Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Premio Terra Laboris 2019

Posted by on Mag 26, 2019

Premio Terra Laboris 2019

L’idea di questo Premio nasce dalla volontà di mettere in risalto le eccellenze di un territorio, quello casertano-campano in particolare, ma “meridionale” in generale, che troppo spesso non godono della visibilità, mediatica e non solo, che invece toccherebbe alle stesse se facessero parte dell’altra metà del territorio italiano.

Il Premio è stato imitato, sin da subito, da altri gruppi, associazioni e organizzazioni, a testimonianza del valore e della validità dell’idea che ne ha ispirato l’istituzione e la realizzazione.

Esso è intitolato alla Terra Laboris, l’antica Terra di Lavoro: ubertoso territorio a nord di Napoli, ricco di opifici e attività culturali fino al 1860 circa.

Questa precisazione … “fino al 1860 circa”, spiega la ragione del perché, ad averlo ideato, sia stata una Associazione che opera per la riscoperta della storia del nostro “meridione”, di quella storia, cioè, che non fa parte dei programmi curriculari delle scuole italiane, storia il cui oblio ha contribuito a far sì che il Territorio ricco e fiorente1 cui si accennava prima (quello del Regno delle Due Sicilie, cioè) sia diventano poco più che una connotazione geografica: Meridione, appunto.

Troppo lungo sarebbe spiegare, qui, le ragioni e le vie di una tale “trasformazione” non voluta, non scelta da chi la subì.

Per questa ragione, volendo dare comunque un primo incipit a chi fosse digiuno di ogni dato in merito, ispirandoci alle parole, che i fatti successivi dimostreranno essere profetiche, dello storico inglese Patrick K. O’ Clery (1849-1913)…La rivoluzione – come all’epoca venivano chiamati i fatti “unitari” che interessarono anche il regno dei Borbone – la giudicheremo non dalle parole di coloro che l’hanno avversata, ma da quelle di coloro che l’hanno voluta, sostenuta ed aiutata2, riportiamo, fra i numerosissimi esempi possibili, la cosiddetta “mozione d’inchiesta” presentata, appena otto mesi dopo l’inizio dell’ottava legislatura, da Marzio Francesco Proto Carafa Pallavicino, duca di Maddaloni, deputato del Parlamento italiano.

Egli, napolitano critico nei confronti dei Borbone quando questi regnavano, divenne accusatore aspro e sarcastico del nuovo corso (anche da lui auspicato) che i fatti messi in campo dai “nuovi regnatori” (soltanto per accennare ad un altro, fra i tanti sostenitori pentiti della Rivoluzione: Giacinto de’ Sivo) rivelarono essere ben altro rispetto a quello che le élite pensavano e si attendevano da esso.

Particolare interesse, per chi avesse fretta, rivestono le parole che possono leggersi alle pagine 17 (il vero programma unitario: “Napoli starà peggio, ma noi staremo meglio”) e 10 (le sue prime, strumentali realizzazioni…Tutto si fa venir dal Piemonte…etc.) della versione on line reperibile qui … https://www.eleaml.org/rtfsud/napoli/Onorevoli_Signori_Proto_Maddaloni.pdf

Tutto il resto, per chi ne ha voglia, viene di seguito.

Fiorentino Bevilacqua

24.05.2019

  1. E’ superfluo precisare…pur con le sue criticità, perché non siamo manichei come lo sono i detrattori del “meridione” quando descrivono noi e se stessi.
  2. Patrick Keyes O’Clery, La rivoluzione italiana, Ares editore. (O’Clery, avvocato, storico, fu anche deputato alla Camera dei Comuni).
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“Vilipendio del risorgimento”!?! Ma scherziamo!?di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mag 23, 2019

“Vilipendio del risorgimento”!?! Ma scherziamo!?di Fiorentino Bevilacqua

L’associazione “Sud e civiltà” ha organizzato e tenuto a Sanza <<un convegno storico per riabilitare la comunità locale, bollata d’infamia da 158 anni per aver difeso coraggiosamente il regno nel 1857>>, quando si oppose al tentativo di Carlo Pisacane, come si legge nella pagina facebook dell’Associazione.

Il convegno non ha avuto un corso facile pur essendo, i relatori, persone e professionisti stimati, preparati e notoriamente equilibrati nei loro interventi, sobri ma non privi di verità dirompenti.

