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IL BRIGANTAGGIO LUCANO (V)

Posted by on Giu 19, 2024

IL BRIGANTAGGIO LUCANO (V)

Il Plebiscito

Avvenuta in Basilicata la rivoluzione politica e con essa la fine della dinastia borbonica, il governo piemontese indice per il 21 ottobre 1860 il Plebiscito per dichiarare l’annessione alla monarchia dei Savoia del napoletano e della Sicilia.

Giacomo Racioppi, segretario generale del governo della provincia, per tale evento indirizza al popolo lucano il seguente proclama:

Cittadini,

l’atto più solenne della vita di un popolo, quando la nazione, rientra nella pienezza dei suoi diritti si accoglie in liberi comizi per esprimere la sua sovrana volontà, oggi vi invita la legge. Ella precorse i Vostri desideri ed il generale dittatore, poiché ha compreso i vostri voti, li ha satisfatti. Con i gloriosi avvenimenti iniziati dalla Lucania questa meriggia e parte d’Italia al giorno 18 agosto, voi tutti insorgendo unanimi e concordi al grido d’Italia di Vittorio Emmanuele, avete addimostrato la forte vostra volontà, perché l’Italia una ed indivisibile, si accolga sotto lo scettro costituzionale di Casa Savoia. Oggi siete chiamati a confirmarla o a rivocarla. Nei modi legali e per libera e larga votazione, quale si addice alla pienezza dei tempi, voi confermerete (io son certo) con l’espressione del libero voto, ciòcche voi e i vostri giovani figli avete suggellato col sangue sui campi di battaglia, là presso la valle di Capua e nei piani di Tammaro. Accorrete dunque alle urne, depositario dei destini, che la provvidenza serba all’Italia, voi volete oggi con cosciente e forte volere l’Unità d’Italia, e la suggellerete dimani col sangue contro lo straniero, che or ci guarda bieco dall’Alpi, cui ripasserà per l’ultima volta dimani. Così Dio ci assista e protegga l’Italia.

Potenza, 15 ottobre 1860

II Plebiscito, indetto con decreto dell’8 ottobre 1860, è svolto secondo le seguenti indicazioni:

  • Il popolo delle provincie continentali dell’Italia Meridionale sarà convocato pel dì 21 del corrente mese di ottobre in comizi per accettare o rigettare il seguente plebiscito: «II popolo vuole l’Italia una ed indivisibile, con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti». Il voto sarà espresso per “SI” o per “NO” per mezzo di un bollettino stampato.
  • Sono chiamati a dare il voto tutti i cittadini che abbiano compiuto gli anni 21 e si trovino nel pieno godimento dei loro diritti civili e politici. Sono esclusi da dare il voto tutti coloro i quali sono colpiti da condanne, siano criminali, siano correzionali per imputazioni di frode, di furto, di bancorotta e falsità. Sono esclusi parimenti coloro i quali per sentenza sono dichiarati falliti.
  • Dal Sindaco di ciascun comune saranno formate le liste dei votanti, ai termini dell’articolo precedente, le quali verranno pubblicate ed affisse nei luoghi soliti pel giorno 17 ottobre.
  • I voti saranno dati e raccolti in ogni capoluogo di circondario presso una Giunta composta dal Giudice presidente e dai sindaci dei comuni del circondario medesimo. Si troveranno nei luoghi destinati alla votazione, su di un apposito banco tre urne, una vuota nel mezzo, e due laterali in una delle quali saranno preparati i bolletini col “SI” e nell’altra quelli del “NO”, perché ciascun votante prenda quello che gli aggrada e lo deponga nell’urna vuota.
  • Compiuta la votazione la Giunta circondariale, in seduta permanente, invierà immediatamente l’uma dei voti, chiusa ed assicurata per mezzo del Giudice suo presidente, alla Giunta Provinciale.

II Plebiscito si svolge in Genzano in uno stato di apparente esaltazione collettiva tra spari di “mortaletti” ed entusiastiche acclamazioni al Re, a Garibaldi e all’Italia. Le vicende della votazione, la modalità di partecipazione al voto, nonché il numero dei votanti sono riscontrabili nel verbale e nella lettera accompagnatoria che il Sindaco, Girolamo Dell’Agli, invia al governatore della provincia:

Genzano, il di 23 Ottobre 1860

Signore,

essendomi avvisato redigere un verbale del Plebiscito eseguito il dì 21 volgente, mi onoro mandargliene copia, perché Ella sia esattamente informata della compattezza ed uniformità manifestatasi nello spirito pubblico di questo paese in tale circostanza. Inoltre trovo regolare farle tenere oltre ai bollettini anche le tessere date ai votanti e dai medesimi consegnati nell’atto della votazione, annunziandole, che dall’allistamento di coloro che si sono presentati nei Comizi rilevasi dal numero d’ordine che dovrebbero nell’urna trovarsi 1042 voti affermativi.

