Convegno sui silenzi
nell’informazione e nella storia del Sud
II edizione a cura della
pubblicazione di approfondimento trimestrale
della testata
giornalistica “Il Brigante”
“Q.M. – Questione
Meridionale”
L’evento gode del
Patrocinio Morale del Comune di Melfi
STRUTTURA E ORDINE DEI
LAVORI
Venerdì 17 maggio
h 15:00 – Accoglienza
presso le strutture convenzionate
degli ospiti, dei movimenti
e delle associazioni
* * * * *
h 16:00 – Sala Consiliare
Comune di Melfi
PROMUOVERE E COMUNICARE IL TERRITORIO
Indirizzo di saluto del
Sindaco di Melfi, dott. Livio Valvano
e delle Istituzioni
invitate a partecipare
* * * * *
ANTEPRIMA DEI LAVORI
INFORMAZIONE SILENZIATA
h 16:30 – Il caso Radio
Radicale
* * * * *
“SILENZI NELL’INFORMAZIONE
MERIDIONALE”
h 17:30 – Lavorare oggi
nell’informazione a Sud:
le testate meridionali si
confrontano sul momento attuale
* * * * *
h 18:30 – Lavorare
nell’informazione domani:
fonti certe e “fake”
nell’epoca dei social
* * * * *
20:00
Chiusura dei lavori
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21:00
Cena presso Ristorante
Lucano
Sabato 18 Maggio
h 09:30 – 13:00 Visita
guidata alla scoperta della città federiciana
Visita al Castello (costo
€ 2,50) delle Costituzioni ed alla casa
che ospitò Carmine Crocco
nella rivolta del Vulture
Convento dei Cappuccini –
le origini della Chinea
Chiesetta delle “Spinelle”
– La Crociata dei “pezzenti”
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h 13:30 – Pausa Pranzo
presso Ristorante Lucano
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h 15:30 – 19:30 – Castello
di Melfi – Sala del Trono
CHARTA DI MELFI – LA
RISULTANTE 2019
(In collaborazione con il
Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Polo Museale Regionale della
Basilicata)
Associazioni
meridionaliste e movimenti identitari si confronteranno per individuare
obiettivi e strategie comuni, da perseguire attraverso un soggetto
confederativo unificante, finalizzato alla rivalutazione della memoria,
promuovendo e valorizzando gli aspetti storici, sociali, economici e culturali
del territorio, fornendo anche proposte alternative alla politica locale e
nazionale.
20:30 – Cena conviviale
presso locale convenzionato
h 13:30 – Pranzo
conviviale presso “Ristorante Lucano” .
LOGISTICA
HOTELS CONVENZIONATI
HOTEL DUE PINI S.R.L. ****
RISTORANTE – CENTRO
CONGRESSI
Piazzale Stazione
85025 Melfi (PZ)
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Sono comprese le bevande
ai pasti.
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Tel: 0972/236837
Fax : 0972/252555
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notte
Camera doppia o
matrimoniale: € 50,00 a notte
Camera tripla: € 70,00 a
notte
Camera quadrupla: € 90,00
a notte
NB – I prezzi sono
comprensivi di prima colazione.
Il servizio di
ristorazione invece è disponibile solo su richiesta
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Via Floriano del Zio, 29
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Tel: 0972 237391 – cell.
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Il Ristorante Lucano, in
virtù del consolidato rapporto, sia per il pranzo che per la cena ha
ulteriormente ribassato il prezzo convenzionato al costo di € 18,00
(Antipasto, primo a
scelta, secondo a scelta, contorni, frutta, dolce e bevande).
Il sig. Pasquale
Sportiello infine ha offerto le seguenti tariffe per ospitare nel proprio
B&B i partecipanti al convegno: ecco il link:
Negli
ultimi tempi assistiamo ad un rigurgito degli storici salariati, cosi li
definiva Gramsci, contro l’onda indentitaria composta da storici e saggisti
autofinanziati che da anni stanno ripristinando verità storiche che vanno dal
1799 fino a tutta la prima guerra mondiale.
I Giacobini intellettuali Napoletani, orfani del Marotta e del Galasso, nella loro pochezza spirituale e professionale non sanno più come arginare questa ondata di studi e di ricerche che li sta travolgendo pensando di essere immortali, il Titanic affonda e loro continuano a suonare.
