutte le cose! Una vera follia! Viene riscritto il calendario. Notre-Dame, la cattedrale di Parigi, viene nominata Tempio della Ragione. E la Ragione viene impersonata da una prostituta vestita di rosso. E poi, in nome della libertà, che cosa inventano ancora questi Giacobini? La stessa cosa che faranno due secoli dopo i comunisti. Impongono un passaporto interno. Non si può girare liberamente per la Francia. È assolutamente proibito! E bisogna avere un passaporto rilasciato dal Comitato civico rivoluzionario anche per spostarsi da Parigi a Lione o a Grenoble, eccetera. Per acquistare beni e servizi bisogna avere una tessera rilasciata sempre dai Comitati rivoluzionari. Quindi immaginate, in tutta questa follia viene attuata anche una legge contro i sospetti. Questo permetteva di eliminare la lungaggine dei processi, e quindi bastava un sospetto per essere ammazzati.

A questo punto faccio un po’ di pubblicità. La Casa editrice Fede & Cultura ha pubblicato recentemente un libro di Jules Verne (1828 – 1905), uno scrittore cattolico di cui ricordiamo “Ventimila leghe sotto i mari”, ma ha scritto anche un libretto che ha per titolo “Il conte di Chanteleine”, in cui racconta cosa succede in Vandea. Pensate. Ma nessuno di questo sa niente. È un’opera meritoria, che Fede & Cultura del mio amico Giovanni Zenone, ha voluto ristampare. Vi invito a leggerlo! In questo suo scritto, Verne ricorda in che cosa consisteva questa legge contro i sospetti. Chi erano i sospetti? Articolo 1: «Coloro che, sia con la loro condotta, sia con le loro relazioni, con parole o con scritti, si sono mostrati artigiani della tirannia, del federalismo e nemici della libertà». Cioè coloro che dicevano che, invece della libertà e del progresso, trionfavano satana, l’orrore e la tirannia, quelli erano sospetti e dovevano essere uccisi senza pensarci! Anche quelli che avevano relazioni nobiliari o con altri sospetti, si meritavano la ghigliottina.

L’articolo 3: «Coloro a cui sono stati rifiutati i certificati di civismo, sono sospetti». Ma chi lo dà il certificato di civismo? Sempre loro! Articolo 5: «Coloro, fra gli ex nobili – comprese le madri, i padri, le sorelle e fratelli o i figli – e gli agenti di emigrati che non hanno manifestato costantemente il loro attaccamento alla Rivoluzione»(Fortunatamente contro coloro che si oppongono all’odierna dittatura del Pensiero unico e del politicamente corretto non si usano questi metodi brutali – almeno per il momento -, ma si usa il metodo della denigrazione e dell’emarginazione dal mondo che “conta”. Ndt).

Allora, quest’epoca terribile e sanguinosa porta a compimento quell’inizio, che non era affatto luminoso, della Rivoluzione Francese, che si conclude con l’esecuzione di Robespierre nel 1794. Dopo questa esecuzione, in cui tutti i principali rivoluzionari vengono a loro volta ammazzati (sappiamo dalle parole di Gesù che “chi di spada ferisce, di spada perisce”, quindi gli artefici di questo orrore vengono a loro volta giustiziati. /Cose che poi si sono ripetute anche nella dittatura comunista e nazista. Ndt).

Dopo questi fatti ci sarà il Direttorio e poi Napoleone. Ora, per un bilancio, che io ho tolto da un libro di Padre Giacomo Margotti – di cui parlerò quando tratterò il Risorgimento -. Margotti scrive: «In poco tempo scompaiono dalla Francia 50mila fra chiese e cappelle. Monumenti di singolare bellezza vengono distrutti perché non resti di loro nessuna memoria. Abbattute 12mila, fra badie, conventi, abazie, priorati. 20mila castelli saccheggiati e incendiati». (Assistiamo anche oggi purtroppo – pur con proporzioni diverse in vari stati europei -, alla stessa barbarie, allo stesso disprezzo per le cose sacre, belle e artistiche, messe in atto dagli eredi della barbarie giacobina. Ndt).

