Giovanni Antonio Marzano abbandona gli Angioini per Alfonso d’Aragona
Giovanni Antonio Marzano, figlio di Jacopo e di Caterina Sanseverino, fu 3° Duca di Sessa (4° secondo la Tommasino), 5° Conte di Squillace, Conte di Carinola e Grande Ammiraglio del Regno. Era adolescente quando morì suo padre Jacopo che lo lasciò sotto il bailato (custodia) di reLadislao, condizione onorata ma onerosa per il re. Per liberarsi da quel peso, Ladislao accordò a Caterina Sanseverino, madre di Giovannantonio, di occuparsi da sola del figlio e passò a lei il bailato e allo zio paterno Goffredo, conte di Alife.
Morto poi re Ladislao nel 1414, gli successe la sorella, Regina Giovanna II, che per assicurarsi la fedeltà del Marzano prese dei provvedimenti.
Essendo Giovannantonio un potentissimo barone che avrebbe potuto disturbare la pace del Regno, come già aveva fatto suo padre Jacopo con Ladislao, la regina gli impose il pagamento di 40.000 ducati come cauzione e assicurazione che egli non avrebbe mai occupato alcuno stato del Regno o portarlo a ribellione. Giovannantonio riuscì a far annullare quella cauzione grazie all’intervento di Luca Comite, segretario della regina e grande amico del Marzano.
Ma Giovanna non si sentiva per niente sicura e allora volle che Covella Ruffo, sua prima cugina e già vedova di Ruggiero Sanseverino con cui aveva avuto il figlio Antonio, sposasse Giovannantonio per meglio tenerlo sotto diretto controllo. Covella, molto malvolentieri, obbedì e nel 1425 circa, sposò il Marzano. Ma il matrimonio di Giovannantonio e Covella fu quanto di più penoso e tormentoso ci potesse essere perché Covella, donna molto avida di potere, non sottometteva a nessuno la sua potente posizione a corte, neppure a suo marito. Anzi, suo marito diventò il suo peggior avversario, colui con cui gareggiava in autorità e influenza presso la regina. L’unico figlio che i due ebbero, Marino, fu forse la vittima principale di questo infelice matrimonio. Egli fu lasciato con il padre e crebbe praticamente senza madre perché Covella preferiva vivere a corte piuttosto che a Sessa, per meglio esercitare la sua nefasta influenza sulla regina.
Quando nel 1431(o 1432) morì Sergianni Caracciolo, amante della regina, ucciso da un complotto di palazzo in cui Covella fu la principale artefice, sembra che la duchessa, alla vista del cadavere gridò: “Ecco il figliuolo di Isabella Sarda che voleva contendere meco!”. L’ intrigante duchessa di Sessa rimase l’unica a disporre dell’anziana regina e del Consiglio reale e praticamente fu lei a governare.
Alfonso d’Aragona, re di Sicilia, conscio della cosa, cominciò a sperare di essere riconfermato da Giovanna nella primitiva adozione. E sicuramente ci sarebbe riuscito se si fosse rivolto unicamente a Covella per avere un aiuto, ma commise l’errore di rivolgersi anche al di lei marito Giovannantonio per innalzare la bandiera d’Aragona negli stati posseduti dal Marzano.
Covella, molto gelosa del suo potere e non volendo essere scavalcata neppure da suo marito, non gradì la cosa e rivelò le intenzioni di Alfonso alla regina che inviò soldati negli stati del marito affinché questi non potesse volgersi a favore dell’aragonese.
In realtà tanti altri interessi ruotavano intorno al Regno di Napoli e tanti intrighi a cui Covella non era estranea. Ella appoggiava Luigi III d’Angiò da cui sperava di avere conferma della sua posizione a corte mentre il nuovo papa Martino V cercava di creare per suo nipote Antonio Colonna una forte e ricca signoria nel Regno. Giovanna lo aveva già nominato principe di Salerno, ma il papa covava ben altro interesse. Sembra che auspicasse all’adozione del nipote da parte di Giovanna e che questi diventasse perciò re di Napoli. A questo scopo papa Martino si adoperò per far sposare suo nipote Antonio con Giovannanella Ruffo, figlia ed erede di Nicolò Ruffo, uno dei più potenti baroni calabresi e cugino di Covella.
