Alta Terra di Lavoro

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Il “Diavoletto Indipendente” (III)

Posted by on Set 11, 2024

Il “Diavoletto Indipendente” (III)

Notizie politiche.
ITALIA. Torino 29 giugno. Da questa città si scrive al Cattolico di Genova. L’imprestito di 150
milioni fu approvato nella prima tornata della Camera dei dep. questa mattina da 215 voti sopra 218
votanti, 3 soli voti contrari. Ma furono troppi; poichè tutti quanti parlarono, promisero il loro voto
favorevole.


Fu notevole l’incidente relativo al re di Napoli nella tornata di questa mattina. Un bel colpo fu giudicata la risoluzione del governo napoletano di chiedere l’alleanza col Piemonte; imperocchè o ‘l Piemonte accetta, ed allora addio Unità d’Italia; addio speranze di formare un solo regno. O ricusa, ed allora resta chiarito che si vuole rendere i napoletani vassalli e sudditi di Torino, del Conte di Cavour e perciò nessuno a Napoli vorrà più oltre sentir parlare di nazionalità e di libertà, come la si intende a Torino. Così vien giudicato dai nostri ministeriali l’operato del re di Napoli, il quale inoltre avrebbe dato lo scacco matto all’Inghilterra, allo stesso lord Palmerston. Voi, messer Palmerston, avrebbe detto il re di Napoli, per soppiantare l’influenza francese nell’alta Italia, fomentate la rivoluzione nell’ Italia bassa ed in Sicilia?
Ebbene, io vi farò vedere che colle vostre male arti otterrete un fine perfettamente contrario a quel
che volete. Ciò detto, fu decisa la missione del sig. De Martino a Parigi, la pubblicazione d’una
costituzione a Napoli simile alla costituzione francese e furono presi all’amo tutti i sei o sette
ministri di Torino.
“Difatti oggi il sig. ministro dell’interno pregò la Camera a non chiedere nulla, a non voler saper
nulla intorno agli affari di Napoli, poichè ogni parola del ministero potrebbe essere un pericolo”. (V.
dispaccio di Parigi).
Milano 29 giugno.
Siamo informati che al sig. Cesare Cantù venne conferito l’ordine civile di Savoia.
Bologna 29 giugno.
Un improvviso ed immoderato rincarimento delle frutta, degli erbaggi e di altri
generi di prima necessità verificatosi questa mattina nel nostro mercato, eccitava nei compratori
accorrenti un grave malumore, che poi crescendo ancora, traducevasi a fatti, e dava luogo ad un
piccolo tafferuglio.
Napoli 22 giugno.
I generali napoletani sotto processo sono i seguenti: Tenente-generale, Ferdinando Lanza, comandante in capo. Marescialli di campo: Giovanni Salzano, Ignazio Cataldo, Pasquale Marra. Brigadieri: Bartolo Marra, Carlo de Sury (ex-svizzero), Giov. Carlo Alberto de Wittembach (ex-svizzero), Francesco Landi, marchese Gius. Letizia. Colonnello di stato maggiore Camillo Bonopane.
Anche tutti gli altri uffiziali di stato maggiore della piazza compariranno innanzi allo stesso
Consiglio di guerra; taluni di essi sono accusati severamente per aver bevuto insieme agli uffiziali
di stato maggiore del generale Garibaldi, a bordo dell’Hannibal, durante l’abboccamento, dello
Champagne offerto agli uni ed agli altri dall’uffizialità inglese.


