ELEONORA PIMENTEL FONSECA UN PO DI QUA E UN PO DI LA E CONTRO LE DONNE
A darle i natali nel 1752 fu Roma, dove nacque, in via di Ripetta, dai portoghesi Clemente e Caterina Lopez per poi trasferirsi nel 1760 a Napoli. Sotto la guida dello zio, l’abate Lopez, la futura rivoluzionaria studiò greco, latino, matematica, fisica, chimica, botanica, mineralogia, astronomia, economia e diritto pubblico. Studi che sarebbero sfociati in opere, traduzioni e dissertazioni in cui già faceva capolino la concezione dello Stato di Eleonora, con idee decisamente in controtendenza per l’epoca riguarda al suo fondamento e fine.
Nel 1778 sposò un generale dell’esercito napoletano, Pasquale Tria De Solis. Ma il matrimonio fu presto rovinato dalla violenza del marito, il quale, tra l’altro, le procurò un aborto per percosse. Nel 1786 si arrivò così alla separazione.
Fino all’inizio circa della Rivoluzione Francese, Eleonora mantenne ottimi rapporti con i sovrani di Napoli. Da un lato, la poetessa componeva per loro poesie, odi e sonetti, dall’altro Ferdinando IV sapute le ristrettezze economiche della poetessa, legate alla separazione del marito, le aveva procurato un sussidio mensile, facendola figurare come bibliotecaria della regina Maria Carolina.
Poi, abbandonando la politica riformatrice dei Borbone apprezzata da tutta Europa per i contenuti innovatori, decise che bisognava affrettare i tempi abbracciando la rivoluzione Francese dimenticando i benefici e la protezione che aveva ricevuto dei Sovrani Napoletani.
Se questo comportamento è degno dell’attenzione di Benedetto Croce quando parla del Monitore…
“ Non distrazioni, non discorsi di letteratura o astratte discettazioni. Il Monitore va rapido e diritto, tutto assorto nelle questioni essenziali ed esistenziali che si affollarono in quei pochi mesi, i quali per intensità di vita valsero parecchi anni. E in esso ritroviamo le fuggevoli gioie, le ansie sempre rinnovate, i propositi e le aspettazioni dei patrioti napoletani, espressi con la parola della loro virile compagna, con la forma e il colorito individuale che prendevano nell’animo di lei”.
Per noi comuni mortali e nostalgici di un codice cavalleresco ormai in disuso questo comportamento ci fa pensare a:
“L’irriconoscenza è l’unica cosa più grande della misericordia di Dio”
Ma non finisce qua infatti una donna che insulta pubblicamente un altra donna su i suoi presunti gusti sessuali, anche se Regina, che l’ha trattata come una sorella , che donna è?
Così scriveva della sua benefattrice, Regina Maria Carolina
Rediviva Poppea, tribade impura,
d’imbecille tiranno empia consorte
stringi pur quanto vuoi nostra ritorta
l’umanità calpesta e la natura…
Credi il soglio così premer sicura
e stringer lieto il ciuffo della sorte?
Folle! E non sai ch’entro in nube oscura
quanto compresso il tuon scoppia più forte?
Al par di te mové guerra e tempesta
sul franco oppresso la tua infame suora
finché al suol rotò la indegna testa…
E tu, chissà? Tardar ben può ma l’ora
segnata è in ciel ed un sol filo arresta
la scure appesa sul tuo capo ancora.
Pensate un po se a quel tempo ci fosse stata la TV cosa avrebbe fatto donna Eleonora!!! Il nuovo che nasceva aveva bisogno di demolire con la diffamazione l’avversario, ci lamentiamo poi degli insulti che si scambiano quotidianamente i politici, e non importava se fino al giorno prima si viveva e si mangiava sotto lo stesso tetto condividendo progetti e riforme politiche ed economiche. Voltaire e tutti i compagnucci suoi per elevare questi comportamenti ai livelli altissimi della virtù, visto che fino al giorno prima si inquadravano nel concetto di tradimento, si sono inventati quella bellissima parola chiamata “Relativismo”.
I voltafaccia non sono solo di oggi, ma l’ingratitudine in una donna e’ quello che mi sconcerta di piu’… specie se senza senso della misura! caterina ossi