Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Il contesto della Rivoluzione francese

Posted by on Giu 17, 2019

Il contesto della Rivoluzione francese

La Rivoluzione francese ha indubbiamente segnato il corso della storia ed il suo influsso sull’Ottocento e sul Novecento è stato ineludibile. È noto come i libri di storia tendano a propinarcela come un evento positivo e poco risalto viene dato alla persecuzione religiosa contro la Chiesa Cattolica che accompagnò tale frangente storico. La persecuzione religiosa subita dai francesi cattolici durante questo periodo non ha equivalenti nella storia se non le grandi persecuzioni del XX secolo. Di tutte la Rivoluzione quella francese è stata il modello. La persecuzione religiosa non fu solo persecuzione contro i religiosi, ma una rivolta contro il cattolicesimo, con il preciso intento di scristianizzare la nazione. La maggioranza dei preti venne assassinata od espulsa, tutte le chiese chiuse per un anno e mezzo ed il loro patrimonio requisito ed incamerato, 250.000 vandeani furono massacrati perché volevano andare alla Messa e restare fedeli a Roma.

Un uomo che ritiene di poter fare a meno di Dio, uno Stato che diviene totalitario, un odio sfrenato verso la religione cattolica e la monarchia, l’annientamento del passato e il culto della dea ragione: questi i capisaldi dell’evento preso a simbolo della nascita del mondo moderno.

La Rivoluzione francese è stato il primo radicale tentativo di costruire una società ed una struttura statale nell’orizzonte di quella cultura che si definisce “moderna”, secondo la quale l’uomo sarebbe assolutamente autonomo ed autosufficiente, e non necessiterebbe di alcun riferimento religioso per conoscere la sua identità, i principi fondamentali del suo comportamento, le regole fondamentali della vita sociale. Questo mondo culturale è definito anche come laicismo e Padre Cornelio Fabro ne raccoglieva l’essenza in questa formula: «Dio se c’è, non c’entra».

Il mondo moderno con la Rivoluzione francese ha dimostrato, negli sforzi e anche negli orrori, che era possibile creare una società e uno stato secondo quella ragione illuministica, che è sostanzialmente una ragione scientifico-tecnologica. Lo Stato diviene allora la realtà che raccoglie tutti i valori razionali, culturali ed etici, dunque il vero fatto che dà valore totale alla persona ed alla società.

Si può inoltre notare che la Rivoluzione Francese sostituisce ad uno Stato che riconosce la dimensione religiosa della vita, uno Stato che vuole totalizzare la società: appunto uno stato «totalitario». Non si è quindi trattato di un’evoluzione della società precedente, richiesta dal sorgere di nuove esigenze, di nuovi problemi, di nuove sfide. La società precedente aveva conosciuto momenti di riforma parziale che, in qualche modo, l’avevano adeguata progressivamente alla evoluzione di tempi e problemi. La Rivoluzione francese crea al contrario un mondo nuovo, distruggendo il mondo del passato. Questo, ovvero l’Ancìen Regime, è considerato dai rivoluzionari francesi come l’insieme di tutti gli errori teorici e politici, di tutte le ingiustizie personali e sociali, di quella profonda alienazione da cui l’uomo doveva essere liberato per l’esercizio di quello che gli illuministi avevano chiamato «il lume della ragione».

La Rivoluzione francese ha innegabilmente nel cuore una repulsione per il passato: il passato deve essere distrutto, addirittura nella sua consistenza materiale, nella realtà delle sue istituzioni e dei suoi costumi, nelle grandi espressioni religiose, culturali, artistiche e poetiche: perché tutto nel passato grida lacrime e sangue e l’uomo invece non deve più soffrire.

La politica, nuova religione, che pretenderà di imporre ai francesi il culto della dea ragione, è la sola a poter garantire «la felicità degli uomini sulla terra» (cfr. Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino). La presenza della Chiesa come popolo di Dio presente nel mondo segnava, però, la vita della persona e della società, rivelando ancora una capacità di educazione della persona e di fondazione di rapporti culturali e sociali. Per tale motivo, dall’Assemblea degli Stati Generali (1789) fino al regicidio di Luigi XVI (1793), ed al Terrore giacobino, la Rivoluzione francese assunse un volto innegabilmente antiecclesiale ed antiecclesiastico. L’inizio di questa lotta contro la Chiesa di Francia fu segnato dalla promulgazione della Costituzione civile del clero (1790).