 <<Durante il convegno – si legge nella pagina dell’Associazione Sud e Civiltà – del quale la popolazione era stata tenuta accuratamente all’oscuro, il Sindaco, alzatosi improvvisamente (in seguito farà sapere di essere stato “offeso” dal modo in cui si stava descrivendo la figura di Mazzini), anziché esprimere un motivato dissenso, si è allontanato senza nemmeno salutare. Il vicesindaco, rimasto in sala ove parlava spesso ad alta voce creando disturbo ai relatori, ha platealmente rifiutato la targa dedicata alla città di Sanza >>.

Sulla stessa pagina leggiamo di un attacco mediatico, portato dal <<quotidiano La città di Salerno>> e di un intervento invocante processi per <<vilipendio del risorgimento>> e doglianze perché <<la versione “ufficiale” del cosiddetto risorgimento non sia tutelata da un apposito reato per chi osi contestarla >>.

Ricordiamo un altro Sindaco, in un convegno organizzato nel Basso Lazio, questa volta dalla nostra Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro: egli dissentiva e, terminati gli interventi dei relatori, esprimeva civilmente il suo punto di vista con argomentazioni sulle quali si apriva un confronto.

A Sanza no: purtroppo non è andata così.

Letto il resoconto del convegno di Sanza, a me è venuta spontanea la risposta che, di getto, seduta stante, ho postato in coda agli altri commenti, risposta che riporto qui di seguito.

Ciò facendo, non volendo, ho bruciato i tempi della nostra Associazione che si preparava ad una risposta ufficiale di sostegno a Sud e Civiltà e al suo Presidente, il magistrato Edoardo Vitale.

Quel mio commento, letto e condiviso dal Presidente Saltarelli, dallo storico Fernando Riccardi e dagli altri membri del direttivo, finisce per diventare la risposta dell’intera Associazione Alta Terra di Lavoro.

Ecco il commento.

“Vilipendio del risorgimento” (sarò accusabile, incriminabile pure io che l’ho scritto con l’iniziale minuscola!?). L’ultima difesa di ciò che non è più difendibile è proprio il divieto, stabilito per legge, di mettere in discussione ciò che viene criticato e che, perciò, diventa una “verità” per legge stabilita. Mala tempora currunt, verrebbe da dire…Sì, ma per chi!?

In questo modo si spera di poter creare una sorta di angolino, una “bolla” nella quale si vuole confinare chi dissente, con la speranza di isolarlo e ridurre gli effetti del “contagio” verso chi è ancora …”sano” ma non “immune” dall’accettazione critica di una verità non imposta, non assoluta, variegata (e, appunto per questo, più vera), al posto della “verità” monocorde, strumentale (si può dire o si rischia qualcosa?) agli interessi di chi la propina (qui finisce male…). Una verità diversa (ahi!), rispettosa di un popolo, questo sì, VILIPESO da anni di disinformazione che ha generato altre menzogne e un’idea, un’immagine di esso che già da sola crea un danno che va ad aggiungersi al danno generato, ab initio, dal cosiddetto risorgimento (diabolicum perseverare!).

Ecco: sarebbe da ISTITUIRE ANCHE IL REATO DI VILIPENDIO DI UN POPOLO.

Ci hanno pensato i rappresentanti del popolo? Sì, quelli lì…

Solidarietà, affetto e stima a Vitale e a chi si macchia di questo tipo di … “eresia”.

Fiorentino Bevilacqua – Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro

P.S. Richard Feynman, premio Nobel per la fisica, diceva: “Spero proprio che non tutti la pensino come me: se scoprissi che non è così cambierei idea io, perché è da questa varietà di punti di vista che scaturisce il progresso”.

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Negazionismo? No, grazie! di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mag 11, 2019

Negazionismo? No, grazie! di Fiorentino Bevilacqua

Il termine negazionismo nasce per gettare discredito su coloro che negano l’olocausto.

Usare lo stesso termine per etichettare chi ha una diversa visione in ambito scientifico costituisce, di per sé, comportamento antiscientifico, pertanto indegno di chi fa ricerca: quando uno scienziato dà di negazionista ad un collega per screditarlo, in realtà il discredito lo getta su se stesso.

Ascoltiamo in proposito l’opinione del nostro affezionato lettore Fiorentino.

