Il 21 marzo entra la primavera ma di solito siamo anche a metà del percorso che ci porta alla Pasqua e nelle tradizioni popolari regnicole questo percorso inizia il 17 gennaio, giorno di Sant’Antuono che è anche il giorno in cui le ore di luce si allungano di 30 minuti e nonostante il modernismo i rituali e le tradizioni resistono ancora con forza e vissute dalla popolazione con intensità. Abbiamo già conosciuto, mettendole a confronto, le tradizioni legate a Sant’Antuono degli abruzzi con quelle di Macerata Campania e Martedi 21 di marzo alle 21 conosceremo quelle molto vive e vissute di Cicciano e ce ne parlera Barbato Cavezza. per vedere basta cliccare di seguito
Dopo aver trasmesso un’importante e preziosa testimonianza donataci daRaffaele Venosi su un pezzo di mondo che non vedremo più oggi vi faremo,“ZI CATIELL”, un altro pezzo del suddetto mondo e sempre grazie al caro amico Raffaele, non voglio aggiungere altra ma solo invitarvi a collegarvi venerdi 19 gennaio 2024 alle ore 21
“Sant’Antonio Abate tra Abruzzi, Macerata Campania e Terra di Lavoro (Sant’Andonie- Sant’Antuono)” con Adriana Gandolfi e Vincenzo Capuano. Confronto tra due mondi e tra due modi di festeggiare Sant’Antonio Abate apparentemente simili ma sostanzialmente diversi.
Nessuno al mondo ha mai messo in dubbio il primato e la centralità del Diritto Napoletano come mai nessuno nel mondo identitario ha pensato ad approfondire l’importanza di questo aspetto che è ben più importante delle vicende dei briganti e dei Re. il Prof. Gianandrea de Antonellis ha deciso di colmare questa enorme lacuna curando il testo “Storia del Diritto nel Regno di Napoli di Gaetano Arceri” per conto di “D’Amico Editore”. Il Prof. de Antonellis ci ha permesso di pubblicare il suo saggio introduttivo, l’introduzione della Prof.ssa Carmela Maria Spadaro ed il testo è stato presentato a San Lorenzello al Palazzo Massone che di seguito riproponiamo integralmente dopo aver divulgato la trasmissione dedicato al suddetto testo
“Il Gran Capitano” dopo 500 anni è tornato a Sessa di cui ne acquisì il titolo di Duca diventando anche Vicerè del Regno di Napoli donando e acquisendo prestigio al famoso Ducato. Come condottiero possiamo affiancarlo a personaggi come Annibale, Giulio Cesare e Scipione l’Africano e dopo la battaglia del Garigliano che lo vide vittorioso su i francesi, cambiò le sorti del mondo per i successivi 300 anni fino ad arrivare ai giorni nostri.
Qualche mese fa il caro amicoRaffaele Venosi mi dona un video di una chiacchierata tra lui e “Zi Catiell” da Tramonti che ci autorizza a divulgare. Un video che è un patrimonio immateriale dell’umanità, non quello sbandierata dall’unesco, ma quella dell’identità, della tradizione e della civiltà napolitana e cattolica che testimonia un mondo che non esiste più, un mondo che aveva le sue consuetudini, le sue regole e le sue leggi che non erano figlie della dittatura del pensiero unico e politicamente corretto. Un mondo che aveva una forma di una vita gerarchica accettata da tutti perchè era il perno di un equilibrio che per millenni hanno mandato avanti la società e che oggi è soffocata da un quadro normativo-burocratico che ci sta facendo rivivere l’epoca del “fine Impero”. Nella chiacchierata viene fuori anche la musica popolare che rafforza sempre più la tesi che è l’espressione di quel mondo e che ci fa capire come tanti esponenti, o presunti tali, contemporanei che dicono di essere musicanti e cantori popolari alla fine hanno solo dimostrato di essere dei megafoni di Mario Draghi incollandosi sulle spalle il codice a barre della tessera giacobina, i giacobini francesi furono i primi a lanciare la tessera che serviva per prendere il pane e spostarsi tra un paese e l’altro. Consiglio a tutti i suddetti, che si sono dimostrati solo dei gendarmi del capitalismo e della borghesia facendo venire fuori la loro vera natura, di ascoltare “Zi Catiell” cosi posso veramente comprendere cosa è la civiltà popolare-napolitana e la responsabilità che ha chi vuole suonare la musica popolare, che non è world music e nemmeno una forma comunicativa dei radical chic che giocano a fare i rivoluzionari ma all’atto pratico sono solo figure ben evidenziate dal compianto “Pasolini”. “Zi Catiell” sembra un personaggio uscito dall’Epica che studiavamo a scuola che ha vissuto nel pieno rispetto delle leggi naturali della vita e che quando afferma “facevamo malavita”, intesa come vita dura nel lavoro e non delinquenziale, ma “vedevamo i sordi” ci fa comprendere come fino a pochi anni fa si viveva con lo scopo di progredire e di migliorare le condizioni di vita proprie e della propria famiglia, anche se arrivavano attraverso il duro lavoro, mentre oggi l’unica ragione di vita è quella di abbandonare i mestieri dei propri padri e accontentarsi di guadagnare il minimo che serve per campare “a rifare i letti delle camere degli alberghi di Majori!!”, faccio mie una illuminante espressione di un caro amico che non voglio nominare per non metterlo in difficoltà. Fantastico Raffaeleche ha dialogato nel miglior modo possibile non mettendo le briglie a “Zi Catiell” che era un fiume in piena interronpendolo solo quando bisognava passare da un capitolo all’altro della conversazione e per conprendere la grandezza di questa chiacchierata vi invito a vederla mercoledi 13 dicembre alle 21.