Il Sindaco G. Dell’Agli

VERBALE

L’anno 1860 il giorno 22 ottobre in Genzano – Noi Girolamo Dell’Agli – Sindaco del suddetto comune avendo compiuto la votazione del comizio popolare decretata pel dì 21 andante mese, restando in seduta permanente colla Giunta municipale fino al momento ore 22 italiane, e riflettendo all’autorevole solennità di tale atto, abbiamo opinato che dovesse essere consacrato da un verbale contenente quanto più di notevole sia intervenuto nella esecuzione dello stesso, invitando il corpo municipale, il capo della Guardia Nazionale ed il Regio Giudice a constatarne il procedimento, apponendo al presente le rispettive firme. Epperò avvisiamo come in questo municipio il Plebiscito col motto «Italia una ed indivisibile sotto lo scettro costituzionale di Vittorio Emanuele e i suoi legittimi discendenti» sia stato consumato col massimo ordine, colla più perfetta tranquillità, lo spirito patriottico più caldo e civile ad un tempo, e colla più nobile gara fra tutti i funzionari pubblici e i cittadini di ogni ceto. Preceduti pubblici bandi fra le più clamorose acclamazioni sin dalla sera precedente del dì 20, ripetuti verso l’alba del seguente mattino, tutta la Guardia Nazionale guidata dai tenenti signor Canio Di Pierro e signor Gaspare Polini e tutti gli altri ufficiali subalterni fu messa sotto le uniformi e in attesa dei loro ordini. E poiché la sala della casa municipale era troppo angusta per eseguirvi l’atto del suffragio popolare, disponemmo all’oggetto che il comizio si radunasse nel Sacro Tempio dedito al culto della Vergine delle Grazie, tanto più che in un altro luogo meglio che in un Tempio esso avrebbe potuto essere eseguito con maggiore solennità e decoro; e quello prescelto vi si prestava opportunamente per la vastità dello spazio e per la singolare divozione che riscuote da tutti i cittadini. Tutto ordinato e disposto col migliore ordine possibile e dignità che richiedevasi, inaugurammo il grande atto, che dopo tanti secoli era dato da compiere a questa bella parte d’Italia rigenerata, con un discorso allusivo da noi medesimo pronunziato in cui dipingemmo di volo, e l’attuale condizione delle cose, e l’importanza di quella adunata popolare, e i grandi destini che essa garantirebbe all’Italia. Poscia con le norme prescritte si cominciò tranquillamente la votazione e se vi ha qualche cosa a ricordare di sconcio, era per l’entusiasmo troppo fervido della gente che affluiva a torme a domandare il suo voto.

E’ da notare che fra tutti, due infelici matti banzesi richiedevano il “NO” che fu deposto nell’urna scrupolosamente, mentre, questi infelici privi del bene dell’intelletto ebbero a soffrire dai richiami dei buoni loro concittadini che li istruivano, del significato di questa votazione; accapo di due ore coi cappelli fra le mani a caratteri cubitali e piangendo e schiamazzando impetrando scusa dell’involontario fallo, domandarono a mani giunte che non si volesse loro negare il perdono, disonorarli e invece ammetterli a cambiare il di loro voto; al che credemmo aderire per non martoriarli di vantaggio e perché come per miracolo vedevamo restituire la luce ai ciechi, ai matti l’intelletto.

Sospesa per loro avanzata, l’urna fu accuratamente, ed in presenza di tutti, suggellata e depositata nella casa del Comune, tanto più che la votazione era quasi compiuta con oltre mille voti, ed ai pochi, che per particolari circostanze non avevano potuto intervenire, s’intendeva dare campo libero e mettere il di loro voto. Dopo ciò uscimmo dal Tempio fra numerose file di guardie nazionali e di popolo fra i fragorosi evviva all’Italia una, al suo Re e al suo Eroe e procedendo per la strada dovemmo soffermarci allo spettacolo di uno sparo mirabile eseguito di oltre duemila mortaletti che il benemerito cittadino Filippo Pace di Napoli ora qui residente per i suoi affari, fece disporre a proprie spese; indi continuando fra gli applausi e l’esultanza dell’intero paese procedendo colla bandiera illustrata dallo stemma dell’eroico sovrano, Vittorio Emanuele, compiemmo il giro del paese.