Per essere Chiesa, la Chiesa francese deve accettare di avere un riconoscimento civile dallo Stato. Così le oltre 300 diocesi francesi vengono ridotte a meno di 100 e fatte coincidere con i dipartimenti; le parrocchie vengono forzosamente fatte coincidere con i comuni: vescovi e parroci vengono eletti dalle assemblee degli aventi diritto al voto. È spezzato il vincolo di comunione e di dipendenza dal Papa, cui viene riconosciuto soltanto un primato di onore. Un’infima minoranza del clero francese giurò la Costituzione civile, mentre la quasi totalità del clero francese rifiutò il giuramento: centinaia di migliaia di cattolici francesi scriveranno così una delle pagine più fulgide di martirio della Chiesa dei tempi moderni. La Chiesa in più riprese ha beatificato un totale di circa 500 martiri e per altrettanti è in corso il processo canonico. Ma merita anche ricordare come il papa Pio VI, con la Lettera apostolica Quare lacrymae (Roma, 17 giugno 1793), riconobbe quale martirio in hodium fidei la barbara decapitazione del re Luigi XVI.

È fuori discussione che nelle sue spinte propulsive e nel processo culturale, sociale e politico cui ha dato inizio, e che la storia ha rigorosamente condotto a compimento, la Rivoluzione francese ha determinato quel totalitarismo politico nel quale l’Europa ha rischiato di naufragare nel Novecento.

fonte https://www.europacristiana.com/le-beate-martiri-carmelitane-di-compiegne/

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Perché siamo democratici e perché ci troviamo allo sbando.

Posted by on Giu 13, 2019

Perché siamo democratici e perché ci troviamo allo sbando.

E’ tutto sotto i nostri occhi ma quasi nessuno sa vedere.  Tutto ha inizio con la rivoluzione francese che ci presentano in modo falso.
http://pocobello.blogspot.it/2014/05/la-rivoluzione-francese-e-una-truffa.html
Questa non fu voluta dal popolo ma preparata, finanziata e seguita dai banchieri usurai cioè chi mira ad impossessarsi della emissione monetaria di una nazione producendo carta moneta senza valore e prestandola, con la complicità di banche e dei governi, ad usura.  Così succhiando sangue come dei parassiti ad una nazione privandola di tutta la sua capacità produttiva e quindi di conseguenza schiavizzandola.  Il mondo dei nascenti capitalisti all’affermarsi della rivoluzione industriale, inizialmente in Inghilterra, per i propri affari si trovano sbarrata la strada dal sistema medioevale e sentono il bisogno di abbatterlo per cambiare la struttura statale a proprio vantaggio per proseguire senza intoppi per i propri profitti, anche a tutti costi. Chi pensa a questo cambiamento sono i banchieri già esperti dei vantaggi acquisiti con la Banca d’Inghilterra e provano a tradurre a proprio vantaggio la nuova forma da definire dei Stati sovrani. Questo cambiamento è vero crimine contro l’umanità.  E prima o poi se ne accorgeranno tutti.  Contrariamente a quanto ci hanno insegnato non è vero che il sistema medioevale non era adatto ai tempi nuovi dell’era della rivoluzione industriale già erano in atto dei cambiamenti epocali alcuni dei quali a mio avviso erano molto buoni come il primo socialismo al mondo del feudo di san Leucio promosso ed attuato anche se in embrione dalla stupenda monarchia assoluta dei Borbone di Napoli attenti seguaci di san Tommaso Moro (Utopia o proprietà sociale).
http://pocobello.blogspot.it/2010/03/thomas-more-o-tommaso-moro-utopia-1516.htmlhttps://www.youtube.com/watch?v=V34wlK9B45U
Questo primo socialismo di san Leucio con i cardini legislativi dei “doveri” già era conosciuto in tutta Europa con numerosi testi tradotti nelle più importanti lingue dell’epoca. 
http://pocobello.blogspot.it/2012/11/il-cattolicesimo-sociale-presso-le.htmlEd ora vediamo i cambiamenti criminali che attua la rivoluzione francese, come pure sono i stessi mutamenti che porta l’unità d’Italia e nessuno se ne è accorto. 

 1° – La moneta in solo oro ed argento viene rubato ed eliminato e sostituito con la carta moneta senza valore ed inizialmente con gli “assegnat”. Chi non volle accettare questo cambiamento in Francia furono i vandeani e per questo ci fu il loro completo genocidio che mai nessuno ricorda. 

