Il 21 di luglio 2019 si è chiusa la tre giorni della festa
popolare della Tammorra a Sessa Aurunca, una volta prestigioso Ducato, e come
preventivato il successo è stato notevole. Grande partecipazione di popolo in
tutte e tre le giornate degno del cospicuo e prestigioso numero di artisti che
in tre giorni si sono avvicendati sui rispettivi palcoscenici.
I palchi erano disseminati per tutto il borgo in maniera intelligente e nessuno dei visitatori ha avuto la sensazione di classificare gli artisti tra quelli di serie A e quelli di serie B, è stata una festa a cielo aperto tra musica, cucina autoctona e opere d’arte Sacra e Pagana, il tutto accompagnato da un bel clima estivo che a Sessa non è mai soffocante ed invasivo.
Gli sforzi da parte degli organizzatori, del Comune e del popolo Sessano sono stati notevoli, sotto tutti i punti di vista, ma sono stati sopportati con disinvoltura perché il successo ottenuto ha azzerato tutte le ansie e le fatiche.
A rafforzare quanto affermato sono state le parole del Sindaco Silvio Sasso che nel saluto finale le ha esternate con passione e a cuore aperto, il cuore di Sessano orgoglioso della sua identità e della sua antica storia che si stava rendendo conto di cosa la sua comunità stava realizzando. Il Sindaco Sasso nel suo discorso per qualche minuto ha abbandonato il solito protocollo politichese che un Sindaco, suo malgrado, è costretto ad utilizzare e ha salutato tutti i protagonisti della tre giorni, il popolo della Tammorra e non solo, con sincero affetto.
A rafforzare il giudizio positivo della riuscita della festa sono stati i commenti che in tempo reale esternavano i visitatori presenti nella tre giorni anche di quelli, una esigua minoranza, che avevano da ridire qualcosa e che pensavano di poter dare dei consigli, come si dice “il maggior disprezzo è la non curanza” quindi……. In Italia da qualche tempo s’è diffuso il virus chiamato “tuttologia” che ha creato un esercito di sapientoni che vivono degli opinioni altrui ascoltate in televisione o sui social, a questi soggetti basta vedere una mezza regata di America’s Cup per essere dei velisti di lungo corso che da 30 anni navigano i mari.
Quello che succederà nell’edizione del prossimo anno non si sa e credo che non lo sanno nemmeno i Sessani ma l’unica cosa posso dire, fatemi essere presuntuoso, e che assisteremo ad una altra grande festa dove si continueranno a trascorrere delle belle serate di Cultura Aristocratica perché Popolare e che Sessa è in grado di offrire. Di seguito alcuni video della tre giorni.
Partivano dalla Campania viaggiando mesi, in carrozza, attraverso le Alpi e i Paesi dell’Europa dell’Est. Fino ad arrivare a San Pietrobuorgo, dove nel Settecento erano tra i compositori più richiesti. Da Cimarosa ad Araja, ecco chi erano i musicisti più richiesti dalle famiglie imperiali russe Un filo diretto, in note. Che annoda Napoli e San Pietroburgo. Nel Settecento alla corte delle imperatrici Anna, poi Elisabetta e infine Caterina II c’era la musica napoletana. Artisti alla corte delle zarine, punto più alto di un mecenatismo che richiamava il Rinascimento, tra artisti, scenografi, architetti. Dall’Italia ma soprattutto dalla capitale del Regno di Napoli. In viaggio per sei, anche sette mesi verso la Russia, in carrozza, c’era da attraversare le Alpi, poi i pezzi dell’Europa dell’Est prima di arrivare nelle corti ricche, affamate di bellezza e arte. I russi cercavano Napoli. Offrivano una ricca vita di corte, compensi impensabili in altre parti del Vecchio Continente. E ci fu così un flusso di partenopei a corte. “Addirittura la tarantella veniva riscritta anche da ognuno dei musicisti del Gruppo dei Cinque. Miliij Balakirev, Cesar Cui, Aleksandr Borodin, Modest Musorgskij, Nikolaj Rimskij-Korsakov, la musica popolare russa lontana dai suoni dell’Occidente ma innamorata di quella napoletana”, spiega il Maestro Enzo Amato, musicista, chitarrista, famoso studioso della musica settecentesca e presidente dell’Associazione Domenico Scarlatti di Napoli.