L’idea iniziale era quella di commentare questo articolo, che condividevo e condivido ancora, https://cattiviscienziati.com/2019/05/02/glifosate-e-bugie/, come esempio di quanto sia difficile combattere alla pari contro le verità imposte quasi come atti di fede, quando la si “pensa” in modo diverso perché esistono dati che possono generare dubbi sulla verità “ufficiale”, quella che va (e, pare, DEBBA andare) per la maggiore, dati che vengono sistematicamente e volontariamente ignorati (ogni riferimento alle critiche, che costantemente si levano dalle pagine di questo blog, nei confronti della questione “riscaldamento globale / cambiamento climatico” NON è puramente casuale).

Mi sembra, però, che l’autore, che conosco, rispetto e stimo, vuoi per la “fretta” e la brevità imposta dal social (facebook) sul quale riporta l’articolo, vuoi per l’aspetto informale dell’introduzione stessa, cada quasi vittima dello stesso errore che sta combattendo.

Nel virgolettato le sue parole, quelle che hanno generato in me stupore, amarezza e le riflessioni che, di seguito ad esse, riporto. Negli ultimi giorni, in pratica, per ben due volte ho scoperto di essere… un negazionista, mentre pensavo (e penso!) di essere soltanto uno che vuole ragionare, anche se in dissonanza a certi criteri che vanno per  la maggiore.

<< SIETE PROPRIO SICURI? Grande enfasi viene data in questi giorni ad un articolo su Scientific Reports che dimostrerebbe nei ratti i danni alla salute delle generazioni future causati dal glifosate.  Sicuri che le cose stiano proprio così? PS: l’autore principale ha ricevuto per questo progetto soldi da una fondazione di stampo religioso abbastanza nota per finanziare molti programmi antiscientifici, inclusi alcuni sul negazionismo climatico e nel campo delle cellule staminali.>>

Capisco che una “fondazione privata di  stampo religioso” (o di qualsiasi altro stampo) possa finanziare i programmi che vuole (lo fa pure lo Stato), compresi quelli antiscientifici ma, dire “inclusi quelli sul negazionismo climatico” vuol dire che, anche per l’autore dell’articolo:

1) esiste un negazionismo climatico; cioè qualcosa, un movimento, che nega senza ragioni, a testa bassa e ad occhi chiusi quello che, così, viene automaticamente eretto, con questo modo di presentarlo, a verità ormai acclarata e inconfutabile; il campo dei contrari, viceversa, presentato come negazionismo climatico, perde ogni carattere che lo renda degno di considerazione e assume quasi i connotati di  un complottismo climatico di segno opposto a quello a cui i cosiddetti negazionisti climatici ascrivono i sostenitori del GW; paradossale! Ci scambiamo, apertamente o larvatamente, accuse dello stesso tipo.

2) messa così la cosa, chi legge può credere che tutto ciò che non è d’accordo, critica, contesta, argomenta etc avverso la tesi del GW, prima, dei Cambiamenti climatici, poi, appartenga ad un “ismo” climatico che, come altri “ismi”, ha, tout court, una connotazione tanto negativa che può (o, forse, deve) essere rigettato senza neanche entrare nel merito delle ragioni (per giuste o sbagliate che siano) che lo generano e sostengono: rigettarlo diventa quasi un dovere morale.

Così succintamente presentato, ci si farebbe l’idea che esistano solo due campi: quello del GW/Cambiamento climatico (implicitamente l’unico vero, autenticamente scientifico) e quello di chi lo critica, ne critica certi contenuti … da negazionista, cioè senza ragioni sostenibili e tale da dover essere liquidato (e poi ignorato) con un semplice epiteto: negazionista.

Qui mi viene un po’ di amarezza.

Logicamente non ci posso stare: possibile che tutti i climatologi, tutti quelli “contrari” siano non degli scienziati, delle persone che, magari, sbagliano (ma possono anche avere ragione), ma nient’altro che negazionisti che, chissà per quale ragione (complottismo!?), conoscono la verità del GW e la negano!?

Possibile che tutte le pecche stiano nel campo di chi non è d’accordo?

Mi vengono le traveggole, e non scherzo perché ricordo le tesi di un Prof di climatologia in una trasmissione dei primi anni del duemila. Diceva (cito a memoria)…

La CO2 è solo il 2% di tutti i gas e vapori ad effetto serra presenti in atmosfera; la CO2 di origine antropica rappresenta solo il 2% di questo 2%. Ergo, su 10.000 molecole ad effetto serra presenti in un dato volume di aria (a una certa T e P) solo 4 sono di origine antropica. E poneva la domanda retorica: possono, quelle 4 molecole, avere l’effetto sul clima che si addebita loro? Aggiungeva anche che alcuni degli altri gas/vapori ad effetto serra (alcuni molto più efficaci della CO2 nel trattenere il “calore”) variavano la loro concentrazione  anche di 6 volte.