Altra del 23 giugno. (Corrispondenza dell’Universel).
“Il soggetto di tutti i discorsi è oggi il ritorno del commendatore De – Martino dalla sua missione a Parigi. Non era ancora giunto si può dire in questa capitale, che già tutti volevano sapere di una lettera autografa di Napoleone ch’ egli avesse recata al re, la quale conteneva la dichiarazione del non-intervento unita a certi consigli. Fatto sta, che nessuno conosce qualcosa di positivo, né sull’esistenza della lettera stessa, né sul suo contenuto; quello però che è certo, è che il nostro diplomatico è corso diffilato a Portici, dove si trattenne a lungo col re, in seguito a che il presidente dei ministri ricevette a mezzanotte l’ordine di convocare il consiglio all’indomani pertempissimo.
Questo consiglio si protrasse molto a lungo, e alla sera non si parlava altro che della immediata promulgazione della Costituzione. Ieri mattina tutti si alzarono colla quasi certezza di leggere sui muri gli affissi costituzionali. Niente del tutto. Ma, dicevasi, oggi si terrà un altro consiglio, e vedrete che avremo subito nuovo ministero e costituzione. Ancora nulla. Dunque siamo tuttora all’oscuro. Ma l’opinione universale è che a questo passo si verrà, e presto.
Non posso a meno di farvi conoscere su questo proposito due incidenti relativi alla missione del De
Martino. Come già sapete, questo ministro ricevette a Roma le istruzioni relative al suo viaggio, di modo ch’ei giunse a Parigi senza che il barone Brennier ne fosse avvertito. Da ciò, a quanto vengo assicurato, è sorta una collera violenta nel ministro francese, e amari rimproveri furono da questo fatti al ministro Caraffa, pel’ suo procedere, perchè Napoleone poteva accusare il suo ministro di non saper nulla di quanto avviene a Napoli.
Anche il generale Filangieri è nuovamente in disgrazia colla Corte, e pare che questa volta la sua
collera sia seria. Si dice che sette generali dell’armata napoletana dovranno passare sotto consiglio
di guerra e cinque ufficiali superiori della marina.
La nomina del maresciallo di S. Vito al ministero di polizia fu seguita colla liberazione di una
trentina di detenuti politici incarcerati sotto il regno precedente, e S. M. ha ordinato contemporaneamente che tutte le liste di attendibili esistenti sia al ministero, sia nelle intendenze,
sieno immediatamente bruciate, il che nelle provincie, venne fatto pubblicamente. Per attendibili,
s’intende tutti quelli che sono posti per cause politiche, sotto la sorveglianza della polizia; il loro
numero era attualmente di circa 20 mila, fra i quali figura un certo numero per aver accolto con
piacere la costituzione concessa nel 1848.
Il re ha fatto con ciò un atto della più alta importanza, ed ha prodotto un ottimo effetto.
Altra del 26 giugno. Il giorno 26, secondo riferiscono i giornali, fu pubblicato a Napoli il seguente
Atto Sovrano:
“Desiderando di dare ai nostri amatissimi sudditi un attestato della nostra sovrana benevolenza, ci
siamo determinati di concedere gli ordini costituzionali e rappresentativi nel regno in armonia coi
principii italiani e nazionali in modo da guarentire la sicurezza e prosperità in avvenire e da
stringere sempre più i legami che ci uniscono ai popoli che la Provvidenza ci ha chiamato a
governare.
A quest’oggetto siamo venuti nelle seguenti determinazioni:

  1. Accordiamo una generale amnistia per tutti i reati politici fino a questo giorno.
  2. Abbiamo incaricato il commendatore D. Antonio Spinelli della formazione d’un nuovo Ministero,
    il quale compilerà nel più breve termine possibile gli articoli dello Statuto sulla base delle istituzioni
    rappresentative italiane e nazionali.
  3. Sarà stabilito con S. M. il Re di Sardegna un accordo per gli interessi comuni
    delle due corone in Italia.
  4. La nostra bandiera sarà d’ora innanzi fregiata dei colori nazionali italiani in tre fasce verticali,
    conservando sempre nel mezzo le armi della nostra dinastia.
  5. In quanto alla Sicilia, accorderemo analoghe istituzioni rappresentative che possano soddisfare i
    bisogni dell’isola; ed unodei principi della nostra real Casa ne sarà il nostro Vicerè”
    Portici, 25 giugno 1860.
    Francesco.
    Napoli 28 giugno. Leggesi nel Corriere Mer. di Genova: Ieri a sera in via Toledo a Napoli ebbe
    luogo una grande dimostrazione nella quale non s’intendeva gridar altro che viva Garibaldi. In
    questo mentre i Lazzaroni colsero l’ occasione di insultare il ministro Brennier che passava in
    carrozza per la via.
    Esso è stato circondato da questa feccia di popolazione la quale si lasciò pure trasportare a vie di
    fatto contro il medesimo percuotendolo con bastoni.

