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già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Turismo in Italia, antico e moderno

Posted by on Mag 19, 2024

Turismo in Italia, antico e moderno

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Il nostro, è un paese che tutti vorrebbero visitare, lo dimostra il gran numero di turisti di tutte le lingue che vi arrivano, e che aumentano di anno in anno. Vengono per le nostre bellezze naturali, il clima, l’accoglienza, l’archeologia, la cultura, l’arte, la storia, e i piccoli borghi unici nel loro genere, non ultimo per la nostra enogastronomia, molto variegata e con forti peculiarietà regionali. Non c’è regione che non ha le sue specialità, un suo piatto tradizionale o un suo vino. Ricordiamo che la dieta mediterranea famosa nel mondo è nata nel Cilento.

In queste considerazioni ci soffermeremo soprattutto sulla città di Napoli, dove già nei tempi della Neapolis greca, arrivavano nelle scuole filosofiche grandi filosofi, poeti e artisti che poi colpiti dal fascino della città, vi restavano per sempre o ne raccontavano le bellezze. Tra questi c’è il grande poeta e filosofo Virgilio, (guida di Dante nella Divina Commedia), che si trasferì a Napoli per frequentare la scuola dei filosofi Filodemo e Sirone, e apprendere i precetti della filosofia epicurea. In questa città morì nel 19 avanti Cristo, e i suoi resti sono conservati al Parco Vergiliano.  

In quello stesso periodo molti patrizi romani venivano a trascorrere i loro otium (ozii) nella Campania Felix. L’imperatore Tiberio che sapeva godersi la vita, si ritirò a Capri per sfuggire alla chiassosa e caotica Roma e dedicarsi all’ozio contemplativo. Anche per Seneca, ormai in piena età imperiale, l’otium per lui non è più solo un rifugio, ma è un ideale di vita, l’unico degno dell’uomo colto. Oggi nella Baia sommersa per il bradisismo, si osservano i resti delle numerose ville patrizie di epoca romana.

Durante il Rinascimento italiano, si ebbe un notevole incremento da tutta la penisola di pellegrini verso Roma. Quelli dell’Italia meridionale transitavano per lo più da Napoli, prima dell’ultima tappa.

In quell’epoca, priva di qualsiasi assistenza pubblica, gli spostamenti di considerevoli masse di pellegrini, comportavano seri problemi soprattutto per i più poveri.

A Napoli il nobile Fabrizio Pignatelli dell’antica Compagnia dei Cavalieri Giovanniti, comprese il problema, e per risolverlo, progettò egli stesso nell’anno 1564 un “Ospedale per Albergo dei Pellegrini”, con annessa una chiesa su terreno di sua proprietà presso le mura nuove della città.

Nel 1700, in Europa si diffuse presso i ceti aristocratici la moda dei grandi viaggi: il Grand Tour che facevano soprattutto i giovani rampolli di quell’élite.  L’itinerario italiano del Tour divenne il più importante d’Europa grazie al libro Italienische Reise (Viaggio in Italia) di Goethe, una vera e propria Bibbia.

Goethe arrivò in Italia per il grand tour passando per Venezia, si fermò molto tempo a Roma e poi si recò a Napoli e Palermo. Però fu a Napoli che provò le sensazioni più forti di tutto il viaggio. Qui conobbe lo sfarzo di una città ricca e florida, e imparò l’importanza di una vita “senz’affanni” e senza preoccupazioni, comprese l’importanza delle tradizioni di un popolo festoso e pronto a riempire le strade di musica e processioni. La città partenopea, dove rimase due mesi, sarà definita il luogo “più meraviglioso del mondo”. Un’altra frase a lui attribuita e rimasta famosa è “Vedi Napoli e poi muori”.

Nel periodo in cui soggiornò a Napoli, visitò PompeiErcolano, Paestum, e il Vesuvio, dove tornò una seconda volta per osservare un’eruzione da vicino. Si recò anche ai Campi Flegrei  per la ricchezza dei siti archeologici e fenomeni naturali, quali l’attività vulcanica della solfatara.

Goethe soggiornò a Napoli per circa un mese, tra il febbraio e il marzo 1787, durante il regno di Ferdinando IV e descrive magnificamente la città, con quel sentimentalismo dei grandi autori nordici. Subisce il fascino di una città caotica ma d’indole felice, e laboriosa, non certo per ambire a grandi ricchezze, ma per evitare la povertà. Una città capace di cambiare irreversibilmente chi la visita, e Goethe lo sapeva, perché suo padre, dopo aver visitato Napoli non riusciva più a essere felice altrove, il suo pensiero lo riportava “alla terra feconda, al mare immenso, alle isole vaporose, al vulcano fumante”. Goethe considerò Napoli la città più pulita tra quelle visitate. Fu colpito dall’attività degli scugnizzi, che raccoglievano con carrettini gli scarti dei mercatini per portarli agli orti fuori città per concimarli. In quell’epoca in Germania si diceva che a Napoli erano tutti fannulloni, ma dopo il suo viaggio, Goethe entra in polemica con i sostenitori di quella tesi, spiegando ai connazionali che i napoletani sono laboriosi, ma lavorano “senz’affanni”. I visitatori frettolosi, interpretavano quegli atteggiamenti come scansafatiche, ma in realtà sono quelli di un popolo  con un proprio carattere, diverso dai caratteri degli altri italiani e Goethe lo comprese.

Una frase falsamente attribuita a Goethe è: “Napoli è un paradiso abitato da diavoli” è una definizione di un frettoloso commentatore cinquecentesco di Dante, che forse non amava la città.

Oggi si viene in Italia anche per il turismo termale, che a Ischia è molto sviluppato. Vi arrivano molti tedeschi e inglesi e tra questi è da citare William Walton grande musicista e la moglie Susana, raffinata collezionista botanica. Vissero a Ischia dal 1949 e dopo aver acquistato un grande appezzamento di terra, vi realizzarono un bellissimo giardino esotico: La Mortella. Questo meraviglioso parco, ricco di laghetti e corsi d’acqua, è un tesoro botanico di piante tropicali, esotiche e acquatiche e attira molti visitatori.

Oggi, la grande presenza di turisti si deve anche a ciò che è stato raccontato dai viaggiatori del grand tour, che furono gli inventori del moderno turismo, la cui etimologia deriva proprio da tour, e da ciò che gli attuali turisti che oggi arrivano anche da paesi extra europei raccontano sul nostro paese suscitandone molto interesse.

A.G. Morra     

18/05/2024

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