All’ora del vespero dell’istesso giorno, sulla casa municipale colla presenza della Giunta l’uma veniva disigellata poiché altra gente veniva a votare. Fu sigillato di bel nuovo la sera e riaperta questa mane trattenendoci in seduta permanente, diffinitivamente or che sono le ore 21 si è accuratamente sigillata e conservata in questa casa comunale. Ne meno è da ricordarsi come la sera del 21 ottobre tutti i balconi e le finestre del ricco e del povero erano illuminati da miriadi di luci che manifestavano l’ilarità dell’animo di tutti, e ciò nella sera che segue sarà spontaneamente ripetuta. Là onde, a futura memoria del contegno e dello spirito manifestato da questa popolazione abbiamo creduto redigere il presente verbale affinchè su tutti i municipi delle Due Sicilie che avranno ben meritato dalla patria intera, e dell’Augusto sovrano da noi desiderato questo in particolare con quanto là operato costantemente dal principio della politica rigenerazione sin oggi, abbia ragione ad essere precipuamente considerato negli atti di sovrana largizione e beneficenza.

 II Regio Giudice: Giuseppe Califano   –   Il Sindaco: Girolamo Dell’Agli

I Decurioni: Vito Nicola Calogero, Rocco Maria Giordano, Teodoro De Nozza, Conio Rocco Falanga, Vincenzo Polini, Nicola Saverio Polini, Domenico Lepore, Donato Anobile

II Capo della Guardia Nazionale: Canio Di Pierro   –   II Cancelliere: Michele Scazzariello

Queste sono le due schede che si potevano “liberamente” scegliere:

Della memorabile giornata in cui, come si è visto, lo spirito patriottico sembra assumere la più alta espressione di giubilo attraverso lo sparo di duemila “mortaletti” offerto a proprie spese dal misterioso e benemerito signor Pace, ci sembra opportuno analizzare il curioso episodio, che per un momento, pare, debba offuscare una giornata in cui si sparge a piene mani patriottismo e amore di libertà.

È il voto negativo chiesto e deposto inizialmente nell’urna da due banzesi, “due infelici matti” i quali uscendo dal Tempio di Maria SS. delle Grazie vengono “richiamati” (o bastonati?) dai propri concittadini e da essi “istruiti” sul profondo significato della votazione.

Pensiamo essere stato così efficace “l’istruzione” che in capo a due ore, atterriti, tremanti e schiamazzando i due incauti elettori richiedono a gran voce di poter cambiare il voto.

Il perdono viene accordato ai due cittadini anche perché il comitato elettorale vede in ciò un segno divino, il “miracolo” della luce restituita ai ciechi e l’intelletto ai matti i quali rinsaviscono e diventano perciò liberali. Il Plebiscito fu anche questo: intimidazione e discriminazione e nè poteva essere diversamente, poiché chi avesse voluto dare il NO, era considerato “nemico della patria” e come tale trattato.

Lo capirono così bene i due elettori i quali, proprio perché non matti, si precipitano nel Tempio a chiedere clemenza, che fu loro accordata e con essa anche l’unanimità al voto affermativo salvaguardata.

Quest’ultimo aspetto non è affatto secondario se si tiene conto che la dimostrazione completa dell’adesione al nuovo stato di cose costituisce un fattore su cui ipotecare future carriere, benefici ed ogni sorta di privilegi. La stessa modalità di votazione che non assicura nessuna discrezionalità fa ben comprendere lo stato generale di intimidazione in cui il Plebiscito si svolge, chi troverà il coraggio di schierarsi dall’altra sponda conoscerà l’isolamento, l’avversione e la discriminazione sociale come si comprenderà meglio in seguito.

L’urna dei voti è portata a Potenza dal Sindaco Dell’Agli scortato dalle guardie nazionali al comando del signor Canio Di Pierro.

Convenuti a Potenza ed alla presenza di Giovanni Gemelli governatore della provincia di Basilicata, M. De Cesare giudice della Gran Corte Criminale della provincia di Basilicata, Nicola Savino, giudice del Tribunale Civile e dei signori Carlo Vietri e Paolo Buonocore, tutto il materiale elettorale è portato nella sala delle udienze del tribunale civile dove vengono resi noti i risultati generali del Plebiscito in Basilicata che, su 98.312 votanti, fanno registrare 98.202 affermativi e 110 negativi.

fonte

http://www.archeopolis.it/Pubblica/genzano/brigantaggio/index.htm?plebiscito.htm&2

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