    Palermo 22 giugno. Notizie estratte dal Giornale ufficiale di Sicilia del 22 corr.
    Le guarnigioni di Trapani, Termini, Agosta, Girgenti, Catania e una parte di quella di Palermo sono
    arrivate in Messina, che possiede inoltre una gran quantità di infermi e di feriti, di birri, di agenti di
    polizia e d’impiegati civili. Egli vi ha almeno 15 mila uomini oggi in questa città fra soldati ed
    ausiliari del Governo.
    Monteleone, Cosenza, Catanzaro e tutto l’interno delle Calabrie sono in insurrezione.
    Si dice che uno sbarco di volontari ha avuto luogo al Pizzo.
    In questo porto sono arrivati 5 vascelli francesi. Per quale scopo, s’ignora.
    Saranno corrisposti alle truppe nazionali il soprassoldo di campagna, e le razioni dei viveri
    corrispondenti ai diversi gradi, a norma dei regolamenti in vigore negli Stati di S. M. il Re Vittorio
    Emanuele.
    Le corporazioni di regolari, esistenti in Sicilia sotto il vario nome di Compagnie e Case di Gesù e
    del SS. Redentore, sono sciolte. Gl’individui che le componevano sono espulsi dal territorio
    dell’Isola. I loro beni sono aggregati al Demanio dello Stato.

    Altra del 23. Per decreto del Dittatore
    è consentito il principio d’una piena libertà di navigazione nei porti e rade di Sicilia per le
    provenienze e i prodotti dei dominii italiani sotto lo scettro del Governo di S. M. il Re Vittorio
    Emanuele.