2° – La quasi totalità dei beni demaniali vengono trasformati in proprietà privata per pochi. 

3° – Viene istituita la leva obbligatoria a fare le guerre per conto dei banchieri quanto prima erano i nobili a difendere il territorio. 

4 – Dal termine “egalitè” fanno nascere la democrazia liberista che da allora nessuno è mai riuscito a modificarla in altra diversa tipologia quale sociale, partecipata e in altro modo. 

Ed è proprio questa tipologia di democrazia liberista grazie anche al concorso dei pennivendoli giornalisti e storici a funzionare come migliore strumento dell’immenso potere dei banchieri per mantenerlo senza farsene accorgere.

Antonio Pocobello

fonte https://pocobello.blogspot.com/2016/08/perche-siamo-democratici-e-perche-ci.html?m=1&fbclid=IwAR2N84AQhctDPkRLnKYJiTagNgTQclL4eLATWMUhEBYf85XzJEEeVeSL9eI

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IL CARD. RUFFO E I SANFEDISTI TORNANO IN CALABRIA

Posted by on Giu 10, 2019

IL CARD. RUFFO E I SANFEDISTI TORNANO IN CALABRIA

Fine settimana importante in Calabria dove l’Ass. Id. Alta Terra di Lavoro, grazie all’impegno della Brigantessa Luisa Matera presenterà il testo in copia anastatica del Petromasi sull’epopea dell’esercito dell’Armata Reale e Cristiana guidata dal Card. Fabbrizio Ruffo vissuta nel primo semestre del 1799. Anche in quei tragici giorni il popolo Calabrese diede il meglio di se nel ricacciare l’esercito invasore Francese con grande valore e grande lealtà e che più volte ha dimostrato di avere nella sua millenaria storia. Il 14 di giugno si presenterà il testo a Vibo Valentia, già Monteleone, mentre il 15 verrà presentato a Tropea.

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Il giacobinismo e la massoneria dietro tutte le trasformazioni storiche

Posted by on Giu 4, 2019

Il giacobinismo e la massoneria dietro tutte le trasformazioni storiche

Servirebbe il revisionismo storico anche per riscrivere il decennio post rivoluzione francese, 1789-1799, (giustizia sommaria, beni confiscati, ruberie di stato, chiese distrutte e incendiate, ostie e reliquie profanate, preti imprigionati e massacrati, suore stuprate e uccise, credenti umiliati e trucidati, in nome degli “immortali” principi di Libertè, Egalitè, Fraternitè senza dimenticare il genocidio della Vandea ) per poter comprendere come le spinte giacobine e massoniche abbiano influenzato gli avvenimenti storici successivi e come continuino a condizionare quelli presenti. Il giacobinismo nato dalla volontà di strateghi “illuminati” è in realtà il risultato di un complotto massonico fondato apparentemente sul culto della Patria, ma che, di fatto, spingeva su ideologie come quella del progresso, dell’uguaglianza astratta e dell’individualismo sfociate in una vera e propria dittatura di un’élite che, modernamente, viene chiamata “Nuovo Ordine Mondiale”.
Il giacobinismo ( “Societè des amis de la Constitution”, “Società degli amici della Costituzione”) nacque quindi a Parigi nel 1789 nell’ex convento domenicano di San Giacomo ( di qui il nome) . Finto apportatore di ideali di libertà, fraternità ed uguaglianza ha avuto un gran numero di seguaci in Italia che ricordiamo, per mano di Napoleone (il vero ideatore del vessillo italiano tricolore), si concretizzò nella costituzione delle 4 Repubbliche Sorelle ( Cispadana, Cisalpina, Romana e Partenopea) assoggettate completamente all’esercito francese, che assorbiva terre e denaro da inviare in Francia per risanarne i debiti.
Si assiste, così,come ci ricorda Benedetto Croce in “Storia del Regno di Napoli” ad un radicale cambiamento: dall’attività massonica speculativa si va verso l’attività politica con la trasformazione delle Logge in centri di aggregazione dei Giacobini: «…gli ingegni napoletani… sul cadere del Settecento, primi in Italia, cioè fin dal 1792, … si misero in corrispondenza con le società patriottiche francesi, e i più giovani e ardenti riformarono le loro Logge massoniche in club giacobini…»

