Don Bosco e la persecuzione Risorgimentale
Pubblichiamo il testo della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de “Il Timone”, ha tenuto a Radio Maria giovedì 23 novembre 1999, durante la “Serata Sacerdotale”, condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall’ autore.
l. Continuiamo le nostre conversazioni
sul tema delle persecuzioni che i cristiani hanno subito nel corso della ormai
bimillenaria storia della Chiesa. Il nostro è un tentativo di leggere la
storia, di conoscere quanto è accaduto m passato, nel passato lontano e in
quello vicino, per trarne insegnamenti utili in primo luogo alla nostra vita di
fede e poi per capire il significato dei fatti accaduti.
2. Questo compito è importante, perchè viviamo in tempi caratterizzati dal
regno quasi incontrastato della menzogna, dove si offende la Chiesa e si
denigra la sua storia, e che vedono i cattolici incapaci di reagire
adeguatamente.
3. Anzi, tanto più cresce la calunnia contro la storia della Chiesa, tanto più
viene chiesto al Papa, che è il Pastore della Chiesa universale, di scusarsi,
di domandare perdono, perchè la Chiesa sarebbe colpevole di tutte, o quasi
tutte le malefatte del passato.
4 Questo è il clima che si respira oggi. Noi non ci lasciamo certo
impressionare da questa calunniosa campagna propagandistica. Anzi, crediamo che
verrà il tempo in cui qualcuno domanderà perdono alla Chiesa e ai cattolici per
i torti, le umiliazioni e le persecuzioni che hanno subito nella loro storia.
5. Vedete bene che il nostro è un intento anche un po’ polemico – non lo si
deve nascondere -, ma la polemica, quando è seria, e parte fondamentale
dell’apologetica. E le nostre – lo sanno bene gli amici radioascoltatori – sono
conversazioni di carattere apologetico.
6. Questa sera parleremo di una persecuzione avvenuta in casa nostra, nella
nostra Italia, persecuzione della quale poco si parla e ancor più poco si
conosce. E` la persecuzione scatenata contro la Chiesa cattolica dai governi
liberali e massonici che, nel secolo scorso, hanno fatto il Risorgimento.
7. Studiamo il Risorgimento fin dalle scuole elementari. A scuola ci viene
insegnato che, nel secolo scorso, i popoli italiani, divisi in tanti Stati,
diedero vita ad un processo, sotto la guida del Regno piemontese, per liberarsi
dall’occupazione straniera o dai sovrani reazionari e per conquistare l’unità
della Penisola. Le famose “Guerre di indipendenza”, ci viene detto, furono
volute proprio per liberare l’Italia e per unificarla politicamente e
geograficamente.
8. Per verificare l’attendibilità di questa storia, ci faremo guidare da un
libro documentatissimo della studiosa Angela Pellicciari, intitolato
significativamente “Risorgimenlo da riscrivere”, edito da Ares e da un altro
bel libro del giornalista Antonio Socci, intitolato “La società dell’allegria”
edito da Sugarco, dove si parla di don Bosco, personaggio straordinariamente
importante per la storia del secolo scorso e del quale parleremo anche nel
corso di questa conversazione.
9. Sapete bene che la nostra Italia è l’unico Paese d’Europa che ha conquistato
l’unità nazionale attraverso un duro contrasto con la propria Chiesa.
Naturalmente, nel caso dell’Italia, si sta parlando della Chiesa cattolica.
10. Perchè lo Stato sabaudo, il Regno sardo-piemontese che si dice
costituzionale e liberale, che si è messo alla guida del processo che ha
portato all’unità d’Italia, che ha combattuto contro lo straniero per la
libertà, ha perseguitato duramente la Chiesa? Perchè, nel secolo scorso, ha
voluto colpire il potere temporale del Romano Pontefice?
11. Si può rispondere, seguendo il ragionamento della Pellicciari, che la
persecuzione dei cattolici nell’Italia dell’Ottocento ha origini lontane. Parte
dalla Roma descritta dall’eretico Martin Lutero, che ha dato inizio nel XVI
secolo alla cosiddetta Riforma Protestante.
