Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (XII)

Posted by on Dic 1, 2023

COLPO D’OCCHIO SU LE CONDIZIONI DEL REAME DELLE DUE SICILIE NEL CORSO DELL’ANNO 1862 (XII)

Da Solopaca (Benevento) si ha notizia di un attacco ivi avvenuto ira piemontesi, e reazionarii, nel quale questi ultimi occupando miglior posizione, riportano vantaci.

A’ 22. Regna oggi la costernazione fra i liberali di Andria, |e lo scoramento per esserne stata ritirata la truppa che deve recarsi altrove a combattere una invasione reazionaria. Facendo essa truppa una perlustrazione per le campagne, disertano sei soldati armati, ed invano si diramano ordini circolari pel loro arresto.

Una colonna di 60 uomini, tra guardie mobili di Lucera e Volturara, e pochi carabinieri, perlustrando il tenimento di Lacera, 191 vede 4 reazionari, e comincia ad inseguirli: 20 de’ mobili distaccarsi dagli altri, ed uccidono uno de’ 4; proseguendo accanitamente gli altri tre, i quali s’ innoltrano nel sito, dov’è celata tutta la banda, che sortendo, circonda i 20 persecutori, e li fa tutti cader morti sotto i suoi colpi.

Da’ 23. a’ 31. Per telegramma officiale si ha, che la legione ungherese abbia valorosamente battuta la banda di Tortora, uccidendole 12 uomini.

Il comune di Ginestra (Basilicata) è invaso da una banda di 150 reazionarii: il capitano della guardia nazionale fa suonare le campane a stormo; ma appena gli riesce riunire una quindicina di uomini, co’ quali non può resistere; ed invano spedisce per soccorsi net prossimo comune di Castelfranco d’onde la truppa non intende muoversi. I reazionarii vogliono far cantare il Te Deum dall’Arciprete, che vi si ricusa per cui vien preso con un altro sacerdote, ed un certo Martucci, uffiziale di quella guardia nazionale; ma indi a poco son rilasciati immuni da ogni oltraggio; con che i reazionarii (secondo la espressione del giornalismo) danno un esempio di tolleranza a’ piemontisti, che imprigionano, condannano, e fanno anche di peggio agli ecclesiastici, che si ricusano cantare Te Deum per conto del loro partito.-

Al cadere di questo mese ingagliardiscono i conflitti reazionarii; e sene contano in Ariano, in Piazzano, presso Benevento, presso Potenza, a Pietragalla, a Campomaggiore (Basilicata) dove da una banda di 80 reazionarii è disarmata la guardia nazionale, che chiusasi per timore nelle case porge le armi dalle finestre, e son rotte le statue dì Vittorio Enunar nude, e di Garibaldi; ne’ tenimenti di Valva, di Nola, di Amalfi, di Carpineto, di S. Marco la Catola, di Macchiagodena, di Pietrapertosa (Basilicata) dove tre bande armate provocano la truppa in quel picco quasi inaccessibile. 192 Mese di agosto.

A’ di 1. e 2. Pe’ tenimenti di Montalbano (Lecce), e di San Lupo (Molise) bande armate di reazionarii occupano le case rurali.

A Piaggine Soprani altra banda percorre i dintorni; ed accenna ad altri paesi.

Nel circondario di Matera la. guardia nazionale in un conflitto uccide 15 reazionarii, e ne ferisce molti altri.

Una banda di reazionarii invade il comune di Gesualdo.

Le truppe fucilano un contadino, creduto spia de’ briganti; ed un altro ne fucila nelle vicinanze del comune di Felitto (Abruzzo citra) mentre quell’infelice andava in cerca per la campagna d’un suo bocale disperso.

E la smania di fucilare è tale, che i giornali riportano il lepido avvenimento di un asino fucilato in Orsogna, (Abruzzo) perché carico di erba si avvanzava senza rispondere ad una sentinella che posta all’ingresso del paese intimava il chi va là? per 3 volte, e dopo scaricava il fucile.

L’intero circondario di Ariano (Puglia) è infestato da varie bande a cavallo, il cui totale dicesi giungere a’ 400.

A’ 3. Sanguinose scene di guerra civile avvengono oggi nel comune di Guilmi (distretto di Vasto, Abruzzo citra), invaso da una banda di oltre duecento reazionarii, i quali dopo aver disarmata la guardia nazionale, ed incendiato l’archivio delle carte comunali del vicino comune di Carpineto, mettono in istato d’assedio il cennato paese di Guilmi, di circa 3 mila abitanti, con la intelligenza e cooperazione di varii di questi, ed uccidono il sindaco Giovanni Ruggiero il costui parente Carmineantonio Ruggieri, e i due costui figli; non che Nicola de Bisio, e il tenente della guardia nazionale Alessandro Lancia, essi avendo spedito nel prossimo capoluogo di Atessa ad invitare le truppe, si erano trincerati sul campanile tirando fucilate contro i reazionarii. 193 – I quali passano dipoi li Villa Alfonsina, dove incendiano il palazzo del signor Salerno e quindi percorrono i paesi di Rolo Colledimezzo, e Pennadomo.

