Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

La Spagna e Domenico Scarlatti

Posted by on Gen 8, 2019

La Spagna e Domenico Scarlatti

Grande è il contributo di Domenico Scarlatti alla formazione di un “idioma musicale” spagnolo e i riflessi della sua lunga permanenza alla corte di Madrid sono ben leggibili in molte sonate che utilizzano temi e ritmi di canzoni e di danze popolari iberiche.

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INVITO PER “VOCI, SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO A ROCCAD’ARCE”

Posted by on Gen 3, 2019

INVITO PER “VOCI, SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO A ROCCAD’ARCE”

Alla c.a. del Popolo Laborino e DuoSiciliano,

     L’ ”Ass. Id. Alta Terra di Lavoro”, e la M.sa Loredana Terrezza presidente dell’associazione culturale “L’Albero di Holda”  in collaborazione con il Comune di Roccad’ Arce con la presente vi invitiamo, per il giorno venerdi 04 gennaio 2019 alle ore 21.00 presso il Teatro Federico II di Roccad’ Arce, alla rappresentazione teatrale, un inedito e per la prima volta in provincia di Frosinone , “Voci, Suoni e Canti di Briganti in Terra di Lavoro”.

     Al suddetto spettacolo i protagonisti saranno il gruppo di musicale popolare la“ Controra” e Raimondo Rotondi voce narrante in lingua Laborina.

     Ospiti d’onore alla recitazione saranno, altresì, la Sig.ra Cinzia Zomparelli e la Sig.ra Elena Sorgente

     Con la presente vi chiedo, altresi, di voler estendere l’invito a persone a voi care e a tal proposito invio anche la locandina dello spettacolo.

    Certo del benevolo accoglimento dell’ invito spero di poter vedere la vostra presenza tra gli ospiti.

     L’occasione mi è quanto mai gradita per porgervi, anche a nome del Comune di Roccad’ Arce, nella persona del Sindaco Dr. Rocco Pantanella, e dell’ Ass. l’Albero di Holda, per porgere cordiali saluti.

Cassino, 4 gennaio ’19

Il Presidente

Claudio Saltarelli

339.1699422

info@claudiosaltarelli.it

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VOCI SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO

Posted by on Gen 1, 2019

VOCI SUONI E CANTI DI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO

     Il comune di Roccad’ Arce in collaborazione con l’ ”Ass. Id. Alta Terra di Lavoro”, e l’associazione culturale “L’Albero di Holda”  organizza presso il  Teatro “Federico II” di Roccad’ Arce il giorno venerdi 04 gennaio 2019 alle ore 21:00, la rappresentazione teatrale, un inedito e per la prima volta in provincia di Frosinone , “Voci, Suoni e Canti di Briganti in Terra di Lavoro”.

     Con l’avvento dell’illuminismo e del razionalismo l’uomo cerca di spiegare e interpretare la realtà e se stesso attraverso la ragione e il pensiero con il solo risultato di aver portato la mente umana in un labirinto senza via d’uscita e con il decadimento dell’ uomo inversamente proporzionale allo progresso tecnologico e scientifico, i protagonisti dello spettacolo vogliono avere l’ardire e la presunzione di cavalcare il tentativo di Ovidio nella “Metamorfosi” di indagare la realtà e di spiegarla attraverso il mito.

     La nostra terra, la Terra di Lavoro che è la provincia più antica d’Italia e forse d’Europa, che nel Regno di Napoli ha raggiunto il suo massimo splendore, dove nasce prima il Mito e poi la storia, che durante la nascita dell’Unità d’Italia e dell’invasione dell’esercito giacobino Francese nel 1799 ha visto come protagonisti personaggi che la vulgata dominante ha etichettato, in senso dispregiativo, come Briganti ma che sono stati soltanto degli insorgenti che hanno difeso le proprie radici, la propria identità e la propria storia fino ad arrivare all’estreme conseguenze.

     Verranno narrate le gesta di Fra’ Diavolo, Cosimo Giordano, Rosa Antonucci, Michelina Di Cesare e Domenico Fuoco che a differenza dei personaggi Omerici non sono di fantasia ma sono realmente esistiti, divenuti eroi per come hanno vissuto e dei Miti per come sono morti.

     Tra i protagonisti dello spettacolo ci sarà il gruppo musicale popolare “La Controra”  di Loredana Terrezza e Silvano Boschin che con un repertorio di più di 500 brani di musica tradizionale calcano le scene di tutta Italia da più di 20 anni.