12. Lutero definiva Roma, la città del Papa, come la “prostituta Babilonia”. Da
allora, tutta la stampa moderna di impronta protestante, illuminista e
liberal-massonica, ripete in modo ossessivo una serie di ritornelli, una serie
di leggende contro Roma che a furia di essere raccontate finiscono per
convincere i più sprovveduti.
13 Nasce cosi la leggenda della Roma cattolica, della città capitale della
superstizione religiosa, della Roma papalina, dello Stato Pontificio dove, nel
secolo scorso, regnava la barbarie e il potere del Papa veniva esercitato con
la forza, per reprimere quel popolo che voleva liberarsi da un sovrano metà
politico e meta religioso.
14. Per unificare l’Italia sotto il Piemonte, bisognava mettere fine allo Stato
della Chiesa, allo Stato Pontificio. Ma non era un’impresa facile – ricorda
Angela Pellicciari – perchè lo Stato Pontificio esisteva da più di mille anni,
era l’unico Stato al mondo nato grazie a donazioni e quindi non costituito con
la forza, era il baluardo dei cristiani di tutto il mondo, e soprattutto era lo
strumento che consentiva al Papa di essere libero di fronte al potere politico
(ricordiamo che tutte le “chiese” protestanti, che hanno abbandonato Roma,
anche in nome di una presunta ricerca di libertà, hanno finito miseramente per
essere controllate dai poteri politici locali).
15. A partire dal l848, il Parlamento piemontese dà il via ad una formidabile
campagna di denigrazione della Chiesa cattolica, getta fango sui religiosi e
sullo Stato Pontificio, accusato di essere male amministrato, sanguinario,
retrogrado e nemico dell’unità d’Italia.
16. Ora, che lo Stato Pontificio fosse, nel secolo scorso, il più arretrato
degli Stati preunitari, insieme al Regno delle due Sicilie, dei Borboni, questo
lo abbiamo sentito dire fin da quando frequentavamo le classi elementari.
17. Qui sarebbe opportuno mettere mano ai documenti e studiare bene i dati. E
qualche dubbio è più che lecito, visto che i documenti narrano, per fare un
solo esempio, che lo Stato Pontificio, tanto denigrato, raggiunse il pareggio
di bilancio nel l859.
18. Non abbiamo tempo per approfondire, ma le stesse cose potrebbero dirsi per
il Regno delle due Sicilie. Antonio Socci ci ricorda che in quel Regno c’erano
in proporzione meno poveri che a Parigi e a Londra. E ancora: erano in vigore
le tasse più lievi di tutta l’Europa, la prima flotta italiana, una popolazione
cresciuta di un terzo dal 1800 al 1860, un debito pubblico che era un quarto di
quello dello Stato piemontese.
19. Continua Antonio Socci: “E` sorprendente verificare che nei primi tre censimenti
generali si ha nel Sud una percentuale di addetti nel settore industriale
addirittura superiore a quella delle zone più avanzate del Nord (con un 17,4%
contro un l4,8% della Lombardia” (p. l59).
20. Tutti dati che ci fanno capire come la favola di un Sud che nel secolo
scorso era rozzo e arretrato rispetto al Nord progressista e avanzato, la
favola di un Sud borbonico che ha ricevuto dal Nord piemontese
liberal-massonico il progresso e la civiltà sia sostanzialmente – appunto –
solo una favola.
21. Torniamo alla campagna di denigrazione nei confronti della Chiesa
cattolica. Non è un caso se il primo Parlamento elettivo dello Stato
piemontese, nel 1848, inizia i suoi lavori con una furibonda battaglia
parlamentare contro gli Ordini religiosi, e specialmente contro i Gesuiti. La
dura persecuzione contro la Chiesa dal Piemonte si estenderà man mano a tutti
gli Stati italiani, quando questi cadranno uno dopo l’altro sotto il dominio
della dinastia sabauda.