Altre bande reazionarie si annidano tra le gole del monte Maiella (uno de’ più alti Appennini) alle cui pendici trovano i popolosi comuni di Palena, di Lama, di Fara S. Martino, e Palombara, un tempo floridi per manifatture di pannilana, ed ora ridotti alla mendicità per le nuove leggi piemontesi.

A’ 5. In Casalnuovo di Capitanata (Puglia) nel pomeriggio armeggiano tra loro alcuni delle bande reazionarie ivi in discordia. Credono di trarne vantaggio le guardie nazionali per sorprenderli, e vi accorrono con 4 carabinieri; ma i reazionarii cessando di rissare fra loro, si riuniscono per combattere que’ militi, co’ quali sostengono un fuoco di 5 ore, con qualche loro vantaggio che sarebbe stato decisivo se non fosse accorso in ajuto de’ nazionali un rinforzo della 14. compagnia dell’8. di linea.

A. 6. Una banda invade i comuni di Altino, e Roccascalegna (Abruzzo citeriore) dove prende armi, e fai requisizioni di denaro; e di oggetti preziosi.

A’ 7. Attacchi fra la truppa ed i reazionari presso Sora; e nel tenimento di Acerenza (Basilicata) dove il capo banda Agatiello riporta vantaggio. – La banda, che percorre l’agro di Montesarchio (Avellino) è comandata da un tale Giuliano, che sul monte Taburno è attaccata con veemenza dalla truppa, alla quale non riesce di sbaragliarla.

Nell’ago di Ostuni (Lecce) accadono varii omicidii per cagione di odii politici: il guardia nazionale Riccardo Tanzarella, che giorni dietro arrestava un soldato sbandato, è ucciso con 5 fucilale, e seviziato anche il cadavere da’ reazionarii nella decorsa notte, in un suo giardino di cocomeri fuori l’abitato; e contemporaneamente sono uccisi in quel dintorno padre, e figlio Mirancilo, sol perché in voce di liberali. 194 Nella cosi detta Pianella, presso Martina vi è un conflitto fra truppa, e pochi reazionari a cavallo.

Non poche fucilazioni avvengono in questi giorni su le persone de’ così detti briganti arrestati, come a Cerignola, a Guardia lombarda, a Ripalda, nel. distretto di Sora, ma ne’ diarii se ne accenna la notizia in termini generali, senza dare altra indicazione sul numero, e su’ nomi delle disgraziate, vittime.

Dagli 8. a’ 10. – Appariscono per la prima volta le bande reazionarie nel distretto di Penne (Abruzzo), e sequestrano il Cancelliere comunale, che viene subito liberate per protezione generosa di uno de’ reazionarii; consegnandoglisi denaro per darlo al Curato-prevosto del paese, con la preghiera di celebrarne messe in suffragio de’ defunti. – Indi hanno un attacco nella contrada Celiera, in quel tenimento, con la truppa piemontese, la quale trovando» in una sfavorevole posizione, perde sette soldati.

Nel giorno 11 una banda di 200 ricade, in Foggia cavalli per somministrarli a’ suoi volontarii accresciutisi in due giorni di altri cento.

Le guardie nazionali da S. Giorgio la montagna (Avellino) sono obbligate, di stare in armi notte e giorno; perché la numerosa banda reazionaria accampata sul Montemale ha intimato quasi ofticialmente di dover fra giorni invadere il paese, e che operava non incontrare resistenza; protestando, che la sua dimora colà sarebbe unicamente per eseguire alcune operazioni strategiche di accordo con altre bande delle limitrofe provincie, per un gran colpo da tentarsi.

Varii conflitti avvengono fra te truppe, e le diverse comitive ne’ tenimenti di Teora (Avellino); – nella Basilicata, nelle Calabrie, dove accanitissimo è l’attacco sostenuto dalle guardie nazionali di Miglierina, ed Amato nel Catanzarese; – alla Castellana di Cafarelli presso Manfredonia (Puglia); e Terra di Lavoro, distretti di Gaeta, e di Sora. 195 Crescono le fucilazioni; ed in proporzione di queste si aumenta il briganteggio. – A Rotondella (Basilicata) è fucilato un brigante, che travasasi in una capanna a curarsi le ferite riportate in un precedente attacco con la truppa; son fucilati due altri presi con le armi alla mano; al un terzo a nome Agatiello fatto prigioniero nel conflitto. Uno della banda vesuviana di Pi-lone, preso con le armi alla mano è fucilato a Boscotrecase; – a’ 15 di questo mese ne soli fucilati 4. in Montesarchio «fatti prigionieri mezz’ora prima in un cespuglio, indicati da una spia» come si esprimono i giornali l’Indipendente e l’Omnibus. Parimenti sono fucilati nella provincia di Avellino i quattro soldati romagnuoli disertati dal 34. di linea per congiungersi a’ reazionarii, e presi dalla truppa sotto Frigento.

