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COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (IV)

Posted by on Nov 26, 2023

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (IV)

2° FINANZA

DISSESTI FORIERI DI BANCAROTTA:

AUMENTO D’IMPOSIZIONI:

MALCONTENTO: – PERDITA ECONOMICA 

La finanza del nuovo regno d’Italia è sperperata, ed esausta Non vi sono paesi, dove il governo subalpino abbia peggio manomesso l’erario, quanto nel reame di Napoli } né dove con maggior impudenza la ingordigia rivoluzionaria abbia più estorto a danno della pubblica ricchezza. Centinaia di milioni sono scomparsi; tuttoché i governanti traessero profitto dalle sistemate economie degli stati annessi, da’ privati patrimoni de’ Principi spodestati, da’ beni delle Chiese, e delle pie Corporazioni; ed avessero altresì aumentate a dismisura le imposizioni, e i dazii. In risultamento si ha il discredito, la urgenza di nuovi prestiti, la difficoltà di contrarne per far fronte all’enorme deficit; e la tema di prossima bancarotta.

Sebbene uno de’ campioni delle italiche perturbazioni avesse proclamato, che “senza menzogna non si governa” -; pure la flagrante evidenza de’ fatti ha costretto il parlamento, la stampa officiale, ed officiosa, e talvolta lo stesso ministero a manifestare alcune dolorose verità, che passeremo a rassegna. I. CONDIZIONE FINANZIARIA – SPESE INCONSIDERATE – DENARO SCIUPATO. 1. L’ esame de’ bilanci offre spaventevoli cifre. Nel 1860 si contrassero 416 milioni di debito; nel 1861 cinquecento quattro milioni; – nel 1862 cinquecento milioni. – In un triennio si sono spesi 1420 milioni oltre lo introito fissato ne’ preventivi! 21 Preso un termine medio da’ bilanci de’ tre anni 1860,1861,1862 risulta, che il nuovo regno d’Italia spende 900 milioni l’anno, e ne ha di rendita soli 400 (1) Sul proposito la Opinione di Torino N.159, osserva. «Il ministro Sella ha esposta la condizione delle finanze in tutta la sua gravità: egli ha scoperta innanzi a noi una voragine, la quale minaccia di inghiottirci, la voragine del disavanzo che allargasi d’anno in anno, comunque nel biennio 1860-1861 si fosse ricorso al credito pubblico con imprestiti diretti, o con alienazione di rendita residuale delle nuove province; per lo che il debito pubblico è quindi aumentato in due anni di circa 925 milioni sommando così a sei miliardi» – E per esso si pagano annue lire 308 milioni, e mezzo di soli interessi; somma che salirà ancora se si effettua il prestito che è ne’ voti de’ nuovi amministratori; nel quale caso la totalità del debito dello Stato ascenderà alla enorme cifra di sette miliardi!

2. E mentre il disavanzo del 1862 è di circa 500 milioni la gazzetta ufficiale de’ 10 novembre pubblica un autorizzazione in via provvisoria ci circa 28 milioni di nuove spese! – Intanto nel bilancio pel nuovo anno 1863 figurano le entrate per 614 milioni, e le spese per circa 936 milioni che, secondo le norma de’ precedenti esercizii, saranno in realtà mille milioni.

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Ivi leggesi: aumento di 53 milioni per soldi de’ pubblici impiegati; aumento di 197 milioni per l’esercito; aumento per mantenere i carcerati, che per cifra officiale ammontavano a’ 15 febbraio 1862 al numero di 32,023, ed aspettano il processo. Il disavanzo presunto pel 1863 è quindi di lire 871,500,000, cui si tratta già di far fronte con un prestito, che alla difficile ragione del 69, dicesi da ora, che si elevi al miliardo nel totale d’onde la notizia divulgata di esservi in Parigi una società di banchieri esteri per comprare le proprietà demaniali del regno italico valutale dal Bastogi 800 milioni, (1) Esposizione del ministro delle finanze Quintino Sella nella tornata 7 giugno. 22 ed offerte per 500 dal deputalo Scialoja spedito in Francia per far denari, ed ottenendone a stenti, col dare in pegno i boni del tesoro, e le cartelle del debito pubblico napoletano, e siciliano al corso di 55. D’onde trae motivo la Gazzetta del popolo di Torino per dire «che l’Italia è il 5° tra i grandi Stati di Europa per la cifra del suo bilancio passivo che giunge a lire 974,347,398} ma per rispetto alle entrate? Oh! per questo poi essa viene dopo a la Turchia; che era fin qui reputata ormai ridotta ad inevitabile, e piena rovina!»

