Sono pochi gli Italiani che sanno che Adua è una città dell’Etiopia. Ancor meno sanno che oltre un secolo fa vi si svolse una sanguinosa battaglia tra le truppe italiane e quelle etiopi. Quasi nessuno è a conoscenza che tale battaglia, combattuta così lontano dal territorio nazionale, costituì un evento decisivo per la storia d’Italia.
In memoria del grande Artista Marcello Colasurdo le associazioni Alta Terra di Lavoro, Accademia Napoletana, Sud Eloquentia ed il giornale Pressnews si sono impegnate a dare una testimonianza significativa ed inedita messa a disposizione del maestro Lello Traisci caro Amico e collaboratore musicale di Colasurdo pubblicando una delle tante telefonate che il maestri si scambiavano per amicizia e lavoro per la composizione di nuovi brani musicali. Ma ora percorriamo brevemente la storia di Marcello Colasurdo: Nato a Campobasso il 16-04-1955 cresciuto in un convento perchè figlio di ragazza madre, all’età di 10 anni si trasferisce a Pomigliano d’Arco (NA) dove nel cortile di Vico della Pigna viene accolto con la madre nella famiglia allargata di questo rudimentale luogo che fino all’età di 19 forma le basi culturali del grande personaggio. Dalle donne e gli uomini di questo luogo Marcello apprende tutte le tradizioni e le storie della cultura popolare ed affascinato le rende sue, negli anni 70 si forma un gruppo chiamato E Zezi e lui subito ne diventa la voce emblematica. Da questo momento Marcello ha una escaletion artistica e culturale impegnandosi in varie collaborazioni artistiche – culturali, bastano pochi nomi per far comprendere il grande valore di Colasurdo: Federico Fellini (nel film L’Intervista), Salvatore Piscicelli (varie collaborazioni in più film- documentari), ha collaborato con Dario Fo, Peter Gabriel, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Nacchere rosse, Enzo Avitabile ,Almamegretta, 99Posse, Lello Traisci, Enrico Capuano, Bisca, Enzo Decaro, Daniele Sepe. La Sua discografia con il gruppo ‘E Zezi (1976) Tammurriata dell’Alfasud, da solista nel 1997 Edizione Compagnia Nuove Indie, Marcello Colasurdo E manco ‘o sole ce ‘a sponta. Nel 2007 edizione Phonotype Record, Marcello Colasurdo Tammurriate e canti popolari devozionali. Tra le tante cose comparse sul web molto bella e toccante l iniziativa di tre Associazioni che riunitesi hanno creato un bel ricordo del maestro Colasurdo grazie all’ archivio della Teca Castellana di Lello Traisci che custodisce un notevole quantitativo di registrazioni audio – video fatte con il mito della tradizione. Prote trovare su YouTube al canale Ass.identitaria Alta Terra di Lavoro, Accademia Napoletana ed in fine Rocco Donatelli – Sud Eloquentia il video dedicato al Maestro Colasurdo con uno straordinario reperto audio della sua voce.
Gli episodi di abbandono di persone non autosufficienti, la mancanza di soccorso a lavoratori stranieri mortalmente infortunati, lo sfruttamento del lavoro minorile, il trattamento disumano e degradante spesso riservato ai detenuti, il mancato riconoscimento dei diritti delle minoranze et similia, mi fanno venire in mente il “potente” romanzo “Voyage au bout de la nuit” (“Viaggio al termine della notte”) (1932) di Louis-Ferdinand Céline che Charles Bukovski considerava “il più grande scrittore del mondo”. Il celebre scrittore cattolico Georges Bernanos disse di lui: “Céline è stato creato da Dio per dare scandalo”. Scrive il romanziere Riccardo Alberto Quattrini: “Come il titolo stesso suggerisce ‘Viaggio al termine della notte’ e’ un cupo, nichilistico romanzo in cui si mescolano misantropia e cinismo. Un capolavoro, che porta uno dei titoli più belli della storia della letteratura. Louis-Ferdinand Céline esprime un pessimismo pressoché inconsolabile sulla natura umana, sulle istituzioni umane, sulla società e sulla vita in generale. ‘Céline ha lanciato una bomba contro l’edificio dell’umanità’, dissero di lui”. Ritengo, quindi, che sia un romanzo assolutamente da leggere, prima di abbandonare questa “valle di lacrime” o come meglio si preferisce chiamare sto mondo
Dovremmo smettere di definire certi storici “borbonici” e chiamarli semplicemente “preunitari” o “napolitani” nel nostro caso. Non si capisce per quale motivo il Colletta che non scrive certo un trattato di obiettività scientifica sia considerato uno storico e i napolitani che scrissero al tempo di Ferdinando II siano considerati dei lacchè di regime.
Gli esuli pagati profumatamente in quel di Torino dal conte di Cavour per scrivere le loro ricostruzioni storiche antiborboniche che cos’erano? I depositari della verità rivelata?
Buona lettura e soffermatevi sul profluvio veramente impressionante di innovazioni normative operate dal Re Ferdinando II
È il 5 giugno 1869 quando, nel mezzo di una tumultuosa seduta in Parlamento, Cristiano Lobbia scaglia il suo j’accuse. Di fronte a un uditorio allibito il deputato asiaghese mostra due buste, denunciando di essere in possesso di documenti importantissimi sullo scandalo della concessione sui monopoli dei tabacchi, che proprio in quei giorni riempie le pagine dei giornali. Viene subito formata una commissione parlamentare, ma la domanda che tutti si pongono è: cosa c’è nei plichi di Lobbia? Le prove della corruzione di decine di deputati? Forse si arriva a coinvolgere addirittura la Corona? È questo il contesto in cui si svolge la storia raccontata da Gian Antonio Stella sul suo ultimo libro (I misteri di via dell’amorino, Rizzoli 2012).