    Ultime notizie
    Nella seduta della Camera di Torino del 29 ebbe luogo la discussione sul prestito; il deputato Mancini, togliendo argomento del medesimo, pronunciò sanguinose invettive contro la
    possibile alleanza del Piemonte con Napoli.
    Il ministro dell’interno non osò negare esistere in fatti trattative di alleanza, ma scongiurò i deputati
    a non voler chiedere spiegazioni su questo proposito; chiuse dicendo che il Piemonte voleva l’unificazione dell’Italia per voto dei popoli non per conquista.
    Il governo del Re Sabaudo è a tali condizioni che non sappiamo bene se fra esso e quello di Napoli
    vi sia molta differenza; il primo è combattuto dalla rivoluzione e da Garibaldi; il secondo è dominato dalla Francia e spinto agli estremi dal partito unitario, che gli grida: o tutto o niente; e sull’Italia che si è voluto liberare, pesano oramai e Francia e Inghilterra, e per sopramercato è dilaniata dai partiti.
    Il dispaccio in data Parigi 29 giugno che riproduciamo più innanzi, dice che il Piemonte ha rifiutato
    l’alleanza offerta dal re di Napoli.
    La Francia, dacchè (non bisogna ingannarsi) Francesco II, operò sotto l’influenza di Napoleone, la
    Francia che dirà essa e come riceverà tale notizia, e come si giustificherà il suo alleato, il Piemonte,
    presso di Napoleone III?
    Su questo argomento raccomandiamo ai nostri lettori l’attenta lettura del brano di lettera che il Cattolico ha ricevuto da Torino, e che essi troveranno sotto la relativa rubrica.
    Siamo all’ultima fase; e l’incendio nel quale si soffia da ogni parte, ingoierà questa povera Italia, che
    col pretesto di farla libera la si è resa campo di tutte le ambizioni e di tutte le miserie politiche.
    La luce si va facendo: il dispaccio di Borsa, giunto stamane, ci porta una notizia tolta dal Morning-Post, di somma importanza; mentre non sono che pochi di Garibaldi voleva attendere tempo a pronunciare l’annessione; ora, viste le concessioni del re di Napoli, l’affretta per togliere di mezzo qualunque pretesto e far passare sotto il titolo di fatto compiuto la spedizione della Sicilia.
    Sono tante e tali le incidenze politiche ch’è difficile delineare la vera situazione politica d’Italia.
  • Nella seduta della camera di Torino del 29 giugno il ministro delle finanze fece un’esposizione del deficit impreveduto che rese necessario il prestito di 150 milioni. Il deputato Mancini osservò: Se diamo a Napoli il nostro appoggio, il popolo napoletano scorgerà nei discendenti dei Borboni soltanto il figlio di Maria Cristina di Savoia e l’alleato del Re Vittorio Emanuele. Carpi si mostrò
    contrario ad un avvicinamento a Napoli, e disse che il Piemonte non vorrà retrocedere
    da quella politica che segue da 10 anni, e spera che il prestito sarà impiegato per l’avvenire e per
    l’indipendenza d’Italia. Poerio e Mancini si espressero contro qualunque intelligenza con Napoli.
  • Secondo notizie da Roma del 25 giugno, nel Vaticano si facevano preparativi di viaggio.
    Lamoricière conferisce giornalmente col Papa e col generale Goyon. Si parla del prossimo ritiro di
    Merode.
  • I fogli francesi riportano il testo della protesta della ritrattazione del conte Montemolin, del qual
    testo però non guarentiscono l’autenticità.
    Eccola:
    “Don Carlos di Bourbon e di Braganza.
    Considerando che l’atto di Tortosa di data 23 aprile del presente anno 1860 è il risultato di
    circostanze eccezionali e straordinarie; che, meditato in una prigione e soscritto in un momento nel
    quale ogni comunicazione ci era interdetta, non soddisfa a nessuno delle condizioni che lo potrebbe
    render valido; che per conseguenza, esso atto è nullo, illegale, e non potrebbe essere ratificato; che i
    diritti di cui si tratta non possono appartenere se non alle persone che li ricevono dalla legge
    fondamentale d’onde emanano, e che sono per la detta legge chiamati ad esercitarli al loro rango e
    nel loro giorno; visto il parere di competenti jureconsulti che noi abbiamo consultati, e la disapprovazione che ci hanno più volte espressa i nostri migliori servitori; abbiamo ritrattato e
    ritrattiamo il detto atto di Tortosa del 23 aprile del presente anno 1860, e lo dichiariamo nullo in
    ogni punto e come non avvenuto.

    Dato a Cologna, il quindici giugno 1860.
    Carlo-Luigi di Bourbon e di Braganza”.
    Conte di Montemolin.
    La ritrattazione dell’infante Don Fernando è concepita negli stessi termini.

    Napoli 28 giugno.
    Secondo notizie attendibili giunte direttamente che vanno sino al 29 giugno, le bande insurrezionali
    che commisero il 28 le conosciute violenze (fra le altre cose esse avevano pur tentato di liberare i
    detenuti dalleprigioni) furono da ultimo vinte dalle truppe, nel quale incontro parecchi ribelli
    perdettero la vita.
    Contemporaneamente alla proclamazione dello stato d’assedio fu pur formata una guardia civica.
    Il nuovo ministero si è già costituito.
    La Regina madre colle principesse sue figlie era partita la sera del 28 giugno per Gaeta, S. M. il Re
    si trovava a Napoli. La voce della sua malattia non è vera. Viene riferito in data del 29 giugno che
    l’ordine non fu nuovamente turbato. Fin qui i fogli di Vienna. Il Corr. Mer. di Genova del 29 giugno
    riferisce inoltre quanto segue:
    Ieri a sera la polizia di Napoli aveva ordinato, per celebrare la novella costituzione, una luminaria;
    se non che la popolazione credette di dar fuoco al palazzo di polizia, e tutte le carte e gli uffizi
    furono distrutti.
    Il Governo mise tostamente la città in istato d’assedio fino a che non sia organizzata la guardia
    nazionale.
    Si conferma che il cav. Brennier, maltrattato la sera prima dai lazzaroni, riportò contusioni, benchè
    non così gravi come dapprima si credette.

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