E deplora altresì la stampa in generale il degradante ribassamento sistematico nel corso de’ fondi pubblici italiani: – e il divieto di potersi quotizzare nella borsa di Parigi l’ultimo prestito cui è costretto di contrarre il governo subalpino.

Gli economisti calcolano con precisione aritmetica, che in proporzione del corso de’ consolidati ne’ vari stati europei (al 93 con la rendita 3 per cento) volendosi dal governo italiano contrarre un debito di 800 milioni, il cosi detto tasso (gergo piemontese) non può essere più del 34 o 33 netto; – per cui deve accollarsi il debito per la cifra di 2600 milioni, e su di essi pagare l’annuo interesse di 84 milioni.

Calcolano pure di potersi fare una economia di 11 milioni annui; quanta appunto importa il meccanismo de’ buoni del tesoro superfetazione del sistema finanziario; nel quale abuso imperversa ostinatamente il governo.

3. Nelle tempestose tornate parlamentari de’ 27, 28 e 29 giugno, discutendosi sul bilancio, e sul modo di spendersi il pubblico denaro nello antico reame di Napoli il deputato Ricciardi cita ad esempio il generale Lamarmora: «il quale oltre il soldo di generale (non si parla di quello di Prefetto, pel quale non si sono potute avere mai risposte precise) ha la rappresentanza di.120 mila lire all’anno per dare qualche festa, o qualche pranzo: pei siccome il generale è uomo di guerra, e non uomo politico ed amministrativo, così ha bisogno d’uno, che faccia realmente da Prefetto e questi è il signor Visone, che riceve la somma di 28 mila lire all’anno: 23 ma come il signor Visone non è del paese, e non ne conosce, né gli uomini, né le cose; cosi ha bisogno d’un angelo custode napoletano e questo si chiama il signor De Nava, il quale riceve sei mila lire all’anno; di modo che si spendono 154 mila lire annue per l’amministrazione della sola città di Napoli. Aggiungesi, che Lamarmora non trovandosi abbastanza largamente ospitato nel palazzo della Foresteria, prende l’altro palazzo rimpetto, che frutta allo Stato 150 mila lire annue! Spendiamo dunque una somma di 304 mila lire annue pel solo Prefetto di Napoli» – E però il giornale piemontese il Diritto trae argomento per dire: – «Il modo come vivono le autorità, che da Torino vanno a governare Napoli, rivolta il senso morale di quel popolo. Non vi dirò del Lamarmora, che tiene a sua disposizione tutto il palazzo, co’ magnifici giardini del già principe di Salerno. Non vi dirò dello ammiraglio Tolosano, che abita quello magnifico del già principe di Capua. Ma vi dirò, che ultimamente si sono pagate al signor Smith per soli mobili lire ventimila.»

4. In pochi giorni del mese di febbraio si presentano al parlamento varie proposte per scialacquamento di pubblico denaro in spese quasi inutili; tra le quali figurano, due milioni per redigere la carta topografica delle provincie meridionali, dove ne esistono altre esattissime; – due milioni e seicento mila per supplemento di spese alla esposizione di Firenze, – un milione per concorrere a quella di Londra; – un altro milione pe’ magazzini di materiali da guerra. – Per aumentare (in carta) il numero de’ fucili della guardia nazionale si erogano 23,494,500 franchi, e si ordinano, prima dell’approvazione del parlamento, duemila fucili a Luigi Casanova al prezzo di 30 franchi per ogni fucile, – quindicimila a de Loueux A. e C. di Liegi al prezzo di 36 franchi l’uno; sessantamila ai fratelli Mancardi al prezzo di 41 franchi l’uno. 24 5. Dissipato quasi il prestito de’ 500 milioni, il ministro delle finanze ne’ principi del 1862 propone alla Camera con generale sorpresa di estendere i buoni del Tesoro fino a cento milioni; comunque pochi giorni prima si fosse. approvato nello esercizio provvisorio del bilancio di emetterne soltanto fino a 50 milioni. (L’Opinione di Torino 10 aprile)

Si attribuisce al ministro Rattazzi di aver conchiuso un buon mercato con la direzione del giornale francese la Patrie cui pagherà annualmente lire sessantamila, e prenderà mille abbonati a 70 franchi; ciò che importa la cifra rotonda di 130 mila franchi.