In tenimento di Carditello (presso Capua) la truppa procede a perquisizioni, e rinviene celata in un pagliaio Pasquale Capozzo, Pietro Panella, Luigi di Lauro, Pasquale Cipolla, e Vincenzo Mola: fucila i primi tre per aver fatta resistenza; e conduce i 2 altri in carcere. – Nel comune di Rocchella è altresì fucilato un brigante, e nello stesso giorno uno di que’ naturali va ad arruolarsi tra le bande: cosi pure in S. Agata ne vengono fucilati due, e nel dimani uno di que’ naturali va a rimpiazzare il loro posto nella comitiva reazionaria. – L’atrocità e la ingiustizia della pena adottata da’ piemontesi, non solo non incute soggezione tra i popoli, ma invece ne irrita ed esaspera gli animi; d’onde le varie sanguinose vendette contro i denunzianti, ed i persecutori de’ così detti briganti. – In Santa Sofia (Calabria citra) sono catturati da’ briganti i due liberali Raffaele Monto, e Basilio Cardamone, ad ognuno de’ quali è reciso un orecchio e si liberano, previo pagamento di denari. Nella montagna Parata, tenimento di Cerreto, sono uccise 550 pecore del signor Vara;- al Tufo di Pietraroia 16 animali vaccini del signor Amato; sul monte Matese 30 di Achille del Giudice ed incendiano un bosco ad Alessandro, fratelli del prefetto di Foggia autore delle fucilazioni riportate sotto la p. 179. 196

e varii animali porcini a danno del patriottico capitano della guardia nazionale di Rotello in Molise.

Il comune di Campodigiove (Abruzzo) è invaso a’ 14 di questo mese da una banda di 60 reazionarii, i cui due capi restano uccisi, ed altri sono feriti pel coraggio. mostralo dalla famiglia Ricciardi.

A’ di 16 la decimasesta compagnia del 34. reggimento di linea, comandata dal capitano Berardi, nella contrada Scampitella, presso Anzano (Avellino) attacca 56 reazionarii a ca vallo, che retrocedono nel bosco S. Pietro, dove sopraggiunta la notte non può la truppa raggiungerli, e non se ne ha verun risultamento.

Varìi comuni della provincia di Foggia, e quelli della costa d’Amalfi lamentano la incapacità, e la stravaganza del Governo nella persecuzione del brigantaggio, oscillando sempre in un’altalena di eccessi contrari, e passando dalla più accidiosa incuria, alla più fiera crudeltà.

Da’ 17. A’ 25. Nella. provincia di Foggia si aggiunge una nuova banda alle preesistenti, che ha per capo un Michele Azzarone, agnominato il Cassonaro; – ed un altro di 180 si tiene celata nel vasto bosco Dragonara. – Nell’Abruzzo Aquilano, nella provincia di Benevento altresì sorgono novelle bande, che giornalmente si attaccano con le truppe e le guardie nazionali. – I clamori delle popolazioni del reame per tanti disordini, confusioni, e sangue sparso sono immensi, ma non uditi da alcuno.

A’ 17. – In Penna-piedimonte (Abruzzo) celebrandosi la festa di) Santa Brigida, una banda reazionaria si attacca nel vicino bosco Catania con distaccamento di guardie mobili che trovandosi di numero inferiore vi perde 4. individui uccisi, e 2 feriti, tra’ quali il tenente. giovano di gran coraggio.

A’ 18. Un distaccamento di bersaglieri coni guardie nazionali in tenimento di Ruvo (Puglia) si batte con una banda di 20 realizzatori, che perdono 3 uomini uccisi, nel torrente Lianto; mentre un solo della truppa vi resta morto. 197 Contemporaneamente il Maggiore Maurizia del 24 reggimento, con una colonna mobile, in tenimento di Bari, arresta 12 uomini sospetti di brigantaggio, e per la prima volta si sente, che sieno stati posti a disposizione del Potere giudiziario, senza essere fucilati all’istante.

In Bitonto (provincia di Bari) è pubblicamente affisso un cartello che annunzia come sicura la restaurazione del Be legittimo, ed eccita il popolo a ribellarsi contro l’attuale governo: il Sindaco lo toglie, e lo consegna all’Autorità giudiziaria.

A’ 19. In Tiriolo (Calabria) vi è conflitto fra truppa e reazionarii, uno di questi rimane ucciso, e l’altro è preso, e fucilato. – Nello stesso giorno i carabinieri, e la guardia nazionale di Scanno (Abruzzo) ammazzano un brigante in una imboscata.

E nell’altro comune di Puzzoli (Abruzzo) è arrestato il ricercatissimo capo-reazionario Daniele Hordant-Cicchetti, che nel 1860 fece fuoco contro il generale Pinelli, e sarebbe anche fuggito dalle mani della truppa, se non lo avesse raggiunto il sergente Andreoli nel bosco.

Altri due attacchi vi sono nei giorni susseguenti nel bosco di Migliano, presse S. Angelo de’ Lombardi (Avellino) dove le truppe piemontesi lasciano sul campo 4, soldati morti, e riportano un loro sergente feriti.

