Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Carlo di Borbone, il re che fece di Napoli una grandissima capitale europea

Posted by on Mar 10, 2018

Carlo di Borbone, il re che fece di Napoli una grandissima capitale europea

Il 10 Maggio 1734 un appena diciottenne Carlo, figlio di Filippo V di Spagna, entrò trionfante nella città di Napoli rendendola capitale di uno Stato tornato ad essere sovrano e indipendente, che sarà prosperoso e regalerà al mondo intero grandissimi capolavori. Riuscì a conquistare il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia, togliendoli agli austriaci, approfittando di un grosso conflitto europeo, la guerra di successione polacca. Sua madre era Elisabetta Farnese, ragion per cui divenne Duca di Parma e Piacenza ereditando la celebre e ricchissima Collezione Farnese, adesso conservata a Napoli, città alla quale è stata legittimamente donata.

A Palermo fu incoronato come Carlo III di Sicilia, a Napoli avrebbe dovuto essere re con l’appellativo di Carlo VII di Napoli, tuttavia egli rifiutò quella numerazione optando per un semplice “Carlo” senza alcuna numerazione, per sottolineare il fatto di essere re di uno stato indipendente, mentre coi precedenti sovrani non poteva dirsi altrettanto. A causa della giovane età, nei primi anni di regno fu consigliato nelle scelte di governo soprattutto dalla madre, una donna molto forte, istruita, saggia, come d’altra parte era naturale vista l’illustre famiglia alla quale apparteneva, tanto che influenzava persino le decisioni del marito, sovrano di Spagna.

Carlo di Borbone fu un perfetto esempio di quello che si suole definire un “sovrano illuminato”, ossia un monarca che si circondava di intellettuali, artisti e uomini politici che portavano avanti le idee dell’Illuminismo che nel ‘700, detto appunto secolo dei lumi, si diffusero in tutta Europa ponendo in primo piano assoluto l’intelletto umano, contro l’ignoranza e la superstizione. D’altra parte Napoli era riuscita ad anticipare importanti temi dell’Illuminismo – la cui affermazione è data intorno al 1750 – si pensi ad esempio a Giambattista Vico e a Pietro Giannone, morti rispettivamente nel 1744 e nel 1748, e insieme a Parigi fu la città che più contribuì alla corrente, non limitandosi ad assorbirla come accaduto invece nel resto d’Europa. Gli intellettuali napoletani svolsero dunque un ruolo sociale, oltre che culturale – tra questi, oltre ai già citati, è bene ricordare, tra gli altri, Antonio Genovesi (fondatore della prima cattedra al mondo di Economia Politica), Ferdinando Galiani, Gaetano Filangieri, Antonio Broggia, Francescantonio Grimaldi, Francesco Mario Pagano e altri.

Tra i primi atti di governo di Carlo abbiamo la tassazione dei beni ecclesiastici, i quali, poiché erano numerosissimi grazie a speciali privilegi del passato, permisero di triplicare le entrate del Regno. Grazie al suo passaggio in Toscana mentre si dirigeva nel Mezzogiorno, poté affiancarsi Bernardo Tanucci, che ricoprì vari ruoli fino a divenire primo ministro ed acquistare il titolo nobiliare di marchese. Vero e proprio uomo di fiducia del re, intraprese un programma riformatore amministrativo e finanziario, togliendo poteri e privilegi a nuclei particolari che sfruttavano risorse senza recare un tangibile beneficio allo stato. Fu artefice del Concordato con la Chiesa Cattolica del 1741, in cui si sanciva la supremazia dello stato, e la politica finanziaria ispirata ai più moderni principi apportò grandi risultati all’economia del Regno.

