Alta Terra di Lavoro

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IL NORD SFRUTTA IL SUD DI PINO APRILE

Posted by on Lug 17, 2024

IL NORD SFRUTTA IL SUD DI PINO APRILE

Funziona così: con la complicità degli eletti al Sud, spostano i tuoi soldi sul loro conto corrente, poi stabiliscono che nella spartizione del pane di tutti, le fette siano proporzionate a quanto hai sul conto. Così, ti derubano due volte: prima appropriandosi delle tue risorse, poi sottraendotene altre, fingendo di dividere “secondo i meriti”. Ovvero “di più a chi ha già di più”; perché se ha di più, vuol dire che è più bravo.

E, come avvenuto in altri periodi storici, i complici terroni, per dichiarata convinzione o più evidente convenienza personale, confermano (parlamentari, intellettuali, giornalisti, docenti: ti fanno ministro, Fitto! Ti fanno presidente, professor Cassese!).

Se la sede legale della società che estrae il petrolio in Basilicata è a Milano e a Roma, quella risorsa lucana rende più ricche Lombardia e Lazio (dirigenti, decisioni, uffici…); mentre gli scarti tossici della raffinazione restano al Sud, a inquinare le falde acquifere, avvelenare i laghi e i campi e a far morire di cancro i terroni.

Sarebbe ora di fare l’elenco delle aziende che “estraggono” valore al Sud, non solo petrolio, e lo fanno figurare nel bilancio delle Regioni del Nord, con un ridicolo “diritto di indirizzo” della sede legale. È quel che fanno le società (coloniali) francesi nei Paesi africani a cui, non più con la forza delle armi, ma dell’economia e della politica, impongono che la ricchezza estratta lì, per il fisco sia considerata francese e quei rapinatori paghino le tasse in Francia e non in Ruanda, per dire.

Allo stesso modo, i lucani, pur avendo i più grandi giacimenti non off-shore di idrocarburi di tutto il continente europeo, non sono i texani d’Italia, con le banconote da 500 euro che cadono dalle tasche a mazzette, ma se la battono ogni anno nella classifica di regione più povera, hanno la più alta emigrazione giovanile e il record italiano, otto su dieci, di residenti in aree interne, che sono quelle con il più alto tasso di spopolamento (nonostante la Basilicata, Val d’Aosta a parte, sia già la regione a più scarsa densità abitativa).

Quindi, con il trucco del “più pil hai, più ti prendi pure del resto”, la Basilicata deprivata del suo (e tacitata con ridicole royalties che sono un decimo delle aree petrolifere del Terzo Mondo), viene derubata anche di quanto dovrebbe andare, alla pari, a tutti gli italiani ed è (furto con destrezza) sottratto e incamerato dai soliti noti.

È la tecnica truffaldina e razzista che si istituzionalizza con l’Autonomia differenziata, dopo la vergognosa approvazione, in Parlamento, grazie ai voti degli ascari meridionali dei partiti di maggioranza (coalizione di fascisti, razzisti, paraculi e “moderati”) che si sono venduti i loro elettori, in cambio del privilegio di fare i servi ai loro padroni di partito, colonizzatori padani.

E va ricordato che i partiti ora all’opposizione e finalmente contrari, erano favorevoli (anche Pd e M5S), quando stavano al governo. Mentre Giorgia Meloni ha fatto il percorso inverso: con una conversione a “u”, per la seggiola, ha svenduto “la Nazione” alla Lega, che tiene il governo sotto ricatto. Se tanto mi dà tanto, “Sono Giorgia, sono donna, sono cristiana”, ove servisse per rimanere a Palazzo Chigi, potrebbe diventare: “Sono Michele, sono uomo, sono musulmano”. Ma sempre “patriota”, si capisce. Povera patria (la sua, se si riesce a capire qual è).

Se le parole vi paiono forti, chiarisco che la porcata dell’Autonomia differenziata è così evidente, che non si può credere alla buona fede dei politici che la sostengono e peggio ancora se meridionali, campioni, i più, di arrampicate sugli specchi del disonore. Ad alcuni può essere accreditata qualche attenuante solo per la colpevole ignoranza o la sudditanza psicologica che li rende succubi.

Ci vendono per potersi vendere (o si vendono per poterci vendere, fate voi), e senza vergognarsi, assecondano le razzie di quel che vale a Sud (volendo trovare radici storiche, guardate cosa accadde quando scesero degli invasori) e dicono che, con l’Autonomia differenziata, il Sud partorirà una nuova e migliore classe dirigente (quindi non come loro, finalmente? Chissà da quale cilindro salterebbe fuori).

Rispecchiandosi nei loro padroni, come la vittima nel suo carnefice, questi ascari li imitano, ne diventano la parodia, ripetono le loro parole (“clientelismo”, “familismo amorale”). Sapete quei terroni per i quali il meridionale è progredito quando somiglia a uno del Nord? Magari a un Bossi che sistema un figlio in Consiglio regionale lombardo (in compagnia di amiche di cene eleganti di Berlusconi), mentre un altro suo figlio verrà scoperto con le mani nella marmellata del reddito di cittadinanza, non avendone diritto…

Eh sì, serve proprio una nuova classe dirigente, a Sud. A Nord no: meglio di Salvini, condannato per oltraggio a pubblico ufficiale e per razzismo contro i napoletani? Meglio di Calderoli, per anni sotto processo per razzismo, con tre condanne non definitive e ideologo della “derattizzazione” del Sud, perché i “napoletani sono topi”? Andatelo a dire ai parlamentari leghisti del Sud e di Napoli, che predicano di una nuova classe dirigente a Sud. E ci vorrebbe sì, una classe dirigente meridionale che dopo essere stata insultata da un razzista non gli faccia da serva.

