Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

NEL 1799 IL CARD. RUFFO E FRA DIAVOLO NON SI AMAVANO MA AD ITRI SI SONO RIAPPACIFICATI

Posted by on Mar 3, 2020

NEL 1799 IL CARD. RUFFO E FRA DIAVOLO NON SI AMAVANO  MA AD ITRI SI SONO RIAPPACIFICATI

Il 1799 anno spartiacque tra due ere quella dell’ “Antico Regime” che cercava in tutti modi di non sparire e il nuovo rappresentato dall’illuminismo che nel giacobinismo aveva trovato il suo braccio armato,  ma è stato anche l’atto conclusivo del triennio d’oro, ma anche funesto , delle insorgenze italiche iniziate nella Gallia cisalpina e Gallia cispadana e che nel Regno di Napoli aveva visto nascere, vivere e morire l’epopea dell’esercito della Santa Fede guidato dal Cardinale Fabrizio Ruffo, delle Masse guidate da veri eroi e dai Lazzari che hanno scritto uno delle pagine più gloriose e più eroiche del Regno di Napoli e di Napoli che passerà alla storia come “Le Tre Giornate di Napoli”

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“VOCI, SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” NELLE PAROLE DI MICHELE SCOTTO DI SANTOLO

Posted by on Mag 26, 2024

“VOCI, SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” NELLE PAROLE DI MICHELE SCOTTO DI SANTOLO

LE PAROLE DEI VINTI

Ho provato ad immaginare cosa avrebbero pensato Fra’ Diavolo o Michelina Di Cesare se si fossero trovati in platea, confusi tra gli spettatori dell’Aula Pacis, per assistere ad uno spettacolo che parlava di loro. Anzi, ad uno spettacolo in cui parlavano loro. Perché, bisogna chiarirlo subito, “Voci di briganti” non è una messa in scena a cui si possa assistere standosene distaccatamente seduti in poltrona, ma la ri-creazione di un mondo in cui lo spettatore viene improvvisamente e completamente proiettato.

È il mondo dei briganti, di quegli uomini e di quelle donne che probabilmente non erano mai usciti dall’ombra del proprio campanile, ma che quando la violenza e la sopraffazione si fecero più feroci e più prossime, la fame più acuta e tormentosa, e il crimine divenne diritto, non esitarono a trasformare in armi quegli stessi, poveri attrezzi, che fino al giorno prima avevano usati per coltivare i campi. Perché briganti si diventa un giorno, con la pancia e con il cuore, non con la testa. Non c’è bisogno di complesse analisi storiche o sociologiche per capirlo. E da quel giorno, volenti o nolenti, per costrizione o per scelta, briganti lo si resta per tutta la vita, fino al probabile patibolo.

Ma la storia la scrivono i vincitori, e per narrare quella dei vinti c’è bisogno di un’enorme pietas. Perché, se è vero che per scrivere bene bisogna avere qualcosa da dire, come pare abbia consigliato un ottantenne Manzoni ad un giovane aspirante scrittore, è anche vero che per scrivere e interpretare bene i vinti bisogna avere un immenso amore per loro. Che poi siamo noi, perché non saremmo come siamo se loro non ci fossero stati.

Questo amore e questa pietas si toccano con mano, in “Voci dei briganti”. Mi astengo dal farne lodi sperticate (e meritatissime) perché secondo me significherebbe tradire lo spirito e le intenzioni di tutti coloro che lo hanno ideato e realizzato. Essendo amico di qualcuno di loro, so perfettamente che lo scopo che si prefiggono, in questa ed in tutte le altre loro realizzazioni, non è quella di dare spettacolo, ma di rendere giustizia ad un passato ignorato, quando non infangato. E questo non come mera ricostruzione antiquaria, ma come invito a portare nuovi frutti a partire da quelle nobili, ma spesso vilipese, radici. 

Ma cercare di ridare voce ai briganti e al loro mondo, in teatro, in una sera di marzo, non significa farsi avvocati di una causa persa, di una causa che è stata legittimamente e sacrosantamente persa? Lo Spirito all’opera nella Storia, se c’è e comunque lo si voglia intendere, non era comunque contro di loro, inesorabilmente? Forse. Dicevano i Latini che non vi è nulla nel diritto che non possa essere facilmente capovolto, figuriamoci nella narrazione e nella interpretazione delle umane vicende. Ma alcune cose sono fuor di dubbio: il coraggio e la buona fede di questi uomini e di queste donne e il fatto di essersi sostanzialmente difesi da chi li invadeva, giuste o sbagliate che fossero le ragioni degli invasori. E ancora: il fatto di essere stati fatti oggetto di brutale violenza, di torture e sevizie, inammissibili da parte di truppe regolari e regolarmente addestrate.

