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29.12.1945: La “battaglia” di Monte San Mauro IV

Posted by on Ott 29, 2022

29.12.1945: La “battaglia” di Monte San Mauro IV

A meno di venti chilometri da Niscemi, in territorio di Caltagirone, sorge una località chiamata Monte San Mauro, ma per i Niscemesi è sempre stata “a muntagna ri san Moru”.

E’ un sito archeologico di notevole rilievo, risalente all’età del bronzo. Gli archeologi hanno ipotizzato che in passato vi fosse un’acropoli e una residenza principesca, poi riutilizzata dai Greci.

A Niscemi gli anziani raccontano una leggenda secondo la quale in quella località vi sarebbe una serie di gallerie sotterranee piene di tesori, ma chiunque vi entra e prende qualcosa di prezioso non riesce più a trovare l’uscita. Ma Monte San Mauro è noto perché fu lì che si concluse l’epopea militare dell’EVIS, con la cattura del capo Concetto Gallo.

Ma perché proprio a Caltagirone? Anche qui vi è una storia “ufficiale” e le versioni che si raccontano, che differiscono dalla narrazione canonica. Per comprendere cosa accadde e perché accadde proprio in quel luogo bisogna fare un passo indietro e tornare al momento dell’uccisione del capo militare Antonio Canepa (17 giugno 1945).

I vertici militari temettero una reazione da parte degli Indipendentisti e non solo rinforzarono le guarnigioni che davano la caccia ai Separatisti, ma misero su una rete di collaborazionisti nel tentativo di stanarli.

Ma anche il fronte opposto aveva i suoi 007, per cui vennero avvisati che il campo di Cesarò, che era la base dell’EVIS, era stato scoperto e furono costretti a migrare in fretta e furia in altro posto. Questo venne individuato proprio a San Mauro, dove la moglie  di Concetto Gallo (Gueli Adriana) possedeva dei terreni.

Comunque sia, il 27 dicembre del 1945 alcuni informatori riferirono che il campo-base si trovava proprio in quella località del Calatino e una superficiale ricognizione in incognito confermò la veridicità della notizia: per l’esattezza Monte Moschitta, sud-ovest di Caltagirone, quota 530 metri (così si legge nelle carte dei militari).

Il numero dei separatisti si aggirava sulla sessantina (ma questo si verrà a sapere dopo) tuttavia il ”boccone” era prelibato perché c’era pure quel Concetto Gallo che aveva preso il posto di Antonio Canepa, il mitico Mario Turri; ed era tanta la devozione verso il defunto comandante che Gallo volle prendere il nome di battaglia di Secondo Turri. La nomina di Gallo fu fatta per acclamazione il 1 luglio del 1945: aveva appena 32 anni. E così il 29 dicembre di quell’anno iniziarono le operazioni militari con la creazione di due colonne: una (formata da 100 fanti, 200 carabinieri e due carri armati) che partendo da Catania avrebbe tentato direttamente l’assalto e l’altra formata da 200 carabinieri, proveniente da Siracusa, col compito di sbarrare l’eventuale fuga.

Concetto Gallo, come un vero capo militare, arringava spesso i suoi uomini; in un’occasione ebbe a rassicurarli dicendo loro che nel caso di cattura da parte del “nemico” i combattenti sarebbero stati trattati secondo le convenzioni internazionali in quanto i guerriglieri del GRIS erano accreditati come belligeranti.

IL GRIS (Gioventù rivoluzionaria per l’Indipendenza della Sicilia) non era altro che il nome dato all’esercito indipendentista (EVIS) dopo la morte di Canepa. Sostanzialmente ne era la prosecuzione, per cui i due termini sono da ritenersi indicanti lo stesso organismo.

Secondo quello che scrisse l’Unità alla vigilia del processo a Concetto Gallo (11 luglio 1950) fu proprio Salvatore Giuliano che qualche ora dopo l’assalto alla caserma di Bellolampo (26.12.1945) inviò un corriere a cavallo con una missiva da consegnare al Gallo, con la quale lo stesso veniva avvertito che da lì a qualche giorno l’esercito italiano sarebbe intervenuto in massa a Monte San Mauro. La missiva sarebbe stata sequestrata al capo dell’EVIS. Anni dopo il niscemese Giacomo Balistreri rievocherà quei tempi in una interventista alla Rai (al minuto7

La battaglia fu molto cruenta e furono tanti i colpi sparati che si esaurirono le munizioni, per cui il conflitto riprese l’indomani, dopo l’arrivo dei rifornimenti (che prudentemente erano stati stipati in un presidio a Caltagirone).