Ma soprattutto, che si opponga alla spoliazione del Mezzogiorno con i trucchi legali e no, che consentono di domiciliare fiscalmente altrove le risorse meridionali. Alcuni di questi ascari tuonano contro “i profittatori” del Nord, in campagna elettorale, poi in Parlamento, votano a loro favore, per il saccheggio del Sud.

E la presunta nuova classe dirigente meridionale marziana ipotizzata dall’ascarume di servizio ci darebbe, per imitazione dei modelli proposti, presidenti di Regione che finiranno in galera come il veneto Galan, il lombardo Formigoni, il ligure Toti?

E strapperà alla Regione Lombardia il primato del più alto numero di presidenti, vice, assessori e consiglieri regionali sotto inchiesta, condannati, incarcerati? Infrangerà il monopolio padano dei più grandi scandali di sempre per mazzette nella Sanità? O quello veneto delle più alte tangenti della storia (vedi Mose)?

E, visto che gli ascari non lo hanno mai fatto, sarà la nuova classe dirigente che quando, per i disastri naturali (terremoto) in Emilia Romagna, si porranno accise sui carburanti cinque volte maggiori di quelle per tragedie ben più devastanti al Sud (sisma de L’Aquila), protesterà e non sarà complice, subordinata e muta, come questi che ingoiano pure l’Autonomia differenziata e magnificano la qualità della corda (d’oro, un privilegio raro) con cui ci vogliono impiccare?

Il meccanismo è sempre quello, ripeto, e denunciato già un secolo fa, da grandi meridionalisti: il Nord si procura, a spese di tutti, un vantaggio che alimenta la differenza, aumentandola. Poi si usa quella disuguaglianza come un merito e un maggior diritto e se ne pretende il riconoscimento e la crescita. (“Siamo la locomotiva”. Con il carburante tolto agli altri e comunque sfiatata).

Il prodotto interno lordo regionale viene innalzato nelle Regioni del Nord, con il gettito fiscale di ricchezza prodotta al Sud, ma fatta figurare “maturata” a Nord (al Sud era ancora acerba?).

A voi sembra corretto che, mentre si vuole regionalizzare tutto, persino la scuola, il commercio estero, la protezione civile e soprattutto le tasse statali, le decine di milioni di euro dei biglietti per l’ingresso dei turisti a Pompei, alla Reggia di Caserta, ai templi di Paestum, agli scavi di Ercolano, alla grotta azzurra di Capri, al museo dei Bronzi di Riace a Reggio Calabria, e via di seguito, figurino “ricchezza prodotta in Veneto”, solo perché la società che stacca i biglietti, grazie a bandi di gara scaduti e mai rinnovati, ha l’indirizzo a Mestre-Venezia?

E questo accade anche con le altre società che si spartiscono i beni archeologici e culturali del Sud, ma pagano le tasse al Nord o al più a Roma.

Cominciamo a regionalizzare le entrate fiscali della ricchezza prodotta nei territori. La regola “quello che è mio è mio, e quello che è tuo è pure mio” grida vendetta mentre si vogliono far diventare “locali” introiti fiscali nazionali (statali) e persino di altre Regioni. Come mai il 90 per cento dell’olio d’oliva italiano è pugliese, lucano, calabrese e siciliano, ma la Toscana ne esporta dieci volte più di quanto ne produce?

Gli ascari terroni chiederanno una norma che corregga questa stortura? Ma figurati! Non hanno nemmeno obiettato all’annuncio del progetto (vecchio cavallo di battaglia razzista della Lega) di “adozione” di Regioni del Sud, da parte di quelle del Nord. Ufficialmente, ‘sti fanfaroni si offrono di educare alla civiltà gli indigeni. Di fatto, vogliono una colonia “propria” da sfruttare, trasferendo direttamente alle Regioni settentrionali il rapporto di subordinazione che lo Stato centrale svolge da 163 anni, per conto dei poteri toscopadani.

Facciamo capire che il vento è cambiato: le grandi opere al Sud siano appaltate ad aziende meridionali, che potranno subappaltare a quelle del Nord (il contrario di quel che avviene da sempre); i beni culturali, archeologici, siano gestiti da società del Sud o comunque fiscalmente domiciliate a Sud; la ricchezza prodotta nel Mezzogiorno (dagli idrocarburi alle rinnovabili, all’agricoltura) generi tasse che vanno pagate in loco e non a casa dei colonizzatori.

Ma da questo orecchio, gli ascari terroni in Parlamento non ci sentono: il discorso non piace ai loro padroni. Ricordatevene, quando verranno a chiedervi di votarli “per fermare la destra” o “per fermare la sinistra”. È il Sud che stanno fermando, per mantenerlo in condizione coloniale.

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