Vai a Torre Annunziata in una sera d’autunno ad un raduno spontaneo di tammurriata grazie alla cara Marta che purtroppo per noi, ci manca tanto, ma per la gioia sua è andata nel mondo dei giusti, e grazie ‘A Paranza do Tramuntan scopriamo una Tarantella antica dedicata a Fra Diavolo che proviene da Tramonti che ci fa capire come la tradizione popolare attraverso la musica molte volte vale più di 10000 documenti d’archivio e di come il Colonello Michele Arcangelo Pezza e Duca di Cassano sia un vero Mito.
Vai Nocera per cercare di arrivare ad Avellino per ritrovare il pezzo musicato in Musica Popolare diCarmine Palatucci che Nostro Signore ha voluto riprendersi a se troppo presto, scritto in poesia dal nostro Raimondo Rotondi dedicato a “Michelina” e grazie all’amico Vincenzo D’Amico riusciamo a ritrovarlo dopo anni di ricerca. Vnicenzo però di brani inediti di musica popolare identitari ce ne ha dati tanti e tra questi abbiamo avuto il piacere di scoprire la “Ballarella di Chiavone” scritta e composta da Pierluigi Moschitti portata in scena con I Briganti di Fronteria qualche anno fa che ci ha autorizzato a divulgarla e che, forse perchè siamo troppo militanti, la troviamo bellissima. Strana cosa devi andare a Nocera per scoprire una ballarella dell’alta Terra di Lavoro, forse c’è qualcosa da rivedere!!! Di seguito il pezzo musicato e il testo scritto
IL BRIGANTE CHIAVONE di Pierluigi Moschitti – canzone n. 8 del CD “Briganti di frontiera”
E’ chesta mò la storia d’ Chiavone Brigante patentato da o’ rre Burbone In terra di lavoro le sue imprese Faceva la guerriglia ai piemontese
Nascett proprij a Sora d Frusinone Luigi Alonzi detto iu Chiavone La banda sia teneva tant’ ardore Vulev’nu cacciare l’invasore
Iss’ èva nu brigante d’ fruntiere Ma Guardiaboschi èva d’ mestiere e cu l’arr’vutata dij cafuni d’venta “Garibaldi dij burbuni”
Purtava duj pistole e nu curteju Teneva nu pennacchiu a ju cappeju Cu na divisa steva, semp’ elegante che non sembrava affattu nu brigante
Spietato e temuto in tutto il Regno I Savoiardi presero l’impegno cu canti che la storia offende Di offuscar la fama e le leggende:
(parlato – solo percussioni)
Nemico della Patria e della libertà Per conto di un Borbone lasciava la città Partia da Roma a Napoli questo feroce nato E nel libron dell ‘animo Chiavon venia chiamato
Pò quannu è arrivati! a Munticeju Tutta la banda ha fattu nu maceju A Len’la ha fatt’ ò brutto e o beju Ha missu iu ritrattu d’ Francischeju
La fin’ d’ Chiavone s’appuratu! Che a Velletri è statu fucilatu! Ma stu cristianu ancor’è na bannera ngoppà st’antica terra d’ fruntiera
Giù il cappello! Con Geonoveffa ci troviamo davanti al re della canzone umoristica napoletana: sua altezza il maestro Gigi Pisano! Questi è senza dubbio il re indiscusso in questo genere canzonettistico anche se i concorrenti a tale titolo sono mostri sacri dai nomi prestigiosi: F. Russo, Cinquegrana, Capurro, Califano, Nicolardi, Gill, E. A. Mario, Totò… tutti, come si vede, autori di primissimo ordine.
Gianni Lamagnacantante e attore, punta di diamante della Compagnia del Maestro Roberto De Simone, interprete di musica sacra e di tradizione, di arie antiche e musica contemporanea.
Un ballo popolare nel Molise di metà ottocento, fra tarantismo e danzimania
Nel febbraio 1848, a Napoli. viene stampata una ‘Memoria’ redatta negli ultimi mesi dell’anno precedente dal dottor Giuseppe Maria Carusi, intitolata Della tarantola e del tarantismo[1]. Gli argomenti che l’autore tratta sono geograficamente collocati, in via quasi esclusiva, all’ interno d’ un territorio ricadente nella zona dove s’ incontrano Puglia, Campania e Molise. In particolare. proprio alcune località a quel tempo moli sane, ossia Fojano e Colle[2], sono al centro di alcune notizie d’interesse etnocorcologico incluse nella Memoria, quelle che si riferiscono ad un ballo popolare denominato tonda.