Il culto di San Michele fu assai caro ai longobardi. Affascinati dagli attributi guerrieri della sua immagine, ma non ancora cattolici, adottarono la “Celeste Basilica” di Monte Sant’Angelo, come santuario nazionale e l’arcangelo li benedisse con la vittoria sui bizantini dell’8 maggio del 650.
“Dopo la morte di Rodoaldo, che aveva retto il ducato di Benevento per cinque anni, fu eletto duca suo fratello Grimoaldo, che governò i Sanniti per venticinque anni. Era un guerriero valorosissimo e famoso in ogni contrada. Una volta, ad esempio, sbarcarono dei Greci che volevano saccheggiare la chiesa dell’Arcangelo sul monte Gargano, ma Grimoaldo piombò su di loro con il suo esercito e li sterminò”
Un discorso è efficace non se è forbito ma se comunica il messaggio in modo limpido. Le norme della retorica hanno sempre insistito su questo aspetto. E per la scelta delle parole giuste, specie in italiano, il latino dà una marcia in più.
Le origini del culto dell’Arcangelo Michele, nel mondo orientale, sono state fatte oggetto di studi, spesso importanti, da circa una trentina d’anni. I contributi più recenti sono due articoli di Cyril Mango, apparsi nel 1984-1986 (C. Mango, Saint Michael and Attis, Deltion tès christianikès archaiologikis hètaireias, 1984 – 86); (C. Mango, The Pilgrinage Centre of St. Michael at Germia, Joebyz 36, 1986) e quello di Mons. Victor Saxer che pose, nel 1985, prudenti questioni sulla storia del culto di Michele in Oriente, prima dell’iconoclastia (V. Saxer, Questioni per servire alla storia del culto dell’Arcangelo San Michele in Oriente fino all’iconoclasma, Noscere sancta. Miscellanea in memoria di Agostino Amore Ofm (+ 1982), I, Storia della Chiesa, Archeologia, Arte, Roma 1985). Alcuni anni prima, nel 1977, Johannes Peter Rohland aveva dedicato un lungo studio al doppio aspetto del culto reso in Oriente a Michele, come medico e come capo di guerra, dalle origini al VII secolo (J. P. Rohland, …
Dedico questo mio “pezzo” alla ND Alessandra Petrucciani, Direttore del Blog “In Tua Justitia” e a Salvatore De Simone, ambedue a Napoli, a nostra insaputa, in pellegrinaggio devoto, per rendere omaggio al Miracolo del Sangue di San Gennaro.
Il quartetto dei Beatles è ormai entrato a far parte non solo dell’Olimpo musicale, ma anche in quello delle celebrità del XX secolo. Nonostante il loro precoce scioglimento, la loro musica e il loro stile di vita hanno continuato a influenzare milioni di persone in tutto il mondo. Oggi essi sono considerati icone del nostro tempo, profeti di una società futura che lentamente sta nascendo sotto gli occhi delle nuove generazioni. Ma questo ritratto sentimentale dei “fab four” si discosta non poco dalla verità dei fatti. In realtà, i Beatles sono stati i menestrelli coscienti della rivoluzione sessuale e della contro-cultura, ossia di quella trasformazione radicale della società iniziata negli anni Sessanta grazie alle idee diffuse da certi filosofi marxisti e al denaro scucito dalle lobby mondialiste e che aveva un unico obiettivo: la scristianizzazione dell’Occidente e la costruzione dell’utopico mondo unito vagheggiato da Imagine… e dalle Logge massoniche! I Beatles alzarono il tono della musica rock e della cultura giovanile hippie negli anni Sessanta fino a quando la band non si sciolse nel 1969. Essi guidarono una generazione ribelle dalla marijuana all’acido, al «sesso libero», alle religioni orientali, alla rivoluzione, alla politica liberale e all’attivismo sociale.
Fonte: Il libro “Rock Music vs the God of the Bible” di di David W. Cloud