Storici Istituzionali che campano con le nostre tasse, scusate il populismo, acquistano addirittura pagine intere di giornali di tiratura nazionale per poter difendere le ragioni dei vari Cialdini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Cavour, Mazzini dimenticando, in questo caso volutamente, che la storia non raccontata è venuta a galla e nessuna la nega più nemmeno negli ambienti culturali stranieri.
Altri funzionari pubblici come il compianto Giudice Rocco Chinnici o il contemporaneo Giudice Nicola Gratteri, i primi due che mi vengono in mente, invece con onestà hanno detto e dicono le cose come sono realmente andate e addirittura il Giudice Gratteri ha sferrato un duro attacco ai suddetti storici per il loro operato.
Mi è venuto in mente di organizzare una Class Action contro questi storici per farci rimborsare i soldi che, attraverso le nostre tasse, vengono utilizzati per pagare i loro stipendi di Storici così la smetteranno di dire le cavolate che dal 1860 raccontano.
L’idea
sembra paradossale e fantasiosa ma non cosi peregrina e inapplicabile.
Ad Atina, sabato 13 ottobre 2018, nel convegno “Brigantaggio Postunitario visioni dall’interno”tenutosi al Palazzo Ducale che ha avuto come unico relatore il Prof. Domenico Scafoglio, è accaduto qualcosa di inedito e sorprendente che ha bucato il muro di gomma di omertà che da decenni ci opprime e ci distrugge. Infatti è la prima volta, per lo meno in mia presenza, che un accademico dell’Università Italiana, per l’appunto il Prof. Domenico Scafoglio, afferma che è arrivato il momento che lo stato italiano giudichi gli eroi della Patria per i crimini commessi.
Inutile aggiungere altro vi invito solo a vedere il video dell’intervento e a seguire tutti i video del convegno.
Cogliamo l’occasione per ringraziare il Comune di Atina nella persona di Adolfo Valente e la Biblioteca di Atina nelle persone di Mario Riccardi e Luciano Caira per la solita e piacevole accoglienza. Un grazie anche alla Sig.ra Ilenia Carnevale, splendida guida nella visita al Museo Archeologico di Atina.
Anche quest’anno per “La Giornata della Memoria” del popolo Napolitano ricorderemo e onoreremo le anime, divenute sante per il loro martirio, che furono massacrate nella chiesa di San Lorenzo di Isola Liri 220 anni fa per volontà del Libero Pensiero Illuminista partorito dalla Rivoluzione Francese. Nell’anno 2018 alla fine della Messa, per volontà di Don Alfredo Di Stefano, s’è tenuto un convegno dove s’è parlato dei quei tragici fatti e di seguito riproponiamo i video integrali di tutti gli interventi.
Domenica 12 maggio alle ore 11 alla chiesa San Lorenzo di Isola Liri si celebrerà la “Giornata della Memoria”, come accade dal 2015, ricordando la strage del 1799 avvenuta nello stesso giorno, giorno di pentecoste, dove 533 persone, divenute anime sante, furono martirizzati dall’esercito Francese Giacobino. Come spesso accade la Messa verrà officiata da Don Alfredo Di Stefano.
e a seguire si offriranno i fiori al fiume Liri che in quel funesto giorno si tinse completamente di rosso per la ferocia Giacobina che colpi quasi la metà del popolo di Isola. Chi non potrà essere presente può partecipare alla giornata facendo celebrare una Messa ovunque si trovi, come nostro solito vi invitiamo a leggere il regolamento della “Giornata della Memoria” di seguito riportato dopo il manifesto
GIORNATA DELLA MEMORIA
II giorno 12 maggio di ogni anno verrà commemorata la “GIORNATA DELLA MEMORIA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE”, “LA GIORNATA DELLA MEMORIA DEL REGNO DI NAPOLI” e “LA GIORNATA DELLA MEMORIA DEL REGNO DI SICILIA” per ricordare tutte le persone morte, compresi gli emigranti che sono andati via dopo il 1860, per difendere la propria nazione, la propria terra, la propria identità, la propria tradizione, la propria religione cattolica apostolica romana, i propri re. Il giorno 12 maggio ricorda il 12 maggio 1799, ricorrenza di Pentecoste, in cui furono ammazzati 537 persone nella chiesa di San Lorenzo, ad Isola del Liri, dall’esercito giacobino-francese.