Il capitano della guardia nazionale di Bisaccia (Avellino) arresta un brigante e lo consegna al maggiore comandarne il 33 reggimento, che senza altra formatila lo fa fucilare.

Nella notte de’ 20, un drappello di sbandati reazionarii disarma il posto della guardia nazionale di Fragagnano (Terra di Bari); e vi prende 16 fucili. E nel dimani si pratica la stesso nel comune d Montaquila (distretto d’ Isernia).

In questi giorni si osserva lungo la linea occupata dalle bande un gran movimento: quelle di Basilicata passano nelle Puglie, alcune di queste si trasportano in Molise e quelle di Molise trasmigrano in Abruzzo. 198 A’ 22. – Una compagnia di bersaglieri esce da Troja (Paglia) e sostiene un combattimento nel punto detto Visciglito, tra Foggia e Lucera con le bande riunite di Pirro, Varanelli, Petrozzi, e Schiavone, circa 130 individui, e li obbliga a ritrarsi. – Questi per altro aveano già sostenuto un precedente attacco nel pomeriggio de’ 18. sul cosi detto Monte Santo, tenimento di Troja, con un distaccamento dell’8. di fanteria, perdendovi soltanto 3 cavalli.

Altri parziali conflitti avvengono in que’ tenimenti ne’ giorni posteriori: un distaccamento da Apricena esce in perlustrazione, attacca dieci reazionari a cavallo, ne uccide uno, ne ferisce tre, che non gli è possibile di rinvenire, ma i 4 loro cavalli cadono in potere della truppa: – un altro distaccamento della guarnigione dì Lucera combatte presso la masseria Reggente con un drappello di reazionarii, due de’ quali cadono morti, uno è ferito nella fronte; due carabinieri restano uccisi: nel contempo altra colonna di truppa si porta nella contrada Pavoni proprietà del Marchese Nicastro, dove attacca un’altra banda di circa 50 reazionarii, né uccide 3, ne ferisce molti; e perseguita i rimanenti fino a Montearatro. – Quivi il capitano Baralis dell’8. reggimento piemontese postosi in agguato presso la masseria del marchese De Luca nella notte de’ 18. a 19. arresta il capobanda Antonio Campanozzi, e tradottolo a Serracapriola lo fucila.

Nel villaggio Zapponeto (Capitanata) una banda di 80 reazionarii vi disarma la guardia nazionale, impone varie tasse a’ proprietarii fautori del Piemonte, e stabilisce un governo provvisorio.

Nella notte de’ 24. una banda reazionaria di 130 individui invade il comune di Castelluccio in Terra di Lavoro, e vi sfoga vendette; mentre per lo corso di 4 ore la guardia nazionale fa fuoco trinceratasi in una torre.

A’ 25. Il capitano del distaccamento de’ bersaglieri stanziati in Carbonara (Avellino) va ad incontrare una banda di 32 individui, che dopo una prima scarica, si dà in fuga: 199 vi sono feriti dall’una e dall’altra parte, ma nessuno lo è gravemente; e non si ha altro risultamento.

Il governo è in grave apprensione per complotti reazionarii ne’ cosiddetti casali di Cosenza (Calabria) sopratutto nei popolosi comuni di Celico, e Spezzano grande, dove i sintomi si manifestano nelle occasioni con radunanze armate.

Da’ 26. a’31. Una comitiva di 90 briganti tenta invadere il comune di Motta nel giorno 26; ma è respinta.

Una scaramuccia ha luogo nello stesso giorno in Latronico (Basilicata) fra reazionarii e carabinieri.

Il proprietario Vito Angelini, di Noci (Puglia) è catturato per Vendette politiche da un drappello reazionario, e trucidato nel bosco. – Nel dimani (27.) la stessa tragica sorte incontra Andrea Mondella di Bojano (Molise) catturato, insieme co ‘conterranei Gennaro Orlandi, e Francesco Piciocchi da una comitiva di briganti, che rilasciano gli altri due con riscatto pecuniario. In Cervinara (Avellino) a’ 28. è catturato da sette briganti il nominato Pasquale Valente, né può riuscire a’ carabinieri di ripigliarlo. – Contemporaneamente 5. altri paesani sono catturati nell’agro di Guardia Lombarda (Avellino) punto denominato Casazzo di Bisaccia, e sì chiedono da’ briganti armi, e denaro per loro riscatto. Fiere vendette si fanno contro coloro, che si ricusano alle requisizioni fatte da parte de’ briganti: così, è bruciata la masseria di Michele di Nicola nel tenimento di Calitri, per aver rifiutato un cavallo: – in Ricigliano (Salerno) è trucidato il proprietario Nicola Buonavoglìa, mentre passeggiava col fratello presso l’abitato: – A S. Massimo (Molise) depredano 400 pecore a quel capitano nazionale, e minacciano i briganti di aggredire il paese, ma le guardie nazionali de’ vicini comuni di Bojano, e Roccamandolfi li respingono, ripigliando loro gli animali predati.