22. I liberali, e naturalmente la Massoneria, identificano gli Ordini
religiosi, che sono attivissimi in tutta Italia sia nella missione, sia
nell’aiuto ai poveri e soprattutto nell’istruzione e nell’educazione, come i
nemici del nuovo Stato. Liberali e massoni vogliono creare una nuova morale e
una nuova Religione, vicina al Protestantesimo, a scapito della religione
cattolica, professata da tutto il popolo.
23. Per realizzare il compito di eliminare gradualmente il Cattolicesimo dalla
testa e dal cuore del popolo italiano, obbiettivo primario della Massoneria, lo
Stato piemontese trova aiuta nelle altre potenze internazionali, specialmente
nell’Inghilterra protestante.
24. E non è un caso che Garibaldi decise con i suoi Mille di sbarcare a
Marsala, che allora era una sorta di feudo britannico. Sì, perchè dobbiamo
sapere che fu il governo inglese, decisamente avverso alla Chiesa cattolica, a
finanziare con una somma che oggi può essere stimata in molti milioni di
dollari, la spedizione garibaldina (cfr. Vittorio Messori, Pensare la storia,
pag. 260). E l’Inghilterra aveva come scopo colpire il papato nel suo centro
temporale, cioè l’Italia, per dare vita ad uno Stato protestante e laico.
25. E non è un caso che il 20 settembre l870, giorno che vede i bersaglieri
entrare da Porta Pia e che segna la fine dello Stato Pontificio preunitario, si
vede anche un pastore protestante entrare a Roma con un carro carico di Bibbie
protestanti, stampate dalla Società Biblica britannica. Il progetto di
“de-cattolicizzare” l’Italia e di “protestantizzarla” muoveva passi molto
concreti.
26. Ora, noi non abbiamo il tempo di soffermarci sugli innumerevoli episodi di
questa persecuzione. Molti fatti, molti dati, li potete trovare nei testi di
Antonio Socci e di Angela Pellicciari che ho citato. Ma qui non possiamo
dimenticare alcuni tra i primi provvedimenti presi contro la Chiesa.
27. Dopo l’approvazione, nel l850, delle leggi Siccardi (Siccardi era un
ministro) con le quali si aboliva il foro ecclesiastico, veniva diminuito il
numero delle feste religiose, si stabiliva l’obbligo agli ecclesiastici di
chiedere l’autorizzazione per ricevere eredità e donazioni (questa norma andava
a colpire un antichissimo costume dei credenti, grazie al quale la Chiesa aveva
avuto i mezzi necessari per svolgere la sua missione senza farsi ricattare dal
potere politico), con l’approvazione delle leggi Siccardi – dicevo – legge
approvata l’8 aprile l850 e sanzionata dal Re il giorno dopo, si scatena una
feroce persecuzione.
28. L’arcivescovo di Torino, monsignor Fransoni, viene arrestato, gli vengono sequestrati
tutti i beni, poi viene esiliato e morirà lontano dalla sua città. Anche
l’arcivescovo di Cagliari, monsignor Marangiu-Nurra viene arrestato e
deportato. Il direttore del giornale cattolico L’Armonia viene arrestato e
incarcerato per avere criticato le leggi Siccardi.
29. Dunque, vedete bene che lo Stato liberal-massonico si vantava di combattere
per la “liberta”, arrestando vescovi, sacerdoti e laici che difendevano la
Chiesa. Sarà opportuno ricordare tutte queste cose, specialmente quando gli eredi
politici di quei signori ci vengono a dare lezioni di democrazia.
30. Proseguiamo nelle nostre considerazioni. Teniamo ben presente che quando
sui libri di testo scolastici si parla di Parlamento piemontese non si deve
intendere una assemblea eletta dal popolo, espressione di una sovranità
popolare, come avviene nelle democrazie moderne. Tutt’altro. Infatti, quando si
vota il 27 aprile del 1848 per eleggere il primo Parlamento, su un totale di
4.904.059 abitanti, il diritto di voto viene dato solo a 83.369 elettori, pari
all’1,70% della popolazione.
31. Se poi teniamo presente che vanno a votare solo 53.924 cittadini, cioè poco
più della meta degli aventi diritto, capite bene che le misure repressive
contro la Chiesa cattolica vengono prese in un Parlamento che è tutto tranne
che democratico, è tutto tranne che espressione della volontà popolare.
