Posted by altaterradilavoro on Lug 14, 2024
Un napoletano in Cina contemporaneo a Marco Polo,
ma l’Italia non lo celebra. Eppure, a differenza del veneziano la cui presenza nel paese dei mandarini non è stata ancora provata (non bastano le invenzioni trovate nel suo libro edito nel 1299, un milione … di incertezze) rispetto a Giovanni da Montecorvino, che incominciò a viaggiare in Asia nel 1288, quando giunse in Armenia la prima volta; e un anno appresso, dopo richiamato a Roma vi ritornerà per ordine del papa. Nel 1291 il missionario francescano giunse in Persia restandoci tre anni, per poi condursi nel 1294 in Cina, nella capitale. Ivi fu eletto vescovo di Pekino nel 1294 e fino al 1307 sotto quella carica soprintese la chiesa cinese. Negli anni che seguirono la sua attività si estenderà a tutta quella provincia costruendovi molte chiese, per aumentare la sua comunità, e moltiplicare le conversioni alla confessione cattolica. Mointecorvino morirà in odore di santità a Pekino nell’anno 1328. A differenza del veneziano, i viaggi, l’esplorazione del territorio cinese, e le attività di questo napoletano sono documentati e documentabili da un gran numero di lettere, e persino da qualche bolla pontificia. Se per la famiglia Polo verte una fede inviolabile verso una storia intrisa di congetture e di voli pindarici, dove nulla può essere dimostrato, comunque cavalcando una memoria che si basa sul nulla cosmico, viceversa le opere di questo altro italiano continuano a riversare novità rilanciate da studi, e studiosi che lo hanno trattato nel tempo. Da alcuni documenti che lo riguardano, in rapporto a una conoscenza rivolta a ricordare il khan di Pekino sotto un appellativo particolare, anche le memorie del navigatore messinese Pietro Rombulo, che sopraggiunse anch’egli alla corte dei mandarini, nel 1416, nel 1423 e a cavallo tra il 1444-1448 la storia limitante sul contributo di essi in materia di esplorazioni, li ha riposti in soffitta perchè ingombranti
Alessadro Fumia
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Posted by altaterradilavoro on Lug 2, 2024
Quando Magellano raggiunse le Filippine scoprì di essere stato il secondo a visitarle.
La prima circumnavigazione del globo terracqueo non ce dubbio alcuno, fu quella intrapresa da Ferdinando Magellano. Pochi però ricordano quali primati furono accampati dai suoi biografi, e quanti di questi si possono definire primati. Nella storia dei viaggi per mare visitando il mondo, si sono immaginate le origini delle esplorazioni, e quando queste si sono spinte verso l’Estremo Oriente si è ritenuto la primogenitura appartenere a Magellano. Per esempio, durante quella traversata, il 16 marzo 1521 furono raggiunte le Filippine. Fra i testimoni di quella impresa spicca il patavino, Antonio Pigafetta, uno dei capitani e comandante di una delle tre caravelle al seguito di quella spedizione. Dalla cronaca del Pigafetta pubblicata la prima volta dal trevigiano Ramusio, nell’edizione del 1550 si svela una grande sorpresa. Infatti, in quelle memorie che riguardano l’arrivo nelle Filippine, allora inteso da alcuni cronisti cinesi, regno Sinii (Xini), i cinesi delle isole, per differenziali dai Sirii (Xiri), i cinesi del continente, ricorda il patavino l’incontro con alcuni indigeni presso l’isola dei Buoni Segnali. Interrogati questi ultimi dall’interprete malese imbarcato sulle navi cristiane proferirì con essi, traducendo il contenuto delle loro parole al Pigafetta e a Magellano: molte lune fa, altre navi come le vostre giunsero in questo regno, con le vostre medesime insegne (vele crociate), le vostre armature, i vostri paludamenti visitandoci in pace. Il Pigafetta esterrefatto ipotizzò las presenza di equipaggi cinesi, interdetto però sui simboli cristiani espressi nelle loro bandiere, innestate sopra i relativi pennoni. Chi mai si spinse prima della spedizione di Magellano in quelle terre? Un altro italiano all’insaputa delle cronache spagnole di inizio cinquecento, un altro spericolato navigatore, i cui viaggi e le relative imprese furono apprese dal pontefice Eugenio IV durante il giubileo del 1450 si era spinto fino a Pechino via mare. Certamente, uno sconosciuto esploratore giunse nel regno dei Sini, durante il lungo viaggio che lo condurrà dal