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Il rapporto tra potere regale e potere sacerdotale nelle opere di San Lucifero vescovo di Cagliari

Posted by on Ago 8, 2023

Il rapporto tra potere regale e potere sacerdotale nelle opere di San Lucifero vescovo di Cagliari

NOTA BENE: che satana, l’angelo ribelle a Dio, si chiami Lucifero non è scritto nella Bibbia. Trattasi di una tradizione che si diffonde nell’alto-medioevo, molti secoli dopo il IV° secolo dopo Cristo, quando visse San Lucifero. Al tempo di Lucifero vescovo di Cagliari, Lucifero significava semplicemente portatore di luce, ed era solitamente attribuito a Cristo. San Lucifero è dunque stato chiamato così, possiamo supporre, in onore di Cristo e non del nemico infernale. Peraltro l’adesione intransigente alla fede cattolica proclamata a Nicea, la difesa di Atanasio il Grande dalle persecuzioni degli ariani e l’intransigenza dimostrata nella predicazione del dogma della divinità di Cristo fanno di Lucifero da Cagliari un vero difensore della vera fede cattolica.

In questi giorni sto finendo di leggere “Lucifero vescovo di Cagliari ed il suo Moriendum esse pro Dei Filio” di Giovanna Cerretti, edito a Pisa nel 1940.

La Cerretti, dopo una breve parentesi biografica, illustra il contenuto delle opere di Lucifero da Cagliari, noto per la sua intransigente difesa dell’ortodossia della fede cattolica in contrapposizione all’eresia ariana. Le opere di questo vescovo sardo sono rivolte per lo più contro l’imperatore Costanzo, che difende gli eretici e perseguita i cristiani fedeli al credo niceno, cioè i cattolici che come Atanasio il Grande, Dionigi di Milano, Eusebio da Vercelli e altri, proclamano senza paura la divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.

Lucifero non è un filosofo e nemmeno un teologo, è un pastore interessato a difendere i dogmi della fede, con coraggio e intransigenza, un’intransigenza tale che egli non esita ad affibbiare all’imperatore ariano Costanzo epiteti “poco affettuosi”.

Poichè il suo interlocutore principale è appunto l’imperatore, non sorprende che qua e là il Calaritano faccia menzione della sua concezione dei rapporti tra potere regale e potere sacerdotale, cioè tra Chiesa e Impero, e quindi dei doveri religiosi, oltre che civili, cui il sovrano deve attenersi per essere un vero Re.

La necessità di aderire alla vera fede e di essere sottomesso alla Chiesa nella sfera spirituale sono principi su cui Lucifero non ha tentennamenti. La sua visione della regalità è evidentemente molto lontana da quel cesaro-papismo caro agli imperatori romani.

Analizziamo più nel profondo il pensiero del Cagliaritano…

  1. Conoscenza e sottomissione alla legge divina: scrive la Cerretti commentando il potere di Lucifero: “Costanzo s’illude sulla sua autorità di re; non può pretendere di essere ubbidito perchè è re, infatti un re deve volere il bene del suo popolo, non mai la sua rovina come fa l’imperatore ariano, un re deve conoscere la legge divina, rispettarla, amarla e farla conoscere, amare e rispettare, non mai condannarla sanzionando come vere dottrine eretiche. Citiamo ora Lucifero stesso: “ascolta quale re la S. Scrittura vuole che tu sia: “e come prima egli sederà sopra il suo trono, scrivasi una copia di questa legge in un libro davanti ai sacerdoti leviti e abbialo presso di s e leggavi dentro tutti i giorni della sua vita, acciocchè impari a temere il Signore Iddio tuo e a osservare tutte le parole di questa legge e a mettere in opera tutti quanti questi statuti, affinchè il suo cuore non s’innalzi sopra i suoi fratelli ed egli non svii dal comandamento nè a destra nè a sinistra, al fin di prolungare i suoi giorni nel suo regno e, egli e i suoi figli nel mezzo d’Israele”. Tu cos’hai di tal genere se non il contrario, se non ogni cosa che abbatte la casa di Dio? Prima sei eretico, di poi persecutore degli amici di Dio; tentasti e tenti di uccidere Atanasio” ecc. ecc. (Lucifero – De Sancto Athanasio I – Cap. VII – rig. 1-19, pag. 77 Hartel)
  2. Sottomissione alla potestà religiosa di Vescovi e sacerdoti: scrive la Cerritti: “La Scrittura vuole che tutti i profani e quindi anche i re ascoltino la parola dei vescovi e dei sacerdoti di Dio, perchè sola la loro è parola di Dio, di verità e di giustizia, quindi Costanzo pecca anche in questo: vuole obbedienza da coloro ai quali egli dovrebbe obbedire, pretende di giudicare coloro dai quali egli deve essere giudicato. Scrive Lucifero, ancora una volta nel Sancto Athanasio I cap. VII: “Ti stato comandato non solo di non dominare sui vescovi, ma anche di obbedire ai loro ordini, così che se tu tentassi di sovvertere i loro decreti, se tu fossi salito in superbia, ti fosse comandato di morire di morte dell’anima, in che modo potrai dire che tu possa giudicare riguardo ai vescovi, ai quali se non ubbidirai quanto presso Dio, sarai multato della pena di morte?”

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