32. La persecuzione contro la Chiesa viene dunque decisa, non dai popoli
oppressi, ma da poche èlites liberal-massoniche. E queste èlites stabiliscono,
tra le altre cose, anche la soppressione della Compagnia di Gesù, cioè dei
Gesuiti, l’esproprio di tutti i suoi beni (compresi libri, arredi sacri e
quadri) e decretano il domicilio coatto dei Padri, per evitare che abbiano
contatti (allora si usava dire “per evitare che appestassero”) con la
popolazione.
33. Contemporaneamente a Roma, il triumvirato capitanato da Mazzini decreta la
fine del potere temporale dei papi nell’anno 1849. Il Papa Pio IX, costretto a
fuggire a Gaeta, denuncia questa aggressione ricordando come sia impedita al
Pontefice ogni comunicazione con il clero, con i vescovi e con i fedeli. Roma
si riempie di personaggi strani: apostati, socialisti, eretici, pieni di odio
verso la Chiesa. La grande borghesia liberale si impossessa dei beni, dei redditi
e delle terre della Chiesa. Gli edifici ecclesiastici sono spogliati dei loro
ornamenti e vengono adibiti ad altri usi. I preti e i religiosi vengono
aggrediti, imprigionati e uccisi.
34. Tutto questo, si badi bene, in nome della “libertà” dalla tirannia del Papa.
35. L’anno l855 vede un’altra tappa della persecuzione anticattolica. Il Re
firma il decreto del Parlamento che sopprime gli Ordini contemplativi e gli
Ordini mendicanti, cioè Francescani e Domenicani, con la motivazioni che questi
Ordini religiosi sono ormai inutili, i loro membri non lavorano, non producono.
Lo Stato risorgimentale può benissimo fare a meno di loro.
36. Sono le stesse motivazioni che abbiamo sentito in questo secolo in molti
paesi comunisti, motivazioni accampate per eliminare fisicamente la presenza
dei cattolici.
37. Torniamo alla persecuzione. Nel 1861 si possono contare ben 70 vescovi
rimossi dalla loro sede o addirittura incarcerati, centinaia di preti in
prigione, 12.000 religiosi e suore che vivevano nel Sud appena annesso al
Piemonte sbattuti fuori dai conventi. Antonio Socci riferisce anche di 64
sacerdoti e 22 frati fucilati, perlopiù in Meridione. Dopo la presa di Roma, si
registrano ben 89 sedi vescovili vacanti in tutta Italia. I vescovi nominati
dal Papa non possono prendere possesso delle loro chiese perchè lo Stato
unitario lo impedisce.
38. A questo punto, per una lettura cattolica di quanto sopra descritto, mi
pare opportuno ricordare la figura di un grande santo che ha vissuto di persona
quella persecuzione: don Giovanni Bosco.
39. Nel dicembre del 1854, mentre in Parlamento era in discussione la legge per
la soppressione degli Ordini religiosi e l’incameramento dei loro beni, il
nostro Don Bosco fa un sogno destinato a scatenare un vero terremoto nella
famiglia reale. Un sogno così importante che don Bosco sente la necessità di
informare immediatamente il Re.
40. Invia una lettera al Re con la quale lo informa di aver sognato un bambino
che gli affidava un messaggio. Il messaggio diceva: “Una grande notizia! Annuncia:
gran funerale a corte”.
41. Un messaggio inquietante, capite bene, ma evidentemente urgente e grave,
secondo il santo torinese.
42. Alcuni giorni dopo, don Bosco invia un’altra lettera, visto l’atteggiamento
non certo incoraggiante del Re dopo il primo avvertimento. Un altro sogno e di
nuovo quel bambino che diceva: “Annunzia: non gran funerale a corte, ma grandi
funerali a corte”. E don Bosco invitava espressamente il Re a schivare i
castighi di Dio, cosa possibile solo impedendo a qualunque costo l’approvazione
di quella legge.
43. Il Re, per la verità mal consigliato, non presta ascolto. E quanto aveva
previsto don Bosco comincia inesorabilmente ad avverarsi.
