Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Quattro chiacchiere con Dino Dell’Unto e Roberto Mariani alias Zi Peppino per parlare di organetti

Posted by on Feb 13, 2023

Quattro chiacchiere con Dino Dell’Unto e Roberto Mariani alias Zi Peppino per parlare di organetti

Pare che i primi organetti in Italia sono apparsi a fine ottocento provenienti forse dall’Austria e forse di origine gitana e prepotentemente entrano nella musica popolare per sostituire o affiancare lo strumento identitario chiamato zampogna. A Sora in alta Terra di Lavoro viene consegnato un organetto costruito erroneamente e per fortuna non viene sostituito ma suonato, partorendo uno stile musicale chiamato comunemente “alla sorana” (come è importante la tradizione infatti quando hai un antico legame con Napoli e la sua arte questa diventa parte del tuo patrimonio genetico). In tutte le due province Terra di Lavoro e Campagna lo strumento dilaga a macchia d’olio per lasciare una macchia indelebile in quel di Santa Francesca di Veroli, antico confine e sede di dogana tra il Regno di Napoli e Stato Papalino, qualche anno prima della “grande guerra” dove sboccia come un fiore, un vivaio di valenti musicanti di organetti che arriva fino ai giorni nostri con uno stile e tecnica nella “sonata” originale. Dino Dell’Unto e Roberto Mariani, alias Zi Peppino, sono due assoluti protagonisti della realtà di Santa Francesca che ricercano, lottando contro il tempo, da anni le origini della loro arte riuscendo nell’impresa di trasformarla in tradizione cercando di lasciarla in buone mani per non disperdere il patrimonio immateriale della loro terra faticosamente ritrovato e conservato. Dopo aver incontrato un anno fa con Dino per parlare di zampogne martedi 14 alle 21 lo incontreremo in compagnia di Zi Peppino per capire qualcosa su gli organetti e sulla loro storia, per vederli basta cliccare di seguito

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L’Eroe di Gaeta Francesco Saverio Anfora di Licignano ne parliamo con Domenico Anfora

Posted by on Feb 12, 2023

L’Eroe di Gaeta Francesco Saverio Anfora di Licignano ne parliamo con Domenico Anfora

Per il 162^ anniversario della caduta di Gaeta del 13 febbraio 1861 presentiamo un eroe che combatte fino all’ultimo giorno per difendere, il suo Re, la sua patria e il suo Regno, Francesco Saverio Anfora. Ne parleremo con Domenico Anfora erede il linea diretta con Francesco Saverio Anfora che ci narrerà la storia della sua famiglia che ha iniziato a scrivere la Storia all’alba del nostro amato Regno con i Normanni attraversando tutti i 7 secoli e mezzo della sua illustre e sacra vita. Domenico siciliano di nascita ma laborino di origine, da anni ricerca documenti e notizie sulla sua famiglia e sull’eroe di Gaeta che era molto legato al Re e che da sconfitto non divenne mai un perdente accettando di passare nel neonato esercito italiano non cedendo nemmeno alle lusinghe personali di Cialdini. Domenico Anfora ha sintetizzato le sue ricerche in un romanzo storico dal titolo “L’Eroe di Gaeta” presenteremo lunedi 13 febbraio 2023 alle 21 giorno in cui cade il 162^ anniversario della caduta di Gaeta e fine del Regno delle Due Sicilie e per vedere basta cliccare di seguito.

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ALVITO, IL VIDEO DELLO SPETTACOLO “VOCI, CANTI E SUONI DEI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO”

Posted by on Feb 10, 2023

ALVITO, IL VIDEO DELLO SPETTACOLO “VOCI, CANTI E SUONI DEI BRIGANTI IN TERRA DI LAVORO”