Fu questo intervento a rappresentare la goccia che fece traboccare il vaso: anche io ero convinto che i cambiamenti del clima, stabile fino a questo periodo (altra convinzione che avevo), fossero stati innescati dall’intervento dell’uomo (la famosa mazza da hockey https://www.attivitasolare.com/climatologo-allarmista-falsificato-dati-sancisce-tribunale/ link che dà anche un’idea di dove può arrivare una controversia scientifica).

Precedentemente avevo letto (su Le stelle) articoli che parlavano di modificazioni climatiche del passato; avevo letto (Felice Vinci, Omero nel Baltico, IV edizione, Roma, 2003, Palombi editore) di tutte le peripezie climatiche che avevano preceduto e seguito la discesa dei popoli nordici nell’area del Mediterraneo etc etc. Sapevo, dal corso di Biologia marina, del rapporto Ghiacci della Groenlandia – Correnti profonde – Corrente del Golfo – Clima Europa occidentale (il che già mi portava a dubitare della “globalità” del riscaldamento). Quindi fu facile, per me, cambiare idea e cominciare a dubitare del GW/Cambiamento climatico affermato e sostenuto dall’IPCC sulla limpidezza del cui operato, oltretutto, cominciavano a comparire e ad addensarsi nubi e sospetti (come spiegato QUI).

Leggere, oggi, che devo mettermi, visto che dubito, nella casella dei negazionisti (assieme a quel professore e tanti altri), mi sembra eccessivo: è tutto sbagliato? E’ corretto tutto e solo ciò che supporta la tesi del GW? Quello non era un professore di climatologia ma, forse, era un millantatore?

E’ ovvio che la risposta sarà no. Però messa così, la questione del “negazionismo”, rattrista ed esacerba un po’ gli animi…

Io non sono mai stato manicheo.

In un mio post di risposta ad un amico ho scritto: quelli dell’IPCC facessero “ammenda” di certi errori, di certe superficialità, di certe manchevolezze, poi se ne riparla.

Insomma: si azzeri tutto, si torni alla scienza vera. Ma si sgombri anche il campo da posizioni di tipo messianico: anche se fatte, tenute e sostenute in nome della Scienza, dell’interesse generale, così come vengono presentate irritano e non predispongono al dialogo, quanto meno al dialogo costruttivo.

Se è lecito dubitare della generosità disinteressata con cui quella Associazione di stampo religioso eroga i suoi fondi, è altrettanto  lecito dubitare delle finalità con cui vengono erogati i fondi statali (o parte di essi) a chi, invece, fa ricerche che vanno nella direzione che sostiene il GW.

Pure quelli che governano uno Stato non sono dei santi e, anzi, sono espressione di gruppi che hanno vari interessi, legittimi ma pur sempre diversi e contrastanti con quelli di altri…

E’ di questi giorni, per esempio, la polemica, che tiene banco sui media, circa il coinvolgimento di un politico (probabilmente inconsapevole) in un rapporto, da altri mediato, con qualcuno che aveva forti interessi nell’eolico.

Oltretutto, se uno nega legittimità alle idee di un altro, quest’ultimo si irrigidisce nella sua posizione, fa quadrato e, anche se inizialmente ben disposto al confronto (scientifico in questo caso), di fronte alla pervicacia con cui il primo glissa sui suoi errori, nega le superficialità, le strumentalizzazioni della sua parte, si chiude a guscio, si ghettizza (ma, in questo caso, ce lo avevano già messo gli altri nel ghetto dell’”ismo”) e diventa quasi settario (ma, si sa, una setta vale l’altra).

Questo a tutto danno del dialogo e del confronto vero.

Non sono stato mai manicheo.

Ma mi sembra che, in questo caso, si stia creando una suddivisione di questo tipo.

Non mi piace.

Non capisco.

… e provo amarezza, un’emozione, uno stato d’animo non gradevole che, certo, non ambisco avere con me: ergo, mi chiudo al confronto (“soluzione” pessima, ma efficace, della dissonanza cognitiva che mi hanno creato) e tratto gli altri come gli altri trattano me.