Ricordiamo brevemente di come quindi, preparato il terreno, le truppe francesi entrano a Napoli e istituiscono ( con la complicità “illuminata” della borghesia e dei nobili napoletani), la Repubblica Napoletana, conosciuta anche come Repubblica Partenopea. Nata per l’idealismo di pochi borghesi e nobili fintamente illuminati ma nella realtà meschini traditori dei Borbone e di tutto il popolo e lontana dai bisogni di quest’ultimo, resiste solo pochi mesi, infatti, il 13 giugno del 1799, grazie alla rivolta che partì dalla Calabria guidata dal Cardinale Ruffo e dai lazzari napoletani (cautamente appoggiati idealmente anche da Ugo Foscolo, nei suoi “Commentari” ) cessò questa nuova e poco amata forma costituzionale che cercò di soppiantare con l’inganno la monarchia dei Borbone. I repubblicani giacobini si resero colpevoli anche dell’uccisione di 60mila sudditi napoletani , vittime mai ricordate da Istituzioni sorde impegnate invece a commemorare le 122 impiccagioni a Napoli, che si susseguirono ininterrottamente da giugno a settembre,più altre centinaia nel resto del Regno, di traditori tra i quali la nobile Pimentel De Fonseca, Francesco Caracciolo, Domenico Cirillo, “vittime” della giustificata ritorsione dei Borbone ( peraltro realmente addolorati anche dal vile tradimento di quelli che consideravano fedeli amici).
Una nota folkloristica e religiosa: Sant’Antonio prese, in quel frangente e solo per un breve periodo (dal 1799 al 1814), il posto di San Gennaro come Patrono nel cuore dei Napoletani accusato di essere “nu Sant Giacubino” in quanto “consentì” il miracolo della liquefazione del sangue anche dinanzi al nemico francese.
Quanto incise invece il giacobinismo durante le fasi del Risorgimento e dopo?


