Ellen Van Wolde. La teologa che nega la creazione
Cosa non si farebbe per farsi pubblicità oggi. Gli studiosi hanno la tendenza a considerare rivoluzionarie le loro scoperte anche quando, molto spesso non lo sono. Non guardano in faccia a nessuno. Nemmeno al Padre Eterno. Dispiace sconfessare il loro entusiasmo.
La teologa olandese Ellen Van Wolde nell’anno del Signore 2009 ha “scoperto” che nel libro della Genesi – il primo della Bibbia – Dio non ha creato il cielo e la terra. Semplicemente li ha separati. Insomma, l’ha sparata davvero grossa. Tanto chi può contestarla? Solo chi conosce perfettamente l’ebraico biblico, la lingua originale del Vecchio Testamento. Non tanti. In compenso il grande pubblico è pronto a bersi qualsiasi “rivelazione” sorprendente di pseudo religione alla Dan Brown.
Siamo di nuovo al clichè dell’eroico paladino che smaschera delle “verità” che la Chiesa ha voluto nascondere. In sostanza la Van Wolde (55 anni) sostiene che in Genesi 1,1 c’è un errore di traduzione: “In
principio Dio creò il Paradiso e la Terra” è una traduzione sbagliata del testo originale. Il verbo “bara” non significherebbe infatti “creare”, ma “separare nello spazio”. Per questo la prima frase della
Genesi dovrebbe essere tradotta così: “In principio Dio separò il Paradiso e la Terra”, presupponendo in questo modo che la Terra esistesse prima di Dio. Il testo (qui traslitterato) è Bereshit bara
Elohim et hashamayim ve’et ha’arets. In realtà il verbo ebraico “bara” (in Genesi 1: 1, 21 e 27) significa “fare dal nulla “.I versetti 7, 16, e 25 utilizzano un altro verbo, “asa”. Qual è il rapporto tra queste due parole? Siccome esse sembrano scambiabili tra loro devono essere sinonimi. Per esempio, Genesi 1:1 utilizza “bara” per
definire l’attività di Dio nel formare i cieli e la terra, mentre Esodo 20:11 e Nehemia 9:6 utilizzano “asa” per descrivere la stessa cosa. I sinonimi sono comuni nella maggior parte delle lingue e l’ebraico non è
un’eccezione. Nessuno dei due verbi suggerisce minimamente un processo lungo ed esteso. La Chiesa cattolica non è comunque creazionista (come ad esempio i testimoni di Geova, gli ebrei o i musulmani) ma nemmeno evoluzionista. E’ concordista progressiva o evoluzionista teista. Il racconto della creazione è simbolico. La vita non viene però dal caso.
Non si esclude un’evoluzione, ma implica una volontà creatrice di Dio che ha voluto l’uomo a sua “immagine” spirituale.
Nessuna lotta tra scienza e fede. La scienza spiega i “come” e la fede i “perché”. La Bibbia non è un libro scentifico; contiene risposte sul senso della vita, sul bene e il male, sul destino umano, sul progetto di
Dio sull’uomo, non sul come si sia sviluppata la vita. Abbiamo bisogno di conoscere entrambe le cose. Galileo Galilei lo diceva: “L’intenzione dello Spirito Santo è quella di insegnarci come si vada al Cielo e non
come vada il cielo”. E Albert Einsten sintetizzava il bisogno umano sia di senso sia di risposte scientifiche col detto: “La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca”.
fonte
filosofiaelogos.it
Le traduzioni possibili del primo versetto sono almeno 2 se non 3, quindi sarebbe bene riportarle entrambe e poi lasciar decidere al lettore quale sia quella giusta.
In effetti nella genesi il verbo “barā” non significa creare tantomeno creare dal niente. Adesso vediamo chi spara cazzate