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Il Regno delle due Sicilie era uno stato canaglia? “La negazione di Dio eretta a sistema di governo”. (Parte 4)

Posted by on Ago 3, 2024

Il Regno delle due Sicilie era uno stato canaglia? “La negazione di Dio eretta a sistema di governo”. (Parte 4)

Una guerra sotterranea, fondata sulla propaganda e l’organizzazione segreta. Di fatto, i ‘ribelli’ erano armati da una potenza straniera (il Piemonte), come conferma anche l’epistolario dell’ammiraglio Persano, che scriveva a Cavour: “noi continuiamo, con massima segretezza, a sbarcare armi per la rivoluzione, a tergo delle truppe napoletane”.

Non si può parlare di Risorgimento, senza citare il Garibaldi. Garibaldi veniva trattato dalla stampa inglese, ”ancora la stampa inglese….” come un vero e proprio idolo, un’icona della libertà. The Time lo elogiava come eroe senza macchia e senza paura e la Marina britannica in diverse occasioni si prodigò a suo favore. Come quando, nel 1841, gli fu salvata la vita dal commodoro Pulvis alle foci del River Plate.

O quando la flotta britannica intervenne per salvarlo dalle grinfie degli argentini. Insomma, ogni volta che l’eroe dei due mondi rischiava la vita, c’era una nave battente bandiera britannica pronta a salvarlo. Acton era presente quell’11 maggio 1860 giorno in cui i garibaldini sbarcano a Marsala, protetti da navi inglesi (Argus e Intrepid). Delle quattro navi Napoletane, solo lo Stromboli e il Capri (comandato da Marino Caracciolo) si accorsero della presenza del Piemonte e del Lombardo, e delle due navi di Garibaldi? Aspettarono che le navi fossero vuote per cannoneggiarle, quando ormai non si correva più il rischio di fermare lo sbarco. Anche il generale Ferdinando Lanza, che avrebbe dovuto difendere Palermo dall’attacco garibaldino, lascia via libera a 3000 pezzenti in camicia rossastra sbiadita (Mille, più 2.000 ‘picciotti’) mentre 24000 soldati Borbonici resteranno nel Palazzo Reale senza sparare un colpo. Si dice che un soldato si lamentasse della immobilità della truppa, e face notare proprio a Lanza della loro superiorità numerica, di risposta si senti dire proprio da Lanza: silenzio ubriacone. Altro traditore fu il generale Landi, che guidava le truppe borboniche a Calatafimi, forte di 3000 soldati ordinò una ritirata nello stupore generale, cedendo la vittoria senza combattere a un pugno di uomini semi armati.

Quel gesto infame fu comprato con un titolo di fede di 14000 ducati, pari a 224mila euro di oggi, ricevuto personalmente da Garibaldi. Quei soldi però non li vedrà mai: si pensa che il titolo di fede fosse falso e che i ducati fossero solo 14. Il Regno delle Due Sicilie venne venduto dai suoi Generali con delle tangenti mai incassate. Adesso sappiamo a cosa servirono i tre milioni di franchi francesi convertiti in piastre d’oro turche donate dagli inglesi a Garibaldi. Al suo fianco, Nino Bixio, un personaggio che oggi definiremo un razzista, il suo odio per i meridionali non lo nasconderà mai, aveva il compito di tenere i contatti con il nemico, per individuare quanti fossero pronti a vendere la propria fedeltà per qualche gruzzolo d’oro. Nell’ottobre 1882, Pietro Borelli scriverà sulla Deutsche Rundschau: “gli iniziati sanno che tutta la rivoluzione in Sicilia fu fatta da Cavour, i cui emissari militari, vestiti da merciaiuoli girovaghi, percorrevano l’isola e compravano a prezzo d’oro le persone più influenti”. L’ex ammiraglio Borbonico Persano riporterà nei suoi diari: “possiamo ormai far conto sulla maggior parte dell’officialità della marina regia napoletana”.

Il modo migliore per vincere contro la seconda flotta militare d’Europa era comprare i suoi comandanti. Ma ci sono stati anche morti “eccellenti” dall’altra parte. Come quella del garibaldino Ippolito Nievo, affondato, se così si può dire, il 4 marzo 1861, il piroscafo Ercole forse fu fatto saltare nei pressi di Capri. La sua fu una morte sospetta; la perdita di contatto del piroscafo con la nave che lo precedeva, il ritardo nei soccorsi, il fatto di essere stato l’unico battello che solcava il Tirreno verso la Sicilia ad affondare. Nievo era Vice Intendente, e responsabile dell’amministrazione del corpo di spedizione garibaldino, aveva il compito di rendarre un meticoloso e dettagliato conto spese. Dai suoi documenti si sarebbe facilmente risaliti ai contributi inglesi e piemontesi alla spedizione garibaldina, le tangenti pagate ai generali e funzionari borbonici, i soldi sottratti alle popolazioni meridionali come “spese di guerra”. Ma quello strano incendio alle caldaie dell’Ercole ha portato con se le leggendarie vittorie garibaldine infondo al Tirreno.

Giuseppe Giunto

fonte

Il Regno delle due Sicilie era uno stato canaglia? “La negazione di Dio eretta a sistema di governo”. (Parte 4) – L’identitario (lidentitario.com)

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