Secondo gli accordi scaturiti dal Congresso di Vienna del 1814 si ripristinò l’Antico Regime cancellando di fatto tutte le conseguenze della Rivoluzione francese e del regime napoleonico, “la Lombardia e l’antica Repubblica di Venezia divennero province dell’Impero asburgico, mentre il Granducato di Toscana e i ducati di Parma e Modena vennero assegnati ai membri della dinastia asburgica. Lo Stato pontificio con le Legazioni fu restituito a papa Pio VII, che rientrò a Roma fra le ovazioni dei popoli della penisola. Nel Mezzogiorno il Regno di Napoli e Sicilia ritornò Ferdinando IV, che assunse il nome di Ferdinando I, re delle Due Sicilie. Sia il Papa, che addirittura concesse all’Austria di mantenere una guarnigione a Ferrara, sia i sovrani dei ducati della Toscana e di Napoli confidavano nella protezione austriaca. Solo il Piemonte, ingranditosi con la Liguria, restò autonomo dalla influenza austriaca, con la solita funzione di Stato Cuscinetto tra la Francia e l’Austria.”
Questa Restaurazione però per colpa anche di pesanti restrizioni imposte dalle vecchie Monarchie non spense le fiammelle repubblicane di un giacobinismo mai sopito che invece, come ricorda Antonio Gramsci dalle sue bellissime lettere dal carcere, fu un modo tutto borghese di fare politica, “sinonimo di politico settario ed elitario in senso deteriore” che introdusse una forte spinta laicista, anticattolica e totalitaria e che innescò, per colpa di quelle ideologie malate, l’insana regola di ordire complotti e strategie subdole per il raggiungimento ad ogni costo del Nuovo Ordine Mondiale. Oggi come allora che in quel contesto storico avevano lo scopo di “liberare” l’Italia dai vecchi Stati feudali e dalla Chiesa cattolica. E così in un apparente stravolgimento di alleanze ed amicizie, con la complicità della massoneria inglese e la neutralità di quella francese, l’Italia fu unita. E sappiamo come. La stessa Massoneria internazionale dirigerà successivamente tanti altri eventi con un’abilissima regia: gli scontri che porteranno alle guerre mondiali e la conseguente sconfitta dei grandi nazionalismi italiano, tedesco e giapponese, e alla conseguente divisione del mondo in due blocchi, decisi, a Yalta nel 1945, da Roosevelt, Churchill e Stalin. I due mondialismi materialisti di un’ipotetica Repubblica Universale si spartivano così il pianeta: da una parte il “capitalismo liberaldemocratico, agnostico e tollerante”, dall’altro il “comunismo ateo e totalitario”. Ci sono sempre i “fratelli massonici” dietro le libertà dei figli dei fiori sessantottini così come la diffusione dell’LSD,una strategia mirata della CIA deliberatamente voluta per creare incapacità di pensiero critico .
Ci sono sempre loro nell’ 1989 quando il comunismo crollava e gli Usa, burattini dei sionisti, veri deus ex machina dell’umanità, diventavano i padroni del mondo tanto che Bush nel 1991 affermò che si era giunti all’alba di un “nuovo ordine mondiale”. Ed infatti aveva ragione: siamo giunti quasi alla deriva di una società multietnica e multiculturale che annullerà tutte le culture e le fedi a cominciare dall’Europa, disarmata intellettualmente e in crisi d’identità, interessata dall’invasione di immigrati provenienti dall’Est, dall’Africa, dall’America Latina e dall’Asia, la maggior parte dei quali di fede musulmana “incompatibile con gli ordinamenti civili occidentali che crea incomprensioni e problemi di convivenza, ma che ai progressisti,ai custodi del politically correct e proprietari dei mezzi di comunicazione( che condizionano le menti di improbabili radical-chic o di semplice gente generosa che non ragiona se non con il cuore), la cosa sembra non importare.
John Foster Dulles, presidente della Fondazione Rockefeller tristemente preannunciava, in piena Seconda guerra mondiale: «Un Governo mondiale, la limitazione immediata delle sovranità nazionali, il controllo internazionale di tutti gli eserciti e di tutte le marine, un sistema monetario unico, la libertà di immigrazione nel mondo intero». E la Chiesa che avrebbe potuto essere l’ultimo baluardo di difesa se non si adeguerà a queste strategie mostruose non sarà che una pedina già fortemente compromessa dal di dentro, “corrotta moralmente ed in balia di scandali sessuali, battaglie per la soppressione della veste talare, matrimonio dei preti, revisione dei dogmi in funzione del progresso universale, sconvolgimento della liturgia, l’Eucarestia ridotta a un semplice simbolo della comunione universale ed il vecchio Papato ed il vecchio sacerdozio abdicanti di fronte ai preti dell’avvenire”.
Di certo esisterà una massoneria buona ma con questi presupposti io quando mi troverò al cospetto di simboli giacobini di sicuro cambierò strada. Numerosi e “striscianti” e che veicolano messaggi subliminali soprattutto quando è l’arte il mezzo: berretti frigi,alberi della libertà, la livella che alludeva all’uguaglianza, i fasci consolari dell’autorità romana, il caduceo simbolo della pace conquistata grazie all’abbattimento delle tirannie, la piramide e l’occhio onniveggente, la squadra ed il compasso, l’archipendolo o la cornucopia.

Brutte storie. Alla fine non ci resta che aggrapparci a tutti i valori allora demonizzati e banditi dal NWO (Nuovo Ordine Mondiale): attacchiamoci alla famiglia e ai suoi valori, rispettiamo il nostro passato, riscopriamo le nostre tradizioni,il cibo,gli usi e i costumi della nostra Terra, ancora una volta fondamentali per non perdere l’ identità che siamo riusciti a conservare accogliendo tutti i popoli che hanno avuto bisogno di noi. Ma soprattutto coltiviamo amore.

Patrizia Stabile

per Napoli giornale gratuito, direttore Alessandro Migliaccio

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L’Insorgenza come categoria storico-politica

Posted by on Mag 17, 2019

L’Insorgenza come categoria storico-politica

Nota del 17 novembre 2018
In occasione del Capitolo Nazionale di Alleanza Cattolica svoltosi oggi a Piacenza Francesco Pappalardo ha svolto una relazione dal titolo «L’Insorgenza come categoria politica nell’intuizione e nel pensiero di Giovanni Cantoni». Riproponiamo qui lo scritto del fondatore di Alleanza Cattolica che espone il suo pensiero sull’argomento.

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Sanfedismo (1)

Posted by on Mag 16, 2019

Sanfedismo (1)

In Enciclopedia Cattolica, 12 voll., Ente per l’Enciclopedia Cattolica e per il Libro Cattolico, Città del Vaticano 1952-1954, vol. X (1953), pp. 1754-1755.
Estensore: RENZO UBERTO MONTINI, ordinario di storia nei licei.

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