La giornata sarà regolamentata dai seguenti punti:
1) sede ordinaria della giornata sarà la chiesa di San Lorenzo, in Isola del Liri. In alternativa l’abbazia di Casamari, dove sono stati uccisi dai giacobini sei monaci cistercensi di santa vita e dove sarà celebrata la Messa secondo i riti di Santa Romana Chiesa. Sarà possibile, altresì, far celebrare una messa, sempre secondo i riti di Santa Romana Chiesa, in qualsiasi posto del mondo, allo stesso giorno, ossia il 12 maggio. Verrà data indicazione dell’orario per cercare di iniziare il rito alla stessa ora tenendo conto del fuso orario. Si invita, inoltre, a tenere accesa una candela per tutto il giorno fuori casa;
2) Nella stessa giornata non sarà possibile effettuare convegni, ricevimenti, presentazioni di libri ed eventi affini ma sarà soltanto possibile celebrare funzioni religiose secondo i riti di Santa Romana Chiesa. Si tratta, infatti, di una giornata di raccoglimento, di riflessione e di preghiera;
3) non potrà essere evidenziato nessun numerale nella comunicazione e nella divulgazione della giornata (ad es. 1^ o 2^ ecc) poiché non è un evento ma una giornata commemorativa. Sarà possibile indicare soltanto l’anno;
4) Non sarà possibile far patrocinare la “Giornata della Memoria” da nessun ente giuridico e privato, sociale, associativo, consociativo, da aziende private e affini. L’unica entità che può patrocinare la giornata sarà, se lo riterrà opportuno, è la Real Casa Borbonica;
5) la comunicazione e la divulgazione non potrà accogliere stemmi, simboli, loghi ed affini che possano ricondurre ad associazione o enti di cui al punto 4. L’unico simbolo accettato potrà essere quello ufficiale della Real Casa Borbonica e lo stemma della provincia legalmente riconosciuta da parte del Regno, con sovrano Francesco II di Borbone, a tutto il 30 aprile 1860;
6) Non potranno essere accettati contributi dai soggetti citati nei punti 4 e 5 ma potranno essere accettate offerte da persone fisiche per lo svolgimento del rito religioso, nel pieno anonimato, secondo la tradizione cattolica e del messaggio evangelico di nostro Signore Gesù Cristo;
7) L’Associazione Identitaria “Alta Terra di Lavoro” si farà carico di conservare e di proteggere, fino alla sua esistenza in vita, la seguente giornata affinché tutto si svolga nello spirito identitario e religioso della giornata commemorativa.
CELLOLE – L’evento organizzato dall’associazione ‘Ariella di musica, cultura e tradizioni’, presieduta da Biagio Palladino ed Elena Sorgente, introdotto da Maria Liguori e che ha visto la partecipazione dell’assessore Di Meo e del consigliere Lauretano, dedicata ai moti del 1799 che hanno interessato anche Terra di Lavoro ed il Ducato di Sessa Aurunca, di cui Cellole faceva parte, ha toccato il cuore di tutti. Lì dove c’è memoria, c’è volontà di preservare le proprie origini e le proprie tradizioni. L’associazione ‘Ariella’ nasce proprio con questo obiettivo: tenere vivo nell’animo dei cellolesi la storia di un popolo sulla quale gettare le basi del futuro. Il sodalizio ha attivato una serie di ricerche legate ai fatti del 1799 per comprendere più chiaramente cosa accadeva a Cellole in quel periodo. “Abbiamo ritenuto doveroso come associazione culturale impegnarci nella ricerca, non soltanto consultando i libri di storia, ma anche i documenti presenti negli archivi- ha precisato Biagio Palladino-. E ci siamo imbattuti nella storia di un prodigio tramandato di generazione in generazione dai nostri avi cellolesi secondo il quale i soldati francesi giunti alle porte di Cellole sarebbero stati bloccati nella loro corsa dall’apparizione della Madonna. I cavalli si sarebbero inginocchiati dinanzi a quella visione spirituale e a quel punto i soldati avrebbero deciso di tornare indietro e non occupare anche il nostro paese”. Tale prodigio viene raffigurato anche in una tela, svelata per l’occasione e custodita gelosamente dai familiari, di Francesco Girone, padre del professore Domenico Girone (membro dell’Ariella), realizzata nel 1946 a testimonianza del fatto che alcune storie, pur non potendo essere comprovate, sono radicate nella cultura cellolese e vanno alimentate. “Noi apparteniamo ad una grande storia: la