Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Episodi della vita militare del bersagliere Margolfo Carlo (VI)-Mi toccò in sorte il numero 15

Posted by on Gen 7, 2024

Episodi della vita militare del bersagliere Margolfo Carlo (VI)-Mi toccò in sorte il numero 15

ASSEDIO DI MESSINA (marzo 1861)

In questo assedio c’è stato delle belle sorprese

In questo primo giorno di marzo 1861 di nuovo ci imbarca- vamo, partendo alle ore 6 pomeridiane, giunti in Messina disbar- candoci il giorno 3 dopo mezzogiorno, di là del forte, in campa- gna, perché nel porto non si poteva, essendo ancora in città il nemico.

In questo assedio non ci fu molto pericolo, ma pure c’è stato delle belle sorprese.

Sino al giorno 6 abbiamo riposato; al mattino del 6 tutto il battaglione montava di avamposto; il giorno 7 siamo di nuovo tornati ai nostri alloggiamenti, rimanendo in riposo per giorni 3.

Il giorno 10 mattina, di nuovo fuori di avamposti, dei più a- vanzati. Difatti fecero una sortita, ma sono stati costretti a riti- rarsi in breve tempo, ma però i suoi cannoni disturbavano un po’   i nostri avamposti. Ed eravamo distanti dal forte, non più di 150 metri dal fortino vicino al mare.

Mi rampicai in una pianta di fico

Passai la notte dal 10 all’11 in una triste posizione.

Di notte hanno messo le sentinelle, fra le quali una era situata precisamente [di fronte?] alla garitta del forte, che poteva udire il minimo movimento che il nemico faceva, avendo la sentinella al minimo rumore [la consegna di] fare un piccolo chiaro con zol- fanello o altro. Io invece avevo la consegna di stare a vedere il segnale della sentinella, onde avvisare il corpo di guardia. Come feci per vedere la sentinella, avendo un alto muro di cinta avanti? Mi rampicai in una pianta di fico, sopra tre rami, e ci dovetti stare tutta la notte; quale notte infame, posizioni che non si po- teva stare molto tempo, quindi sempre in movimento.

Al mattino vedo il segnale, corro ad avvertire il Corpo di guardia, cosa è successo? E venuta fuori una pattuglia [nemica],  e passò la nostra prima sentinella inosservata, la seconda la me- narono con sé, ma poi la pattuglia con la nostra sentinella è rimasta nelle nostre mani, ed all’undicesimo giorno di nuovo siamo retrocessi ai nostri posti.

«Voglio la resa senza patti»

II bombardamento: [erano] circa le ore 11 antimeridiane, quando fu principiato il bombardamento, per dare la prova alle nostre batterie, per vedere se la direzione era precisa.

Il nemico si spaventò a vedere quei colpi ben diretti a suo danno, che facevano i nostri bravi artiglieri.

Oltre a questo, anche dalla parte di mare le nostre fregate si avvicinavano, e quindi a colpi gli incendiarono dei magazzini, e circa le 5 ore pomeridiane trattarono l’armistizio.

Ma il nostro generale Cialdini non accettava nessun patto dai nemici, dicendogli: «Voglio la resa senza patti», e così fu. Circa le 6 pomeridiane diedero il segnale di resa cessando il fuoco; la truppa nostra in tutta la notte siamo stati sotto le armi.

Per sette giorni siamo rimasti in riposo, passeggiando la bella città di Messina. Passai sette giorni proprio di gran felicità, avrei passato la mia capitolazione sempre a questa benedetta Messi- na, tanto per la benevolenza dei cittadini, quanto per il vivere, e    la gran bella posizione.

Quella benedetta parola: «Si salvi chi può»

II giorno 18, salimmo sulla pirofregata (49) Ettore Fieramosca per recarci alla Superba Genova, ma, stante il cattivo tempo di mare, abbiamo approdato al porto di Napoli e siamo rimasti sino  al giorno 22. Partimmo di nuovo al 23. Ha cominciato una gran burrasca, che il nostro vascello ha cominciato a dondolare, a dondolare, e poi mi vedo tutto di costa facendo un viaggio di circa 100 metri. Finalmente si raddrizzò, ma con entro tanta ac- qua che allagò tutti i magazzini e stanze di sotto, che credevamo di annegarci tutti; in parte quelli che erano sopra coperta furono gittati in mare.

Posso proprio ringraziare il Domine Dio di avermi di nuovo salvato la vita, tant’è vero che il capitano di fregata aveva già detto quella benedetta parola: «Si salvi chi può».

E come Dio ha voluto siamo entrati nel porto di Gaeta e ci siamo rimasti sino al giorno 25, che salimmo di nuovo, ma però sulla fregata Garibaldi (50), ed alla sera circa le ore 10 pomeri- diane, facemmo la partenza.

Il giorno 27, siamo giunti alla città di Genova, sani e salvi dopo 2 giorni di mare.

Mi hanno trasferito di battaglione

Siamo disbarcati, ed il giorno 28 di nuovo partenza per Bolo- gna, e circa le ore 10 pomeridiane abbiamo fatto l’entrata con grande allegria, musiche da tutte le parti, e sono rimasto a Bolo- gna per 21 giorni, che li passai discretamente bene, fuorché in quel tempo Bologna era piuttosto cattiva; bisognava fare di notte delle grandi pattuglie perché tiravano volontieri al coltello ai sol- dati, e quanti e quanti ci rimasero vittime dei bolognesi!

Nel giorno 18 del mese di aprile, io con diversi altri miei com- pagni mi hanno trasferito di battaglione, quindi siamo partiti per Genova a siamo rimasti sino al 25, che mi hanno imbarcato sul bastimento a vapore Villa de Leon, diretti alla bella Napoli.

Giunti al 27, di nuovo subito, il giorno 28, partenza per Ca- pua. Passammo la rassegna onde formare i nuovi battaglioni, e mi hanno fatto conoscere i nuovi signori ufficiali.

Non potete immaginare il rincrescimento avuto per il cam- biamento che mi hanno fatto fare: ho sofferto un dolore ad ab- bandonare la mia vecchia famiglia per andare a fare una fusione di tutti i battaglioni.

continua……..

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.