44. Il 5 gennaio l855, mentre il disegno di legge è presentato ad uno dei rami
del Parlamento, si diffonde la notizia di una improvvisa malattia che ha
colpito Maria Teresa, la madre del Re Vittorio Emanuele IL E sette giorni dopo,
a soli 54 anni di età, dunque ancor giovane, la Regina madre muore.
45. I funerali sono previsti per il giorno 16 gennaio. Mentre sta tornando dal
funerale, la moglie di Vittorio Emanuele II, Maria Adelaide, che ha partorito
da appena otto giorni, subisce un improvviso e gravissimo attacco di
metro-gastroenterite.
46. Proprio quel giorno il Re riceve un’altra lettera di don Bosco, una lettera
chiara. Ecco ciò che vi era scritto: “Persona illuminata ab alto [cioè
dall’alto] ha detto: Apri l’occhio: è già morto uno. Se la legge passa,
accadranno gravi disgrazie nella tua famiglia. Questo non è che il preludio dei
mali. Erunt mala super mala in domo tua [saranno mali su mali in casa tua]. Se
non recedi, aprirai un abisso che non potrai scandagliare”.
47. Ora, queste cose possono anche turbare qualcuno. E turbano anche quei
cattolici che non sono più capaci di leggere la storia come la leggevano don
Bosco e i cattolici dell’Ottocento. E quella lettura della storia dice che Dio
è Re e Signore della storia e che l’uomo non può sfidarlo impunemente.
48. Sarebbe opportuno ed estremamente utile riflettere e meditare su questo punto.
49. Quattro giorni dopo quest’ultima lettera, la giovane moglie del Re, la
regina Maria Adelaide, a soli 33 anni, muore. Era il 20 gennaio l855.
50 Non è finita. Quella stessa sera del 20 gennaio, il fratello del Re,
Ferdinando, duca di Genova, riceve il sacramento dei morenti e muore l’11
febbraio. Aveva anche lui, come la Regina, solo 33 anni.
51. Nonostante questi avvertimenti, nonostante l’avverarsi di tutte le
previsioni di don Bosco, il Re non si muove. La legge viene approvata il 2
marzo, con 117 voti a favore contro 36. In maggio la legge passa al Senato per
la definitiva approvazione. Ma il giorno 17, a un passo dall’approvazione, si
verifica una nuova sconcertante morte nella famiglia reale: muore il piccolo
Vittorio Emanuele Leopoldo, il figlio più giovane del Re.
52. Il Re firmò e con quella legge ben 334 case religiose venivano soppresse
per un totale di 5456 religiosi (cfr. Renato Cirelli, La Questione romana,
Mimep-Docete, p. 31). Era il 29 maggio del 1855. Da Roma arrivo la “scomunica
maggiore” (che può essere annullata solo dal Papa) per tutti “gli autori, i
fautori, gli esecutori della legge”. La scomunica andava a colpire un Re che si
diceva cattolico.
53. Pio IX, nonostante le offese, le umiliazioni e le persecuzioni subite
personalmente e dalla Chiesa di cui Lui era pastore, nel 1859, su richiesta di
Vittorio Emanuele, accorderà il perdono pieno e senza condizioni al Re. Fatto,
questo, che ci fa comprendere la grandezza di un Pontefice che la storiografia
ha purtroppo denigrato.
54. Sempre intorno a questa legge, Messori ci ricorda, nel suo bel libro
“Pensare la storia” un altro fatto straordinario, che riguarda ancora don Bosco.
55. Nel 1855, in piena lotta della Chiesa contro la legge Rattazzi, don Bosco
pubblica un opuscolo. Dapprima, il governo liberale piemontese ne decide il
sequestro, che poi non viene eseguito per paura di fare pubblicità al prete di
Valdocco.
56. In quell’opuscolo don Bosco ammoniva Vittorio Emanuele II, rifacendosi a
qualcuno dei suoi sogni e alle sue abituali e straordinarie intuizioni, perchè
non firmasse quella legge. Scriveva testualmente don Bosco: “la famiglia di chi
ruba a Dio è tribolata e non giunge alla quarta generazione”.
