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BERSAGLIERE CARLO MARGOLFO-Testimone e carnefice nelle stragi nell’ex Regno delle Due Sicilie

Posted by on Dic 15, 2023

BERSAGLIERE CARLO MARGOLFO-Testimone e carnefice nelle stragi nell’ex Regno delle Due Sicilie

Carlo Margolfo era nato il 10 agosto 1837 a Delebio, borgata della bassa Valtellina. Da giovane era filatore di seta a Sondrio, quando fu chiamato al servizio di leva nell’esercito asburgico il 4 marzo 1858 e incorporato nel 18° battaglione cacciatori.

Dopo la seconda guerra d’indipendenza, Margolfo passò nell’esercito piemontese ed fu incorporato nel 6° battaglione bersaglieri. Partecipò alla campagna del settembre 1860 nello Stato Pontificio e poi all’invasione del Regno delle Due Sicilie dagli Abruzzi. Partecipò agli scontri del Macerone e del Garigliano, poi agli assedi di Gaeta e di Messina.

Dopo la nascita del Regno d’Italia e dell’esercito italiano, Margolfo fu trasferito al 29° battaglione bersaglieri, impiegato nella repressione del brigantaggio politico in Campania. Il 17 luglio il suo battaglione ebbe uno scontro con i briganti a Montefusco, in Irpinia, e poi partecipò a una fucilazione di massa a Nola. Ecco la sua testimonianza:

Appena giunto, guardo, e per combinazione trovo subito il mio fucile sopra il cariaggio. Lo presi e subito andai coi compagni, e quasi subito hanno cessato il fuoco, e fecero una caccia di 232 briganti, fra i quali c’erano i preti del paese e tutte le autorità del paese, rimanendo nel paese sino al sabato giorno 20, guardando i prigionieri cioè i briganti.

Domenica giorno 21, partimmo tutto il battaglione, composto in maniera che una compagnia [era] davanti, 2 compagnie una da [una] parte e l’altra [dall’altra], in mezzo i carcerati incatenati a due a due uniti insieme, e di dietro l’altra compagnia, coll’ordine, passando dai paesi, al minimo movimento della popolazione [di] fare fuoco, ed eravamo diretti in Avellino.

Giunti in Avellino, pochi briganti abbiamo lasciato, quindi partimmo per Nola, dove vi era il generale Pinelli, comandante il movimento [di repressione] del brigantaggio.

Giunti in Nola, su un gran piazzale si fece sosta, avvertendo il Generale di venire a vedere la caccia ed ordinare il da farsi. Giunto il generale Pinelli, fece gli elogi della bella caccia che avevamo fatto. Sortì una voce dicendo che lui era galantuomo, ed era figlio del sindaco. Pinelli allora gli disse: «Bene, allora mettetevi da una parte, ed il resto si conduca verso montagna», lontano circa 50 passi da noi, e noi nel centro, che dai tre lati c’era la Fanteria di guarnigione al presidio facendo cordone, in caso di sollevazione dei cittadini. I detti briganti, facendogli fare front’indietro, e poi diede l’ordine: «Per tre, fate fuoco». Al comando: «Fuoco» tutti cascarono per terra morti.

Rimase solo il figlio del sindaco, che credevamo proprio che la vita fosse salva. Pinelli gli disse: «Dunque sei figlio del sindaco e sei un galantuomo?» – «Si, signor generale». «Ebbene, andate, andate, ma di questa parte». Appena fece un trenta passi, che il generale Pinelli disse: «Tirate a quel galantuomo». Difatti fu colpito, e cascò anche lui vicino agli altri suoi compagni.

Qualche giorno dopo Margolfo partecipò anche alla terribile strage di Pontelandolfo, che lui giustificò:

Al mattino del mercoledì, giorno 14, riceviamo l’ordine superiore di entrare nel comune di Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno i figli, le donne e gli infermi, ed incendiarlo. Difatti un po’ prima di arrivare al paese incontrammo i briganti attaccandoli, ed in breve i briganti correvano davanti a noi.

Entrammo nel paese: subito abbiamo incominciato a fucilare i preti ed uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine abbiamo dato l’incendio al paese, abitato da circa 4.500 abitanti. Quale desolazione, non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case.

Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava, ma che fare? non si poteva mangiare per la gran stanchezza della marcia di 13 ore: quattordicesima  tappa.

[…] Proprio quale barbaro paese fu questo Pontelandolfo, ma ora si è domesticato per bene.

Carlo Margolfo sopravvisse alla guerra e fu congedato a Napoli il 4 gennaio 1864.

Domenico Anfora

ps= Nello stesso luogo, il 10 settembre 1943 i militari tedeschi della divisione corazzata “Hermann Goering” fucilarono 18 militari italiani prigionieri che avevano reagito all’attacco germanico. Fu la prima strage tedesca nella Penisola durante la seconda guerra mondiale. Prima, in agosto, era avvenuta in Sicilia, nel paese etneo di Castiglione, dove sempre soldati della “Goering” avevano ucciso 12 civili.

testimonianza fornita da Raimondo Rotondi

2 Comments

  1. E’ cosa che oggi non mi riesce neppure di leggere tanta e’ la crudeltà che ci si para sotto gli occhi…sembra impossibile eppure e’ successo.. e forse altrove succede ancora!… mamma mia! questa sarebbe l’Italia “unita” di cui ci gloriamo sui libri dove si nasconde la verità’ della tragedia! caterina

  2. Nello stesso luogo, il 10 settembre 1943 i militari tedeschi della divisione corazzata “Hermann Goering” fucilarono 18 militari italiani prigionieri che avevano reagito all’attacco germanico. Fu la prima strage tedesca nella Penisola durante la seconda guerra mondiale. Prima, in agosto, era avvenuta in Sicilia, nel paese etneo di Castiglione, dove sempre soldati della “Goering” avevano ucciso 12 civili.

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