Il Maestro ripercorre con noi il cammino musicale dei napoletani in Russia. Nei prossimi giorni – l’11 novembre 2015 – è in programma una sua conferenza sul tema al Centro Russo (Russkij Mir) all’Università L’Orientale di Napoli e qualche giorno dopo prenderà la parola anche all’Università La Sapienza di Roma. Perché per i russi, tanto nella capitale quanto a San Pietroburgo, la musica lirica nel Settecento parlava, anzi suonava italiano. Soprattutto napoletano. “Basti pensare che la prima opera scritta per Anna I e poi tradotta in lingua russa era di Francesco Araja, a San Pietroburgo per circa 15 anni. C’era la voglia, anche l’esigenza di europeizzarsi – continua il Maestro -. C’era anche da abbattere l’immagine di un Paese arretrato, medievale, poco incline alla bellezza dell’arte occidentale. Per questo motivo le Imperatrici non badavano a spese”. Ma Napoli non era solo il simbolo della lirica ma anche dell’architettura. “Ed è stato proprio un architetto napoletano, Carlo Rossi, figlio di una ballerina russa con papà nativo di Sessa Aurunca (provincia di Caserta) che ha progettato il Palazzo che è ora sede del Museo russo di San Pietroburgo, così come lo stesso architetto ha ideato l’assetto del Palazzo d’Inverno, la residenza degli Zar, e del Teatro Aleksandriskij” aggiunge il Maestro Amato. Araja componeva 12 opere in Russia, compresa Cefalo e Procri, interamente in lingua russa, ispirata alle Metamorfosi, il capolavoro del poeta latino Ovidio. E nelle rappresentazioni non c’erano cantanti con grande estensione vocale, quindi veniva utilizzato il coro, che caratterizzerà la produzione, lo stile delle opere russe. Dopo Araja, Tommaso Traetta. Sette anni di soggiorno alla corte di Caterina II, prima di lasciare la Russia per il clima gelido, verso Londra. E tre opere, soprattutto l’Antigona. Scriveva in italiano ma la parte recitata era omessa per consentire la comprensione al pubblico che seguiva le arie con la traduzione dei libretti in lingua russa. E dopo Traetta, Giovanni Paisiello, 11 opere in Russia e che scriverà il Barbiere di Siviglia nel 1782, precedendo Gioacchino Rossini. E poi Gaetano Andreozzi, uno dei tre musicisti di Aversa, a pochi chilometri da Napoli, assieme a Domenico Cimarosa, Niccolò Iannelli. Per la corte di San Pietroburgo, la Didone Abbandonata nel 1784 e l’anno successivo Giasone e Medea. Infine, Domenico Cimarosa, chiamato da Caterina II, 11 opere e il requiem per la moglie dell’ambasciatore italiano a San Pietroburgo, eseguita alla cappella della corte dell’Imperatrice.
Chi conosce anche leggermente la storia del territorio Aurunco, della Terra di Lavoro e del Regno di Napoli sa perfettamente che la prima edizione della Festa Popolare della Tammorra tenutasi a Sessa Aurunca, una volta Ducato, non era un episodio sporadico se avesse avuto un riscontro positivo ma sarebbe stato solo l’inizio di una nuova storia.
Un apostolo di Cristo come lo era S. Francesco non poteva lasciare l’importantissimo e vasto Regno di Sicilia senza evangelizzazione. E infatti non lo aveva lasciato senza: già vi evangelizzavano i suoi frati fin dal 1216. Tuttavia, nel 1222 intraprese personalmente un viaggio apostolico-penitenziale nel Regno per rafforzare nella fede i suoi frati e per recarsi, come pellegrino, al Santuario dedicato a San Michele Arcangelo, sul Gargano, di cui era devotissimo.
La
Settimana Santa si svolgerà dal 15 al 22 aprile 2019 a Sessa Aurunca
Programma
Domenica 14 aprile
11:00 Benedizione delle Palme in Piazza Ercole
11:30 Santa Messa in Cattedrale
18:00 Santa Messa in Cattedrale
19:00 Concerto “marce della Settimana Santa” Orchestra di fiati Città
di Sessa Aurunca
Lunedì Santo (15 aprile 2019):
ore 11:00 Esposizione Eucaristica e Adorazione in Cattedrale
ore 18.00 Adorazione e celebrazione Eucaristica in Cattedrale Martedì Santo (16 aprile 2019):
alle ore 10.00 – Santa Messa (nella Chiesa di San Giovanni a Villa);
alle ore 11.00 – PROCESSIONE PENITENZIALE dell’Arciconfraternita del SS.