A ’26. – II capitano Mondino del 45. reggimento alla testa di un distaccamento di 30 soldati, a Castelfranco, presso Benevento batte, e sbaraglia una banda di 70 uomini, uccidendone sei. 200

A’ 27. – Tra Marsiconuovo, e Marsicovetere (Basilicata) in un conflitto fra alcuni di que’ borghesi, ed una piccola banda condotta da Angelantonio Masini questi, ed un altro compagno restano gravemente feriti.

A’ 28. Un distaccamento del 21 reggimento. di linea, e varii carabinieri della stazione di Bovino attaccano e pongono in fuga nel comune di Facto una banda di 80 briganti, ed arrestano varii costoro conniventi.

Nello stesso giorno un drappello di sei briganti a cavallo, chiede all’arciprete D. Luigi De Simone, di Guardia Lombarda, sessanta razioni di viveri per la intera banda idi circa 70; – la quale è immantinente attaccata dal sottotenente Zerbi con un distaccamento. del 34. di linea: la banda a cavallo prende la fuga, le si vendica sull’istante uccidendo 4 animali vaccini a danno dell’arciprete.

A’ 29 la nona compagnia del 22. reggimento comandata dal capitano Bologna, coadiuvata dalla guardia nazionale di Grottaminarda (Avellino) con agnato sorprende la banda reazionaria al ponte di Medito, che sostiene accanito conflitto, e vi cadono morti il capobanda Andreozzi, e 4 de’ suoi rimanendone altri 6. feriti; con perdita di 6. cavalli, fucili e munizioni.

A’ 30. Una banda di 30 briganti aggredisce una osteria in Sicignano.

Nello stesso giorno il tenente Benevelli con un distaccamento del 22. reggimento di fanteria attacca una comitiva di circa 50 reazionarii, in tenimento di Ariano che informati. a tempo, prendono la fuga: – ma la truppa arresta, e fucila alcuni contadini, ohe aveano data informazione delle sue mosse a’ reazionarii.

A’ 31. – Una banda di 80 individui tenta sorprendere il distaccamento di bersaglieri acquartierato in Castronuovo presso Avezzano (Abruzzo); ma è obbligata a retrocedere pel vivo fuoco fatto da’ bersaglieri, uno de’ quali però a nome Giuseppe Pelimonte, vi rifilane deciso. 201 Nello stesso giorno celebrandosi una rinomata fiera nel comune di Montefusco (Avellino) si presentano non più ohe 20 briganti, annunziandosi fintamente come avanguardia di maggior banda: tutti fuggono; ed anche la guardia nazionale si atterrisce: gli aggressori restano liberi a prendersi da’ generi esposti al mercato tuttociò che loro aggrada. Mese di settembre.

A dì 1. Una compagnia del 18. bersaglieri comandata dal capitano Filippo Cartocci a due miglia dal comune di Apice s’impegna in un vivo combattimento con 45 reazionarii, che sono messi in rotta, e lasciano 14 morti sul terreno,1 cavallo, 11 fucili, 4 pistole.

Nello stesso giorno una comitiva di circa 80 degli stessi reazionarii nell’Abruzzo citeriore, cerca assalire la vettura di trasporto del pubblico denaro, che una scorta militare, ben che in iscarso numero, difende coraggiosamente.

In altro plinto il capitano Mangiaracina con un drappello di 45 soldati mette in fuga una banda dr 150 briganti, a’ quali uccide due uomini, e secondo il giornale di Napoli, sequestra armi, munizioni, e medaglie.

Castelsaraceno (Basilicata) è invaso da una banda reazionaria di’ cento individui comandati dal Cavalcante; che disarmano la guardia nazionale; e fanno molto soffrire alle case de’ fautori del Piemonte; e quindi si ritirano tranquillamente. In questo giorno il distaccamento militare avea lasciato Castelsaraceno per assistere alla festività di S. Egidio nel prossimo comune di Latronico. Questo avvenimento mette in costernazione i piemontesisti dell’altro comune di Lauria, che temendo l’eguale invasione restano in armi tutta la notte. 202

A’ 2. Una banda reazionaria aggredisce il comune di S. Sossio (Calabria), che comunque respinta da quella guardia nazionale, pure si accampa a due miglia dall’abitato.

In Avellino sono fucilati quattro de’ briganti, che giorni indietro aggredivano la vettura corriera: il sindaco ripartisce tra le guardie nazionali, che li hanno arrestati, i ducati 38 répertati presso i medesimi.

Una pattuglia mista di carabinieri, e bersaglieri nel lenimento di S. Fele (Basilicata) si attacca con 17 briganti a cavallo comandati da Coppa, 4 de’ quali benché feriti, fuggono con gli altri, ma perdono 2 cavalli.

Nei corso di questa notte una comitiva di 80 individui aggredisce la casa di Donato Ceree, in Biccari (Puglia), che dà I! allarme al paese con un colpo d’arma a fuoco; – accorrono i carabinieri, che inseguendo gli aggressori, ne uccidono uno.

A’ 3. Altra numerosa comitiva minaccia d’invadere Flumeri (Avellino); ma n’è impettita da’ bersaglieri di Roccaminarda.