Anche senza il ricorso a ismi

Ma la dissonanza cognitiva ce l’hanno pure coloro che, nella massa, cresciuti a suon di <<CO2 che è aumentata, aumenta e aumenterà causando aumento di T atmosferica etc>>, di fronte a chi afferma il contrario, vanno in crisi. E’ di questi giorni un post che circola su facebook, un post “Sponsorizzato – finanziato da Greenpeace Italia” su “Emergenza clima”, secondo il quale “ci restano 11 anni – ci risiamo, direbbe qualcuno –  per difendere il clima e il nostro futuro” (dei fantomatici punti di non ritorno abbiamo parlato varie volte, per esempio QUI e QUI).

Torniamo alla Scienza?

Sì, ma per farlo bisogna sgombrare il campo da posizioni di comodo e/o da coloro che da tali posizioni pontificano pur avendo con sé sia peccati originali (https://www.heartland.org/_template-assets/documents/Books/Why%20Scientists%20Disagree%20Second%20Edition%20with%20covers.pdf punti 3-4 e 5 di pag. XX) che di percorso di esistenza (per esempio http://www.climatemonitor.it/?p=37313 ).

Ovviamente non parlo dell’autore dell’articolo da cui questa mia riflessione ha preso spunto, che argomenta certo in modo scientifico, ma delle posizioni di forza di chi mi ha detto prima che il riscaldamento era globale e dovuto solo alla CO2 (qui un interessante, pacato, intervento sui rapporti veri tra CO2 e temperatura https://www.youtube.com/watch?v=eEMk6iOvpsE&t=1280s ), poi ha cambiato affermando che si trattava di cambiamento climatico dovuto alla CO2, che si è accorto, qualcuno potrebbe pensare …al momento giusto, che in precedenza ha misurato le temperature del mare peggio di come avrebbe fatto la badante di mia nonna cioè portando l’acqua al termometro, dentro un secchio, spesso dalle parti della sala macchine, e non il termometro all’acqua e, sui valori così ottenuti sono state fatte previsioni mai avveratesi e mai ritrattate (http://www.ambienteservizi.net/news/le-vere-temperature-del-pianeta ) e non ha battuto ciglio continuando a pontificare come se nulla fosse stato… che non ha saputo prevedere né il passato né il futuro (come per esempio il global warming hiatus  http://www.climatemonitor.it/?p=37462), che ha fatto qualche articolo che ha dovuto poi ritrattare etc etc.

Ecco: un politico, uno che sa trattare con gli altri tanto da manipolarli a suo piacimento, quando vuole, se vuole, questo lo capirebbe. Bisogna prima sgombrare il campo da questi fantasmi, solo allora ci si può sedere al tavolo del confronto (parlo dell’IPCC) e ripartire essendo tutti aperti a qualsiasi risultato; ma bisogna sgombrare il campo dai sospetti che qualcuno abbia barato (https://www.attivitasolare.com/la-deliberata-corruzione-della-scienza-del-clima-dr-tim-ball/ ma anche http://daltonsminima.altervista.org/2010/01/27/il-teatrino-della-misurazione-delle-temperature-globali-effetto-siberia/)

Questa è la condizio sine qua non.

Non c’è confronto su articoli che tenga.

Ci sarebbero sempre articoli sui due fronti opposti: fa parte, me ne insegnate, della vitalità della Scienza; se Halton Arp fosse ancora vivo, cercherebbe ancora di dimostrare che si crea materia non virtuale nel nucleo delle galassie… e ci sta.

Ma non ci sta un approccio manicheo di tipo sacro/profano con il profano (supposto tale, in questo caso) da esecrare o da guardare dall’alto in basso.

In queste condizioni non ci può essere confronto (che deve essere pacato sì, ma senza anatemi e demonizzazioni varie quando si è lontani dal “tavolo tecnico”), ma si aprono ampi spazi alle tesi di chi sostiene che esiste anche una pornoecologia, che si fa strumento di un “neocolonialismo ecologista dell’Occidente che pretende di esportare modelli assoluti, decontestualizzati, di protezione ambientale, che pretende di insegnare alle popolazioni native del ‘Terzo Mondo’ come fare la loro rivoluzione ecologica” (https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=18626 ) ovviamente… vendendogli i mezzi per farla e fornendogli i finanziamenti per acquistarli.

Si potrebbe concludere, per quanto riguarda questo aspetto della vicenda GW sì/cambiamenti climatici e clima ancora da studiare, che le vie della seta sono infinite e, certe volte, sembrano passare anche dalle parti dei cambiamenti climatici.

