Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Sulla politicità del brigantaggio meridionale dopo il 1860

Posted by on Giu 14, 2024

Sulla politicità del brigantaggio meridionale dopo il 1860

Tommaso Cava de Gueva fu un ufficiale dell’esercito borbonico che nel maggio del 1860, a pochi mesi dal crollo finale del Regno delle Due Sicilie, entrò a far parte dello Stato maggiore del generale Pianell. Il 18 luglio raggiunse il fronte del Volturno e il 19 ottobre ricevette la nomina a capo di Stato Maggiore della divisione rimasta a Capua che, al suo comando, effettuò alcune brillanti sortite prima del vero e proprio blocco della piazza, dopo il quale capitolò il 2 novembre 1860.

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LE DUE SICILIE

Posted by on Giu 11, 2024

LE DUE SICILIE

Il Regno delle Due Sicilie ha una storia antica e gloriosa, segnata dall’alternanza e dalla coesistenza di molteplici etnie, culture e religioni. E’ stato il palcoscenico di splendori e miserie, ascese e declini, eroismi e codardie, fedeltà e tradimenti, conquiste e rivolte. Ha ispirato sinfonie, romanzi, quadri e opere teatrali, che ricamano intorno a un popolo – a un popolo di popoli – a un tempo luttuoso e festaiolo, chiuso e rumoroso, di poche parole e molte grida, incolto e filosofo, fragile e in lite con sé stesso, felice con poco ma velenoso se risvegliato dalla sua quiete per suscitargli desideri impossibili da appagare.

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1860-1861 La Chiesa e i Savoia. Pio IX non volle mai riconoscere la nascita del nuovo Regno Sabaudo

Posted by on Giu 7, 2024

1860-1861 La Chiesa e i Savoia. Pio IX non volle mai riconoscere la nascita del nuovo Regno Sabaudo

Rubrica: L’Indignato di Giuseppe Giunto
Con la fine della seconda guerra d’indipendenza, scoppiata il 26 aprile 1859 e terminata con l’armistizio di Villafranca il 12 luglio 1859, il regno sardo-piemontese subì un allargamento dei suoi confini. Con il Trattato di   Zurigo del 11 novembre 1859 l’Austria cede la Lombardia (con esclusione di parte della provincia di Mantova) al Regno di Sardegna tramite la Francia.

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Un antico declino di Fjodor Dostoevskij

Posted by on Mag 31, 2024

Un antico declino di Fjodor Dostoevskij

Prendete, per esempio, il conte di Cavour – non è un’intelligenza, non è un diplomatico? Io prendo lui come esempio perché ne è già riconosciuta la genialità e inoltre perché è già morto. Ma che cosa non ha fatto, guardate un po’; oh sì, ha raggiunto quel che voleva, ha riunito l’Italia e che ne è risultato: per duemila anni l’Italia ha portato in sé un’idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un’idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l’idea dell’unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un’idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano.

La scienza, l’arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno dì second’ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, (…) un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un’unità meccanica e non spirituale (cioè non l’unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!

(tratto da: Il Domenicale, 23.10.2004 (anno III), n. 43, p. 3, Fëdor M. DOSTOEVSKIJ (1821-1881), “Diario di uno scrittore”,ed. it. a cura di Ettore Lo Gatto (1890-1983), Sansoni, Firenze 1981, pp. 925-926.

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