Alta Terra di Lavoro

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Un’apparizione tra nuvole fu Roma per lo scrittore inglese, Dickens

Posted by on Lug 13, 2024

Un’apparizione tra nuvole fu Roma per lo scrittore inglese, Dickens

  Il nostro amore e la nostra ammirazione per Charles Dickens sono pienamente giustificati, com’è altresì giustificata la riconoscenza allo scrittore sommo e geniale, descrittore colorito, efficace e penetranti, allo psicologo che scava nel fondo dell’anima e porta alla luce esemplari di perfidia umana e di luminosa bellezza.

I suoi romanzi diradarono infattil e tenebre nella piena età vittoriana e denunciarono lo stato di abbandono, di miseria e di avvilimento nel quale marciva la classe dei diseredati,dei vinti della vita. I fanciulli, in modo particolare,costituirono la sua costante preoccupazione. La loro aperta difesa,le prospettive  di una sana e generosa tutela, La lotta che il Dickens  ingaggiò per imporli alla comprensione dei grandi,contribuirono in maniera notevole al progresso sociale in Inghilterra.  Codesto Dickens, precursore di un’esistenza  veramente umana, è, ancora oggi, attentamente letto  e ammirato, mentre poco o nient’affatto conosciuto è il Dickens ospite di Roma e tanto di meno il “diarista” romano, che ci ha lasciato pagine di impressioni e ricordi, insuperabili per bellezza e per il perfetto realismo. Egli si ambientò subito nella Città Eterna, dove giunse, per la prima volta, nell’inverno del 1845, al ritorno dal suo viaggio nel Nord America. Il “romanista” è quasi ignorato e la cosa è facilmente comprensibile, perché i  grandi scrittori, poeti e artisti stranieri che soggiornarono in Roma e la descrissero sono, com’è noto, una legione  e non riesce sempre facile, agevole, procurarsi i loro diari di prima mano. Tra i più attenti biografi del Dickens, un posto di primo piano  occupano in Italia Silvio Negro, Spaventa Filippi, Gabriele Baldini e Ada Salvatore:il primo dei quattro nella sua bellissima “Seconda Roma” ci dà la più esatta descrizione della vita romana di quel tempo, con un copioso materiale inedto; diari e aneddoti dei più celebri stranieri stranieru ospiri dell’Urbe. Gli altri, saggisti e traduttori del Dickens, esaminano la prosa di questo romanziere, facendone risaltare anche la vita nobilissima e gli scopi altamente umanitari.

   Al viaggiatore Dickens il primo saluto glielo diede la campagna romana, in pieno inverno. Egli la vide quando, cioè, la vegetazione non le aggiungeva niente e il senso della desolazione si sposava naturalmente a quello dell’abbandono. “Si sente che una grande popolazione ha vissuto là che essa ha scassato e lavorato il terreno, che lo ha popolato con le sue costruzioni e le sue culture, che oggi non ne rimane più nulla…”.

   Una mattina, osservando lungo la scalinata  di Trinità dei Monti coloro che si indugiavano per le scale, soggiogati dalla solitudine e baciati dal sole, il Dickens si convinse che tutti gli individui sono fratelli e che la gioia, come la fame e il dolore, hanno lo stesso preciso ed eloquente linguaggio: “Era come se li avessi conosciuti per anni e anni, sotto ogni varietà di vesti e in ogni possibile atteggiamento e come essi mi  sorgessero  improvvisamente dinanzi”.Come tante apparizioni  divenute realtà…

                                           Una risposta

   La passione di Charles Dickens per Roma e per l’Italia (sogiornò anche a Genova, a Padova, a Venezia e a Napoli) fu fortemente alimentata da una erudita preparazione storica e letteraria sulle millenarie vicende di casa nostra. Essa si tradusse in alcuni toccanti e significativi episodi, Fra gli altri,  degni di essere ricordati, egli a Londra offrì spontaneamente aiuto e protezione a tutti i rifugiati napoletani perseguitati  dal Borbone, mettendo altresì a loro disposizione il suo giornale “House hold Words” per la propaganda delle loro idee e dichiarando  si esser pronto a rimunerrarli  nel mpdo più generoso. E’ opportuno riportare una sua lettera allo scrittore Charley riesumata dallo Spaventa Filippi. Allo Charley che in un suo romazo aveva detto male degli italiani, Dickens scriveva :” Io non sono della vostra opinione. Pensate: se voi e io fssimo cresciuti dall’infanzia ed ora mininacciati continuamente da confessionali, prigioni e sgherri infernali, potremmo voi ed io essere migliori di loro?Saremmo noi così buoni ? Io, se ben mi conosco, no ! Manin fu l’istitutore di mia figlia a Parigi : ho conosciuto Mazzini. Sono ritornato In Italia dopo dieci anni e ho trovato gli uomini migliori che v’avevo conosciuto tutti in esilio o in prigione”.

   E’ difficile trovare in altri scrittori stranieri una coì spontanea, pronta e calorosa adesione alle nostre cospirazioni e ai nostri sacrifici per rendere libera la Patria.

Alfredo Saccoccio

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