Crocifisso.
alle ore 17.30 – PROCESSIONE PENITENZIALE dell’Arciconfraternita della SS.
Concezione;
alle ore 18.00 – Santa Messa (in Cattedrale).
Mercoledì Santo (17 aprile 2019):
alle ore 10.00 – Santa Messa (nella Chiesa di San Carlo Borromeo);
alle ore 11.00 – PROCESSIONE PENITENZIALE della Confraternita di San Carlo
Borromeo.
alle ore 16.45 – PROCESSIONE PENITENZIALE dell’Arciconfraternita del SS.
Rosario:
alle ore 17.15 – Santa Messa (in Cattedrale).
alle ore 18.30 – Santa Messa Crismale, Benedizione degli Oli (in
Cattedrale);
alle ore 20.000 – UFFICIO DELLE TENEBRE (detto “TERREMOTO”)
presso la Chiesa Francescana di San Giovanni a Villa.
Giovedì Santo (18 aprile
2019):
alle ore 18.00 – Santa Messa in Coena Domini con Rito della Lavanda dei
piedi (in Cattedrale);
in serata – Visita agli Altari della Reposizione (detti
“Sepolcri”) presso alcune Chiese del Centro Storico di Sessa Aurunca.
Venerdì Santo (19 aprile
2019):
alle ore 15.00 – Liturgia della Passione (in Cattedrale);
dalle ore 18.45 alle ore 01.30 – PROCESSIONE DEI MISTERI della Passione
alla luce di caratteristici falò.
Sabato Santo (20 aprile 2019):
alle ore 07.00 – Recita delle Laudi (nelle Chiese di San Carlo Borromeo e
del SS. Rifugio);
dalle ore 07.30 alle ore 13.00 – PROCESSIONE DEI MISTERI della Deposizione
del Cristo dalla Croce e della Vergine Addolorata.
alle ore 23.00 – Solenne veglia pasquale (in Cattedrale).
Lunedì in Albis (22 aprile
2019):
alle ore 9.30 – Preghiera ora media (in Cattedrale);
alle ore 9.45 – Inizio PROCESSIONE della Madonna del Popolo e di San Leone
IX (Santi protettori della Città di Sessa Aurunca) (dalla Cattedrale);
alle ore 11.00 – Santa Messa (in Piazza XX Settembre) celebrata da S. E.
Mons. Orazio
Francesco Piazza (Vescovo della Diocesi di Sessa Aurunca) e Canonici
L’ approfondimento che segue è un interessante studio
di Ugo Zannini, La scomparsa di Sinuessa e l’invenzione del suo episcopato,
pubblicato sulla Rivista Storica del Sannio, 23, 3^ serie – anno XII. Le stesse
note a piè di questo articolo sono un ulteriore approfondimento dell’argomento
in oggetto per cui, per una miglior lettura, le trascriverò come articolo
a parte.
Nella passio sanctorum
Casti et Secondini (5) si narra la storia dei due martiri,
appuntoCasto (6) e Secondino (7), il
primo vescovo di Sessa Aurunca (8) ed il secondo di Sinuessa, imprigionati e torturati dal preside Curvus, il quale pur avendo assistito ai
numerosi miracoli di questi santi, infligge loro ogni sorta di sofferenze. Il
preside, però, prima di vedere morti i santi Casto e Secondino perirà sotto le
macerie del tempio di Apollo. Solo dopo questo evento voluto da Dio sarà
possibile ai “cultori degli idoli” uccidere, nel 292 presso Sinuessa, i santi trafiggendoli con la spada.
La passio, però, se
analizzata attentamente, risulta essere stata composta in un tempo
relativamente recente (XI sec.), comunque lontanissima dai presunti avvenimenti
del III secolo d.C. Il genere letterario è ben noto agli agiografi moderni: la
prolissità è in simbiosi con un racconto dai toni drammatici in cui l’elemento
prodigioso sovrabbonda senza necessità e verosimiglianza. Ci troviamo,
cioè, di fronte a quelle vite “romanzate” in cui il biografo, a corto di
dati sul santo, era costretto a scriverne la storia immaginandosi le
persecuzioni, le scene del tribunale, il supplizio ecc.
E’ innegabile, però, che il culto nei
confronti dei santi doveva essere molto vivo in quei secoli nella Campania
settentrionale se il biografo sente la necessità di redigere una loro vita.