porto eritreo di Dire in Estremo Oriente, dal 1444 al 1448. Quella impresa, le dinamiche ad essa collegate, le osservazioni fatte sul potenziale bellico di ogni paese visitato, dalle novità faunistiche e botaniche scoperte, dagli usi e dei costumi osservati, fa di Pietro Rombulo da Messina una primizia da rammentare ai posteri. Il suo principale biografo e corregionale che lo incontrerà a Roma e lo seguirà a Napoli, il palermitano Pietro Ranzano nella sua cronaca edita nel 1480, parlando espressamente di quel viaggio, riportando le memorie di Rombulo scrisse: ei fu il primo a raggiungere il paese dei Sini e in seguito nel viaggio il regno dei Siri. Rombulo è noto portava con se, mappe tolemaiche; gli itinerari espressi già nel II secolo d. C. da Tolomeo, il quale in rapporto a quei paesi lontanissimi, fece una sommaria descrizione del grande golfo presso il quale si ritrovava il regno di Sinae (Mar Cinese esteso dalle coste occidentali della Birmania a quelle orientali del Giappone) è stato segnalato dal messinese al palermitano nel 1450. E in quelle aree lontanissime Tolomeo segnalerà uno strano e sconosciuto regno, raggiunto la prima volta da un Siciliano, un terrone per l’appunto del quattrocento, cancellato dalle pagine della storia, da questa Italia; che pur dimenticandosi di lui, non lo accosta a quelle terre preferendo assegnare lo scettro del primato a uno spagnolo che a un suo rappresentante. E’ vero, la matrigna Italia, strabica per non dire cieca, quando deve esaltare un terrone, contribuisce semmai, a farlo dimenticare. Ecco perchè noi terroni siamo cittadini di serie inferiore. Italiani nei documenti ma, con dignità differenti perchè, secondo i ben pensanti “nulla di buona la storia ricorda provenire dal sud!”
Alessandro Fumia
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Posted by altaterradilavoro on Lug 1, 2024
In questo lavoro, ognuno dei potenziali lettori troverà molti spunti storici legati alle esplorazioni terracquei, e ai relativi viaggi. Non solo Rombulo testimone di una scuola marinara del Mezzogiorno italiano, come molti altri suoi comprimari sono stati cancellati dall’Italia, con un tratto di penna dalla memoria nazionale. Ad esempio: Francesco Vollaro napoletano, filosofo, cosmografo, e matematico del XVI secolo, ai suoi tempi famoso per aver realizzato un globo terrestre – globus Vallere. Chi lo ha mai incontrato negli studi? Che cosa ha fatto l’Italia per trasmettere ai posteri le sue imprese? Perchè in nessun corso universitario di storia medievale è ricordato il suo contributo nelle scienze? Ebbene, troverete un esercito di testimoni di quel mondo fra medioevo ed umanesimo, a torto e a ragione che ha visto protagonista l’Italia nel mondo delle esplorazioni. Fatevi una domanda: perchè si continua a nascondere il contributo di molti terroni, mai celebrati nelle riviste specialistiche, nei talk, e nei social?
Sezione dellìAtlante Catalano del 1375
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Posted by altaterradilavoro on Giu 3, 2024
La guerra di posizione scoppiata fra i regni europei e il grande impero turco durata 200 anni, ebbe un’origine e un suo esaurimento con la battaglia di Lepanto. Ogni anno nei primi di agosto a Messina si celebra, la memoria della battaglia di Lepanto per celebrare il trionfo delle potenze cristiane sui Turchi.
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Posted by altaterradilavoro on Mag 14, 2024
L’evento storico del porto franco, concesso dall’Imperatore Enrico VI alla città di Messina 11 maggio 1197, è l’oggetto di una ricostruzione storico-culturale che ha prodotto inaspettati risultati.
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Posted by altaterradilavoro on Mag 4, 2024
Uno dei maggiori spettacoli che attraeva le folle nel passato, era la sofferenza inflitta al reo, al nemico, a colui che metteva in discussione l’organizzazione civica di una comunità. Al tempo della cavalleria e dei cavalieri, si misuravano i sentimenti di indomiti figuri, abili a cavallo e a piedi nel promuovere nel palcoscenico del convito la vita, con i suoi eroismi, l’ardore e le rinunce nell’amore, e la morte, data con la violenza dell’odio, e del disprezzo dell’altro.
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