6. Sciupo di denaro per soldi d’impiegati. – Nel 1860 il ministero dell’interno a Torino costava 557,654 franchi l’anno: cessata la luogotenenza di Napoli e trasportati gli uffici a Torino, fu necessario un aumento di 78 mila franchi: nuovo aumento di 129 mila lire occorse per l’abolizione della luogotenenza di Sicilia e del governo di Toscana – ora nel 1862 le spese pel solo personale del ministero delle in terno ascendono. a 758 mila franchi, i quali sono divisi tra 256 impiegati, e 36 inservienti. – Aggiungesi, che per soldi a 569 impiegati in aspettativa, per motivi non tutti lodevoli si pagano; lire 369,278. (Gazzetta del Popolo 10 Aprile). Ciò che sembrerà incredibile; – ma è pur troppo vero, si che nel bilancio delle finanze pel 1863 figurano 5366 impiegati in aspettativa; ed in Torino i soli impiegati del ministero della guerra sono ottocento.

ne’ bilanci pel 1863 presentati alla camera si trovano inscritte tra le spese straordinarie per assegnamenti ed impiegati in aspettativa, in disponibilità; o fuori pianta, le seguenti somme: 

Nel ministero delle finanze…………………. Lire 3,300,000

id. di grazia e giustizia………………………… 1,154,316

id. dello estero…………………………………… 100 25 

Nel Ministero della istruzione pubblica lire 200,000

id. dello interno………………………………. 1,600,000

id. de’ lavori pubblici………………………. 336,805

id. della guerra……………………………….. 1,286,790

id. della marina………………………………. 179,500

id. della agricoltura e commercio……… 197,273

Totale lire 8,344,648 

Il municipio di Napoli porta di spese centomila lire per festeggiare l’arrivo del re Vittorio Emmanuele; e consuma cinquemila ducati (circa 20 mila lire) per la sola erezione del padiglione allo sbarcatoio (Gazzetta di Milano); erogando 400 ducati pel solo busto in getto dell’Imperatone Napoleone III.

Tra le scompigliate spese dello stesso municipio si annoverano queste altre:

La Cappella eretta sul Campo di Marte per la benedizione delle bandiere della guardia nazionale costa ducali 1221 e grana 74.

I lavori dei Foro Carolino per le feste dei 14 e 19 marzo costano ducati 461,03.

Per cantare un Te Deum nella Chiesa S. Francesco di Paola in uno degli anniversarii, che ricadono in ogni mese, si spendono ducati 1158,99.

E per l’anniversario della entrata di Garibaldi si spesero a’ 7 settembre 1861 ducati 8912,33.

Una sola misura di lavori per spargete arena su d’un tratto di strada a Si Lorenzo, costa ducati 87.

Si pagano al sindaco di Napoli ducati 1500, per preparare anticipatamente: nella està del 1862 le feste per l’arrivo di Garibaldi che non è poi venuto. In tutto ducati 13,346,06, per frasche, carta pesta, e luminarie!

In 3 sezioni della città 220 orinatoi hanno costato ducati 1497 e grana 94.

Per due adagiamenti nella villa nazionale si sono erogati ducati 2530,35. 26

Deplorando tali scialacquamenti, il Comitato di Palermo a’ 21 settembre tra i varii proclami riportati nella Discussione di Torino (giornali num de’ 4 e 13 ottobre) parla così al popolo siciliano: «Tutti gli uffiziali con la imposizione nello stato d’assedio, ebbero l’aumento del doppio soldo, come se fossero entrati nel Veneto: il solo generale Brignone per entrata in campagna ebbe 4 mila lire, e perciò egli ed i suoi compagni hanno interesse a prolungare quanto più sarà, possibile lo stato d’assedio». Mentre si compensano così i soldati del Piemonte, d’altrone ricusano ostinatamente le pensioni arretrate alle famiglie de’ militari svizzeri da tanti anni al servizio del reame delle due Sicilie, ridotti alla estrema miseria, non ostante la capitolazione di Gaeta e le reiterate proteste del Consiglio Federale Elvetico (Giornale di Frankfort). Al poeta Prati, oltre le tante onorificenze, per una poesia ad occasione delle nozze della principessa Pia, si pagano 30 mila lire.

