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Considerazione di un Cristiano sul segno di Pace

Posted by on Ago 1, 2023

Considerazione di un Cristiano sul segno di Pace

Sacerdote:  […] vi lascio la pace, vi do la MIA pace, non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chiesa e donale unità e pace secondo la tua volontà tu che vivi e regni nei secoli dei secoli

Assemblea: Amen

Sacerdote: La pace del Signore Nostro Gesù Cristo sià sempre con  voi

Assemblea : e con il tuo Spirito. “

Sacerdote: scambiatevi un segno di pace “

La pandemia ha cambiato molte delle nostre abitudini e per quanto il Governo ad oggi abbia decretato la fine del quasi perpetuo stato di emergenza, restano in molti di noi i segni di un passaggio traumatizzante.

Le mascherine, per scelta o più delle volte per paura, non sono del tutto scomparse e così alcuni millenari riti tra cui anche la semplice stretta di mano tra due persone che si incontrano  – per alcuni  –  sembrano essere tabù.

Gli stessi probabilmente non si rendono conto che a parte i microbi di cui il nostro corpo è molto ben fornito anche dopo un accurato lavaggio, le nostre mani toccano praticamente tutto e il rischio vero è quello di farci venire una sorta di psoriasi per l’abuso di disinfettanti.

La pelle ha un ph e se lo andiamo troppo a sollecitare si rischiano cosa assai peggiori.

Detto ciò, nel messale tutt’ ora in uso la domenica, dopo che il sacerdote ha pronunciato la formula sopra riportata invita i fedeli a scambiarsi “ il dono della pace”.

Se, per fortuna, non si è arrivati come succedeva in pandemia a “ darsi il gomito”  facile è notare i volti atterriti in quel momento a cui molti fedeli probabilmente non vorrebbero arrivare e ragione per cui  hanno dato adito alle più svariate forme “ simboliche” del segno di pace.

C’è chi “ manda su gli occhi”  e tiene ben ferme le mani quasi a dire “ Signore donaci la pace, ma solo tu però non costui che mi vorrebbe importunare con la sua mano” e  c’è chi si tira indietro e quasi ammonisce il proprio vicino di banco che sta tentando un “ allungamento coatto” di avambraccio al fine di stringere la mano; c’è chi scappa e chi fa “no” con la testa; c’è chi pure in un rocambolesco gesto unisce le mani e va a sfiorare una parte del corpo del suo vicino pur di avere un “ contatto non contatto” con esso ma intendiamoci: la Pace del Signore nostro è Lui e solo Lui che ce la dona; noi avremmo il compito oneroso ed arduo di custodirla, difenderla e trasmetterla agli altri nella logica evangelica “ amate gli uni e gli altri come Dio vi ha amati”.

Ma tutto ciò datosi che l’Uomo ob torto collo ha una parte fisica e perimetrica  con cui interfacciarsi, come dovrebbe avvenire ? tramite lo sguardo, o metafisicamente il pensiero ? o tramite un annuire che più che assomigliare ad una pace donata sembra essere un si ? e poi, donare vuol dire dare e quando si da è normale che vi sia un gesto con la mano “ sia per donare un regalo che per dividere il pane “ e quindi ?

E’ davvero funzionale  – in periodi come questo di finta calma apparente –  continuare ad avere precauzioni anche per un gesto di cenno che dura qualche secondo  ma di valenza simbolica assai forte perché è il sacerdote quale Ministro di Cristo che ce lo dona e noi che lo riceviamo e lo ritrasmettiamo tramite non solo i nostri sensi ma con l’aiuto della mani ?

Siamo sicuri che è solo un proforma scambiarsi un gesto rituale di questa portata e farlo con le mani le stesse che  il Signore nostro Dio ci ha creato e che fanno si che da millenni grazie a loro

“ dominiamo “ su pesci mammiferi e su tutte le specie ? ( fisiologicamente e antropologicamente la verità è questa perché sulla intelligenza ho sempre reputato maggiore quella di alcuni animali ).

