Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

RELAZIONI ISTORICHE DE’ POPOLI CICOLANI IN PROVINCIA DELL’AQUILA 1799 (IV)

Posted by on Nov 6, 2022

RELAZIONI ISTORICHE DE’ POPOLI CICOLANI IN PROVINCIA DELL’AQUILA 1799 (IV)

Per opera del Sig. Micarelli fu liberata l’Aquila
E la Provincia da una orda di assassini
Detti Controbandieri.

Dopo esser ritornata la provincia dell’Aquila a rigodere la sicurezza sotto l’ombrello delle Sovrane leggi, non mancarono de’ facinorosi, che con falsi pretesti andavano intorbidando la riacquistata tranquillità.

Si era formata una Compagnia di scorridori di Campagna chiamata de’ Controbandieri, che andava ricattando i Passaggieri, e le Comunità, ed impediva il libero commercio delle derrate, e de’ generi di vitto. I lor furti commessi, le lor violenze, i saccheggi davano qualche apprensione di timore alla stessa Città. Si sapeva il fatto di Antrodoco, era noto lo spoglio, che avevan finito di fare al Seminario di S.Salvatore Maggiore, e come quivi avessero ricattato un fedele suddito di S.M. con averlo lasciato ignudo in mezzo ad una strada.

Questa orda di scellerati composta la maggior parte de’ forusciti omicidiarj Statisti, ardiva d’insultare gli stessi più fidi Aquilani con minaccie, e con contribuzioni. Non si trovava via di estirparli, ed il disordine, ed il numero cresceva in guisa tale, che si sarebbe aumentato all’infinito a danno di tutta la provincia. Siccome la giustizia delle leggi, ed il buon ordine, che si era ristabilito dal General Salomoni non poteva autorizzare queste prave intenzioni, il Segretario Micarelli con altri onesti galantuomini della Città adoprarono in prima tutti i modi della docilità, e delle buone maniere fino a regalarli competente quantità di denaro; ma vedendo che questi insolentivano ulteriormente, dacché ritornarono nell’Aquila dopo esserne partiti, unita gente si prestò tutto alla estirpazione dei medesimi, e colla viva forza li fece cacciare, e bandire dalla Città. Per queste savie operazioni ebbe publici attestati di lode, e di benemerita riconoscenza dalla Cittadinanza Aquilana in un foglio in cui se ne conserverà sempre la memoria. Tutte queste intraprese unite alle antecedenti tendendo al buon esito del ristabilimento Monarchico, e dissipando una desolante anarchia li contestarono l’istessa soddisfazione dell’Eminentissimo Vicario Generale del Regno Cardinal D.Fabrizio Ruffo, come da sua risposta in data dei 3 Luglio 1799. Il disinteresse, l’onestà, la buona condotta, con cui agiva il Micarelli furono fatte presenti al Regio Consigliere e Commissario Generale della Campagna D.Michele de Curtis: Questi con un suo foglio responsivo dall’Isola di Procida del 31 Luglio 1799 gli assicura la sua mediazione presso il Sovrano, e gli accerta il pieno suo compiacimento a tante fedeli operazioni.

Conquista dello Stato Romano dalla parte di Rieti.

