I “plebisciti” sancirono l’annessione forzata di tutti gli ex stati italiani. La gente doveva votare all’aperto, mettendo le schede in due urne: su una stava scritto “sì”, sull’altra “no”. A Napoli si dovette votare passando tra due ali di garibaldini armati. Malgrado ciò i voti sommati risultarono pure molto superiori all’effettivo numero dei cittadini (segno che ogni “liberatore” aveva votato più volte). […]
«L’Italia è l’unico Paese d’Europa la cui unità nazionale e la cui liberazione dal dominio straniero siano avvenuti in aperto, feroce contrasto con la propria Chiesa nazionale». Queste parole di Ernesto Galli della Loggia, poste in epigrafe al volume, introducono al concetto che è alla base del saggio di Viglione (Massimo Viglione, “Libera Chiesa in libero Stato”? Il Risorgimento e i cattolici: uno scontro epocale, Città Nuova, Roma 2005, p. 266, € 18), il quale analizza il Risorgimento italiano dalle lontane origini giacobine settecentesche alle sue propaggini nazionaliste novecentesche e chiarisce ancor più i motivi che avevano indotto a intitolare il saggio collettaneo da lui curato su questo stesso periodo La rivoluzione italiana (Minotauro, Roma 2001).
Secondo il ragionamento di alcuni, dovremmo simpatizzare per la nazionale italiana di calcio perché siamo all’interno di un contesto puramente sportivo. Essendo uno sport, quindi, dovremmo fingere per 90 minuti che abusi, lager e deportazioni sono solo invenzioni. Dovremmo dimenticare i milioni di meridionali costretti ad emigrare, la mancanza di scuole e asili al Sud, i 1800 euro spesi dallo stato per ogni cittadino di Reggio Emilia a fronte dei 19 euro per chi è di Reggio Calabria.Dovremmo cancellare in un attimo anni e anni di insulti razzisti, la nostra memoria, fingendo di non essere una colonia.Restando poi in ambito puramente sportivo, ricordiamo che la nazionale italiana è la rappresentativa della FIGC, un organo che riflette a pieno i favoritismi, le diseguaglianze e la mentalità razzista e coloniale di questo paese.Per fortuna però c’è chi non ha la memoria corta e anche durante una semplice partita di pallone, sarà sempre lì a ricordare come hanno imposto questa finta nazione!Appartenenza, storia e identità non hanno prezzo.. rispetta il tuo orgoglio meridionale, non tifare la nazionale!
Da ascoltare La donna più potente della Volkswagen parla calabrese. Non italiano, «dialetto calabrese» puntualizza Daniela Cavallo in un’intervista al settimanale tedesco Zeit. È la rivendicazione orgogliosa di un’appartenenza sociale oltre che nazionale.