Ne’ villaggi di Cave, e Catailli, presso Conca (distretto dì Gaeta) è disarmato il posto della guardia nazionale; – e devastata la casa di Angelo Masi. I carabinieri arrestano come: complice di questo attentato il tenente della guardia nazionale Antonio Galdieri.

Nella notte tre carabinieri hanno uno scontro con 10 briganti nel tenimento di Serrastretta (Calabria) e riescono a catturarne uno, che fucilano; – altri 4 ne sono presi e fucilati poco dopo dalla guardia nazionale dello stesso comune.

Nella contrada Piletta, tenimento di Carpineto (Abruzzo) una banda di 18 uomini uccide i due contadini Carmine Dascani ed Eligio Mastronardi.

In Pescopennataro (Molise) i reazionarii. fanno una scorreria nel podere di Domenico Palumbo, e gli uccidono 200 animali pecorini. 203

A’ 5. Due briganti in questa notte si. recano nel villaggio di Tuoro-Funaro, comune di Marzano di Gaeta, ed aggredita la casa di Luigi Cipolla con intenzione di ucciderlo; non avendolo rinvenuto feriscono invece mortalmente la moglie.

La banda d’un tal Nerone, composta di 30 uomini, saccheggia, e disarma i villaggi di S. Pietro, di Pòlocia e di Campinola, provincia di Salerno.

Un distaccamento della guardia nazionale di S. Martino (Basilicata) co’ carabinieri, insegue una banda di 60 individui, ne ferisce due, e ne uccide uno.

Nelle ore pomeridiane si mostra fino ad un miglio dall’abitato di S. Severo (Puglia) una banda di 100 reazionarii; togliendo da quelle campagne tutti i cavalli per po terne montare: è spedita ad incontrarla una compagnia dì soldati di linea.

A’ 6. In questa notte un drappello di bersaglieri, e guardie nazionali di Cicciano (Terra di Lavora) in perlustrazione, giunti al punto denominato S. Martino, cadono in un agguato teso da’ reazionarii, che facendo una scarica d’armi, uccidono il sergente nazionale Sebastiano Caliendo, e profittando del buio della notte, sfuggono ad ogni ricerca.

A’ 7. Mostratasi mia banda reazionaria di 200 individui nella contrada Canestrelle, tenimento del comune di Candela (Puglia) è attaccata dal colonnello piemontese Balzani con 40 bersaglieri, e 40 cavalleggieri di Lucca, che uccide 15 della banda, ne ferisce molti, e prende 19 cavalli, e varie armi, e munizioni.

Presso S. Paolo (anche Puglia) un distaccamento di 60 guardie nazionali della vicina città di Severo comandata dal tenente Tommaso La Cicilia attacca il fuoco con una banda di 90 individui, che resiste per 5 ore, e si ritira con tre feriti; essendo però rimasto ferito esso La Cicilia.

Nel dimani d’ordine del comando militare della provincia i carabinieri. arrestano il sindaco, ed il capitano della guardia nazionale del suddetto comune di S. Paolo, 204 che traducono ignominiosamente in carcere, come incolpati di aver impedito a’ pochi volenterosi del paese di prendere le armi contro i reazionarii, che si battevano a 100 passi dal paese.

Dopo un attacco di qualche ora un drappello militare insegue nella montagna di Cesima, tra Conca, e Gallnccio (Terra di Lavoro) una banda di circa 50 individui, uno de’ quali è preso, e fucilato all’istante, riconosciuto per abitante del primo de’ detti paesi.

Identico caso avviane contemporaneamente nel tenimento di Scanno (Abruzzo) con la fucilazione di altro individuo.

A’ 8. Minacciosa è la banda che scorre le montagne di Moro, e S. Gregorio (Basilicata) dove a’ proprietarii, che sono reputati favorevoli a’ piemontesi, usano le rappresaglie di uccidere gli animali caprini e pecorini.

A’ 9. Il distaccamento di Sora (Terra di Lavoro) del 46. reggimento si attacca co’ reazionarii, che fuggono con la perdita di un morto, e di vari feriti.

I reazionarii comandati da Tristany, verso Rendinara (Abruzzo) si attaccano con un distaccamento di bersaglieri piemontesi, uno de’ quali rimane ucciso, e l’uffiziale leggermente ferito: sono feriti parimenti due de’ primi, che si curano a Polleparto presso il convento di Trisulti.

Un piccolo drappello reazionario assale e ferisce un carabiniere, ohe si recava per servizio da Torchiara a Salerno.

Il distretto di Vasto (Abruzzo) è infestato da un’audace banda di circa 200 reazionarii, aumentata tuttogiorno dalla gioventù de’ luoghi, che mette lo scompiglio tra i proprietarii favorevoli al nuovo ordine di cose introdotto colà da’ piemontesi.

A’ 10. Il distaccamento militare di Torricella (Abruzzo arresta, dopo accanita resistenza, il reazionario Nicola d’Ulisse, già soldato del 55. reggimento, e sull’istante lo fucila.