L’azione bellica ebbe fine intorno a mezzogiorno del giorno dopo. Al termine gli Indipendentisti catturati furono appena quattro (compreso il capo), vennero sequestrati sei mitragliatrici, 3000 cartucce, alcuni fucili e moschetti, una Fiat 1100 e alcuni capi di bestiami ritenuti oggetto di furto.

Sul campo rimase ucciso un appuntato dei carabinieri (Giovanni Cappello di Santa Croce Camerina) e quattro militari vennero feriti: il sottotenente di fanteria Giovanni Corcione, il vicebrigadiere dei carabinieri Maugeri e i fanti Giuseppe Corallo e Giuseppe Privitera. Secondo la versione dei Separatisti, ad uccidere il milite fu un proiettile sparato dagli stessi carabinieri.

Tra gli evisti perse la vita tale Emanuele Diliberto di Palermo e cinque rimasero feriti. Tra essi due banditi niscemesi. Perì anche un contadino (tale Cataudella) che cavalcava una giumenta bianca, forse scambiato per Gallo, che aveva un animale simile. Il bilancio finale si presentava tuttavia molto magro per lo Stato.

Vero è che il capo militare era stato catturato, ma era pur vero che il grosso degli evisti (e dei banditi) era riuscito a fuggire. E fra questi – si legge nel rapporto – tutti gli appartenenti alla banda dei niscemesi!

Anche le cifre appaiono impietose: da un lato 500 militari “professionisti” comandati da ben tre generali (Concetto Gallo scriverà nelle sue memorie che i generali erano cinque) contro meno di sessanta “irregolari”! Al momento dell’interrogatorio Gallo fece delle parziali ammissioni, ma si rifiutò di rivelare particolari compromettenti.

Ammise di essere il capo e che obbediva a un comando supremo, senza aggiungere alcun dettaglio, escludendo sdegnosamente che gli assalti alle caserme del Palermitano fossero riferibili ai separatisti e che la presenza dei briganti nel campo era solo occasionale e fortuita.

Quanto al finanziamento delle “truppe”, rispose che i proventi derivavano da donazioni spontanee e da “requisizioni” che egli stesso ordinava.

L’organizzazione della vita all’interno del campo è stata descritta da diversi partecipanti: il capo era Gallo, che si faceva chiamare comandante e il suo vice – che aveva il grado di tenente –  era quel Nino Velis che poi prenderà il suo posto.

Tutto il campo era attorniato da posti di controllo armati di mitragliatrici e 24 ore su 24 vi era una pattuglia di ispezione.

Alle dirette dipendenze di Gallo e Velis vi erano dei “sergenti” e sotto ancora dei “caporali”. Quando venne interrogato il Gallo – probabilmente per darsi più importanza – affermò che il suo “esercito” era composto da varie brigate di cento uomini ciascuna e che ogni brigata comprendeva dieci squadre.

Nonostante le precauzioni prese, qualche estraneo sconfinava nel campo. In questo caso era stato predisposto un protocollo alquanto singolare: temendo che potesse trattarsi di infiltrati o carabinieri in incognito, chi veniva colto nei paraggi doveva essere catturato, bendato e condotto al cospetto del comandante.

Durante il percorso – e qui sta la singolarità – gli evisti dovevano confabulare fra loro, ma facendosi sentire dai catturati, evocando carri armati, pezzi di artiglieria e altri particolari non veritieri, al fine di portare all’esterno un’immagine molto più potente di quell’”esercito”.

Si apprese pure che qualcuno in piena notte “disertò” e per questo fu inseguito, temendo una delazione. Si seppero anche i nomi: Umberto Camuri, Francesco Paolo Ghersi e Umberto Siracusano.

Altro stratagemma da usare in caso di battaglia (cosa che poi avvenne) era quello di spostare in continuazione le armi a ripetizione, al fine di dare la sensazione che esse fossero di gran lunga superiori a quelle effettive. Questa tattica in effetti ebbe qualche risultato: gli “Italiani” si convinsero che il primo scontro era avvenuto solo con un avamposto e non con l’intero “esercito”.

fonte

http://siciliastoriaemito.altervista.org/gli-anni-della-rabbia-1943-46-banditismo-e-separatismo-tra-niscemi-e-caltagirone/?fbclid=IwAR3tKmZlRyDSANbxGmRpKWlNrQGdou8-eRFr5mZUAQ0wQugngFAUsYQ9YUI

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