Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Antonio Boccia, Massacro a Lauria. La resistenza antigiacobina in Basilicata tra 1799 e 1806

Posted by on Nov 23, 2019

Antonio Boccia, Massacro a Lauria. La resistenza antigiacobina in Basilicata tra 1799 e 1806

Sull’insorgenza nel Regno di Napoli del 1806, che in realtà si protrae con una guerriglia logorante fino al 1808, soprattutto in Calabria, sono stati pubblicati numerosi lavori d’insieme () che aiutano a delineare il quadro di quelle vicende, ma si avverte la carenza di studi particolari utili alla composizione del complesso mosaico dell’insorgenza.

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Il brigantaggio di Francesco Pappalardo

Posted by on Nov 20, 2019

Il brigantaggio di Francesco Pappalardo

Il 6 agosto 1993, nel quadro del convegno su La contrarrevolución legitimista (1688-1876), organizzato dall’Università Complutense di Madrid a San Lorenzo de El Escorial, Francesco Pappalardo ha tenuto una relazione su Il brigantaggio, di cui presentiamo il testo riveduto e annotato.

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GIUSEPPE GARIBALDI, QUESTO SCONOSCIUTO!

Posted by on Nov 19, 2019

GIUSEPPE GARIBALDI, QUESTO SCONOSCIUTO!

Un po’ di luce sull’omertà degli storici

Recenti trasmissioni apparse sulla televisione di stato, forse sull’onda neorisorgimentale perseguita dal Presidente Ciampi, hanno riportato in auge, per esempio con Piero Angela, tutto quanto di più stucchevole, oleografico, falso, propagandistico ruota intorno a Garibaldi, attingendo e diffondendo la più trita congerie di luoghi comuni lontana dal vero quanto può esserlo la leggenda dalla storia.

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1799-1999 Repubblica Napoletana e Insorgenza antigiacobina

Posted by on Ott 29, 2019

1799-1999 Repubblica Napoletana e Insorgenza antigiacobina

1. Appunti di storia dell’Insorgenza / 9

Pubblichiamo la trascrizione — rivista dall’autore e annotata redazionalmente — dei due interventi che Francesco Pappalardo ha svolto in occasione della tavola rotonda 1799-1999 Repubblica Napoletana e Insorgenza antigiacobina. Fra modernizzazione politica e rivendicazione dell’identità del 27 marzo 1999 a Milano, di cui riportiamo più sotto una breve cronaca.

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Insorgenza: una resistenza dimenticata

Posted by on Ott 3, 2019

Insorgenza: una resistenza dimenticata

Le insorgenze popolari anti-napoleoniche: resistenza alla modernità, estremo sussulto di vitalità della cristianità e cartina al tornasole dell’identità italiana.

Se è vero che una parte degli italiani – gli intellettuali progressisti e gli aristocratici e i borghesi più influenzati dalla cultura illuministica – esulta di fronte all’autentico terremoto che poco più di duecento anni fa provoca l’irruzione degli eserciti del Direttorio rivoluzionario di Parigi nella Penisola, è altrettanto vero che molti di essi, soprattutto nei ceti umili, leggono negativamente il crollo delle antiche istituzioni e le novità politiche introdotte dai francesi, dando vita a quell’insieme di manifestazioni di resistenza e di lotta – che va dalla disobbedienza civile a vere e proprie insurrezioni popolari, dalla guerriglia fino alla guerra a fianco degli eserciti anti-napoleonici – che va ormai sotto il nome di “Insorgenza”.

Gli italiani sono per lo più all’oscuro di questa pagina di storia, perché nei manuali scolastici se ne parla appena e quelle poche volte per censurarla, non essendo infatti interesse della cultura “egemone” che ci si soffermi troppo sui movimenti di opposizione che accompagnano il processo risorgimentale fin dall sue origini. Solo da poco essa inizia a essere narrata, soprattutto dopo i bicentenario dei moti del 1796-1799, che ha ridato impulso agli studi, pur nell’indifferenza dei Circuiti culturali ufficiali, quali hanno significativamente preferito celebrare – unico paese in Europa, oltre alla Francia – l’esperienza delle repubbliche giacobine e Napoleone. Si scopre così che, contrariamente all’immagine convenzionale, durante gli anni della dominazione napoleonica, dalle valli alpine alle marine adriatiche, dalla pianura padana alle colline appenniniche, la mappa della nostra penisola è punteggiata da innumerevoli “fuochi” di rivolta di diversa ampiezza e durata.

Rivolte spontanee, con ampia mobilitazione dei ceti rurali, scoppiano a Pavia, nel Lucchese e a Lugo di Romagna già nel 1796, per riprendere e intensificarsi l’anno seguente in Valtellina, nel Montefeltro pontificio, durante le cosiddette “Pasque Veronesi” e ancora nel moto ligure del “Viva Maria”.

Mentre nel 1798 insorgono tutto il Lazio e le Marche pontifici, all’inizio del 1799 si solleva l’Abruzzo borbonico e i popolani di Napoli per tre giorni – come faranno di nuovo nel settembre del 1943 contro i tedeschi – difendono la capitale contro i francesi invasori, morendo a centinaia.