8. Quale abuso siasi fatto delle finanze napolitane rimaste cotanto floride dal cessato governo, apparisce dalla relazione del Sacchi (Segretariato generale delle finanze napoletane pag.16.) «il numerario della Banca di Napoli, che al 27 agosto 1860 era dì 191,316,39, ducati a’ 27 settembre (dopo la proclamazione della dittatura) trovavasi ridotto a 7,900,115 ducati; ed a’ 2 del susseguente aprile (dopo la venuta del re Vittorio Emmanuele) non vi erano più che soli sei milioni».

Il ministero di Torino ultimamente prende un milione e mezzo di ducati dalla cassa del banco di Napoli; per cui quel direttore offre le sue dimissioni. Il ministero stesso, col pretesto di affrettare la coniazione della moneta d’argento in Torino, fa togliere pel valore di più milioni di lire i depositi metallici esisterti nella zecca di Napoli; dove peraltro restano oziose 32 pressoie, che poteano bastare a far coniare assai più presto delle torinesi: di questo altro detrimento alla finanza napolitana invano si muove lamento. 27

Nel contempo la stampa d’ogni colore (La Opinione di Torino n 87, il Popolo d’Italia n. , la Nazione di Firenze n. ) riferivano il seguente peculato: «per rivalersi delle sofferenze politiche si appropriavano dal pubblico denaro, 1. Il Conforti ducati settantamila (1); – 2. Lo Scialoia per rivalerne il padre, ducati diciottomila; – 3. De Cesare e Ferrigni ducati 41,091; – 4. Massari, Ciccone, e Caracciolo molte altre migliaia per missioni agronomiche – 5. Dumas circa ducati quattrocentomila; – 6. Farini undicimila ducati al mese». Si tralasciano diversi altri abusi, mentovati dal giornalismo, e nelle varie interpellanze al Parlamento.

E ‘l giornale, l’Unità italiana de’ 5 dicembre pubblica «questa mattina è stato registrata un mandato per uri milione e più di lire italiane firmato dal ministro delle finanze a favore del dimissionario presidente del ministero signor Rattazzi per spese segrete di bassa Polizia». II. IMPOSIZIONI, E TASSE 1. Il raffinamento per sovraimposte daziarie inspira al ministero là proposta di una tassa su diverse concessioni del governo, 50 mila lire pel titolo di principe; – 40 mila pel duca; – 30 mila pel marchese; – 20 mila pel conte; – 15 mila pel visconte; – 10 mila pel barone; – mille per un’aggiunta al cognome; – mille per gli stemma de’ municipii, e 500 per quelli de’ privati; – la metà della rendita nella collazione de’ benefici ecclesiastici, e cappellanie; – cento lire per potersi fregiare d’una decorazione cavalleresca estera; – da 100 sino a 900 lire per la concessione delle fiere e mercati a’ varii paesi, secondo il numero degli abitanti; (1) Questo carico ha dato luogo a scandalose polemiche nei giornali, anche dopo la nomina del Conforti b: ministro guardasigilli in Torino. 28

– il 3 per cento su le pensioni vitalizie d’impiegati civili e militari, e loro vedove; da 25 fino a mille lire per l’approvazione delle società commerciali, secondo il loro capitale; 100 lire per la conferma di lauree universitarie estere, o per autorizzare un estero all’esercizio d’una professione nello stato, per esservi naturalizzato; – lire 50 per la dispensa matrimoniale tra congiunti.

E nella tornata de’ 17 gennaro taluni deputati presentano il progetto di legge «di far pagare una tassa di cinque centesimi per qualunque persona ammessa ne’ teatri di prosa e di musica, circoli di equitazione, acrobatici, balli ed ogni altro spettacolo, dove si raduna il pubblico».

2. Grave agitazione produce nel foro, e nell’ordine degli avvocati la nuova tassa sul registro e bollo, che era pur troppo mite e tenue sotto il cessato governo.