Fare l’apologetica narrazione dello spettacolo Voci, canti e suoni dei Briganti in Terra di Lavoro con continuità posso apparire stucchevole e noioso ma come si fa a non esserlo quando i ragazzi-artisti sono stati capaci di sfoderare una prestazione come quella di domenica 8 gennaio al Teatro Comunale di Alvito davanti ad un pubblico numeroso registrando il tutto esaurito. I complimenti all’amministrazione comunale di Alvito e alla sua comunità già li abbiamo fatti ma meritano di essere menzionati ancora perchè sono stati perfetti ad accogliere gli artisti, ad omaggiarli e a ricevere con uno spirito aristocratico le persone che son venute da molto lontano per lo spettacolo e attratti del già Ducato di Alvito. La prestazione globale già l’abbiamo evidenziata ma analizzare i singoli, anche se con poche parole, bisogna farlo a cominciare da Loredana Terrezza che ha ricevuto i complimenti pubblicamente, senza che nessuno ne fosse disturbato, dalla platea e in principal modo dal Sindaco Luciana Martini che entusiasta dello spettacolo e da tutti gli artisti ha speso due parole in più per l’artista laborina. Maya Tedesco ha guidato con ancora più maestria i balli identitari che sono diventati fondamentali al pari delle altre forme d’arte che appaiono nello spettacolo, Silvano Boschin che sempre più attento coordina i tempi in maniera impeccabile con Marco Ciolfi che con i suoi tamburi sembra aver inserito il pilota automatico. Angelo Fusco ha raggiunto dei virtuosismi con la sua zampogna che si possono spiegare solo ascoltandolo nello spettacolo per la gioia di tutti noi, del pubblico e di Carlo Faiello, presente, che tanti meriti ha nella trasformazione de ‘O Zampugnar d’O RRE.
Su Elena Sorgente cosa dire se non che spazia dalla lingua laborina all’italiano con estrema facilità senza smarrire i tempi di recitazione e trasmettendo sempre intensità e passionalità. Raimondo Rotondi ci ha fatto un altro regalo inserendo nell’ultimo monologo dedicato al reduce della “Grande Guerra” un altra sua poesia scritta qualche anno fa che ci ha lasciati senza parole. Da tempo cercavamo un attrice che potesse recitare l’epilogo del film “Li Chiamarono Briganti” recitato dalla grande Lina Sastri e finalmente l’abbiamo trovata con Leda Panaccione che l’ha messo in scena per la prima volta ad Alvito e lo ha fatto in lingua cassinese come meglio non si poteva e non potendo rifugiarsi nell’improvvisazione e con il peso della Sastri è stata “troppo brava!”. Chiudo con Cinzia Zomparelli che ha l’onere di aprire e chiudere lo spettacolo caricandosi un peso sulle spalle non da poco perchè aprire e chiudere la scena in maniera sbagliata può creare molti problemi per la riuscita. Cinzia è l’unica che non recita in lingua laborina ma in italiano e lo fa in una forma identitaria e figlia dei baby boom degli anni sessanta che erano obbligati a parlare italiano dalle mamme per emanciparsi dalla “cafonaggine”, che grave errore, con una dizione tutta sua tipica delle zone di confine infatti non è ne papalina e ne regnicola ma per questo capace di trasferire passione ed intensita figlie della sua essenza sperando che non si faccia incantare dalle sirene che vogliono “perfezionargli” la dizione. Non mi resta altro che invitarvi a vedere lo spettacolo di seguito che andrà in onda martedi 25 gennaio alle 21.

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Quattro Chiacchiere con Fulvio Cocuzzo cantastorie della Valle di Comino e dell’alta Terra di Lavoro

Posted by on Feb 6, 2023

Quattro Chiacchiere con Fulvio Cocuzzo cantastorie della Valle di Comino e dell’alta Terra di Lavoro

Quando volte abbiamo sentiamo dire  “è un posto dove ci sono le pietre che parlano” per indicare che è un luogo  pieno di storia e di tradizioni ma in questo caso viene voglia di dire “è una terra che parla” quella della Valle dI Comino e anche dell’alta Terra di Lavoro perché da anni esiste un cantastorie che ne parla con l’aiuto di una chitarra, quindi in musica,  di San Donato Val di Comino che si chiama Fulvio Cocuzzo. Fulvio è  un vecchio sessantottino che ha cominciato, come tanti suoi coetanei,  negli settanta  ha suonare la musica che Woodstock fece conoscere al mondo fino a quando non fu folgorato sulla via di “Forca d’Acero” capendo che bisognava cominciare a musicare le storie e le genti della sua terra e della sua valle perché è un contenitore di civiltà e culture millenarie che non poteva essere ignorato. Fulvio è particolare nella sua arte perché oltre a conoscere benissimo la propria lingua, quella laborina della valle di comino, riesce a narrare con la musica l’identità delle sue radici e i tempi contemporanei senza smarrire l’ironia e la satira sfottente tipica di chi è figlio di un popolo che vive con distacco ogni evento che ha una storia che possiamo dire forse, preistoria. Per capire se le nostre sensazioni sono sbagliate o vere seguitici martedi 7 febbraio 2023 alle 21 perché andremo a trovare Fulvio Cocuzzo nella sua bottega  

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Napoli 9 Gennaio 1799 “Una Flotta in Fumo” ne parliamo con Claudio Romano

Posted by on Feb 2, 2023

Napoli 9 Gennaio 1799 “Una Flotta in Fumo” ne parliamo con Claudio Romano

Il 1799 che rompicapo, che rebus, e che caos ma con una sola certezza, il popolo napoletano e napolitano non esitò ad armarsi per difendere la propria patria, la propria corona e la Croce immolandosi contro l’invasore franco-giacobino spalleggiato dai giacobini napoletani che tradirono in nome della libertà, dell’uguaglianza e fratellanza!!!. Fra le tante fesserie fatte dai sovrani borbonici c’è anche quella di non aver avuto fiducia fino in fondo nel proprio popolo nonostante avessero dimostrato grande coraggio, grande capacità e intelligenza nell’affrontare il più forte esercito dell’epoca ed essersi affidati in maniera totale ad alleati stranieri che hanno distrutto esercito, arsenali pieni di armi e addirittura incendiato una flotta al largo di posillipo mandando in fumo navi da poco costruite e tanto care ai sovrani. Claudio Romano e Antonio Formicola hanno fatto ricerche molto importanti su la suddetta vicenda e riportate nel libro “Una Flotta in fumo” che per la rubrica “incontro con l’autore” ci verrà presentato dall’amico Claudio venerdi 3 di febbraio alle ore 21 su i nostri canali come di seguito riportiamo

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