Salendo sul patibolo, Eleonora Pimentel Fonseca citò un verso di Virgilio “Forsan et haec olim meminisse iuvabit”, forse un giorno ci gioverà ricordare tutto questo. Queste sue parole furono realmente profetiche e per una di quelle temerarie capriole di cui la Storia è maestra, e che i dotti chiamano eterogenesi dei fini, è necessario tenerle continuamente a mente. Soprattutto qui, sopratutto ora.

Michele Scotto di Santolo

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“Voci Suoni e Canti di Briganti in Terra di Lavoro” nelle parole di Andrea Di Chiara

Posted by on Apr 29, 2024

“Voci Suoni e Canti di Briganti in Terra di Lavoro” nelle parole di Andrea Di Chiara

Assistere, anche se tramite video, a questa bella rappresentazione teatrale, è stato molto più soddisfacente che l’ora d’aria per il carcerato in cella di isolamento. Viene proprio da dire: era ora!
Tra un monologo e l’altro, i balli e i canti della tradizione popolare meridionale, inseriti nel giusto contesto simbolico che forniva significato all’esistenza quotidiana dei sudditi duosiciliani (basta col termine massonico di “popolo”!), forniscono l’occasione per alcune opportune riflessioni.

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“VOCI, CANTI E SUONI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” RINGRAZIA SORA  

Posted by on Ott 7, 2023

“VOCI, CANTI E SUONI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” RINGRAZIA SORA  

Se a distanza di due settimane dalla messa in scena a Sora dello spettacolo “Voci, Canti e suoni di Briganti in Terra di Lavoro”, presso la Casa della Cultura già Convento di San Francesco, andando in giro per le vie del centro dell’antico e aristocratico capoluogo laborino, persone conosciute e sconosciute ti fermano per dirti di essere rimasti senza parole per quello che hanno visto non pensando che fosse cosi bello vuol dire che il consenso avuto a Scurcola Marsicana non era occasionale e che la nuova forma artistica è quella giusta. Come ha confermato Andrea Nerone e la sua gentile consorte Clara presenti a Sora, andando a prendere un caffè nel loro salotto di casa che grazie ai lusinghieri giudizi e apprezzamenti per lo spettacolo, la bevanda nera mi è sembrata dolcissima nonostante la prenda senza zucchero.

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“VOCI,CANTI E SUONI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” IL 23 SETTEMBRE A SORA EX CAPOLUOGO DELL’ALTA TERRA DI LAVORO

Posted by on Set 21, 2023

“VOCI,CANTI E SUONI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO” IL 23 SETTEMBRE A SORA EX CAPOLUOGO DELL’ALTA TERRA DI LAVORO

Lo spettacolo “Voci, Canti e Suoni in Terra di Lavoro” che tanti consensi raccoglie ad ogni rappresentazione, sabato 23 settembre alle ore 20 e 30 andrà in scena a Sora che molto ha da raccontare parlando della sua gloriosa e aristocratica storia. Sora è stata Ducato che con Napoli capitale ha raggiunto i suoi massimi livelli amministrativi, politici ed economici al centro della vita del Regno, del Mediterraneo e d’Europa a cui siamo molto legati come laborini e regnicoli per quello che ha saputo dare e donare. Come per Sessa, anche a Sora ci sono le pietre che parlano che ti danno la sensazione di essere accomodati sulle spalle di un gigante che nonostante da italiana, si trova in provincia di Frosinone, rimane sempre il centro più importante dell’alta Terra di Lavoro grazie al suo passato che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Questa corposa e apologetica premessa serve per far comprendere come sia importante andare in scena a Sora e farlo al palazzo della Cultura già convento di San Francesco che ha ospitato anche il nostro Fra Diavolo, è un onore e motivo di orgoglio ma, altresì, una grande responsabilità che se da un lato ti fa tremare i polsi dall’altro ti da stimoli ed energia che sono fondamentali per la riuscita dello spettacolo. A Sora ci saranno delle novità assolute per scelte della direzione artistica e per delle defezioni tra gli artisti che saranno sostituiti da altri che per bravura e per esperienza saranno all’altezza della situazione non faranno rimpiangere gli assenti.

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