Una banda reazionaria minaccia d’invadere nelle ore pomeridiane il comune dì Casalbore, 305

la cui guardia nazionale resiste con due ore di fuoco; in esito del quale la banda si ritira con due feriti. Allo avviso accorre da Ariano nella notte stessa il capitano Gloag con truppa ed artiglieria; ma i reazionarii dopo poche fucilate, dalle quali rimane ucciso un artigliere si ritirano.

Di un distaccamento militare di 20 bersaglieri comandato dal sotto-tenente Paolo Pizzi, lombarda, giovane di 21 anni, due soli riescono a salvarsi in m conflitti contro i reazionarii al numero di circa 200 al ponte di S. Venere presso Lacedonia (Avellino) comunque il cennato uffiziale avesse cercato fortificarsi nella prossima masseria S. Antonio, che i nemici davano alle fiamme; per cui uscendone disperatamente col sergente, e con sette de’ suoi, vengono tutti uccisi a colpi di baionette.

A’ di 11. Nuovi combattimenti fra truppa, e reazionarii alle Corcelle, pressa Agevola; presso Melfi (Basilicata) durato due ore, – altri su le alture di Torciero, – a Montecalvo, – nel comune di S. Gregorio a Taverna S. Felice; – e presso Roccarasa (Abruzzo).

A’ 12. Le province del napoletano si trovano sotto un doppio stato di assedio, l’uno imposto dal nuovo governo; – e l’altro dalle bande reazionarie, alle quali molto meno si può resistere, dopo il generale disarmamento eseguito dal primo. Le seconde entrano nell’abitato del comune di S. Bartolomeo in Galdo (grossa borgata nel Beneventano). dove per 4 ore sostengono un vivo fuoco con la truppa e dopo si ritirano.

Le bande stesse dimorano poi per duo giorni nel prossimo comune di Montefalcione, dove non ostante te atroci repressioni e incendi cagionati nel decorso anno: dal Prefetto de Luca, e dagli ungheresi, sono sempre più pronunziate le simpatie reazionarie; e le bande anzidette rompono ivi le statue, ed emblemi del governo invasore. 206 Da 13 a’ 22. Piccole bande reazionarie scorrazzano a vista di Napoli, ed una n’è inseguita a Chiaiano villaggio della Capitale. In questa l’allarme è tale, che nella sera de 13 vari distaccamenti delle guardie nazionali del 5.6. 7.8. battaglione, sotto il comando del generale Carrano, e 40 carabinieri, fanno una escursione nel tenimento di Capodimonte, dove si diceva aggirarsi una comitiva di 80 reazionarii.

Ed un altra, di 50 a cavallo da 4 mesi domina ne’ vari paesi del Beneventano, e della provincia di Avellino,taglieggiando su’ comuni a danno de’ possidenti più facoltosi, e devoti al governo subalpino; come sperimentano i comuni di Buonalbergo, S. Giorgio, Ginestra, e Montecalvo.

A’ 23. Parte dello abitato, di Pescopagano (capo luogo mandamentale in Basilicata) è oggi assalito da una banda reazionaria, che si vendica delle sofferte persecuzioni contro i poderi de’ liberali più noti e de’ deputati.

Da’ 24 a’ 30. Da notizie riferite per l’organo di persone imparziali, reduci dalle Puglie, si ha, che ne’ boschi di Monticchio il Crocco comanda oltre i 500 uomini, sparpagliati in piccole bande da’ 15 a’ 30 individui, in varie direzioni, che si concentrano a feconda delle imprese che tuttogiorno tentano; godendo sempre le simpatie, ed i favori delle popolazioni agricole, che cordialmente avversano ì piemontesi.

Le bande poi del Matese (Appennino), che possono padroneggiare per varie direzioni le provincie di Terra di lavoro, di Avellino, di Benevento, di Molise e comunicare agevolmente con le Puglie, e gli Abruzzi (oltre la metà del reame) sembrano fatte più audaci dalla stessa loro poca forza numerica; e diventano, più feroci vedendo ringagliardirsi la persecuzione loro mossa con lo stato d’assedio. La truppa ogni giorno, or qua o là, ha dei scontri, senza però nessun frutto; «perché i briganti (secondo la espressione della stampa officiale, ed officiosa) non impegnano mai serio combattimento, sono velocissimi nella fuga; ben informazioni de’ luoghi; e godono le simpatie delle popolazioni». 207 Mese di ottobre.

A di 1. Da una relazione officiale del generale piemontese conte Masé de la Roche, comandante territoriale nelle Paglie (pubblicata in vari giornali di Torino) si ha, che nella sola provincia di Foggia negli ultimi undici giorni inclusivamente fino ad oggi, vi sono statila combattimenti fra truppa, e reazionari, e 4 fucilazioni di questi ultimi; cosi distinte: – «a’ 21 settembre, attacco con 31 briganti; – a’ 22 con 30 briganti: – a’ 23 con 70; – a’ 24 con uno; a’ 26 due scontri; – a’ 27 uno scontro; – a’ 29 due scontri; – a’ 30 due scontri, – ed anche due nel 1 ottobre. – Si sono fucilati senza processo a’ 24 un brigante; un altro a’ 26; – un nitro a’ 29; – un altro al 1 ottobre».