Testimonianza ne sono le chiese a loro dedicate che si desumono, ad esempio,
dalle Rationes decimarume dalle visitead sacra
liminadelle diocesi sia di Carinola che di
Sessa Aurunca. Autorevoli studiosi hanno avanzato l’ipotesi, però, che i santi
Casto e Secondino non siano stati martiri locali, ma culti di santi importati
dall’Africa (F. Lanzoni). Nel III secolo, infatti, vengono martirizzati in
Africa Cassio, Casto e Secondino e conseguentemente i loro culti irradiati in
Campania.
Qualcuno potrebbe pensare che ciò è il
riflesso di quanto tramandatoci nella vita di S. Castrese in cui si narra di un gruppo di santi,
tra cui anche Secondino, abbandonati al largo del mare nostrum dai persecutori africani in una nave
rotta e sfasciata che approda incolume, per volere divino, nei lidi campani.
Così non è.
La vita di S. Castrese è un altro di quei “romanzi” agiografici
medioevali in cui non c’è nulla di attendibile: un falso composto nella
prima metà del secolo XII.
Se quindi lapassio di S. Casto e S. Secondino è un falso,
è evidente che non abbiamo nessuna prova che quest’ultimo sia stato un vescovo sinuessano , né che nel III secolo d.C.
esistesse a Sinuessauna sede episcopale.
Sotto il nome di Casto sono ricordati in Campania numerosi
vescovi della prima cristianità. Certo c’è da dire che la confusione regna
sovrana e reduplicazioni e sovrapposizioni sono quanto mai probabili. Ad un
Casto vescovo del III secolo a Benevento, si aggiunge un omonimo vescovo di
Calvi martirizzato aSinuessa nel 66 d.C. che non è però il vescovo
di Sessa Aurunca perché questi sarebbe stato martirizzato insieme a
Secondino, sì a Sinuessa, ma nel 292 d.C.
Oltre che insieme a Secondino, Casto lo troviamo in coppia con Cassio sempre in Campania e nel Lazio.
In quel di Sessa sarebbero state trovate
le tombe dei SS. Casto e Secondino. In verità tale asserzione non appare
confortata da prove inconfutabili. Cosimo Storniolo afferma, a seguito di
ispezione in loco, di essere convinto che il cimitero cristiano ritrovato a
Sessa Aurunca era anche il luogo di sepoltura dei SS. Casto e Secondino
[…]. Secondo il Testini, per l’identificazione della tomba di un
martire che almeno uno dei seguenti elementi debba provare inconfutabilmente:
1) Presenza di una cappella o basilica presso o sul sepolcro ancora integro; 2)
Iscrizionein situ; 3) Graffiti tracciati sull’intonaco
delle pareti della cripta o della basilica sotterranea e sui muri prossimi alla
tomba del martire; 4) Altare eretto in onore del Santo; 5) Eventuali pitture
raffiguranti il Santo o presenza di elementi architettonici attestanti il culto
(scale di accesso per i visitatori ecc.). A ben osservare, nessuno di questi
elementi è testimoniato con chiarezza a Sessa Aurunca. L’ ubicazione in
questo sito della chiesa dedicata a S. Casto, che tra l’altro è ricordata
nella Bolla di Atenulfo e nelle Rationes Decimarumpoi, non è cosa certa neanche per gli storici locali.
Non può sfuggire a tal proposito come le
chiese di S. Casto e S. Secondino siano riportate, nei due predetti documenti,
separatamente mentre sarebbe stato più logico trovare una chiesa martoriale con
la doppia denominazione. Non vi sono, poi, né graffiti, né altari e né le
pitture medioevali e rinascimentali sono in grado di offrirci alcun dato;
infine, il ritrovamento dei resti di un sarcofago non dimostra alcunché
in quanto esso è pre-cristiano ed evidentemente riutilizzato. L’unica
prova, che questo cimitero cristiano fosse sorto presso le tombe
martoriali dei SS. Casto e Secondino, era un’ iscrizione riportata dal solo De
Masi (alla p. 244 del suo libro: CORPORA SS. MARTYRUM CASTI CIVIS/ ET EPI SUESSANI, ET SECUNDINI EPI/
SINUESSANI HIC REQUIESCUNT/ IN DOMINO). Pur volendo ritenere fededegna la notizia del De Masi, va precisato che la
formula utilizzata nell’ iscrizione non è ascrivibile al IV-V secolo d.C. ma
sicuramente è successiva. La notizia che vuole S. Casto cittadino di Suessa poi, è palesemente attinta dalla passio che è un terminus ante quem non.
