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Il “Diavoletto Indipendente” (IV)

Posted by on Set 14, 2024

Il “Diavoletto Indipendente” (IV)

Il Diavoletto, Anno III, n. 154, 4 luglio 1860

Cose di Sicilia e di Napoli.
Leggiamo nel Corriere Mercantile:
Le ultime notizie di Palermo sono in data del 25 corrente, e recate il 29 p. p. dall’Italia la quale
trasportò pure a Genova diversi feriti del corpo di Garibaldi, e Nicotera co’ suoi compagni di
prigionia sofferta nell’ergastolo di Favignana.


I Siciliani cominciano ad accorrere numerosi ad arruolarsi per difendere la loro indipendenza; alle
ultime date se n’erano già presentati più di 6.000 facendosi inscrivere per una ferma di 4 anni.
Sono partite da Palermo due colonne mobili, una delle quali comandata da Bixio.
Il 24 fu pubblicata la legge elettorale del suffragio universale pei comizi popolari.
Leggesi nell’Opinione: Sappiamo che il Governo napoletano ha dato ordine di restituire i due
bastimenti catturati, cioè l’Utile ed il clipper americano, e di mettere in libertà l’equipaggio ed i
passeggieri. Leggesi nello stesso foglio: Le notizie telegrafiche, arrivate ieri da Napoli, fanno prevedere come prossimi gravi torbidi.
Sembra che la polizia, informata, prima che si parlasse di riforme e di costituzione, che si voleva
preparare una dimostrazione liberale, si fosse intesa coi capi dei lazzaroni per contrariarla e dar
addosso ai liberali. Il signor Elliot, ministro d’Inghilterra, avutone sentore, si sarebbe adoperato per impedire tal fatto.
Pubblicato il proclama del 26, i lazzaroni si sarebbero creduti gabbati dal Governo, ed irritati si
disponevano a venire alle mani col resto della popolazione. Gl’insulti al ministro di Francia, signor Brenier, sarebbero stati fatti dai lazzaroni.
Il Governo, scorgendo un conflitto imminente ed irrompente l’anarchia, penserebbe ad inaugurare il
nuovo regime mettendo Napoli in istato d’assedio. Il ministero è formato come fu annunziato.
La situazione è tanto precaria, e gli eventi incalzano con tanta rapidità, che è impossibile il presagire
ciò che sarà per succedere. Corre voce che la Corte di Roma, sgomentata de’ fatti di Napoli, si affretti a dar fuori riforme.
Si attende la pubblicazione del libro del Padre Passaglia, che si considera come il programma del
Governo, a cui succederebbero tosto le riforme in esso adottate.
Leggiamo nella Perseveranza: Il ministro napoletano in Torino ha annunziato avere ricevuto ordine
dal suo governo di dare i passaporti a tutti gli esuli napoletani. Il Diritto vuol sapere che Garibaldi è in perfetto accordo coi capi del movimento nazionale a Napoli. Nondimeno non bisogna dissimularsi, dice quel foglio, che un’insurrezione a Napoli e nelle provincie è difficile per più ragioni; e che solo potrebbe renderla inevitabile, immediata, uno sbarco di volontari italiani.
Il Corr. Mercantile ha da Napoli 26 giugno: Il movimento delle truppe continua.
Il 1. e 3. reggimento di linea da Gaeta è partito per Messina, e la brigata Barbalonga continua a stare
in Pozzuoli e dintorni.
Leggiamo nell’Opinione:
I torbidi che si temevano a Napoli sono scoppiati più gravi che mai il giorno 28. Gli uffici di polizia furono devastati ed arsi, e parecchi agenti assassinati. Autori di questo tafferuglio non possono essere che coloro i quali avevano interesse a fare scomparire le traccie delle loro delazioni. Contenevansi colà documenti assai compromettenti e si comprende come dovesse essere precipua cura di distruggerli.
Ma quando comincia un moto, non è facile il regolarne il corso; gli autori ne furono soverchiati, ed i
disordini furono tali che si credeva inevitabile nella giornata una terribile rivoluzione.
Lo stato d’assedio è stato immediatamente proclamato e posto ad esecuzione, per preparare i
napoletani a benefici della libertà.
Un dispaccio del 29 a sera reca che i disordini erano cessati, ma che gli assembramenti, i timori e le
apprensioni continuavano, e che i cittadini pensavano più alla propria sicurezza che al proclama di
Portici ed alla costituzione.