Nel 1799 tutta l’Italia, dalla Valtellina alla Calabria, insorge e, a prezzo di una furibonda e sanguinosa guerriglia, caccia i francesi e abbatte le effimere repubbliche da questi erette. E il momento dei maggiori movimenti d’insorgenza, che coinvolgono in maniera organizzata migliaia di combattenti: la rivolta contadina della Massa Cristiana in Piemonte, il complesso “Viva Maria” aretino e toscano e la Santa Fede, guidata dal cardinale Ruffo nel Regno di Napoli. Altrettanto estesa e impetuosa sarà la grande insurrezione dell’estate del 1809, che investe tutto il Veneto e le zone padane, in contemporanea con il moto tirolese di Andreas Hofer.

Per la mentalità degl’italiani di antico regime è pressoché automatico ribellarsi quando subiscono le spoliazioni dei commissari rivoluzionari, allorché assistono sgomenti alle profanazioni dei giacobini e dei soldati francesi, nei vedere nella polvere i leoni e le aquile, emblemi di regni e principati plurisecolari, nell’avvertire il lacerarsi di tutta una complessa e antica trama di rapporti sociali nati “dal basso” e consolidati dalla tradizione, nell’accorgersi di avere perso dall’oggi al domani le libertà sancite negli statuti particolari, mentre debbono sperimentare uno schiacciante carico fiscale, la nuova burocrazia, il peso della leva obbligatoria e la crescente scristianizzazione della società.

Le insorgenze, pur manifestando la realtà delle mille “piccole patrie” italiane, ed essendo legate ai diversi momenti e situazioni concrete, evidenziano però alcuni lineamenti comuni che consentono di individuare in esse un fenomeno non frammentario ed estemporaneo, bensì unitario, omogeneo ed epocale. L’elemento che scatena la reazione è quasi ovunque religioso, ma non di rado esso è la forma espressiva dell’astio verso un regime che non si limita a sopprimere gli ordini religiosi e a demolire monasteri e chiese, ma impone, con modi brutali, una radicale rifondazione” della società su presupposti allora nuovi e sconvolgenti: il laicismo, l’individualismo giuridico, il cosmopolitisrrìo. D’altro canto, in positivo, dietro agl’insorgenti, anche se rivendicano ovunque la restaurazione della religione e dei sovrani legittimi, si leggono in filigrana progetti che vanno al di là del puro e semplice ripristino dell’assolutismo illuminato e mirano invece al ristabilimento delle antiche libertà e di forme politiche più concretamente partecipative.

L’insorgenza, a mo’ di cartina al tornasole, rivela il volto dell’Italia profonda, formatasi spontaneamente nei secoli dall’eredità romana arricchita dalla linfa germanica, fuse e lievitate sotto l’influsso evangelico. Una fisionomia antica che, dopo aver sedotto l‘Europa “delle corti”, alla fine dei Settecento è al tramonto, ma che di fronte alla rottura rivoluzionaria conosce un estremo sussulto di vitalità prima di cadere nelle mani di chi, con una operazione “chirurgica” destinata a protrarsi fino a poco fa, le darà connotati nuovi, diversi e più “moderni’, ripulendosi da ogni “ruga” storica quale indubbiamente l’insorgenza è nella prospettiva della modernità.

di Oscar Sanguinetti
in Il Timone – Anno III – Luglio 2001


Bibliografia

Giacomo Lumbroso. I moti popolari contro i francesi alla fine del secolo XVIII (1796-1800), con un saggio introduttivo di Oscar Sanguinetti, Maurizio Minchella editore, Milano 1997, pp. 224.

Francesco Pappalardo e Oscar Sanguinetti, Insorgenti e sanfedisti: dalla parte del popolo, Storia e ragioni delle Insorgenze anti-napoleoniche in Italia, Tekna, Potenza 2000, pp. 168.

Istituto per la Storia delle insorgenze, Insorgenze antigiacobine in Italia (1796-1799). Saggi per bicentenario, a cura di Oscar Sanguinetti. Istituto per la Storia delle Insorgenze, Milano 2001, pp. 360.

Francesco Mario Agnoli, 1799: la grande insorgenza, Lazzari e sanfedisti contro l’oppressione giacobina, Controcorrente, Napoli 1999.

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Il banditismo sociale nell’ex Reame siculo-partenopeo

Posted by on Ago 31, 2019

Il banditismo sociale nell’ex Reame siculo-partenopeo

“Il governo d’Italia è stato vigliacco, col Mezzogiorno. Sa di poter osare tutto quaggiù; e, nel fatto, può tutto osare, e tutto osa quaggiù. Ormai il governo dispone del Mezzogiorno elettorale. In venti anni lo ha, elettoralmente, demoralizzato. […] Povero Mezzogiorno! È Depretis al Governo? Quaggiù comanda Grimaldi. È Rudinì? Quaggiù imperversa Nicotera. È Giolitti? Quaggiù striscia Lacava. È Sonnino? Quaggiù impera Crispi. È Pelloux? Quaggiù torna a strisciar Lacava. Sempre così,sempre. E sarà sempre così, perché il Settentrione capitalista e militarista fa i suoi affari, restando al timone dello Stato, grazie alla degradazione politica del Mezzogiorno”. [1]

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