     La voce narrante sarà quella di Raimondo Rotondi che reciterà testi scritti dall’ Ass. Id. Alta Terra di Lavoro e da lui liberamente tradotti in lingua Laborina, lingua che si parla in Terra di Lavoro. Si ricorda che la Terra di Lavoro iniziava a Sora e terminava a Nola.

     Ci saranno come ospiti d’onore alla recitazione, Elena Sorgente da Cellole e Cinzia Zomparelli. 

     Il Teatro Federico II di Roccad’Arce è il giusto luogo dove poter rappresentare per la prima volta, in provincia di Frosinone, lo spettacolo non solo per la sua storia che per il prestigio potremo definire universale fin dai tempi antichi e che grazie al Regno di Napoli raggiunge il suo massimo splendore, non solo perché Federico II creò il primo Borgo di impostazione medievale esportato poi in tutta Italia, ma anche perché a Roccad’ Arce riposa Eugenio Maria Beranger  a cui si deve il recupero della storia, della cultura e della civiltà dell’ alta Terra di Lavoro  I

Claudio Saltarelli

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La canzone napoletana dal 1799 al 1887

Posted by on Dic 26, 2018

La canzone napoletana dal 1799 al 1887

Per lungo tempo, il repertorio tutt’oggi conosciuto col nome di “canzone napoletana”, ha mescolato forme di epoche differenti, rendendo comunque possibile ai giorni nostri la sopravvivenza di canzoni anche molto antiche, rivisitate dai cantanti di “genere”. La ricerca sulle tradizioni popolari degli anni 60 e 70 ha cercato di dimenticare il retaggio ottocentesco (da salotto), ignorando però come proprio esso abbia contribuito a tramandare per iscritto molte delle preziose canzoni di cui questa incisione si occupa.
A parte pochi casi, sono qui presenti composizioni di fonte scritta frutto di quel fermento tutto napoletano legato alla editoria musicale, che ebbe inizio con i francesi Girard e Cottrau e che si amplificò, lungo tutto l’ottocento, sino ad arrivare ai noti Bideri e Ricordi.
Simbolo forse di una transizione storica, questo cd percorre un secolo di canzone napoletana; dalla fine del settecento agli ultimi anni del ottocento. La scelta è volutamente circostanziata da fatti e documenti che testimoniano la nascita e lo sviluppo di un genere tutto partenopeo che, dall’anonima arietta Si tu nenna, ci porta sino ai monumenti della poesia in musica dell’ultimo quarto dell’ottocento di cui Di Giacomo e Costa sono di certo i più alti rappresentanti.
Si diceva quindi dell’importanza dell’editoria musicale a Napoli; essa contribuì nettamente dapprima alla riscoperta e messa alle stampe di un repertorio prettamente orale e poi allo sviluppo della canzone d’autore. A Bernard Girard e Guillaume Cottrau (entrambi francesi) si deve lo sforzo di tramandare reperti musicali di origine popolare che, attraverso le loro mani, si trasformarono in arie da salotto e divenenendo la base di un genere canzonettistico che avrà un respiro internazionale. Sono qui presenti diversi esempi tratti dall’edizione del 1824 e 1825 raccolte nei “Passatempi Musicali” pubblicati proprio a Napoli. Le canzonette e le calascionate qui proposte partono dall’arrangiamento armonico suggerito da Cottrau nella parte per pianoforte e sono rielaborate secondo un criterio più consono allo strumento di accompagnamento scelto, in questo caso la chitarra.
I brani selezoinati sono: Tu m’aie prummise, Cannetella, Fenesta vascia, La Fattura e Né né Guè Guè trabotta. Certamente molto più antichi dell’epoca in cui vennero pubblicati, sono il punto di contatto con la tradizione popolare sebbene qui rispecchino già uno stile più romantico.
Il caso di Si tu nenna è interessante: probabilmente un’arietta del teatro buffo, è riconducibile alla fine del settecento; il canto era conosciuto anche con un primo verso parodistico che recitava: Carulì si m’amave n’aut’anno. Sarebbe riconducibile quindi ai moti rivoluzionari napoletani (1799) e con un primo verso riferito a Maria Carolina di Borbone. La versione viene proposta tiene presente della grande popolarità che il canto ottenne nell’ottocento, testimoniata anche dalle variazioni per chitarra scritte a Mauro Giuliani (1781 – 1829) su questa canzone.
Certamente al teatro musicale napoletano si deve la nascita di alcune ariette che divennero veri successi; è il caso di Palommella, che è ciò che resta dell’opera Molinarella di Nicola Piccinni rappresentata a Napoli nel 1766. Questa aria, cantata dal personaggio “Brunetta”, rimase nell’orecchio ai napoletani al punto che, Domenico Bolognese a metà del secolo successivo darà alla luce una personale rielaborazione che, per noi, resta l’unico reperto scritto di questa canzone.