Accadono disordini, ed il pubblico protesta con dimostrazioni minacciose ne’ tribunali; a’ 2 giugno, allo aprirsi della udienza in Napoli si levano furibondi clamori, urli, e fischi, che fanno tremare i magistrati: sono chiamate le cause, ma gli avvocati, benché presenti, si astengono dal rispondere, e le fanno decadere: accorre la guardia nazionale;. ma il tumulto non cessa, e si ripete ne’ giorni susseguenti, non solo in Napoli) ma anche nelle altre Provincie, e., se ne inviano pressanti telegrammi a Torino (1). Contemporaneamente più minaccioso è il contegno degli avvocati di Sicilia, dove indignatissimo è il popolo per le vie di Palermo, e minaccia nuovi torbidi per gli 11 giugno: il governo intimidito si mostra condiscendente verso i Siciliani prorogando la riscossione. delle nuove imposte; non così verso i Napoletani, contro i quali aumenta soldati e cannoni ne’ castelli. La opposizione alle oppressive tasse e ‘l malumore popolare si sfoga con petizioni ai parlamento di Torino, e quivi si accendono le discussioni. (1) Nomade, giornale napolitano, 2 giugno. 29 Il deputato Mancini nella tornata de’ 21 luglio espone il quadro comparativo delle anzidette tasse:

Sotto il governo Borbonico Sotto il governo Piemontese

1. Tasse fiscali su gli atti civili, e contratti lire 2,703,750 18,000,000

2. idem su gli atti giudiziari ” 799,000

2,800,000

3. idem su le successioni ” nulla

6,000,000

4. idem sul registro, e bollo ” 2,863,000

10,800,000

5. idem, so gli atti amministrativi ” nulla

884,600

Totale

” 6,365,760

38,434,000 Per cui il medesimo deputato osserva: «mentre con le leggi anteriori nelle provincie meridionali si pagavano sei milioni di lire per registro e bollo, oggi le tasse medesime imposte con le nuove leggi (fa ribrezzo a pronunciarne la cifra, che sembra incredibile) toccano circa i 39 milioni; e cosi in un istante vengono ad aumentarsi quasi sette volte di più!» E nell’altra tornata de’ 15 dicembre il deputato Ricciardi afferma «che la odiosa legge novella sul registro e bollo, anziché aumentare le risorse dello erario ha portato una diminuzione di 33 milioni».

Ma come rimedio propinato della nuova politica governativa, da Torino partono riservatissime circolari a tutti i prefetti del Napoletano, insinuandosi loro di far presto redigere deliberazioni municipali a favore delle nuove tasse; cercando così, al solito, d’ingannare la pubblica opinione su le vere tendenze, ed i veri desiderii delle popolazioni!

3. E non ostante il disquilibrio finanziario il governo propone di aumentare la lista civile del re a circa 18 milioni 30 annui, che una legge del 1860 (prima delle annessioni) fissava a 10 milioni e 750 mila lire. 30 Approvatasi nella tornata parlamentare de’ 2 agosto, il deputato napoletano Ricciardi opponendovisi, osserva: «finché siamo così aggravati d’imposte, io non credo conveniente di accordarsi questo aumento al re; siccome lodo la commessione del parlamento, che ha respinto l’articolo proposto, per gravissima inavvertenza del ministero col quale s’intendeva gravare l’erario delle ottocentomila lire spese pel viaggio del re in Napoli».

Ed al proposito l’altro deputato napoletano de Cesare soggiunge: «dalla unità d’Italia i popoli si aspettavano campi, vigne, e felicità. Non crediate, che essi sieno disposti a tollerare nuovi balzelli. Bisogna provvedere al pareggio delle entrate e delle spese, senza ricorrere né a nuove tasse, né a prestiti». – E quindi passa a deplorare il numero strabocchevole d’impiegati straordinarii, o inutili, massime i tanti ingegneri, cui il ministro de’ lavori pubblici assegna una indennità pe’ lavori a favore dello stato; ed accenna a mille altre inutili spese che si fanno nell’amministrazione interna de’ varii ministeri. 31 

fonte

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/01_Colpo_d_occhio_su_le_condizioni_del_reame_delle_due_Sicilie_nel_corso_del_1862.html

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