Fiorentino Bevilacqua

(5 maggio 2019)

Fonte

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Feltri e la giacca del Premier di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Apr 11, 2019

Feltri e la giacca del Premier di Fiorentino Bevilacqua

Vittorio Feltri ha espresso un giudizio negativo sulla capacità di vestirsi dei Foggiani (quindi un ennesimo giudizio negativo sui meridionali) attraverso un commento circa il modo di vestire del foggiano, primo ministro, Conte.

Che dire?

Sono possibili moltissimi tipi di reazione, quasi tutti, comunque, nel segno dell’indignazione.

Tra essi, possono ben inserirsi i due che mi vengono dentro:  

  1. Non ce ne impipa assolutamente nulla di quello che pensa Feltri;
  2. Ci “piace” (si fa per dire) questa critica di Feltri, per gli effetti positivi che essa ha avuto: ha risvegliato, infatti, animi e coscienze che parevano irrimediabilmente sopiti e persi alla causa del rinascere del meridione.

Dunque, grazie Vittorio!

Andando un po’ oltre il fatto contingente, credo che la prima reazione, se vogliamo, abbia un carattere più generale e … futuribile: è auspicabile che sia sempre di questo tipo la nostra reazione in futuro. Fin quando, infatti, porremo l’attenzione su quello che loro pensano di noi, ci porremo, ci sentiremo, saremo in una condizione di inferiorità, almeno psicologica (forse, la peggiore fra tutte) nei loro confronti.

Sapere cosa pensa di noi il vicino di casa, è importante perché serve per gestire il rapporto; ma non deve diventare il punto di riferimento a cui adeguare il proprio agire, una sorta di super-io che detta e regola il nostro comportamento: significherebbe mettere noi stessi nelle mani del confinante.

I nostri problemi di meridionali (quelli, diciamo, nostri-nostri – ma come sarebbe stato il presente se non ci fossero state le azioni “unificatrici” del 1860 e la politica che ne è stata la continuazione dopo esserne stata l’ispiratrice!? – e quelli indotti, ancora oggi, da loro) li dobbiamo avere ben chiari e dobbiamo fare di tutto per risolverli.

Quando questo sarà avvenuto e, di noi, avremo una coscienza come quella che avevano i nostri avi di  loro stessi … oltre 150 anni fa, allora quello che potranno pensare personaggi come Vittorio, lo guarderemo con distacco, forse con sufficienza perché confronteremo ciò quei messaggi contengono, rappresentano, sono, con la realtà, positiva, che vivremo, sentiremo nostra … sentiremo di essere.  

Ma, per arrivare a questo, dovremo aver eliminato i problemi di cui sopra, dovremo aver cessato di essere “meridionali”.

In un certo senso, Feltri (e quelli come lui), con le sue uscite, oggi (cinquanta anni fa sarebbe stato diverso), ci aiuta ad andare in questa direzione.

Grazie di nuovo, Vittorio.

Fiorentino Bevilacqua

09.04.19

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Storici di spessore di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mar 28, 2019

Storici di spessore di Fiorentino Bevilacqua

Dallo studio dei documenti  riguardanti le vicende del Risorgimento, alcuni storici ed appassionati sono giunti a conclusioni ben diverse da quelle a cui erano giunti altri storici. Le conclusioni di questi ultimi hanno costituito, ed ancora costituiscono, la base sia della formazione scolastica in materia, sia della divulgazione mediatica.  I primi vengono detti “revisionisti”, perché è come se avessero operato una revisione dei fatti di quel periodo.

La revisione ha consentito di giungere a conclusioni nuove,  anche opposte rispetto a quanto finora dato per consolidato, sia sugli scopi di coloro che operarono attivamente per ottenere l’unificazione, sia sui metodi e i mezzi da essi usati.

Il primo risultato di questa rilettura degli eventi risorgimentali è il dubbio:  chi viene a conoscenza dei resoconti e dei documenti dai revisionisti portati alla luce (e che mai, prima, avevano trovato spazio nei libri di testo e sui mezzi di divulgazione) mette in dubbio quanto finora aveva dato per certo.

Nasce qui una dicotomia: c’è chi, accettando il dubbio, rigetta le vecchie conclusioni e chi, rigettando il dubbio, si abbarbica alle conclusioni “consolidate” da anni di insegnamento scolastico e mediatico.

Uno dei modi, dei meccanismi per rigettare il dubbio fatto nascere dai revisionisti sulle conclusioni consolidate, è quello di … mettere in dubbio, in qualsiasi modo, le conclusioni nuove, quelle frutto di revisione.