Ino dei grandi monumenti storici che i giacobini tentano di abbattere è l’Abbazia di Cluny. Ma guardate che distruggere un edificio in tempi in cui non c’era la dinamite, comporta un lavoro enorme e un tempo lunghissimo. Io vado a insegnare a Tolone e Marsiglia e lì vicino c’è la Sainte Bome, che è la grotta dove Santa Maria Maddalena ha vissuto per 30 anni. Lì vicino c’è una cittadina con una grandissima e bellissima cattedrale, Saint Maximin, questo San Massimino – se uno ha letto la Valtorta – era plenipotenziario della Casa di Nazareth. Massimino con Marta e Maria di Magdala, dovendo fuggire dalla Galilea dove li vogliono morti, finiscono in Francia, in Provenza. Allora, sia la Sainte Bome, questa grotta dove era stata Maddalena, sia la chiesa di San Massimino erano oggetto di grandissima venerazione, anche perché nella chiesa di San Massimino sono sepolti, non solo Massimino, ma anche Maria. E il busto di Maria si vede ancora, e dalle ossa del viso di può intravedere la bellezza di Maria.

Bene, un po’ più di decina di anni fa ho visitato San Massimino- una meravigliosa, grandissima cattedrale che si vede da molto lontano. Allora, si arriva lì davanti e si vede che la facciata principale è stata smantellata pietra per pietra e statua per statua. Qui si possono notare i risultati dell’odio anticattolico, ma non doveva rimanere niente della Francia cattolica! Tutto doveva essere dimenticato! In quel tempo, visitando la chiesa, notai dei pannelli di plastica che spiegavano la storia di questa chiesa. E, per giustificare come mai questa meravigliosa chiesa fosse stata privata di tutta la sua facciata, su questi cartelli era scritto che tutto ciò era stato fatto “pour airer la place”, per dare aria alla piazza. Questo 10 anni fa. Poi ci sono tornata munita di macchina fotografica per riprendere questa indecenza. Ma, per decenza, erano stati rimossi. Certo, fino a 10 anni fa, quella scritta era una dimostrazione delle menzogne raccontate fino ad allora contro la Francia cattolica e a favore della Francia rivoluzionaria, tutte queste calunnie erano rese chiare, non solo nella parete mancante della chiesa di San Massimin diventata pelle e ossa, ma in quella giustificazione scritta su quei cartelloni.

Bisogna dire che a questa disfatta hanno concorso anche dei prelati che hanno tradito, tra tutti il vescovo Taillerand, che diventa rivoluzionario, e poi cambierà in napoleonico, ma comunque… tanti hanno tradito, ma tantissimi hanno subito il martirio sapendo che lo avrebbero subito offrendosi come agnelli sgozzati, sull’esempio di Gesù che ha espiato i nostri peccati sulla Croce.

Adesso voglio raccontare un episodio che è diventato famoso, anche perché poi Bernanos, per ricordare questo fatto ha scritto “Il dialogo delle carmelitane”, un’opera teatrale molto famosa divenuta anche un film. 16 monache carmelitane. E queste monache, in nome della libertà, sono state rapite dal loro convento dai giacobini, e hanno fatto loro anche il processo perché volevano trovare le prove che quelle povere disgraziate erano state rinchiuse lì per chissà quale volontà della Priora o dei familiari che volevano liberarsi di quelle povere donne schiavizzate; non potevano mai uscire. Allora arrivano questi “liberatori” e scrivono gli interrogatori fatti ad ognuna. Questo lo fanno per far vedere che loro agiscono in nome della libertà e della giustizia.

Ma, prima che questi “liberatori” arrivassero nel monastero di Compiegn, tutte le priore dei monasteri carmelitani di Francia avevano scritto una lettera all’Assemblea Nazionale in cui dicevano: «Alla base dei nostri voti c’è la libertà più grande. Nelle nostre case regna la più perfetta uguaglianza. Noi qui non conosciamo né ricchi, né nobili. Nel mondo si ama dire che i monasteri rinchiudono vittime consumate lentamente dai rimorsi, ma noi confessiamo davanti a Dio che se c’è sulla terra la felicità, noi siamo felici». Questa è l’eroica confessione delle priore di tutti i monasteri carmelitani di Francia. Quando nel monastero arrivano i “liberatori” e interrogano singolarmente le 16 monache, e lo fanno perché temono che vi sia una influenza della priora che chissà come le schiavizza, tutte rispondono che vogliono continuare a vivere e morire nel loro monastero.