57 Un avvertimento grave e inquietante, ma pur sempre una profezia che oggi è facilmente
verificabile, solo facendo un po’ di conti.
58. Vittorio Emanuele II muore a soli 58 anni, a quanto pare di malaria, cioè
di quella febbre presa proprio a Roma dove i suoi bersaglieri erano entrati
otto anni prima.
59. Il suo primo successore, Umberto I muore 56enne a Monza, sotto i colpi di
pistola dell’anarchico Bresci.
60. II secondo successore, Vittorio Emanuele III, scappa di notte, di nascosto,
dal Quirinale, l’8 settembre del 1943 e tre anni dopo sarà costretto ad
abdicare.
61. Come non ricordare – a questo punto – l’enorme smacco per quel mondo
laicista che aveva soppresso lo Stato Pontificio. Infatti, in quel tragico 8
settembre del 1943, il popolo romano, visto che il governo si era dissolto e
dissolto era anche quello Stato che si era costituito con le cannonate di Porta
Pia, si stringe di nuovo intorno al Papa Pio XII, ridandogli spontaneamente
l’antica autorità. E quando i tedeschi lasciano la città, la popolazione di
Roma si riversa in Piazza San Pietro per acclamare Pio Xll con il titolo di
“difensore della città”.
62. Come non ricordare a chi si esercita nella denigrazione del Papa e della
Chiesa che Pio XII era l’unico dei potenti che non aveva abbandonato Roma nel
momento del pericolo. tutti gli altri erano scappati.
63. Torniamo alla profezia di don Bosco. Il terzo successore, Umberto II, fu un
re “provvisorio”, per meno di un mese e, perduto il referendum popolare, deve
accettare un esilio senza ritorno.
64. Come si vede facilmente, alla quarta successione, alla “quarta generazione”
come scriveva don Bosco, i Savoia non sono giunti.
65. Che lezione possiamo trarre da questi fatti, lezione che risulti utile –
come dicevo in apertura di conversazione – alla nostra fede?
66. Propongo una riflessione. Possiamo ricordare che i cattolici alla don
Bosco, che tutti i cattolici del secolo scorso, come i cattolici di sempre,
leggevano la storia sub specie aeternitatis, cioè con gli occhi rivolti a Dio,
con uno sguardo alla vita eterna.
67. Per loro Dio era veramente il Signore della storia, della storia dei
singoli e delle nazioni, il Signore dei sudditi ma anche dei Re. Per loro la
Chiesa era veramente la Chiesa di Gesù Cristo e attaccare la Chiesa,
perseguitarla, umiliarla, opprimerla, era lo stesso che perseguitare Gesù
Cristo.
68. E per quanto possa sembrare un po’ duro, soprattutto in tempi di buonismo
imperante, la storia insegna che offendere Dio non è un gesto che resta
impunito, se ovviamente non ci si pente.
69. Allora l’invito che emerge da questa conversazione è duplice. Da un lato:
preghiamo per quelli che ancora oggi perseguitano la Chiesa, perché Dio usi
loro misericordia; ma rallegriamoci per il dono della fede e per l’appartenenza
alla Chiesa cattolica. Ce ne rallegriamo e non ci vergogniamo.
70. Naturalmente, operiamo anche perché queste persecuzioni non si abbiano a
ripetere.
71. Questo è tutto. Ci risentiamo, a Dio piacendo, fra quindici giorni.
Bibliografia
Angela Pellicciari, Risorgimento da riscrivere. Liberali e massoni contro la Chiesa, Ares, Milano l998
Antonio Socci, La società dell’allegria. Il partito piemontese contro la Chiesa di don Bosco, Sugarco, Milano l989
Vittorio Messori, Un italiano serio. Il beato Francesco Faà di Bruno, Paoline, CiniseIlo B.mo (MI) 1990
Renato Cirelli, La Questione Romana. Il compimento dell’unificazione che ha diviso l’Italia, Mimep-Docete, Pessano (MI) l997
Gianpaolo Barra