Non voglio entrare nel merito delle controversie sorte fra storici revisionisti e storici che operano nel solco della “tradizione” interpretativa.

Tutti ci accorgiamo, però, che i secondi, i non revisionisti,  mettono sempre pubblicamente in discussione le conclusioni revisioniste; mai che accettassero, almeno come spunto, come punto di partenza, i documenti nuovi dai revisionisti portati e rivolgessero, partendo da questi, i loro studi sugli attori attivi del periodo risorgimentale, su quelli, cioè, che vollero ed operarono affinché l’unificazione divenisse un fatto.

Ma, forse, come vedremo, non ne hanno bisogno. C’è bisogno, però, di altro.

Alcuni anni fa, parlando con un Professore di Storia di un’Università del Lazio, dissi della manipolazione del voto del Plebiscito del 21 ottobre 1860; feci riferimento a Caserta dove, 51 ufficiali, neanche tutti presenti, “diedero” … 167 voti (e  visto che, oltretutto, si trattava dello stato maggiore di una divisione delle truppe occupanti, come narra il garibaldese Rustow1, essi non avevano nessun diritto di partecipare al voto plebiscitario, ma votarono lo stesso – come accadde ovunque nel Regno – perché pochissimi fra i pochi che questo diritto lo avevano, andavano ad esercitarlo; ovviamente, quei 167 voti non potevano essere che dei all’annessione al Regno di Sardegna del Regno delle Due Sicilie che, così, cessava di esistere).

Il Professore non si mostrò stupito; rispose, infatti, rilanciando: in altre città campane (ne citò qualcuna) vi erano state discrepanze  simili: i all’unificazione col Piemonte, erano, pure in esse, superiori al numero degli aventi diritto al voto. La cosa, come sappiamo, si ripeté negli altri plebisciti che seguirono, su, per la Penisola!2

Non chiesi se, di questo, faceva menzione nelle sue lezioni qualora gliene fosse stata data l’opportunità didattica.

In un’altra occasione  parlavo con un altro docente, questa volta dell’Università di Salerno.

Mi disse che loro, i professionisti del settore, le cose che gli storici revisionisti  divulgano in convegni, libri e riviste, le conoscevano benissimo e, nei loro incontri ristretti, quando si incontravano tra loro, ne parlavano pure!

Di fatto, però, molti di loro, se non tutti, messi di fronte alla diffusione di queste verità a loro note (come dicono) ma su cui tacciono nella loro attività professionale (ufficiale, pubblica), le criticano o, tutt’al più, le ignorano glissando elegantemente su di esse.

E’ come se i fisici, pur sapendo che la forza gravitazionale che si esercita tra due masse dipende, tra l’altro, dalle masse stesse, pubblicamente dicessero il contrario!!!

Non sarebbe male, quindi, se questi professionisti, questi Professori, ortodossi pubblicamente, revisionisti  in privato o in ristretti conciliaboli fra addetti ai lavori, avessero lo spessore caratteriale di dire a lezione, nei libri che scrivono,  sulle riviste con le quali collaborano etc., quello che veramente sanno essere la verità completa.

E’ una situazione immutabile? Penso di no.

Grazie ai revisionisti, e a quanti contribuiscono alla diffusione delle conclusioni da essi raggiunte, aumenterà sempre di più il numero di quelli che conoscono le conclusioni oggi definibili “eretiche”, non canoniche, sbagliate, inaccettabili perché destabilizzanti un certo sistema.

Più queste nuove conclusioni, più complete e, perciò, più vere, si diffonderanno, più sarà facile propugnarle, affermarle, difenderle, ricercarle…da parte di chiunque.

Sarà una sostituzione graduale, un viraggio lento da una forma incompleta, mistificata, falsa (… è funzione del grado di incompiutezza) ad una più vera.

Avverrà, ma il lavoro duro, però, lo avranno fatto altri…

Fiorentino Bevilacqua

27.03.19

  1. Carlo Alianello, La conquista del sud, 1972
  2. Consultando gli archivi di piccoli comuni, dalla Sicilia alla Toscana, ho scoperto cose curiose sui plebisciti per l’annessione all’Italia. In alcuni luoghi la percentuale dei  “SÌ” era del 120 %”. (Denis Mack Smith, articolo su “La Stampa”)

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Clima e CO2: una lettura smagata di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Mar 15, 2019

Clima e CO2: una lettura smagata di Fiorentino Bevilacqua

Anni fa, in un dibattito televisivo, si fronteggiarono, per così dire, due climatologi. Un “vecchio” Prof. universitario e un giovane professorino, sempre universitario, che aveva militato, mi sembra, in una associazione ambientalista.