Però, i giacobini, in nome della libertà pensano che la libertà delle monache non può essere tollerata. Per questo si sentono i liberatori che liberano dagli ordini religiosi, che liberano dalle chiese! Per questo non possono accettare che qualche monaca riesca a rimanere nei propri conventi in nome della libertà che gli viene dalla sua fede! Per questo vengono portate a Parigi e alla fine vengono tutte e 16 decapitate con la ghigliottina. A questo punto vi leggo un particolare. «Mentre sono trascinate sui carri che le conducono alla ghigliottina, lungo tutto il percorso le monache pregano cantando salmi e inni. Arrivate ai piedi del patibolo intonano il “Veni Creator Spiritus”. Vieni Spirito Creatore, rinnova i voti monastici! E poi, una dopo l’altra, in pace, dopo aver chiesto alla superiora il permesso di morire, salgono i gradini che salgono verso la ghigliottina, in modo che tutti possano assistere al macabro spettacolo. “Laudate Dominum omnes gentes! È il salmo 116 che sale col loro canto, che le accompagna all’incontro con Dio». Una morte eroica, commovente, piena di dignità, che la ragione illuminata non ha categorie per comprendere e spiegare!

Detto tutto ciò c’è da interrogarsi sul come mai ancora oggi in tutti i libri si salti questo fenomeno così macabro. Il regno della morte che trionfa durante la Rivoluzione Francese viene scambiato per regno della vita. D’altronde, se pensiamo che la nostra società è caratterizzata dall’uccisione di milioni di bambini innocenti nel ventre delle loro madri, e adesso abbiamo la legge sull’eutanasia che ci libera dalla vita, vuol dire che anche le nostre orgogliose democrazie sono contaminate dalla cultura di morte. Ma è evidente! Per chi sta dalla parte di satana, arriva il regno della morte e dell’inganno. Ma l’aspetto curioso è, come mai, di fronte a questi fatti tanto terribili si possa ancor oggi continuare a parlare bene della Rivoluzione Francese. Questo è un interrogativo che, amici che ascoltate (o che leggete), dovete porvi! Ognuno di voi deve rispondere!

Giovanni Paolo II, nelle tante lettere che ha scritto ha ricordato più volte al Parlamento italiano, ma anche più volte all’Europa che: «Si è visto nella storia il frutto di chi ha rinnegato Dio». Perché chi rinnega Dio, rinnega evidentemente anche l’uomo. Se l’uomo è tanto libero da ergersi, nella sua satanica volontà, contro Dio, figurarsi se non farà dell’uomo tutto quello che gli verrà in mente di fare! Perché la dignità dell’uomo è legata all’essere fatto a immagine e somiglianza di Dio. Quando questa meravigliosa rivelazione viene sottratta alle popolazioni, queste popolazioni non hanno più una difesa, non hanno più chi le difenda! Perché la difesa ultima dell’uomo è proprio in Dio; è nella volontà divina! E ancora Giovanni Paolo II non faceva che ripeterlo per metterci sull’avviso. «Attenti a come vi muovete! Se non capite che dovete rifiutare una società che rigetta Dio, vi dico nel vostro interesse che sarete condannati a ripetere sempre le stesse cose!». Per grazia la Chiesa è fatta anche di martiri, di coloro che difendono fino al sangue la Verità del Vangelo e la speranza che offre il Vangelo!

Questi poveri giacobini hanno diffuso, non solo la morte, ma la disperazione! Ecco, noi, per grazia di Dio, abbiamo conservato in Italia una radice – non so per quanto tempo sopravvivrà -, una radice che sa che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, e che la storia della nostra nazione, con tutte le sue meravigliose città, una più bella dell’altra, con monumenti di grande bellezza, scaturiti dalla fede, per questo sa che cos’è la verità! Dobbiamo pregare Dio che coloro che si riconciliano con Lui siano un numero sempre maggiore, in modo che Dio non sia costretto a punirci.

Beh, ho finito. Buona giornata. Ci risentiamo, se Dio vuole, a settembre.

Trascrizione di Claudio Forti

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