Alta Terra di Lavoro

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La “Cisterna delle Finaidi” è il mitreo di San Giacomo tra Itri e Gaeta

Posted by on Nov 9, 2020

La “Cisterna delle Finaidi” è il mitreo di San Giacomo tra Itri e Gaeta

La tanto discussa “Cisterna delle Finaidi”, documentata da due documenti, uno dal cosiddetto “Giornale”, steso, nel 1732, dal notaio Pietro Boniglia, per uso del monastero di S. Caterina di Gaeta, l’altro per istrumento del 15 febbraio 1810, ad opera del notaio Filippo Maria Bonaglia fu Giuseppe, fu stipulato tra Giuseppe Nofi di Itri e Mattiantonio d’Ovidio fu Giacomo, del Borgo di Gaeta. 

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Tulisiom- Telesia II parte

Posted by on Nov 6, 2020

Tulisiom- Telesia II parte

Come detto Tulisiom subì nei secoli varie devastazioni (Annibale, Fabio Massimo, Silla).

Anche se devastare una città sannita era, come dire, abbastanza agevole. I Sanniti di solito non costruivano in muratura, tranne qualche tempio, vivevano in case di legno fatte al più da una stanza con annesso deposito. Il loro termine per definire la casa, infatti, era triibon che significava trave.

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La villa del Pausilypon, analisi del contesto culturale e degli aspetti formali

Posted by on Nov 2, 2020

La villa del Pausilypon, analisi del contesto culturale e degli aspetti formali

Otiosa Neapolis inteso nel significato più nobile lo possiamo trarre da un luogo descritto nell’ultimo libro delle Metamorfosi di Ovidio. Il poeta descrive il viaggio lungo la costa di una nave, che appena dopo lo stretto di Messina, «punta verso le isole del figlio d’Ippota e le miniere di Tèmesa, e Leucosia (punta Licosa) e i roseti della tiepida Pesto (Paestum). Quindi rasenta Capri e il promontorio di Minerva e i colli lussureggianti di viti di Sorrento e la città di Ercole e Stabia e Partènope nata per oziare, e poi Cuma col tempio della Sibilla».

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Tulisiom-Telesia I parte

Posted by on Ott 28, 2020

Tulisiom-Telesia I parte

Tulisiom era il nome sannita di Telesia, l’odierna Telese Terme. E che quello fosse proprio il nome ce lo dice una moneta trovata negli scavi di Telesia che riporta quella scritta in osco (la lingua parlata all’epoca dai telesini).

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