Il più giovane sosteneva che la responsabilità dell’aumento della temperatura atmosferica, fosse solo e soltanto dell’aumento della CO2 (anidride carbonica) e dell’effetto serra che la sua presenza causa. Se aumenta la CO2, aumenta l’effetto serra che essa produce; se aumenta questo, aumenta il calore trattenuto in atmosfera e, quindi, aumenta la temperatura dell’atmosfera stessa.

Il vecchio Prof, invece, sosteneva che l’aumento della CO2 non poteva essere il responsabile dell’aumento di temperatura osservato (e c’erano pure dei dubbi su questi valori in aumento). Faceva un esempio numerico: la CO2 è solo il 2% di tutti i gas e vapori atmosferici capaci di trattenere il “calore” riflesso dalla superficie terrestre che, in loro assenza, verrebbe disperso nello spazio. Di questo 2% di molecole (CO2), solo il 2% è dovuto alle attività umane. In numeri: su 10.000 molecole di gas (e vapori) ad effetto serra, solo 200 sono di anidride carbonica (2% di 10.000); di queste 200 molecole di CO2, solo il 2% è prodotto dall’uomo o, come si dice, è di origine antropica: 4 molecole (2% di 200). Quindi: su 10.000 molecole ad effetto serra, capaci, cioè, di trattenere il calore in atmosfera e farne salire la temperatura, solo 4 sono prodotte dall’uomo.

Possono queste 4 molecole su 10.0000 fare tanto?

Il prof giovane, a questo punto, si “sbracciava” chiamando in causa la teoria del caos (il grande effetto prodotto da una piccola causa; la farfalla che batte le ali qui causando, involontariamente, un tornado a Melbourne, per intenderci).

…E fu a questo punto che mi venne voglia di andare via o cambiare canale: se tanto mi dà tanto, tanto mi deve dare tanto sempre. Quella teoria la devi applicare sempre.

L’altro Prof, quello più anziano, aveva detto che qualcuno degli altri gas (alcuni dei quali molto più efficaci della CO2 nel trattenere il “calore” in atmosfera), variava nel tempo molto più di quanto non variasse la CO2 antropica; inoltre c’era il dubbio sulla costanza della quantità di energia che arriva dal Sole: se fosse costante o fosse aumentata.

Questo fatto, i dati paleoclimatici, storici etc. lasciavano propendere per una situazione ancora tutta da verificare prima di lanciarsi in guerre sante.

Allora?

Forse, volendo, una certa parte, mettere sotto accusa un certo sistema di produzione, di vita etc, e volendo, un’altra parte (quella contrapposta), approfittare di questo per creare una situazione persino migliore, per essa, di quella che si andava eliminando, si è scelto il mezzo della CO2 che poteva contare:

a) su un esercito di volontari di belle speranze e grandi ideali

b) su una “autorevole” (nonostante tutto, nonostante certe mail…) organizzazione intergovernativa (IPPC), che sfornava previsioni allarmistiche, catastrofiche, mai avveratesi ma in grado di motivare, alimentare e  sostenere timori e aspettative dell’esercito che, così, avrebbe continuato a marciare nella direzione  creduta …”sua”, fermamente e soltanto sua.

c) su ricerche sostenute e carriere costruite solo se indirizzate nel verso giusto e, infine (poteva mancare?) …

d) sulla gran cassa dell’informazione mediatica che ha un fiuto eccezionale per annusare la direzione del vento …

E’ il meccanismo solito di quando c’è un cambiamento in atto che diventa, a torto o a ragione, epocale: agli inizi vi sono motivazioni giuste, valide, concrete; poi, si finisce per buttare nel calderone tutto, anche le scemenze: fanno comodo a chi, in buona fede, lo vuole, il cambiamento (perché aiutano a raggiungere la massa critica); sono utili a chi le usa, le “scemenze”, perché danno la possibilità di salire sul carro che, di lì a poco, sarà dei vincitori… sono utili ai veri pupari (la massa critica sarà raggiunta prima); ma sfugge (a quelli in buona fede) che, così facendo, viene minata la credibilità del processo e si aprono le porte agli opportunisti di turno che, magari, sono gli stessi di sempre; alcuni, forse, sono proprio gli stessi che patirebbero il cambiamento in atto.

Le vie della seta sono infinite…

Fiorentino Bevilacqua

14.03.2019

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