Come documento di questa flagrante guerra civile, è utile riportare interamente il testo di un Ordine del giorno, anche in data di oggi, in via confidenziale, comunicato dal medesimo generale alla truppa da lui comandata; –

«COMANDO GENERALE DELLE TRUPPE ATTIVE NELLA CAPITANATA E DELLO STATO D’ASSEDIO.

«Confidenziale. A’ signori comandanti di corpo e distaccamenti.

«Il sottoscritto ha qualche ragione di credere, che non tutti i militari da esso dipendenti sieno penetrati della missione, che ha l’esercito in queste provincie, la quale missione, per quanto esiga pur troppo l’applicazione di misure di rigore, – non esclude tuttavia che si debba procurare, per quanto è possibile di rialzare lo spirito delle popolazioni, e specialmente della classe più misera, e tenuta più abbietta, voglio dire i coltivatori e pastori. È questa missione civilizzatrice, che ha il soldato d’un libero governo, di mostrare, cioè, 208 anche alla infima classe per la cordialità del tratto come un riflesso della paterna cura, che ha Io Stato per tutti i cittadini, indistintamente eguale: con ciò, ripeto, non si esclude punto il più fermo contegno per attenere quanto spetta al soldato, o quanto può essere utile alle operazioni per la sicurezza pubblica: – ciò non esclude punto, come più sopra ho detto, l’applicazione delle più severe, e dicasi pure anche delle estreme misure di rigore; ma però senza mai abbandonarsi ad ingiuriose e degradanti qualificazioni allusive ad una intera popolazione o ad una intera classe, di cittadini; né tanto meno a mali trattamenti ecc, provocati talvolta dal solo non intendersi il dialetto degli abitanti; mentre a ben più forte ragione non intendono essi il nostro; né tampoco la lingua italiana. – I signori comandanti. de’ corpi tutti dipendenti da questo comando, vengono perciò invitati ad inculcare bene a’ loro dipendenti di qualunque grado a volersi strettamente uniformare alle intenzioni del sottoscritto, che in certo qual modo ne li terrà responsabili, dovendo essi aver mezzi di far loro intendere, che non già si esige da essi un contegno d’imbelle mansuetudine, ma solo si vuole escludere, la inutile ed insultante durezza.

Giacciono. nelle carceri in gran numero carcerati sul di cui conto non si sa qual misura prendere, per non avere assolutamente alcun dato su la loro carcerazione, tranne la imputazione vaga di connivenza col brigantaggio.

Non di rado si vede anche, che persone così arrestate dimostrano con evidenti pruove, essere state invece vittime esse stesse de’ briganti prima, e poscia di denunzie per private vendette; oltre lo smacco che ne viene ad avere l’Autorità col doverle mettere in libertà, a memo di ostinarsi in un evidente diniego di giustizia, si fanno con ciò nuovi nemici al governo, del quale si veggono trattati così arbitrariamente. – Meschina è poi la figura, che fa l’autorità stessa superiore col non aver nessun dato in mano per provare la loro colpabilità; 209

e talvolta non l’ignorare finanche per lunghi giorni il motivo dell’arresto fondato o infondato che sia. – I signori comandanti di corpi, o di distaccamenti sono perciò invitati ad accompagnare sempre l’atto degli arresti che facessero, di succinto rapporto fondato su’ fatti, che diano almeno una probabilità di provare la colpabilità bell’arrestato: beninteso, che poi briganti colti con l’armi alla mano, o in flagrante delitto di ricatto, di spionaggio, di ricettazione di malfattori, si continuerà sempre, come per lo passato, alle estreme misure, assumendone la risponsabilità il comandante della forza che operò l’arresto, o la cattura, senza altro bisogno di chiedere autorizzazioni.

Infine consta pure al sottoscritto, ohe nel perlustrare, od occupare le masserie, si permettono i soldati di appropriarsi pollami, o altri generi di mangiativa, furtivamente dando così poca buona opinione dì se agli abitanti, che in tali atti di prepotenza possono quasi vedere ripetuti i fatti di rapina, che siamo invece chiamati a reprimere. Anche su di ciò ricbiamo l’attenzione de’ Comandanti dei corpi, de’ distaccamenti, o delle colonne mobili, che chiamerò pure pecuniariamente risponsabili de’ danni fondatamente reclamati. È ovvio, che quando la truppa abbisogna di cibo, si prende dov’è, ma deve essere il comandante che fa regolarmente la requisizione dell’occorrente, e non mai il soldato arbitrariamente».

Foggia 1 ottobre 1862.

Il Brigadiere Comandante
firmato = CONTE MAZÈ DE LA ROCHE

continua…..

fonte

https://www.eleaml.org/sud/stampa2s/02_Colpo_d_occhio_su_le_condizioni_del_reame_delle_due_Sicilie_nel_corso_del_1862.html

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