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Da Pietro Rombulo alla battaglia di Lepanto

Posted by on Ago 15, 2024

Da Pietro Rombulo alla battaglia di Lepanto

In ogni storia ci sta un inizio e una fine. L’evento agostano dello sbarco di Don Giovanni d’Austria a Messina, di ritorno dalla battaglia di Lepanto, nel racconto storico rappresenta una fine; o quantomeno, uno degli ultimi episodi della guerra contro i corsari turchi.

Ma l’inizio di questa crisi quando si è verificata? Non esiste una data precisa, esiste semmai, un protagonista che ha alimentato fra i regni cristiani, postisi in assetto di guerra contro l’impero turco, la volontà dell’Occidente di difendere i mari, e la capitale cristiana d’Oriente, Costantinopoli. Quell’uomo manco a farlo apposta fu un messinese, Pietro Rombulo. Egli si ritroverà coinvolto da tre pontefici che incontrò in tempi diversi. Durante il suo primo viaggio in Europa, per volontà del suo signore imperatore d’Etiopia Yeshaq I, unitamente all’emissario mongolo dell’alleato Mirza Sharuk, raggiunto dal messinese alcuni mesi prima nel regno di que-sti mongoli, quello di Multan, presso la loro capitale Herat (1427), per condursi presso Valencia in Spagna in quello stesso anno. Una volta presi accordi militari con Alfonso il Magnanimo, uni-tamente a un cardinale, il Fillastre si recarono da papa Martino V, presso Roma nel 1428. Altro appuntamento cercato da Rombulo fu in quel di Fiesole, in gran segreto, durante il Concilio di Firenze (1441), quando l’ambasciatore messinese giunse al cospetto di papa Eugenio IV portan-do una missiva del suo signore del tempo, l’imperatore d’Etiopia Zara Yaqob. L’idea originalis-sima, un’ennesima crociata; ma a differenza del passato, invece di invadere Gerusalemme, questa volta si puntava ad assalire l’impero turco dai suoi estremi confini asiatici, africani ed europei. Gli etiopi mettevano sulla carta un milione di uomini e trenta mila elefanti da guerra nonchè, forte naviglio etiope, parte del quale sotto il comando dello stesso Pietro Rombulo. La terza volta vide Rombulo, con lo stesso scopo, di proporre un’alleanza militare per portare avanti simile progetto; assaltare i turchi dai suoi confini, sobillare regni amici maomettani come quello di Osman Bey nel Turkmenistan, raggiunto da Rombulo nel 1435 presso la sua capitare Armira e incassare la fedeltà alla Santa Sede dall’imperatore cinese Xengtong, raggiunto a Pe-chino nel 1444, proponendogli lo stesso progetto bellico che aveva proposto ad altri sovrani, in Africa equatoriale, in Europa (Spagna, Francia, Italia e Romania) nonchè, ai Cavalieri di San Giovanni. Come ho affermato in apertura di articolo, Pietro Rombulo ha girato il mondo per mettere insieme i regni amici vessati dalle ingerenze turche per tentare di bloccare l’annessione di Costantinopoli a quella corte. Egli non ci riuscì, viceversa, i suoi concittadini unitamente a tanti altri cavalieri cristiani centrarono i loro progetti. Messina ritornava anche nei propositi di Pietro Rombulo e oggi, ritorna la sua memoria. Quasi un rientro dello stesso Rombulo a casa. Perchè non celebrarlo? Perchè non riportare le sue insegne nella Città dello Stretto? Un omag-gio a un grandissimo protagonista della storia dei viaggi e delle esplorazioni nel mondo. L’talia lo ha nascosto agli italiani. Noi, suoi concittadini dobbiamo fare in modo che ritorni nei pensie-ri, e nelle pagine della storia per vincere la censura di questa nazione, rivolta a tutto quello che è considerato mondo terrone.

Alessandro Fumia

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