Episodi della vita militare del bersagliere Margolfo Carlo brigantaggio-Mi toccò in sorte il numero 15
PRIMA SPEDIZIONE CONTRO IL BRIGANTAGGIO
nei monti delle province di Latina, Frosinone, Caserta (maggio-giugno 1861)
Senza sapere dove si andava
Sono rimasto a Capua sino al 3 maggio, giorno in cui venne l’ordine di partenza (51).
Sabato, giorno 4 di maggio, di notte inoltrata siamo partiti senza sapere dove si andava. Dopo un 5 ore di marcia incomin- ciò una pioggia, e ha continuato per tutta la marcia. Siamo passati di S. Maria, abbiamo fatto un riposo di circa un’ora e più, onde rifocillarci un poco, perché non eravamo provvisti di niente per la marcia. Dopo 8 ore di marcia siamo giunti a Sessa, prima mia tappa, molto umido e stanco del viaggio.
Domenica giorno 5, partimmo per Mola, senza zaini. Siamo giunti in 8 ore e 1/2 di marcia, rimanendo un due ore di riposo.
Saranno state le 5 pomeridiane che di nuovo partimmo per Istri [Itri], dopo 11 ore continuate di marcia e con l’intermezzo di due ore abbondanti, sotto la tempesta e pioggia, che siamo stati ridotti come tanti pulcini bagnati. Parte siamo stati messi in una scuderia, e parte nei sotterranei, vecchie sepolture, non potendo nemmeno riposare. Questa fu la mia seconda tappa.
Lunedì giorno 6, partimmo al mattino con una pioggia indiavolata con tempesta, che dopo un 4 ore di cammino abbiamo lasciato da una parte la strada postale e abbiamo preso la via della montagna.
Scendiamo, scendiamo, e finalmente, dopo 7 ore di marcia, siamo giunti ad un paese chiamato Lenola, abitato da circa 3.300 abitanti, ma posto in un perfido sito, sopra questi monti in pro- vincia di Caserta (52): terza tappa.
Martedì giorno 7, di nuovo partenza, sempre in questi monti. Dopo un 2 ore di marcia siamo giunti in un paese chiamato Pa- stro [Castro nei Volsci? Pàstena?]. Credendo che abitasse dei briganti lo abbiamo circondato, ed hanno piazzato due pezzi di cannone, pronti per ogni sia evento.
Il popolo, vedendo la truppa a circondare il paese, uomini, donne, ragazzi, tutti sono venuti incontro gridando: «Evviva, ev- viva l’Italia e li bersaglieri!».
Il comandante allora fece mettere in ordine la truppa, ed ab- biamo fatto l’entrata nel paese senza che succedesse il minimo inconveniente. Oltrepassammo il paese, e via via siamo entrati nello Stato Pontificio, abbiamo oltrepassato il confine senza sa- perlo e siamo giunti in Salvaterra [Falvaterra], paese di confine.
- soldati francesi (53), appena videro la nostra truppa, venne ad incontrarci col dirmi, cioè dire ai superiori, che proibito era il fermarsi in quella posizione. Perciò abbiamo dovuto fare un fron- t’indietro e marciare, benché fosse di notte, per venire di nuovo nel nostro Stato, infatti giungevamo alla cascina chiamata Isolet- ta: quarta tappa dopo 12 ore di marcia.
Mercoledì giorno 8, partimmo onde recarci al comune di S. Giovanni [S. Giovanni Incarico].
Giovedì giorno 9: di nuovo partenza per il paese di Arce e di S. Rocco [Rocca d’Arce].
Venerdì 10 partimmo passando di Baul [Bauco, antico nome di Boville Ernica?] e Fontana [Fontana del Uri], diretti per Isola di Sora [Isola del Liri], dopo 5 ore di marcia, e siamo rimasti 12 giorni. Tutte le sere facevamo pattuglie per le montagne di Ca- stelluccio (54) e di Sora.
- giorno 17 ho preso una forte febbre, mantenendola sino al giorno 22. In questo giorno siamo partiti di buon mattino, crede vo proprio di dover entrare nell’ospitale, invece col cammino in cominciai a ristabilirmi, quindi sono partito col battaglione, ma sopra un carro. Siamo arrivati nel comune di Arce dopo 10 ore di marcia.
Giovedì 23, di nuovo partenza, ed avevo quasi (55) sintomi di febbre, passando di Gronasio [Gronasco], Palazzolo, Abate e S. Germano (56), dopo 9 ore di continua marcia.
Venerdì giorno 24, partimmo passando di Gennaro [S. Ger- mano], rimanemmo un’ora di riposo, quindi dopo 8 ore di marcia, siamo giunti in Vignao [Mignano Monte Lungo], e subito abbiamo prontato gli avamposti in rinforzo ai nostri artiglieri: nona tappa.