Nel 1435 morì Luigi d’Angiò, l’ultimo adottato dalla regina Giovanna, e dopo qualche mese morì anche la regina, designando alla successione al trono di Napoli Renato d’Angiò, fratello di Luigi e lasciando provvisoriamente al governo del Regno sedici baroni. Ma i baroni non gradirono questa soluzione e si schierarono tutti dalla parte di Alfonso d’Aragona. E neppure la gradì papa Eugenio IVche avocò a se il Regno e si riaccese la guerra.
Giovannantonio, alla testa dei suoi uomini, iniziò a conquistare città dopo città per metterle nelle mani dell’aragonese, ad iniziare da Capua e poi da Gaeta. Dopo anni di lotta con le forze angioine diRenato d’Angiò, Alfonso d’Aragona poté entrare in Napoli grazie anche all’impegno e all’azione militare di Giovannantonio Marzano.
Alfonso, grato dell’aiuto che gli aveva dato il Marzano, lo predilisse agli altri baroni e volle che entrasse insieme a lui in Napoli quando egli prese possesso del Regno. Era il 26 febbraio del 1443 ed iniziava per il Regno di Napoli il periodo aragonese.
Nel 1445 moriva Covella Ruffo e nel 1447 Giovannantonio sposò in seconde nozze Francesca Orsino, figlia di Giovanni conte di Manoppello, da cui ebbe un altro figlio maschio, Altobello.
Durante la sua amministrazione sessana, Giovannantonio rimodernò il castello di Sessatrasformandolo da struttura fortificata a sua residenza familiare. Nel 1400 fece costruire la Chiesa di S. Anna e nel 1418 donò il complesso della SS. Trinità di Sessa ai monaci agostiniani. Nel 1425 donò invece il terreno per la costruzione della Chiesa di S. Domenico, fece ampliare la cinta muraria e fece edificare la Porta dei Cappuccini.
Mori a Sessa nell’estate del 1453 e fu sepolto nell’allora Chiesa di S.Francesco. Oggi il suo sepolcro si trova nel Museo Diocesano di Sessa Aurunca.
Alcuni testi consultati:
Bartolomeo Facio: Fatti d’Alfonso d’Aragona, primo ne di Napoli di questo mome, Venezia, 1580
Gioviano Pontano; Il Principe eroe- Napoli, 1786
Enrico de Rosa: Alfonso I D’Aragona, l’uomo che ha fatto il Rinascimento a Napoli, 2007
Pietro Giannone: Istoria civile del Regno di Napoli , Milano, 1833
G.A. Summonte, Historia della città e Regno di Napoli, in Napoli 1601-1602.Filippo Maria Pagano: Saggio Istorico sul Regno di Napoli, Napoli 1824
Angelo Di Costanzo: Historia del regno di Napoli, Nell’Aquila, 1582
Carlo de Lellis Discorsi sulle famiglie nobili del Regno di Napoli, Napoli, 1654
- Croce, Storia del Regno di Napoli, a cura di G. Galasso, Milano 1992.
Ferrante Della Marra – Discorsi delle famiglie estinte – Napoli, 1641
Attilia Tommasino: Sessa Aurunca nel periodo aragonese – Ferrara, Roma, 1997
Tommaso De Masi: Memorie Istoriche degli Aurunci, Napoli, 1761
Incerto autore: Istoria del regno di Napoli in Giovanni Gravier- Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell’istoria generale del Regno … Napoli, 1769
N.F. Faraglia: Storia della lotta tra Alfonso V d’Aragona e Renato d’Angiò, Lanciano, 1908
Mario del Treppo: Storiografia del Mezzogiorno – Napoli, 2006
Giuseppe Reccho: Notizie di Famiglie Nobili e illustri della città e Regno di Napoli – Napoli, 1717
Giovanni Fiore – Della Calabria illustrata, Volume 3 – Catanzaro, 2001
Gregorio Grimaldi – Istoria delle leggi e magistrati del regno di Napoli, Volume 3 – Napoli, 1736
Giovanni Pititto -Archivio Storico della Calabria – Nuova Serie – Numero 4
http://db.histantartsi.eu/web/rest/Famiglie%20e%20Persone/34
fonte
http://carinolastoria.blogspot.it/