In seguito di tutto ciò essendosi con Real Dispaccio ordinata la conquista dello Stato Pontificio, subito il Micarelli si diede tutta la mozione per adunar gente, e porre in ordine l’artiglieria. Ai 10 Agosto 1799 dopo aver tutto esattamente disposto partì dall’aquila insieme col General salomone: stazionarono in Antrodoco, dove si trattennero per varie occorrenze due giorni. Venuta quindi tutta l’infanteria sotto gli ordini del Comand. D.Tommaso Falconi, ai 12 del corrente mese si mossero per Civita Ducale: qui rimasero altri due giorni per concertare tutti i piani necessarj per l’intrapresa. Stabilitosi ciò furono fatte sfilar le truppe, che aumentate da gran numero di Masse convicine, si accamparono in S.Mauro luogo eminente incontro a Rieti, dove sta il Convento de’ Cappuccini. Si aspettarono i Cannoni, e tutto il resto dell’artiglieria, ma non vedendosi giungere nel tempo prefisso, il Micarelli non sgomentandosi de’ perigli, ed esponendosi ai più cocenti calori del giorno in un’aria malsana, ed infetta, tornò verso Antrodoco; trovò, che la tardanza della venuta, era stata cagionata dalla frazion delle ruote de’ carri cannonieri in quelle strade disagiate, e guaste dal tempo, fece subito occupare al travaglio gli artefici, che tutta la notte, ed il giorno lavorando ristabilirono i carri, e li rese servibili al viaggio. La sua vigilanza contribuì molto al buon esito. Ritornato al campo, fu tutto preparato per assalir la Città in caso, che volontariamente non si fosse resa, e non avesse consegnate le chiavi. Fattogli perciò questo intimo, ed essendo stata ritrovata ostinata, si cominciò col cannone a salutare per aprire una larga breccia nelle mura, dove fosse facile l’ingresso, essendo le porte chiuse, fortificate, e ben munite di spingarde, e cannoni. Le Masse Cicolane, e della Provincia l’aveano stretta di un forte assedio in modo che non avesse potuto tentar la sortita da veruna parte. Dopo otto giorni di blocco fu presa per assalto, e sebbene gli abitanti per la loro ostinazione dovessero subire i castighi della guerra, pure per ordine del Generale, e per le disposizioni del Micarelli fu risparmiato il sangue, non essendosi attentato sulla vita di veruno; non si poté impedire però, che la licenza tumultuosa di molte Masse non commettesse de’ saccheggi contrarj alla volontà, ed al comando del Generale, e del Micarelli. Con loro rincrescimento udiron i gemiti, e le doglianze di molti infelici, che faceano piovere le lor lagrime fino ai lor piedi: i moti della pietà, e della compassione commossero il Generale, e lungi dalla venalità, e dal trar profitto sull’altrui danno, e desolazione, furono emanati pubblicamente degli ordini severi minaccianti la vita a chiunque non si fosse subito astenuto di più saccheggiare. I buoni v’ubbidirono, e quei che eran soggetti alle leggi militari: ma l’indisciplinatezza di molte masse in cui vi sono per lo più delle genti, che si muovono solo per un lucroso fine, e cercan di farsi ricche a spese delle altrui sostanze, non poteron frenare le loro avide voglie. Molti furono costretti alla restituzione, molti espulsi, e molti non si rinvennero per non esser conosciuti. Con un attestato publico della Città di Rieti se ne fa lode al benemerito Ab. Micarelli dove encomiandosi la condotta del Generale che giammai ebbe parte ne’ saccheggi praticati segretamente per più giorni da alcuni malintenzionati, si certifica ancora, che fossero rese molte somme di denaro a’ Monasteri, e case dirubate ciò per comando, e mediazione del prelodato soggetto. Una lettera dello stesso Vescovo di quella Città, che merita di esser qui riportata, testifica maggiormente la sua illibata onoratezza.