storia di Cellole. Una storia che in alcune circostanze è stata voluta cancellare, come quella della nostra fede- ha dichiarato Elena Sorgente-. Posso immaginare il desiderio di Francesco Girone che nel 1946 ha sentito l’antico dovere di raffigurare in una tela il prodigio del 1799, perché tutti potessero guardare e capire, anche senza saper leggere. Ci siamo chiesti in questi mesi, infatti, se sia mai possibile che tutti i territori circostanti siano stati devastati dall’avanzata francese e Cellole no? Cellole dov’era? Cellole c’era- continua Sorgente-. Abbiamo trovato un buco nero nelle nostre ricerche sul 1799 a Cellole. Ma tanti, come Vito Cicale e padre Giacomo, hanno attivato prima di noi una ricerca per riempire questo buco nero. Ci sono persino dei libri antichi come quello di Nicola Borrelli dei primi dell’800 in cui si parla di questo prodigio. La Madonna di Costantinopoli, protettrice di Cellole, apparsa ai soldati francesi alle porte della città. La fede non può essere comprovata- ha continuato Elena Sorgente-. Ma speriamo che anche questa parte di storia possa avere il giusto riconoscimento”. Il convegno organizzato dall’Ariella, in collaborazione con Claudio Saltarelli dell’Associazione Identitaria Alta Terra di Lavoro, ha voluto soffermarsi sugli accadimenti del 1799 che interessando tutto il Regno di Napoli inevitabilmente si avvertirono anche nel Ducato di Sessa Aurunca. Gli esperti presenti come Fernando Di Mieri, Storico della Filosofia, e Fernando Riccardi, giornalista storico, hanno concentrato i loro interventi su una rivisitazione e reinterpretazione degli episodi in questione. “Non è nostra intenzione lanciare un messaggio diverso dei fatti riportati dai libri di storia- ha introdotto Biagio Palladino-, ma solo fornire due visioni differenti di quanto accaduto. Sta poi ad ognuno di noi interpretare i fatti come ritiene più opportuno”. Il professore Di Mieri ha voluto fornire una chiave di interpretazione degli eventi prettamente teologica. “Nel 1799 il mondo culturale si divide, non è vero che gli intellettuali stanno da una parte e il popolo dall’altra. Chi vuole fornire un’interpretazione di quei fatti come la divisione, il contrasto tra borghesia e ceti rurali sbaglia, interpreta in termini parziali. La visione è molto più ampia e si può pensare maggiormente ad uno scontro tra culture, i sanfedisti da una parte e i giacobini dall’altra”, afferma Di Mieri. “Il 1799 deve essere visto come l’anno in cui i francesi, reduci della loro rivoluzione, hanno tentato di scristianizzare la tradizione religiosa del nostro popolo. Non a caso il cardinale Ruffo utilizza come simbolo della lotta dell’invasione straniera il simbolo della croce”. E Riccardi si sofferma proprio sulla figura del cardinale Fabrizio Ruffo e su quella dell’abate di Cellole, Mattia de Paoli. “Ruffo viene spesso presentato come una leggenda nera dai libri di storia. Ma lui era lungimirante, innovativo”, afferma Riccardi. “Come l’abate Mattia de Paoli, uomo di grande cultura, personalità carismatica che prese in mano le redini del suo popolo invitando i suoi cittadini cellolesi a combattere e proteggere la loro terra dall’invasore. Memorabile è il proclama violentissimo in cui li invita a prendere le armi sotto la guida di un famoso insorgente, Leone Di Tora di Lauro. Insomma, gli uomini di chiesa divennero in quel periodo dei veri e propri soldati”. “Il 1799 è un periodo di svolta- afferma invece Claudio Saltarelli-, dove si consuma un vero e proprio scontro di civiltà tra la tradizione e il modernismo, l’applicazione del pensiero unico che ci ha portato alla creazione del positivismo, alla prima guerra mondiale e alla seconda guerra mondiale dove alcuni valori sono stati sovvertiti. Il 1799 era l’anno in cui una componente aristocratica e popolare cercava di contrastare questo cambiamento. E’ uno scontro di civiltà attualismo. Ed è un nervo scoperto ancora oggi”. Nel corso del convegno l’associazione Ariella ha intonato alcuni canti popolari e si è potuto assistere anche a due monologhi in lingua laborina dedicati a Fuoco e a fra’ Diavolo ed interpretati da Raimondo Rotondi.
Matilde Crolla
IL VIDEO ESCLUSIVO DEGLI INTERVENTI E DEI CANTI DELL’ARIELLA