Va poi considerato che le due iscrizioni
riportate dal Menna (II p. 53) che si conservano scolpite sugli
scalini dell’atrio della chiesa cattedrale di Carinola, oggi non più esistenti,
ci attestano una tradizione diversa e forse più antica: OSSA. MARTYRIS. CASSII / EPISCOPI.
SINUESSANI HIC IN PACE / QUIESCUNT. e
CORPUS. MARTYRIS. SECUNDINI. / EPISCOPI.
SINUESSANI. HEIC./ REQUIESCIT. IN. DOMINO. In questo caso, non troviamo in coppia Casto e Secondino, ma ambedue
vescovi di Sinuessa presenti, però, in due distinte
epigrafi. Anche questa evidenza sembra confermare quella intuizione che avevano
avuto i Bollandisti (AA.SS., Julii, I, p.20) e di cui
successivamente Lanzoni tratterà più ampiamente: Casto, Casto e Secondini
sono martiri africani; successivamente il loro culto si diffonde in Campania e
infine gli agiografi dell’XI-XII secolo li fanno diventare martiri campani. Il
ricordo della loro originaria comune provenienza è rimasta testimoniata, a
nostro avviso, anche nelle diverse tradizioni che vedono questa triade presente
a coppie variabili:
–
Cassio/ Casto (Passio sanctorum Cassi et Casti);
–
Casto/Secondino (Passio sanctorum Casti et Secondini);
–
Cassio e Secondino (Menna 1848, II, p. 53).
Da: Ugo Zannini
La scomparsa di Sinuessa e l’invenzione
del suo episcopato
Alcuni testi consultati dall’autore
Actasanctorum, Julii I –
Parigi 1719
Ambrasi D. in Bibliotheca Sanctorum
-coll. 811-812
Balducci A. inBibliotheca
Sanctorum – coll. 935-940
De Masi T.- Memorie istoriche degli
Aurunci antichissimi popoli dell’Italia e delle loro principali città Aurunca e
Sessa – Napoli, 1761
Di Silvestro L.- Diocesi di Sessa
Aurunca. Il cammino della Chiesa locale dalle origini al 1939 – Sessa
Aurunca, 1996
Mazzeo F. – Il complesso cimiteriale
dei Santi Casto e Secondino in Sessa Aurunca – in Fede e Cultura, 1, Sessa
Aurunca, 1987-1989
Menna Luca – Saggio istorico ossia
piccola raccolta dell’istoria antica e moderna della città di Carinola in Terra
di Lavoro – Aversa, 1848 (rist. a cura di Adele Marini Ceraldi, Napoli
1970)
Stornaiolo C.– Conferenze di
archeologia cristiana. anno XXII, 1896-1897 in Nuovo Bullettino di
archeologia cristiana, III, Roma, 1897
Testini P. – Acheologia Cristiana – Bari,
1980
Ughelli F. Italia Sacra, vol X – Venezia
1790
Zona M.- Il santuario caleno –
Napoli, 1809
Actasanctorum, Julii I – Parigi 1719 Ambrasi D. in Bibliotheca Sanctorum -coll. 811-812 Balducci A. inBibliotheca Sanctorum – coll. 935-940 De Masi T.- Memorie istoriche degli Aurunci antichissimi popoli dell’Italia e delle loro principali città Aurunca e Sessa – Napoli, 1761 Di Silvestro L.- Diocesi di Sessa Aurunca. Il cammino della Chiesa locale dalle origini al 1939 – Sessa Aurunca, 1996 Lanzoni F. – Le diocesi d’ Italia dalle origini al principio del secolo VII – Faenza, 1927 Mazzeo F. – Il complesso cimiteriale dei Santi Casto e Secondino in Sessa Aurunca – in Fede e Cultura, 1, Sessa Aurunca, 1987-1989 Menna Luca – Saggio istorico ossia piccola raccolta dell’istoria antica e moderna della città di Carinola in Terra di Lavoro – Aversa, 1848 (rist. a cura di Adele Marini Ceraldi, Napoli 1970) Stornaiolo C.– Conferenze di archeologia cristiana. anno XXII, 1896-1897 in Nuovo Bullettino di archeologia cristiana, III, Roma, 1897 Testini P. – Acheologia Cristiana – Bari, 1980 Ughelli F. Italia Sacra, vol X – Venezia 1790 Zona M.- Il santuario caleno – Napoli, 1809