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Fu il nord a sdoganare la mafia, con l’Unità d’Italia

Posted by on Giu 11, 2023

Fu il nord a sdoganare la mafia, con l’Unità d’Italia

Si festeggia l’Unità d’Italia, ma la storia del Risorgimento va riscritta da cima a fondo: «Per forza, se vogliamo cominciare, almeno dopo 150 anni, a unire questo Paese, in cui il popolo viene ritenuto bambino, immaturo, incapace di sopportare la verità sul Risorgimento, su Portella delle Ginestre, sulla strategia della tensione, sugli anni di piombo, sulla nascita delle fortune di Berlusconi.

Un Paese che racconta menzogne sulla sua nascita e vive mentendo a se stesso. Quelle menzogne lo stanno dividendo; forse, in modo irreparabile». Reduce dal grande successo del bestseller “Terroni”, il giornalista Pino Aprile fa un’analisi impietosa dell’Italia, intervistato dalla scrittrice Lara Cardella.

Pino Aprile

Meridione, uguale mafie: le cosche hanno attecchito al Sud perché mancava lo Stato o, al contrario, proprio grazie al nuovo Stato unitario? Aprile non ha dubbi: «Le mafie sono figlie e alleate di questo Stato. Sono state usate per favorire la conquista del Sud e continuano ad esserlo per tenerlo oppresso. Lo diceva già Salvemini, quasi un secolo fa». E poi, aggiunge Aprile alludendo a Vittorio Mangano, lo “stalliere” di Arcore, «siamo l’unico Paese al mondo dove il capo del governo elegge a suo eroe un mafioso pluriomicida». Battute a parte, l’amara realtà dice che il Giappone si è risollevato in cinquant’anni dopo la catastrofe dell’atomica, mentre il Mezzogiorno d’Italia è ancora sottoviluppato dopo 150 anni.

Lega Nord

«Il Sud non rinasce – sostiene Aprile – perché colonia interna di una economia che della divisione Nord-Sud si nutre, da essa è nata, su di essa si regge. Una politica che va avanti da un secolo e mezzo, con la condanna del Sud a una dote infrastrutturale tanto inferiore a quella del resto del Paese; con le Ferrovie che investono e costruiscono solo al Nord (ma anche con i soldi del Sud), dove si spendono cifre da scandalo mondiale per l’alta velocità mentre un capoluogo di Provincia, Matera, attende ancora la stazione ferroviaria; si tagliano linee (ci sono mille chilometri di ferrovia in meno, rispetto a prima della seconda guerra mondiale) e ci vogliono 16 ore e mezzo per fare 400 chilometri. E così per le autostrade, le strade, i porti, le scuole, le università».

Pino Aprile non è tenero con la Lega Nord, il cui fortissimo consenso ritiene dipenda «dall’egoismo e dalla paura di perdere il proprio livello di vita, dalla convinzione che il Sud rubi ricchezza al Nord (è vero il contrario)», ma anche «dall’infezione razzista» che secondo Aprile è stata «avviata scientemente da Bossi e complici», ansiosi di «trovare un nemico per fare politica», svanita la minaccia sovietica. Nonostante i pericoli denunciati, lo scrittore mostra fiducia nella conoscenza della «vera storia comune»: una rilettura onesta dell’origine dell’Italia potrebbe «mettere in crisi i pregiudizi» e promuovere una politica fondata «su valori universali, non tribali e razzisti».

garibaldini

Il Meridione, insiste Lara Cardella, si sente sempre inferiore. Perché? «Perché ha perso: è stato invaso, ha preso le armi ma è stato sconfitto, ha cercato la vera unità e la parità nell’ideale del Paese unico», come Liborio Romano e i garibaldini meridionali. Tutti loro hanno perso, dice Pino Aprile: «Il primo morì di crepacuore quando scoprì che il Sud che aveva consegnato a Garibaldi veniva trattato da terra conquistata, da preda, e i secondi, dopo essere stati usati, furono dimessi d’autorità, con la liquidazione di 31 scudi, uno più di Giuda; il Sud ha cercato di costruire un Paese unico ed equo con la sapienza e la politica dei Giustino Fortunato, che morì disilluso».

Dopo la sconfitta, la fuga: l’estrema scelta del vinto. Subito dopo l’Unità d’Italia «emigrarono, per la prima volta nella storia del Mezzogiorno, in 20 milioni: il Sud è una terra vinta e il Nord esercita la razzia del vincitore». Curioso, annota la Cardella, che «i leghisti più razzisti» siano quasi sempre meridionali emigrati o loro figli. «L’emigrato – risponde Aprile – deve scegliere fra la sua identità di sconfitto e perdente (che abbandona, andandosene) e quella del vincitore, forte, rassicurante: passa dall’altra parte. E deve sottolineare questo distacco da quel che era, frapponendo la maggiore distanza possibile fra quel che ritiene di essere diventato e quel che non vuole essere più».

Lara Cardella

Pino Aprile confessa di aver sempre guardato alla Lega Nord con preoccupazione: «Mi ha fatto paura da subito. Non ho mai pensato che fosse un fenomeno folcloristico, ma non pensavo che crescesse tanto. I greci dicevano che gli dei fanno impazzire quelli che vogliono perdere. Questo paese ha perso la testa. E l’anima. Diventa sempre più brutto, in mano a un pugno di razzisti, mafiosi e loro mignotte». E chi sono i “terroni” oggi? «I vinti», risponde Aprile senza esitazioni. «E quelli che potranno riportare il Paese alla ragione, insieme ai non-leghisti e ai leghisti per ignoranza, disposti a mutare il loro agire, dopo aver saputo come stanno davvero le cose».

I migliori del Nord, profetizza lo scrittore, aiuteranno i meridionali a sconfiggere la mafia («ricordo che il meridionalismo nacque settentrionale, specie lombardo»), mentre i migliori del Sud «aiuteranno i settentrionali a liberarsi del razzismo e dell’economia nordica collusa con la mafia», come le cronache recenti ormai dimostrano in modo drammatico. «Ho un nipote – conclude Aprile – e mi rifiuto di pensare che debba vivere in un’Italia peggiore di quella che tocca alla mia generazione. Per colpa nostra» (info: www.megachipdue.info).

fonte

https://www.libreidee.org/2010/09/fu-il-nord-a-sdoganare-la-mafia-con-lunita-ditalia/

1 Comment

  1. Mi domando: se oggi, anzi da molto tempo ormai, c’è’ un parlamento, eletto dai singoli e proporzionale alla popolazione, cosa ci stanno a fare li’ seduti se non si occupano, come proposte e decisioni relative, della gestione generale non solo del governo centrale ma di tutte le regioni?…interessati solo ed esclusivamente del proprio abbondante stipendio, senza affrontare minimamente i problemi che affliggono i propri territori?… perciò basta incolpare genericamente qualcuno o qualche parte senza fare proposte mirate a debellare quello che non va nei propri territori… meglio tutti a casa, cioè nelle proprie regioni, a governare con la forza dello Stato come si deve impegnandosi a individuare quello che non va e reclamare puntualmente dallo Stato i rimedi opportuni…stando seduti su comode poltrone a Roma a dibattere senza operare non si riuscirà mai ad agire per risolvere in profondità i problemi alla radice, evitando che si diramino impunemente come avviene grazie anche alla interconnessione oggi facilitata. caterina

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