Sabato giorno 25, ci siamo recati sui monti degli Abruzzi, dopo 10 ore di continua marcia siamo giunti in Teano.
Domenica giorno 26, partimmo passando di Cerva. Oltre- passato il paese di circa 4 miglia siamo rimasti in riposo per fare l’entrata in Capua, giunti dopo 7 ore di marcia, rimanendo tutto il resto del mese.
In questi pochi giorni di riposo portai in corpo una piccola febbre, ma facendo sempre il servizio.
Abbiamo fatto una bella sbornia
Mese di giugno, giorno 1°: in questo giorno di sabato siamo partiti in ferrovia diretti per la bella e grandiosa città di Napoli, rimanendo in questa città fino al giorno 29, passando anche dei giorni deliziosi, fra i quali voglio raccontarla per ridere un pochet-tino. Un giorno di festa cercai il permesso giornaliero con vari compagni, quindi, si sa, sortimmo, facendo delle belle passeggiate visitando la città, mangiando, bevendo, ed abbiamo fatto una bella sbornia, quindi, contenti, siamo alla sera rientrati in quartiere, e dico la verità, ho dormito bene. Al mattino, perdio, dobbiamo andare in piazza d’armi: una lontanaza di circa 7 chilometri, che si faceva da Pizzofalcone al Campo di Marte.
Quindi al mattino non avevo volontà di andare. Che feci? Andai in corte unendomi al battaglione e parto anch’io. Strada facendo ero malinconico, pensieroso. Il mio tenete mi vide e mi disse: «Canta» – «Non ho volontà questa mattina» – «Perché?» –
«Perché non ho tabacco». Allora lui mi offerse un pezzo di zigaro e mi lasciò.
Sono vicino ad una svolta di contrada, che in cantone c’era un venditore di tabacco. Allora io, alla svelta, mi guardo attorno, vedo che non sono sull’occhio dei superiori, tràcchete, feci un piccolo salto, vado dentro in bottega e compro un zigaro. Intanto il battaglione andò avanti per la sua destinazione.
Pronto feci ritorno in quartiere, mi metto a letto col pensiero di fare una bella dormita. Ma non fu come l’avevo premeditata di fare un dolce riposo.
«Quello là coricato, cosa fa lì?»
Viene l’ora della visita degli ammalati, quindi viene l’ufficiale di guardia a dimandare quanti ammalati ha. «Ne ho due» – «Come due? – gli disse l’ufficiale – ma quello là coricato cosa fa lì?». Non sapevo in questo cosa potevo fare. Viene l’uffciale e mi disse: «Siete ammalato?» – «No». «Come no? Cosa fai allora qui?». Allora gli dissi che mi sentivo un po’ male, persuaso che fosse passeggero, e per questo non mi ero dato ammalato. «Fuori, fuori – mi disse – andiamo alla visita medica». Cosa dovevo fare? Andare ed abbandonarmi alla ventura, dicendo tra me: «Questa è bella».
Il medico mi fece la visita, e per soprappiù non mi riconosce ammalato, quindi dall’ufficiale sono marcato per la prigione, ed io prontai il mio zaino e feci le mie cose in regola, onde essere pronto per recarmi allo studio (57).
Viene di ritorno il battaglione in quartiere, e subito l’ufficiale di picchetto gli dice col mio ufficiale: «Guarda che ordinai in pri- gione il tuo bersagliere Margolfi Carlo, per non essere [stato] riconosciuto ammalato» – «Come – egli rispose – se il soldato Margolfi Carlo è venuto in piazza d’armi con noi?» – «Non è vero» – «Sì è vero», che successe un battibecco tra loro, che si fermò il capitano mio e il furiere, dicendo anche loro che ero stato in piazza d’armi, anzi il furiere aggiunse di aver veduto quando il signor ufficiale mi ha dato il pezzo di zigaro.
Figuratevi quale imbarazzo feci mettere, quindi, per chiarire la quistione, il capitano mi fece chiamare. Io vado alla presenza tutto incamucciato entro una coperta.
Il capitano mi disse: «Voi siete stato in piazza d’armi con noi questa mattina?» – «Sissignore» – «Ma, ufficiale, come fate a di- re…». L’ufficiale mi disse: «È vero che questa mattina siete venu- to con me a farvi visitare?» – «Sissignore». Infatti era vero, non facevo delle bugie, infatti.
Il fatto sta che dovetti io manifestare il mio fallo, dicendogli che la ragione era di tutti e due, e così fu chiarito il fatto, ed i superiori hanno fatto un piccolo sorriso. Il fatto sta che l’ho scampata senza punizione, ma in quel poco tempo mi dava di pensare.
continua………