Posted by altaterradilavoro on Ott 18, 2024
Domenica 20 ottobre, alle ore 16 presso La Chiesa Madonna di Loreto al Castello per iniziativa dell’Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro si terrà un importante incontro letterario dove verrà presentato le “Memorie di Paul Thiebault” tradotto dal francese all’italiano da Raimondo Rotondi e con la prefazione del Prof. Massimo Viglione noto storico e studioso tradizionalista.
Si tratta di un libro, destinato a far discutere, dal titolo: “L’invasione francese del Regno di Napoli (1798-1799)” che contiene le Memorie di Paul Thiebault, un generale francese che fu protagonista di quelle vicende belliche e che per le sue gesta appare sull’Arco di trionfo a Parigi,
Nelle “Memorie” emerge il punto di vista di un “invasore” che mette in luce verità fino ad oggi negate sul ruolo dei Lazzari napoletani e sulle loro capacità di resistenza nei confronti dell’allora esercito più potente del mondo.
Fatti ed eventi vengono raccontati dal Thiebault, con lucidità e senza nulla cercare di nascondere o di banalizzazione, offrendo così un contributo nuovo e illuminante su quello che fu una breve ma sanguinosa pagina di Storia che ancora oggi viene spesso mistificata ma che, nella “cronaca” di un nemico, assume la sua reale dimensione di lotta di resistenza di un intero popolo e degli sviluppi che, dopo la riconquista, essa comportò.
Un incontro dunque da non perdere, per chi vuole addentrarsi nei meandri della Storia vera, quella che non viene ancora detta ma che vale la pena di affrontare, senza pregiudizio di parte per aprire un nuovo dibattito, sugli orrori del guerra e su certe dinamiche geopolitiche che a distanza di tanti anni, ancora oggi influenzano i popoli europei.
Saranno presenti Raimondo Rotondi, il traduttore, lo studioso arpinate Domenico Rea e Claudio Saltarelli. con il contributo aristico di Cinzia Zomparelli
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Posted by altaterradilavoro on Set 28, 2024
«Era costume dei Francesi avanti [prima] di cominciar la battaglia prendere molta acquavite, mista con la polvere d’archibugio, cosicché già ubriachi andavano in qualunque periglio [pericolo], ed anche in braccio alla morte stessa senza saperlo», inI. MENIN, Breve storico …, c. 271.
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Posted by altaterradilavoro on Set 16, 2024
1. Un fatto divenuto un simbolo
Il termine «Vandea», grazie alla storiografia filo-rivoluzionaria, è divenuto sinonimo di rivolta reazionaria e di resistenza contro l’affermarsi del progresso, che hanno come protagoniste popolazioni contadine ignoranti, sobillate da clero e nobili, che utilizzano il fanatismo religioso per scopi in realtà riconducibili ai loro interessi e privilegi di classe. Questa interpretazione non ha potuto essere adeguatamente controbilanciata dalla storiografia filo-vandeana, perché, a tutt’oggi, gli storici di parte rivoluzionaria hanno praticato l’occultamento dei fatti e imposto la damnatio memoriae nei confronti dei protagonisti, quindi anche dei valori che stanno all’origine della rivolta vandeana.
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Posted by altaterradilavoro on Set 2, 2024
Nel 1729 in Corsica scoppiò una rivolta a causa dell’eccessivo carico fiscale imposto da Genova. L’Inghilterra non fece mancare il suo appoggio agli insorti e chi si oppose fu la Francia di Luigi XV. [1] Tutto ciò rientrava nella strategia britannica di infiltrazione nel Mar Mediterraneo, iniziata con la conquista di Gibilterra nel 1704.
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Posted by altaterradilavoro on Ago 31, 2024
La Capitale era divisa in sei circoscrizioni, rette da Eletti/Magistrati, che costituivano la “Città”: cinque aristocratiche comprendevano gran parte della nobiltà; uno popolare comprendeva la borghesia napoletana ed aveva diritto di rappresentare tutti i Comuni del Reame.
La “Città”, quindi, costituiva un vero Parlamento.
Secondo un vecchio privilegio elargito da Federico II e confermato poi da vari sovrani, compresi quelli di Spagna, vacando il trono, spettava agli Eletti, alla “Città”, il governo dell’intero Reame.
Vantavano, quindi diritti molto temibili per il tentennante Vicario del Re, il Principe Francesco Pignatelli.
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Posted by altaterradilavoro on Ago 29, 2024
I giacobini si ritennero patrioti e sostennero che la rivoluzione era a favore del popolo, per risollevarlo dalla miserrima condizione, intanto però, ne fomentavano la strage, ritenendo quindi che la felicità vada imposta dalle menti elette anche a prezzo di un bagno di sangue.
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