Lo stesso si potrebbe pensare della breve aria La nova gelosia che ha per noi un interesse dovuto anche alla tematica della finestra che avrà un suo filone nelle serenate ottocentesche (si veda Fenesta vascia, Fenesta ca lucive).
Tra i brani forse più importanti della prima metà dell’ottocento troviamo Te voglio bene assaje; è certamente la prima canzone d’autore del repertorio napoletano dell’ottocento. Conosciamo il creatore dei versi, l’ottico Raffaele Sacco, meno sappiamo del compositore musicale (si pensa a Gaetano Donizetti?). Con questa canzone scritta nel 1835 si apre la napoletanissima tradizione di presentare il 7 settembre, durante la festa della Madonna di Piedigrotta, nuove canzoni scritte durante l’anno. È il caso di questo brano che ebbe una notorietà incredibile e che suscitò addirittura polemiche sui quotidiani dell’epoca al suono di sferzanti litigi tra sostenitori e polemici critici verso l’esasperante notorietà del canto. Fu stampato un foglietto in cui un anonimo gentiluomo scrisse: per ogni strada o vicolo – quel canto mi sgomenta – e, caso tremendo, insopportabil è. – Giovani, vecchi, bamboli – ognun convien che abbai: – Te voglio bene assai – e tu non pensi a me.
Ma la celebrità del caso che giunse fino nelle stanze dell’alto clero contribuì alla sua fama al punto che ne nacque una versione con testo religioso dal titolo: L’uomo e Dio. Il successo di questa canzone fruttò una discreta fortuna anche all’editore, si dice che ne furono stampate oltre 170.000 copie.
Di certo con questa canzone ha inizio la scalata e la nascita di talenti noti e osannati dal popolino e dalla borghesia; assume un ruolo di prestigio la figura dell’autore – poeta a cui si accostano i compositori musicali che da Teodoro Cottrau a Raffaele Costa contribuirno ai grandi successi di questo genere musicale.
Quando, nel 1849, morì Guillaume Cottrau era già in piedi una casa editrice di questa famiglia che passò nelle mani del figlio Teodoro (“il francese di Mergellina”); questi fu attivo editore a al tempo stesso compositore, diede vita al periodico L’eco del Vesuvio che restò in vita fino al 1870. A lui si deve una notissima canzone ancor oggi conosciuta in tutto il mondo: Santa Lucia; pubblicata nel 1850, tutt’oggi riecheggia nei carillon venduti a Napoli. La melodia prende forse spunto dall’aria Com’è bello, quale incanto dalla Lucrezia Borgia di Donizetti. La versione proposta è quella con i versi originali in lingua napoletana che però all’epoca vennero presto sostituiti da quelli in italiano di Enrico Cossovich con cui oggi è ancora conosciuta la canzone.
Si arriva così a toccare il più famoso dei poeti napoletani: Salvatore Di Giacomo (1860 – 1934); autore che insieme al compositore Mario Costa meriterebbe un volume a se, viene qui ricordato con due canzoni che sono pietre fondamentali del repertorio di ogni cantante che si rispetti. Era di Maggio uscita per la Società Musicale Napoletana nel 1885 sarà un clamoroso successo che forse contribuì a dimenticare la drammatica epidemia di colera che aveva afflitto la città un anno prima. Il caso invece de La luna nova scritta nel 1887 dimostra la passione del pubblico napoletano verso quest’autore; infatti questa canzone inserita in una rappresentazione del 1887 voluta dall’impresario Persico per il teatro La Fenice, fu l’unico brano che si salvò dai fischi del pubblico accorso alla prima di quella disastrosa piece. Questa canzone uscì per i tipi della Società Musicale Napoletana divenendo la canzone preferita di Papa Leone XIII che spesso la fece suonare in Vaticano. Nell’affrontare una incisione di canzoni napoletane ci si è posti come traguardo quello di un certo rigore filologico, sia nel canto che nell’esecuzione delle armonie. La scelta della chitarra come unico strumento di accompagnamento vuole essere un omaggio ad un tipico esecutore del repertorio del passato: il posteggiatore, capace di cantare accompaganndosi alla chitarra. La scelta degli strumenti d’epoca ci aiuta a riportare in vita il suono del tempo, con un tipo di prassi di desunta dai compositori per chitarra del primo ottocento, tra tutti il pugliese Giuliani e il napoletano Ferdinando Carulli (1770 – 1841), di cui sono presenti alcune composizioni per strumento solo. Non di meno la scelta di introdurre o interpolare le canzoni con brani per chitarra di questi autori offre la possibilità di far ascoltare preludi o variazioni altrimenti de-contestualizzate in un lavoro esclusivamente chitarristico. Il tutto è stato eseguito su strumenti originali* e con tecnica in stile (ad esempio l’uso del mignolo della mano destra appoggiato sul piano armonico come in uso per la chitarra barocca).

