Alta Terra di Lavoro

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COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (XIV)

Posted by on Dic 3, 2023

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (XIV)

Dal di 1. al 3. La Gazzetta officiale di Torino riferisce: «Circa 150 briganti comandati dal loro capo, soprannominato il Sergente Romano, fortificatisi nella masseria de’ Monaci di S. Domenico, fra Alberobello, e Noci, circondario di Altamura (Terra di Bari) sono oggi 1. dicembre attaccati alle 3 pomeridiane dalla 16. compagnia del 10. reggimento, 223 che prende d’assalto la masseria uccidendo 4. briganti, e facendone prigionieri altri.

Cadono in potere della truppa 70 cavalli bardati: altri 10 sono tra gli uccisi, e i feriti: i briganti lasciano pure armi ed altri oggetti: il resto della banda si è dispersa fuggendo. Tra i feriti sono due de’ capi, Valente, e Pizzichicchio: da parte della truppa due soldati sono feriti».

I giornali napoletani, aggiungono, che i 10 prigionieri sono stati subito fucilati; e che il residuo della banda ricostituitosi subite in armi ha mandato una sfida alla truppa; anzi si è suddivisa in altre bande, l’una comandata da Capraro si versa su la Basilicata; e l’altra dal Gioja percorre la provincia di Bari, senza che le guardie nazionali riescano ad incontrarla.

Altra banda si ferma a poca distanza del comune di Montrone (Bari), e fa precedere quattro suoi esploratori, che fattisi riconoscere dal pacifico corpo di guardia nazionale, ed assicuratisi di non aver a temere ostilità, passano oltre senza molestia, e nel giorno dopo la si vede a poca distanza dalla città di Bari nel luogo detto Mangiavacche.

Il capitano Jannarelli della guardia nazionale mobilizzata di Potenza attacca la banda di Antonio Franco su la montagna Pallino; la disperde; – fa prigioniero un brigante, e lo fucila.

A’ 4. – La banda di D’Elia, perseguitata da due giorni dalle truppe di Ariano, e Camporeale, è oggi raggiunta nel bosco di Magliano da una parte del distaccamento dì Orsara, cui si sono riuniti alcuni carabinieri, e guardie nazionali: il risultato del conflitto è 3 briganti uccisi, fra i quali il noto Abruzzese decorato della medaglia di Sicilia del 1849; altri feriti; rimasti in potere della truppa 6 cavalli bardati, armi, munizioni, ed abiti.

Diverso è l’esito dello attacco presso Canosa (Puglia), dove l’impeto de’ reazionarii costringe le truppe a ritirarsi.

A’ 5. Il capo-banda Baronelli, con 20 seguaci invade la masseria di Francesco Paolucci di Castelnuovo (Puglia), e non potendo ottenere, cibi, e vestiarii ammazza 5 vacche. 224

A’ 9 A danno del medesimi Paolucci sono uccisi 28 bufali da 80 individui della banda di Caruso.

A’ 13. Circolare del Ministro dell’interno da Torino che crea battaglioni di guardia nazionale. per ogni mandamento, onde semprepiù aggiungere forza a forza per la persecuzione del brigantaggio, insufficienti ritenendosi i 120 uomini di truppe piemontesi.

Si crea pure un Ispettorato generale di guardia nazionale.

Nello stesso giorno è preso e fucilato in Gioja di Calabria dalla truppa un Uomo ignoto sospetto di far parte della banda di Antonio Pellegrino.

A’ 17. In Conca presso Amalfi una banda di 16. reazionarii disarma il posto di guardia nazionale, e prende 30 fucili con le munizioni.

La stampa osserva, che l’antagonismo tra il Prefetto di Foggia, e quel Comandante militare riesce di grave detrimento al pubblico servizio.

Presso Palata (in Molise) il capitano Fersa co’ bersaglieri del 26. e guardie nazionali batte la banda Giorgi, e gli uccide 5 uomini.

18 a’20. La guardia nazionale di Migliano (Terra dì Lavoro) arresta, e fucila Alessio Puoco brigante della banda di Monte-Cesima.

Dopo varie sedute segretissime della Camera de ‘deputati e serbando mistero, per non far trapelare e diffondere l’allarmante stato delle provincie meridionali, è nominata la così detta Commessione d’inchiesta pel brigantaggio comporta da’ deputati Sirtori, Romeo Stefano; Castagnola, Ciccone; Massari; Morelli Donato; Ricasoli, e Bixio; supplenti Imbriani, e Crispi. Questa Commessione si dirige a Napoli con apparato e seguito.

Oggi 18 esce da Torre Maggiore (Puglia) il Delegato di Leva col segretario Gaetano Giampietro, scortati da 80 bersaglieri piemontesi: 225 fatti appena pochi passi s’imbattono con forte banda a cavallo; a’ primi colpi cade ucciso il capitano piemontese, ed sottotenente prende il comando della truppa. Dura il conflitto; ed il Segretario del Delegato di Leva gittatosi in un fosso; per la paura n’esce carponi, e va a chiedere soccorso al vicino paese: accorre la guardia nazionale; – sopraggiungono 100 soldati che si erano recati a tagliare il vicino ponte di Civitate, per privare i reazionarii d’un punto di sfuggita: a fronte delle forze riunite, la banda si ritira. E nel domani rinnova i danni al Paoluc;i uccidendogli 17. bufale, e 26. vaccine, valutate ducati, settemila.

All’alba la compagnia di guardie nazionali di Vallata si scontra con la banda Andreotti sul Formicoso, catturando uno de’ briganti lo fucila: il buio impedisce ottenere, risultamenti maggiori.