Lettera del Vescovo di Rieti

Signor Segretario mio Pne Stimatissimo

Rieti 20 Settembre 1799

La di lei mediazione, e amore per la giustizia

hanno saputo ottenere per queste povere Monache di

S.Benedetto quel ristoro, che per le difficoltà non

Credean di riportare: Hanno ricuperato pertanto

li scudi cinquanta, che loro rubò il Bussi ascritto

alle Masse; Iddio renderà a lei la retribuzione

per l’impegno avuto, ed io le ho animate a ricordare

tanto lei, che il Sig. Generale Salomoni alle loro

Orazioni. Per questa di lei premura, quanto per l’altre

da lei dimostrate per la quiete di questa Città,

e per impedire al possibile gli aggravj

delle Famiglie, io le professo obbligazione,

e bramando incontri da contestarle stima,

e riconoscenza, mi rinovo suo, e la prego ritornare i

miei distinti al sudetto Sig. Generale, come ancora

al Sig. D.Raimondo Antonini, e mi dico

Dev.mo Ob.mo Servitor vero

Saverio Vescovo di Rieti

Sig. Abate D.Vincenzo Micarelli

Segr. Del Sig. Generale Salomoni

Campo di Nerola

Ecco come il Micarelli ricevé atti autentici di riconoscenza, e di gratitudine dalla Città di Rieti, e dal Vescovo per la sua equità, onoratezza, e disinteresse: Queste gesta eseguite dalle Armate di Abbruzzo sotto gli ordini del General Salomone, meritando una publica memoria ne fasti della gloria, ci siamo accinti a brevemente descriverle. Questo primo benemerito difensor della Patria che mise tante volte a rischio il suo sangue, e la sua vita per la difesa della Religione, e del Trono non deve andar defraudato di pubblica riconoscenza; Dopo di lui essendosi più distinto il suo Segretario D.Vincenzo Micarelli colle sue masse di valorosi Cicolani sotto il Coadjutore D.Felice Colasi, non si è mancato di esporre colla nuda verità, vero attributo di uno Storico, i suoi fatti, le azioni valorose, la manovra con cui ha cooperato alla liberazione della Provincia, ed all’acquisto di molti Paesi dello Stato Pontificio, e particolarmente di Rieti. Col soccorso de’ lumi che somministrava il Dottor Don Muzio Girasoli fu molto agevolata l’impresa del riacquisto dell’Aquila. La pubblica stima sarà l’elogio più grande della lor fedeltà; animati da questa i Popoli ad imitarli, non mancheranno di nudrire i medesimi giusti sentimenti a favore del Sovrano. Merita anche publico attestato di lode D.Raimondo de Marchesi Antonini figlio del fedelissimo Tesoriere dell’Aquila, che con porzione de Cicolani, ed a sue spese per ordine del Generale Salomone realizzò i Paesi della Badia di S.Salvatore Maggiore. Si conosca intanto, che la Provincia dell’Aquila, ed in essa la contrada del Cicolano sono state le Fucine, per cui si sono accesi gli affetti verso la Religione, la Patria, e il Sovrano.

FINE

ANACREONTICA
IN LODE
DEL GENERALE DELLE MASSE DI APRUZZO
DON GIOVANNI SALOMONE

I

O di valor magnanimo
primo, ed illustre esempio,
che merti della gloria
d’essere ascritto al tempio;

II

Per te de’ forti Equicoli
le valorose genti
armate in guerra appresero
ad operar portenti

III

Sotto la guida impavida
di sagro illustre duce (a)
che dagli altari a spandere
si dié sovrana luce

IV

Così zelanti, e fervidi
gli antichi sacerdoti
ad animar correvano
i popoli devoti

V

Te dalle rive floride
d’Aterno, Imella e Salto
pieni di ardir seguirono
i popoli all’assalto

VI

Onde sottratta l’Aquila
dal vincitor possente
tra morte e stragi orribili
sorse qual pria ridente

VII

Lungi da te le sordide
cure dell’oro avesti
né d’innocenti vittime
col sangue ti tingesti

VIII

Ma solo della patria
del trono ai sacri dritti
portasti il ferro intrepido
nei più fatal conflitti

IX

Non con minacce, e fremiti
di sdegno, e d’ire ultrici
abbatter ti poterono
i validi nemici

X

Che sempre fido al tenero
caro sovrano e padre
corresti tra pericoli
in mezzo a mille squadre

XI

Finché della vittoria
il genio a te sorrise
e i segni democratici
dispersi al suol conquise

XII

Perciò sei di magnanimo
valore illustre esempio
e metti della gloria
d’essere ascritto al tempio.

(a) si allude al benemerito Abate Don Vincenzo Micarelli Capo, e Direttore delle Masse Cicolane.

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.