Ultime notizie
Mentre con ansietà attendiamo di continuo notizie da Napoli e Sicilia, il dispaccio di Borsa di ieri
sera invece ci reca essersi fatta la processione del Beiram a Costantinopoli in piena tranquillità; è
poco, assai poco per accontentare i lettori curiosi ed a diritto di conoscere come si stanno le cose
nella bassa Italia; se non che l’Osservatore Triestino di ieri ci recò alcuni schiarimenti intorno alla
sommossa di Napoli; lord Russell in fatti, rispondendo a Sheridan, disse esser vero che parte dei
lazzaroni s’oppose alle riforme. Ma dal giorno della sommossa al momento in cui scriviamo ci mancano e dispacci e notizie intorno a quanto avvenne a Napoli dopo il movimento insurrezionale.
Tutti i giornali che ci giunsero dalla Lombardia e da Torino si scagliano rabbiosamente contro il
ministro Cavour, contro il governo, contro il re di Napoli e contro Napoleone III, a causa della
alleanza; e non fanno mistero delle loro aspirazioni e dei loro progetti quando che Vittorio
Emanuele si decidesse ad accettare la mano offertagli da Francesco II; né ci siamo ingannati
asserendo che la situazione d’Italia è tale che di peggio non si saprebbe imaginare; il partito
unionista grida a piena gola: o tutto o niente, e a questo grido la reggia dei Sabaudi deve tremare.
serva com’è della rivoluzione da una parte, dall’altra di Napoleone III, il non più generoso alleato.
I giornali di Milano, tutti unanimi nel proporre Garibaldi a deputato pel parlamento agli elettori del
quarto Collegio dell’ex-capitale lombarda, ottennero il loro intento; il capo degli insorti ebbe 128
voti, ed escirà dall’urna vincitore. Protesta abbastanza chiara contro il Governo e il conte di Cavour.
Leggiamo nell’Indép. Belge del 1. luglio:
“Se si è potuto un momento farsi illusione da quelli che avvicinano il re di Napoli sul successo di un
ravvicinamento col Piemonte, a quest’ora l’errore dev’essere cessato, poichè il signor di Villamarina
figlio, è di ritorno a Napoli colla risposta del gabinetto di Torino, e i dispacci di cui egli è latore,
contengono, a quanto ci riferisce uno dei nostri corrispondenti di Torino, un rifiuto più o meno accentuato, ma categorico.
Secondo informazioni che ci pervengono dalla stessa fonte, i principali membri della diplomazia
estera a Torino avrebbero fatto serii tentativi per condurre una conciliazione fra i due Stati, ma tutti i
loro passi sarebbero falliti dinanzi alla pressione della pubblica opinione, vivamente opposta all’alleanza offerta dalla corte di Napoli.
Una nota sviluppata a lungo sarebbe stata spedita a Parigi, nello stesso tempo che il signor de Villamarina portava a Napoli la risposta negativa del re Vittorio Emanuele, per esporre al gabinetto delle Tuileries i motivi che hanno obbligato S. M. Sarda a declinare le offerte d’alleanza della Corte delle Due Sicilie.
Si pretende, è vero, in alcuni circoli politici, – ma non è che una semplice voce che menzioniamo
con tutta riserva – che le trattative potrebbero essere riprese e si dice anche che due personaggi
importanti sono aspettati da Napoli per rannodare le discussioni in proposito.
Si vuol sapere che il conte Cavour, temendo l’effetto delle riforme liberali annunziate a Napoli,
avrebbe voluto affrettare l’annessione della Sicilia al Piemonte, onde farla al caso riconoscere da
Francesco II come un fatto compiuto e come prezzo di una alleanza.
Sarebbe con questo scopo che La Farina e il principe Torrearsa avrebbero insistito sulla necessità di
realizzare immediatamente l’annessione. Si sa che il rifiuto di Garibaldi ha causato il ritiro del
principe Torrearsa”.
Torino 1. luglio. Stando a notizie di Roma Sua Santità il Papa tenne al 27 giugno una conferenza di
quattro ore col cardinale Antonelli, Lamoricière, Merode e l’ambasciatore austriaco.
Dispacci Telegrafici.
[…]
Parigi 1 luglio
Il Moniteur annunzia che Domenica fu deposto un progetto relativo all’appello di centomila uomini della classe del 1860.
Lettere da Napoli del 29 recano che la polizia è disorganizzata, i capi nascosti.

Londra 3 luglio
Ieri, alla Camera dei Comuni, lord J. Russell, rispondendo a Sheridan, disse esser vero che una parte dei lazzaroni si oppose alle riforme, e che parecchi di essi aggredirono il sig. Brennier. Aggiunse che parecchi legni da guerra si trovano nel golfo di Napoli per proteggere gl’Inglesi.
Lord John Russell rispose ad un interpellanza di Peel: L’Inghilterra. nel rispondere al dispaccio del sig. Thouvenel, accettò la conferenza (per la questione della Savoia); la Russia diede la stessa risposta.
(O.T.)
Dispaccio particolare del Diavoletto
Palermo 28 giugno
Garibaldi fu costretto a spedire delle truppe nell’interno della Sicilia onde ristabilire l’ordine che venne turbato. Il ministero siciliano è impopolare: fra la città e la campagna regna disaccordo. Vi si manifesta una forte opposizione per le imposte; però l’avversione contro il governo di Napoli persiste sempre.

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