Alta Terra di Lavoro

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Un traffico infame ed il salvataggio di ottanta piccoli martiri (tratta dei fanciulli) (III)

Posted by on Ago 3, 2023

Un traffico infame ed il salvataggio di ottanta piccoli martiri (tratta dei fanciulli) (III)

È nei sobborghi di Lione (La Mouche, La Mulattière, Oullins, Venissieux), nel bacino dell’Alta Loira (Givors, Rive-de-Gier, ecc.) e nei dintorni di Parigi che più infierisce il triste sfruttamento dei fanciulli italiani.

Costretti dalla natura tecnica della lavorazione ad impiegare tre garzoni per ogni operaio adulto, i proprietari delle vetrerie, ad ogni famiglia che presenti due ragazzi capaci di fare il porteur danno gratuitamente alloggio e riscaldamento; impiegano subito i due fanciulli a non meno di 40 lire mensili ciascuno, ed impiegano il padre come manovale a tre franchi al giorno. Il salario viene dato al padre perché stia tutto il giorno ozioso, e permetta al fabbricante di sfruttare a sangue i suoi figli, i quali, dopo pochi anni, sono buttati sulla strada colla salute rovinata e senza un mestiere, per far posto a nuovi elementi più giovani e più agili. Accade che quando i veri figli muoiono o diventano incapaci a lavorare, i genitori, per conservarsi la sinecura dei 3 franchi giornalieri, ricorrano a criminose astuzie.

I più si procurano atti di nascita qualsiasi, che qualche loro compare vende per il prezzo medio di una cinquantina di lire. Rea Giuseppe, da Arpino, ha due figliastri, Ardore Domenico, maggiore di 13 anni, ed Onorio che ne ha 10: da un certo Arduino Recchia, di Casalvieri, compera l’atto di nascita di un fanciullo, Raffaele Fallone, che ne ha 14, e lo applica al figliastro Onorio, che malgrado la piccola statura – sono sempre tanto piccoli, si dice, i fanciulli italiani, in confronto dell’età! – viene subito accettato come porteur, così che il patrigno vi entra come manovale. Poco dopo, passa per Rive-de-Gier ed alloggia presso il Rea, il famigerato incettatore Donato Ciccarelli; questi gli propone di cedergli la fede di nascita del Raffaele Fallone, e il contratto è fatto: per cui in altra vetreria vi è certo un secondo ragazzo minore di 13 anni che figura col nome di Raffaele Fallone, e in altra ancora ve ne sarà probabilmente un terzo.

Sebbene la legge francese punisca coll’immediata espulsione lo straniero che si renda colpevole di falsa dichiarazione, nondimeno l’uso dei documenti falsi, fra i meridionali, è diventato sistema: tutti vi ricorrono. I capi del personale delle vetrerie lo sanno, ma chiudono amendue gli occhi e tollerano tutto. Grazie alla colpevole tolleranza, può avvenire che genitori avidi di guadagno mettano al lavoro fanciulletti di undici, di dieci, fin di nove, fin di otto anni.

Però, quella delle famiglie è la piaga minore. La vera, la grande piaga è quella degli incettatori, che hanno quattro, sei, dieci, quindici, fin venti ragazzi, sui quali, pagando annualmente 100 lire ai genitori, esercitano una autorità assoluta, che riduce quei disgraziati alla condizione di schiavi. I garzoni, così si chiamano i fanciulli incettati, non hanno camicia, o ne hanno una sola pei giorni festivi; dormono tutti nudi a tre, quattro, fin cinque per letto, o su pagliericci immondi buttati per terra, o su casse rovesciate. Solitamente, lungo la settimana non hanno che pane e cattiva minestra, per la quale le mogli degli incettatori, peggiori ancora dei loro mariti, utilizzano ogni rifiuto del mercato.

«Bisogna vederle, – diceva allo Schiapparelli un buon padre di famiglia francese, – queste donne italiane fra le 6 e le 8 della mattina girare pel mercato come fanno i cani, raccogliere per terra ciò che i rivenditori buttano via, ed avreste un’idea di ciò che si fa mangiare a questi poveri ragazzi! C’est de la pourriture qu’on leur donne!».

continua

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