fonte http://www.stefanoalbarello.com/Echo%20del%20Vesuvio.htm

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La Cantata dei Pastori di Carlo Faiello

Posted by on Dic 21, 2018

La Cantata dei Pastori  di Carlo Faiello

Tra sacra rappresentazione e dramma pastorale ecco la Cantata dei Pastori di Carlo Faiello. L’opera nasce dalla contaminazione di elementi colti con altri della Commedia dell’arte per un concerto davvero speciale

Nel giorno del Santo Natale, alla Domus Ars alle ore 20,30 si rinnova la tradizione della Cantata dei Pastori (in replica poi anche il 26, 27, 28, 29 e 30 dicembre).

Carlo Faiello propone la tradizionale opera di Perrucci tra tradizione e innovazione, scegliendo le composizioni più interessanti e rappresentative relative al periodo natalizio: dalle pastorali di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori alle più famose melodie di Roberto De Simone; dall’archivio sonoro di estrazione orale all’Ave Maria di Fabrizio de Andrè, oltre ai brani composti dallo stesso Faiello.

Protagonista dello spettacolo è Giovanni Mauriello, già fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare e custode della celebre versione della Cantata degli anni ‘70.

Sulla scena anche le cantanti e attrici Antonella Morea, Elisabetta D’Acunzo e Marianita Carfora con la partecipazione del figlio d’arte Matteo Mauriello. Le scene e i costumi sono a cura di Bruno De Luca. Le parti musicali, elaborate da Carlo Faiello che cura anche la direzione musicale, sono affidate all’Orchestra Santa Chiara: Vittorio Cataldi alla fisarmonica e piano; Fulvio Gombos al contrabbasso; Gianluca Mercurio alle percussioni; Pasquale Nocerino al violino; Edo Puccini alla chitarra.

La Domus Ars è un centro di cultura che ha lo scopo di promuovere e diffondere la cultura campana nel mondo. Da sette anni mettiamo in scena per il Natale La Cantata, ogni anno, però, è sempre diversa. Il nostro è un allestimento minimale e essenziale ma, optando per la forma concerto, ho voluto restituire all’opera una suggestione diversa”, spiega Carlo Faiello.

Notizie sulla Cantata di Andrea Perrucci:

La storia è quella di Giuseppe e Maria che vagano per le campagne di Betlemme alla ricerca di un riparo, ostacolati dal perfido Belfagor e protetti dalla spada divina dell’Arcangelo Gabriele. Nel difficile viaggio vengono accompagnati da due figure popolari partenopee, Razzullo, scrivano napoletano assoldato per il censimento, e Sarchiapone, maschera ispirata quasi direttamente alla tradizione popolare dei Pulcinella.

Pubblicata nel 1698 è l’opera teatrale più conosciuta del letterato Andrea Perrucci. Rappresentata per oltre tre secoli a Napoli, il testo fu creato per opposizione agli spettacoli “pagani e blasfemi!” che distraevano il popolo dai festeggiamenti del Santo Natale. La Cantata è un lavoro misto di sacra rappresentazione, cantata e dramma pastorale che vive della contaminazione di elementi colti con altri propri della commedia dell’arte.

Orario spettacoli: tutte le sere alle ore 20,30 tranne il 26 dicembre (ore 18,30) e il 30 dicembre (ore 19).

Ingresso €15,00 ridotto € 10,00
I giovani fino al 26° anno di età, gli over 60, possono acquistare i biglietti a prezzo ridotto. 

Domus Ars

Via Santa Chiara, 10

Info e prenotazioni: 081.3425603 – 338.8615640 direzione@domusars.it

25, 26, 27, 28, 29, 30 Dicembre 2018


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FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL 700′ NAPOLETANO 2018

Posted by on Dic 9, 2018

FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL 700′ NAPOLETANO 2018

Il Programma dell’edizione 2018 del Festival, l’unica risposta seria che Napoli vuole “dare” alla Scala di Milano e grazie al maestro Enzo Amato

Si inizia12 il dicembre alla Domus Ars alle 17,30, con la presentazione della monografia sui quattro conservatori cittadini.Venerdì 14 dicembre alle 21 si inizia con il concerto di “Leonardo Leo Jazz Project” con Luca Signorini e Bruno Persico. Musiche di Leonardo Leo.“

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