L’archeologa Maria Gimbutas ha identificato gli Indoeuropei con una cultura guerriera dell’età del bronzo (4000 – 2000 a.c.), che chiamò i Kurgan, dal nome delle sepolture a tumulo in cui venivano seppelliti i principi insieme a mogli, concubine, schiavi e seguito di corte, con un eccidio di massa, usanza diffusa in molte civiltà orientali.
Isernia centro del mondo per mandato divino che la fa essere una sacca della storia dell’uomo, citazione che Pasolini riservò per Napoli e che secondo il mio modesto parere si può utilizzare anche in questo caso, che te ne accorgi andando i giro per la città e dintorni. Isernia la fedelissima del Re di Napoli fin dalla sua nascita quando ancora si chiamava Regno di Sicilia che lo ha dimostrato divenendo martire nel 1799 per contrastare l’invasione francese giacobina e nel 1860 quella savoiarda nonostante ci sia la scientifica e costante operazione di damnatiomemoriae operata dalla vulgata dominante e dalle istituzioni nazionali che cercano di cancellare verità storiche che sono scolpite nelle pietre.
Da qualche anno grazie alla volontà e al coraggio di alcuni suoi figli, Isernia si offre al mondo organizzando un Carnevale molto particolare quello delle Maschere Zoomorfe, dove si esibiscono maschere arcaiche che arrivano da tutta Europa, soprattutto dall’area balcanica, che si fondono con quelle autoctone in una forma cosi spontanea e naturale che sembrano figli della stessa mamma, sensazione che ho avuto quest’anno vedendolo per la prima volta. Le maschere che si sono susseguite sembravano emerse tutte insieme dal sottosuolo isernino anche se tra loro erano distanti migliaia di km, ognuno con i propri costumi, con i propri suoni e con le proprie danze davanti ad un pubblico accorso da ogni luogo attento e curioso che ti fa comprendere come l’idea è stata accettata ma che ora ha bisogno di essere sostenuta, non soltanto dalla comunità ma soprattutto dalle istituzioni, economicamente e con le idee che quando l’asticella si alza devono essere innovative e di vero sostegno. Un’idea importante, sempre secondo il mio modesto parere, per il futuro è quello di legare il Carnevale delle Maschere Zooforme al Museo Paleolitico dove ci sono tracce e testimonianze della vita presente in loco gia mezzo milione di anni fa e dove soprattutto c’è il famoso dentino appartenente ad un bambino di 5-6 anni e più antico presente in italia e della cui esistenza pochi conoscono e che grazie al gemellaggio con il suddetto evento potrebbe diventare un Museo tra i più visitati. Allo stesso modo il Museo può dare una mano al Carnevale ad affermarsi sempre di più e far diventare Isernia un laboratorio culturale, antropologico e archeologico e senza spendere tanti soldi. Spero che qualcuno ad Isernia possa, quanto meno ascoltare, questa mia riflessione perchè sono convinto della bontà e della facile applicazione e perchè le due cose sono naturalmente legate, per capire la bellezza dell’evento vi invito di seguito a vedere un breve documentaro sulla giornata di febbraio dopo che abbiamo già trasmesso un breve album fotografico
“Non so se valga davvero la pena raccontare fin dai primordi l’insieme della storia romana. Se anche lo sapessi, non oserei dirlo, perché mi rendo conto che si tratta di un’operazione tanto antica quanto praticata, mentre gli storici moderni o credono di poter portare qualche contributo più documentato nella narrazione dei fatti, o di poter superare la rozzezza degli antichi nel campo dello stile. Comunque vada, sarà pur sempre degno di gratitudine il fatto che io abbia provveduto, nei limiti delle mie possibilità, a perpetuare la memoria delle gesta compiute dal più grande popolo della terra.” (Tito Livio, Ab Urbe condita, Praefatio, 1-3.)
Centora è situata al confine tra giugliano e Trentola, antico villaggio abitato sin dall epoca romana,deriverebbe il suo nome da centuria, da un accampamento di cento soldati romani,o da centuriazione, dalla lottizzazione dei terreni effettuata dai romani e dati ai colon,la terra molto fertile, fu famosa per il suo vino asprinio, detto vin greco, lodati da Bernardino Rota nei suoi versi.(ancora oggi vi si voltiva l antiva vite maritata e si produce un ottimo vino asprinio).
La famosissima Piazza Navona, che nasconde molteplici bellezze e punti segreti di Roma, un tempo aveva un’altra utilità. Nell’antica Roma, lì dove oggi sorgono le Fontane dei Fiumi e di Nettuno oltre a Palazzo Pamphilj, c’era lo Stadio di Domiziano. un’ arena per gli eventi voluti dall’imperatore romano, dove lui e i nobili erano soliti assistere alle leggendarie gare tra bighe romane.