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Quando il potere civile ha voglia di “riti” e “liturgie”…

Posted by on Apr 14, 2023

Quando il potere civile ha voglia di “riti” e “liturgie”…

Fu il filosofo britannico Tommaso Hobbes (1588-1679), nella sua celebre opera Leviatano del 1651, a teorizzare in modo paradigmatico lo Stato assolutistico, uno Stato cioè in cui il sovrano risulta depositario unico di tutti quei diritti originari, cui i sudditi hanno spontaneamente rinunciato, stabilendo una sorta di «patto sociale» per garantirsi sostanzialmente pace e sopravvivenza, variamente declinate.

Tale sovrano è al di sopra della giustizia, poiché lui è la giustizia. È al di sopra dell’etica, poiché lui stabilisce l’etica. È al di sopra dell’opinione, poiché è lui a giudicare, approvare o proibire l’opinione, dividendo le idee in accettabili ed inaccettabili, giuste ed ingiuste, legittime ed illegittime. Il suo potere è pertanto indiviso, assoluto, irrevocabile. La stessa Chiesa dev’essere soggetta al sovrano, lo Stato interverrà in materia di religione, interpreterà le Sacre Scritture, stabilirà i dogmi, codificherà le sue liturgie, ponendo fine a qualsiasi discordia in materia.

Anche nel romanzo 1984 di George Orwell, che ricorre frequentemente non tanto alla religione in quanto tale, bensì a concetti e simboli di matrice ed origine religiosa, il «Partito», ovviamente unico, si configura e struttura come una sorta di “chiesa” dotata delle caratteristiche di onnipotenza, onniscienza, immortalità ed il suo vertice, il «Grande Fratello», in grado di esercitare un controllo totale sulle coscienze dei cittadini. Pare evidente da questi illustri precedenti filosofici e letterari come uno Stato onnipervasivo tenda di suo a presentarsi, in fondo, come “confessionale” con tanto di liturgia, sacramenti e “sacerdoti”, fittizi ed artificiali.

Non sorprende in quest’ottica che a Massimeno, in provincia di Trento, si sia inventato quello che è stato presentato come il primo “battesimo civile”. Dal punto di vista istituzionale, è del tutto inutile: ad assegnare il nome ai nuovi nati, ci pensa l’Ufficio anagrafe del Comune di residenza, non c’è bisogno d’escogitare novità. Dal punto di vista civile, una celebrazione simile è semplicemente priva di senso, anzi contraddittoria: nel momento storico, in cui lo Stato rivendica maggiormente la propria laicità ovvero il proprio laicismo, preferibilmente ateo e giacobino, mostra – peraltro come già fu ai tempi della Rivoluzione francese – di non riuscire, in realtà, a fare a meno di modi e simboli religiosi, “scippati” indebitamente ed ostentati utopicamente.

Cos’è propriamente il Battesimo? Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, esso «significa la liberazione dal peccato e dal suo istigatore, il diavolo», per cui «vengono pronunziati uno (o più) esorcismo(i) sul candidato» (n. 1237). Nel Codice di Diritto Canonico al can. 850 si specifica, inoltre, come il Battesimo venga «amministrato secondo il rito stabilito nei libri liturgici approvati» e non in altro modo, «in chiesa o in oratorio» (can. 857) e non in Comune. È evidente come in tutto questo la pubblica amministrazione non c’entri assolutamente nulla, non abbia il potere di conferire alcunché, né l’essenza di questo Sacramento (perché è un Sacramento…) sia rintracciabile in alcuno Statuto municipale.

Chi persegua l’attribuzione al potere civile di facoltà ad esso strutturalmente estranee rincorre un’utopia pericolosa, non lontana dall’assolutismo. Si è di fronte all’atteggiamento schizofrenico di chi da un lato reclama la propria autonomia dalla Chiesa, ma dall’altro ne vuole “scimmiottare” malamente pratiche e riti. Una sorta di «simia Dei», ch’è però attributo proprio del diavolo, che non a caso tentò i nostri progenitori, assicurando loro: «Diventereste come Dio» (Gen 3, 5).

Atteggiamento schizofrenico, dunque, ancor più quando sostenuto da chi, come il consigliere comunale Alessandro Giacomini, abbia nel contempo chiesto di «vietare il battesimo religioso ai neonati». Assurdo, poiché il primo “battesimo civile” il Comune di Massimeno lo ha “amministrato” proprio ad una neonata, Alice.

Distinguiamo però le cose: nel Sacramento religioso l’età ha un senso, almeno per chi creda, dovendosi operare il prima possibile «la morte al peccato e l’ingresso nella vita della Santissima Trinità attraverso la configurazione al mistero pasquale di Cristo» (Catechismo,n. 1239), per cui il Codice di Diritto Canonico raccomanda al can. 867 §1: «I genitori sono tenuti all’obbligo di provvedere che i bambini siano battezzati entro le prime settimane». Nel contesto civile, invece, nulla ha senso: non la fretta nel far questa messinscena con neonati e nemmeno la “celebrazione” in sé (definita dallo stesso Giacomini «una nuova pratica di gentilezza», affermazione di fronte alla quale non si sa francamente se ridere o piangere, se prenderla sul serio o sentirsi presi per il naso…). Curiosa la precisazione diffusa pochi giorni dopo dal sindaco, Norman Masé: «Data la strumentalizzazione in atto della cerimonia tenutasi in data 21 marzo 2023 nel Comune di Massimeno – scrive – corre l’obbligo di precisare quanto segue. Il Comune di Massimeno, al pari di oltre 130 Comuni italiani, ha aderito al progetto nazionale “Costruiamo gentilezza”, proposto dall’associazione Cor et Amor, nel cui ambito si inserisce “La giornata nazionale della Gentilezza ai nuovi nati”. (…) Per conferire valore a questa iniziativa è stato costruito un cerimoniale semplice e condiviso (…), consistente nella consegna ai nuovi nati della chiave del paese e dell’attestato di benvenuto (…). La cerimonia svoltasi nel nostro Comune è stata quindi l’occasione “istituzionale” per accogliere nella nostra comunità i nuovi nati, senza la benché minima finalità sostitutiva o emulativa del sacramento religioso del battesimo, come qualcuno ha voluto sostenere». Per onor di cronaca, va anche precisato come Alice sia l’unica nata nel Comune dopo tanti anni. Tutto questo non soddisfa però completamente, poiché, in generale ed al di là degli intenti, passare da un “benvenuto” ad una sorta di “battesimo civile” è questione di un attimo, specie in chi nutra atteggiamenti dettati da pregiudizio o ideologia. L’esempio di Massimeno potrebbe far scuola ed invogliare altre amministrazioni a fare altrettanto, trasformando il tutto però in una trovata di pessimo gusto. Speriamo che non accada o, in caso contrario, che si tratti comunque di iniziative senza futuro e senza prospettive. Sarebbe cosa buona e decisamente saggia, come si legge in Mt 22, 21, dare «a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Battesimi compresi.

 Mauro Faverzani

fonte

https://www.corrispondenzaromana.it/quando-il-potere-civile-ha-voglia-di-riti-e-liturgie/

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