Cerchiamo una quadra perché un Rito, qualsiasi esso sia è qualcosa che affonda le radici nei millenni e in interi popoli che hanno percorso gli stessi identici passi dei propri antenati

Un Rito e in special modo quello di Santa Romana Apostolica e Cattolica Chiesa  non è una manifestazione umana ma un percorso, che anzitutto determinati ministri a mio avviso dovrebbero rispettare; già la pandemia ha imposto obblighi che inevitabilmente sono ricaduti anche sulla Fede ma ora che la malattia è un ricordo lontano non sarebbe il caso di convincere i fedeli a mettere

dell’ amuchina prima o dopo piuttosto che rinunziare ad una trasmissione così forte?

 Anche perché lo stesso problema potrebbe essere riferibile alla comunione e ad altre manifestazioni che per fortuna sono rimaste immutate anche in periodi di lebbra e di colera perché frutto di un percorso che Dio stesso ci ha tracciato e del quale siamo consapevoli in quanto Cristiani; percorso che non potremmo mai trascendere o sintetizzare sotto altre forme più opportune e “moderne” perché se c’è un qualcosa che non dovrebbe essere soggetto di ammodernamento perché non è un mobile o una camera da letto oramai desueta e antica,  questa è proprio la Fede.

Potrei citarvi episodi della storia ecclesiastica in cui si parla di questa ritualità[1] e noterete velocemente che anche altre “abitudini” si sono modificate ma per quel poco che concerne il mio rapporto con la messa e con il rito posso assicuravi che così se un gesto un cenno non fa (apparentemente ) la differenza anche un virus non è necessariamente insinuabile in una stretta di mano.

Quindi abbiate pazienza e a mio avviso doniamoci quel gesto di pace perché in esso c’è parte della nostra anima e del nostro credo che ci preserverà dalla morte e dai batteri stessi; quelli abbiamo tempo anche di trovarli fuori subito dopo la messa tra uno caffè uno spritz o un pranzo in qualche ristorante non proprio a norma …


[1] Qualche cenno storico di Emanuele Curzel: Il bacio, un saluto che esprime grande intimità e fiducia reciproca, compare più volte nelle formule di chiusura delle lettere di Paolo (“Salutatevi gli uni gli altri con il bacio santo”: Romani 16,16; 1 Corinzi 16,20; 2 Corinzi 13,12; 1 Tessalonicesi 5,26) e nella prima lettera di Pietro (5,14: “Salutatevi l’un l’altro con un bacio d’amore fraterno”). È presente nei testi della prima letteratura cristiana, con un ruolo specifico all’interno della liturgia stessa. Lo testimonia Giustino, nel II secolo: “Finite le preghiere, ci salutiamo l’un l’altro con un bacio”; e a tale gesto segue la preghiera eucaristica.

Il bacio poteva anche essere equivocato, per cui ne nascevano chiacchiere e calunnie: il testo noto come Tradizione Apostolica, precisa quindi: “Gli uomini tra loro, le donne tra loro. Gli uomini non debbono dare il bacio alle donne”. Nel quarto secolo Cirillo, vescovo di Gerusalemme, ne parla in questi termini: “Non pensare a un bacio quale è quello che di solito amici si scambiano incontrandosi in piazza: nulla del genere. Il nostro è un gesto che esprime la volontà di conciliare le anime con il proposito di dimenticare le vicendevoli offese: un segno di unione dei cuori e della estinzione di ogni inimicizia”. Cirillo cita quindi il passo del Vangelo di Matteo (“se stai facendo la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te…”) e conclude: “Il nostro gesto equivale quindi a una riconciliazione e per questo si dice bacio santo”.Papa Innocenzo I, nel 416, attesta che nella Chiesa romana tale bacio era dunque considerato la premessa del momento della comunione. Nel corso del medioevo, il bacio di pace si trasformò in un abbraccio tra le persone o in un bacio rivolto a una tavola che riportava un’immagine sacra, che veniva passata dall’uno all’altro; ed era comunque riservato solo al clero, per cui il signum pacis compariva solo nella Messa solenne (quella che prevedeva più ministri).Solo la riforma liturgica del XX secolo ha reintrodotto un segno che, prima della comunione, esprime la riconciliazione reciproca: all’invito del celebrante “scambiatevi un segno di pace” segue generalmente la stretta di mano, che è considerata – nel nostro contesto culturale – il gesto più adatto (è il modo con cui mostriamo reciprocamente di essere disarmati e dunque animati da buone intenzioni).

Cristiano Turriziani (Prof. di Filosofia)

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