Si scrive dalla Puglia, che varii de’ capi banda già presentatisi, tra’ quali un Galardi, promettendo fare le guide alle truppe, invece hanno usato questo stratagemma per ingrossare per ingrossare le loro bande, ed associarle altre reclute.

21 a 23. – Un distaccamento di cavalleria, e guardie nazionali assalta, ed incendia la cascina Barcana presso Venosa in Basilicata dove si è rifugiata la banda di Carbone: quattro de’ seguaci di costui cadono morti nel conflitto; – 15 periscono bruciati nella cascina: sono presi 11. cavalli. – La perdita del distaccamento, è di un soldato morto, ed un caporale ferito.

Infierisce talmente la guerra civile nelle campagne della Provincia di Campobasso, che in molti paesi, dove il principale prodotto è l’olio, i cittadini lasciano marcire le olivo su gli ‘alberi per paura di recarsi in campagna, temendo i reazionarii da una parte, e la truppa dall’altra.

Nella masseria di Nicastro, tenimento di Lucera una forte banda prende.50 cavalli e vuole pure 4. mila ducati: al rifiuto uccide 21. buoi. 226 Nella notte de’ 22. nel bosco di Brienza in Basilicata i carabinieri piemontesi, con guardie nazionali si attaccano con 4 briganti nella masseria Paternostro, ne uccidono tre, e catturano il 4. per fucilarlo nel paese.

24. a 27. – Il governo di Torino è allarmato pel brigantaggio e ricorre a straordinarii e più crescenti rigori per iscongiurare l’imminente pericolo.

I diarii spiegano la causa della inesattezza della relazione di Lamarmora su l’infimo numero de’ briganti, come derivante dal foglio di un costui uffiziale subalterno, e noti da lui direttamente.

Nelle vicinanze di Vallo (Salerno) vivo fuoco s’impegna tra carabinieri, e reazionarii armati, i quali resistono, ed uccidono varii deprimi. – Altro attacco in Ariano con un distaccamento della banda Petrozzi. – A Ceglie (Puglia) un buon numero di reazionarii si è raggranellato in armi e sfida gli attacchi della truppa, innalzando bandiera borbonica. – Presso Orsara altro conflitto. – Non passa giorno nel tenimento di Bari senza combattimenti fra la truppa ed i briganti. – Terribili sono le notizie di Foggia per I accanimento de’ reazionarii contro i fautori della invasione piemontese.

Come ultimo rimedio il governo medesimo risolve (con una circolare del ministro dello interno de’ 29 dicembre) facultare i prefetti delle province napoletane a sciogliere tutti i municipii, e tutte le guardie nazionali che non sappiano o non vogliano contribuire alla distruzione delle bande armate.

Il prefetto di Foggia (Puglia) pubblica l’elenco nominativo dì 509 individui datisi al brigantaggio in quella sola provincia.

Il prefetto di Lecce ne pubblica un altro di 41. sfuggiti alla disfatta della masseria de’ Monaci (accennata di sopra al 1. corrente) e promette un premio di 500 lire a chi arresta un capobanda e di 200 per un brigante, sbandato, disertore. 227

A Grottaglie è fucilato il brigante Nicola de Morni.

A’ 27. – Verso Finelli (Chieti) un distaccamento del 48. di linea ha un attacco co’ reazionarii; prende 14. cavalli, e 5 individui, che fucila immantinenti: due altri cadono morti sul luogo del combattimento.

28. – La guardia nazionale di Messina è nella necessità di caricare alla baionetta, e con la esplosione di 4. o 5. fucilate, contro una immensa calca di popolo, che si mostra risoluta tumultuare col pretesto di far suonare l’inno dì Garibaldi dalla banda musicale di quella milizia cittadina, elle vi si ricusa. Restano feriti di baionetta 4. o 5. cittadini; ed altrettanti vengono arrestati.

La chiusura dell’anno è rimarchevole per le copiose circolari del Ministero di Torino, in una delle quali è significativo il periodo: – «Il brigantaggio, che travaglia le provincie meridionali è danno generale d’Italia, perché leva il vigore a tutto il corpo, col fame ammalare le membra, e macula la purezza di questo moto nazionale». – Implicitamente con la circolare del ministro dell’interno si rivela che 120 mila soldati non bastano a sostenere nel regno di Napoli il governo piemontese il quale «richiede il concorso del denaro, e delle braccia de’ privati cittadini per difendersi da briganti, e si appiglia al detestabile mezzo di assegnare premii e denaro allo spionaggio, al tradimento alla calunnia, e sono questi gli atti di coraggio, che intende premiare».

L’insieme delle circolari stesse, che dà ampia facoltà a’ prefetti delle provincie di mutare il personale ne’ municipii, nella polizia, ne’ giudici, nelle guardie nazionali, inspira generalmente la persuasione che vi sieno briganti ne’ rappresentanti de’ comuni, i quali danno ricetto e protezioni a’ reazionarii) briganti tra gl’impiegati di polizia che li favoriscono; briganti tra i giudici, che li assolvono; – e quindi briganti nell’esercito che si logora per le diserzioni; brigante il popolo che ha fratelli, padri, figliuoli, amici, e parenti nelle file reazionarie; 228 briganti il clero, i frati, le monache pe’ sentimenti di pietà, che ispirano nelle popolazioni alla vista delle loro miserie, e delle persecuzioni che soffrono; brigante infine lo stesso plebiscito che da tutti questi fatti riceve una mentita la più splendida, e convincente. 

continua

fonte

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/02_Colpo_d_occhio_su_le_condizioni_del_reame_delle_due_Sicilie_nel_corso_del_1862.html

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