È però di natura artistica, architettonica e archeologica il più grosso segno che Carlo ha lasciato a Napoli e dintorni: a lui si deve l’apertura sistematica degli scavi di Ercolano, Pompei e Stabia; la realizzazione del Real Teatro di San Carlo, che sostituì il San Bartolomeo e fu inaugurato il 4 Novembre, giorno dell’onomastico del re; la Reggia di Portici, la Reggia di Capodimonte e la maestosa Reggia di Caserta, affidata a Luigi Vanvitelli per rivaleggiare con quella di Versailles, e il contestuale Acquedotto Carolino; il Foro Carolino (oggi Piazza Dante) sempre ad opera del Vanvitelli e che vanta alcune sculture di Giuseppe Sanmartino, l’artista del Cristo Velato; il gigantesco Real Albergo dei Poveri dell’architetto Ferdinando Fuga; il rinnovamento e ampliamento di Palazzo Reale; la fondazione della Real Fabbrica di Capodimonte per la produzione della porcellana; la fondazione dell’Accademia di Belle Arti. Grazie a tutto ciò, Napoli divenne una grandissima capitale europea, sicuramente e di gran lunga la più importante città in Italia, ambitissima meta del Gran Tour capace di stregare Goethe e Stendhal.

Carlo si innamorò a prima vista della sua capitale e del suo popolo, che ricambiava quell’amore, tanto che imparò la Lingua Napoletana per diventare egli stesso napoletano, comprendere ed essere vicino alla sua gente. Nel 1759 il trono di Spagna rimase vuoto e proprio Carlo dovette occuparlo, a malincuore e controvoglia. Secondo una leggenda che pare abbia, comunque, un fondamento di verità, al momento di lasciare il suo Regno si tolse dal dito un anello che portava sempre, rinvenuto a Pompei, poiché apparteneva ai napoletani, non a lui.

FRANCESCO PIPITONE

fonte

vesuviolive.it

Fonti:
– Breve Storia di Napoli; Leonardo Di Mauro, Giovanni Vitolo;
– Storia di Napoli; Antonio Ghirelli

 

 

 

Read More

10 luglio 1751 Editto contro la Massoneria da parte di Re Carlo di Napoli

Posted by on Mar 4, 2018

10 luglio 1751 Editto contro la Massoneria da parte di Re Carlo di Napoli

Molta confusione, molta strumentalizzazione, molto poca chiarezza sulle simpatie massoniche da parte di Re Carlo di Napoli di Borbone ma come ci insegna Fernando Riccardi la storia si fa con le carte e fino quando non si affronterà con serietà e studio scientifico quel periodo pieno di cambiamenti e mutamenti ci affidiamo ai documenti ufficiali. Non siamo neutrali ma siamo imparziali e desiderosi di avere un quadro chiaro sulla politica dei primi due Re Borbonici non per esaltarli o condannarli ma perché siamo certi che capire quei periodo vuol dire capire cosa accade oggi e non solo in italia, di seguito alcune testimonianze.

Read More

CARLO VII E IL REGNO INSPERATO (seconda parte)

Posted by on Nov 22, 2017

CARLO VII E IL REGNO INSPERATO (seconda parte)

Re di Napoli e Re di Sicilia (poi Re delle Due Sicilie), Re di Gerusalemme, Infante di Spagna, Gran Principe ereditario di Toscana, Duca di Castro, Duca di Parma e di Piacenza, Principe ereditario d’Austria, di Portogallo eccetera eccetera: questi i titoli che avevano Carlo di Borbone e tutti i suoi successori fino a «Franceschiello».

Read More

CARLO VII E IL REGNO INSPERATO

Posted by on Nov 21, 2017

CARLO VII E IL REGNO INSPERATO

Rampollo di una Farnese, nipote di una Medici, Carlo, figlio di secondo letto di Filippo V di Spagna, aveva quarti sufficienti (come si dice tanto in araldica come nei pedegree degli animali di razza) per definirsi italiano. Così, all’incirca, si esprimono gli storici nostri contemporanei che si sono interessati dei Borbone di Napoli e di Sicilia, l’ultima dinastia a capo dell’ormai scomparso Regno del Sud, per dire che, “finalmente” si apriva una prospettiva “nazionale”.

Read More