Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

GIUSEPPE FERRARELLI – L’UNITARIO PENTITO

Posted by on Set 25, 2023

GIUSEPPE FERRARELLI – L’UNITARIO PENTITO

Giuseppe Ferrarelli nacque a Teramo l’8 gennaio 1832 da una famiglia di origine calabrese, il magistrato Carmine e Maria Giuseppa Frangipane dei duchi di Mirabello. All’età di 10 anni entrò come allievo nel collegio militare della Nunziatella, dove ebbe due insegnanti prestigiosi quali Luigi Blanch e Francesco De Sanctis.

Durante la rivoluzione del 1848, ancora giovane allievo, manifestò simpatie liberali, ma essendo il padre consigliere della Suprema Corte e lo zio Nicola alto ufficiale dell’esercito, non ebbe fastidi. Uscì dalla Nunziatella nel 1850 col grado di alfiere del genio.

Suo nipote, il filosofo e storico Benedetto Croce, ne disegnò con accuratezza la figura nel libro Uomini e cose della Vecchia Italia, dove lo descrisse come un sincero liberale e unitario, ma in lotta con quella sua parte di anima che restava fortemente legata al vecchio Regno di Napoli.

Nel settembre del 1860 l’arrivo di Garibaldi a Napoli riaccese le ceneri del liberalismo e dell’unità nazionale ricevute dal De Sanctis. Affascinato dalla personalità del nizzardo, disertò dall’esercito napolitano e divenne ufficiale dell’armata meridionale garibaldina, combattendo sul Volturno e ricevendo una medaglia d’argento al valore.

Con la nascita dell’Italia sabauda, entrò a far parte del nuovo esercito italiano e fu destinato allo Stato maggiore del generale Ferdinando Augusto Pinelli, uno dei generali più duri nella repressione del brigantaggio politico e nelle rappresaglie contro la popolazione civile dell’ex Regno delle Due Sicilie. La durissima repressione, gli arresti e le fucilazioni numerose e spesso ingiustificate fecero nascere in lui una progressiva sfiducia nel nuovo Stato, ai suoi occhi indifferente ai problemi dell’ex regno borbonico. Queste le sue parole:

Nel 1861 feci parte dello Stato maggiore del generale Pinelli per la repressione del brigantaggio. Feci quel che potetti e compii dovere di dirgli che, con quelle fucilazioni decise con tanta fretta, correvamo il rischio di commettere ingiustizie. Una, infatti, a Viesti, seppi dopo, quando per ragioni dell’Orfanotrofio militare dovetti tornare a quel paesetto, fu ingiustissima.

Ferrarelli iniziò una riflessione sulle sue scelte e sulla situazione che evidenziava il fallimento di molte speranze degli ex sudditi delle Due Sicilie. Croce scrisse che «lo umiliavano le istituzioni, i regolamenti militari e non militari, dal Piemonte estesi all’Italia meridionale, quasi come a paese barbaro». Nel 1862 sfuggì alla sanguinosa guerra civile del sud, inviato presso il genio di Bologna per studiare la fortificazione di Monte Cappa. Profondamente deluso, lasciò l’esercito nel 1869, ormai prossimo alla promozione a maggiore.

Nella nuova fase da civile si impegnò nella scrittura, cercando di conservare la memoria storica e la dignità del Regno di Napoli, ricco di cultura, gloria e patriottismo. Questa sua attività di recupero della memoria lo riavvicinò ai vecchi compagni d’arme dell’esercito delle Due Sicilie. Furono numerosi i suoi saggi, articoli e studi storici, dove si sottolineava il valore di molti napolitani e dove si evinceva che senza l’appoggio delle popolazioni meridionali, l’Impresa dei Mille sarebbe fallita miseramente.

I sentimenti napolitani di Ferrarelli si possono comprendere anche da una lettera che gli scrisse nel 1870 il generale Giuseppe Salvatore Pianell (considerato dai borbonici il peggiore dei traditori insieme a Nunziante). Ecco un brano:

Ella si ricorda di essere stato uffiziale dell’esercito napoletano; si ricorda che in quell’esercito vi erano distinti uffiziali nelle armi speciali: rammenta che taluni di questi ufficiali, entrando nell’esercito italiano, non vi trovarono tutta la considerazione che meritavano. Ella sente di essere napoletano prima che italiano, ed avrebbe desiderato che le provincie meridionali fossero entrate più decorosamente nella famiglia italiana, portandovi talune buone leggi che avevano; e vorrebbe perfino che nell’esercito italiano si ammettesse almeno l’amministrazione dell’esercito napoletano.

Un’altra lettera significativa gli fu inviata da Pietro Quandel, ufficiale d’artiglieria, appartenente a una famiglia di militari tutti fedelissimi al Borbone. Egli chiarì che tra gli ufficiali dell’esercito napolitano non c’era un sentimento diffuso verso l’unità d’Italia:

La tua bontà per me e la indulgenza, con la quale son certo che accoglierai le mie confessioni, m’incoraggiano ad aprirti il mio animo. Ti dirò francamente che di «Unità d’Italia», nei nove anni di Collegio, non ho mai udito parlare, e neppur di poi, fino al 1860.

Non voglio dire che l’Unità non fosse l’aspirazione di qualcuno, e forse di molti; ma fu allora un’aspirazione gelosamente custodita, poiché né dai miei compagni né dai miei maestri ne ascoltai mai una parola. E rifletti che io sono uscito dal Collegio alla fine di novembre 1848, e che in quell’anno memorando io ero all’8a classe, cioè un grande, non un bambino. Il veder Napoli retta costituzionalmente era nostro generale desiderio e quasi tutti i professori erano liberali, non unitari. Insomma, per dirla con le parole del tempo attuale, non si agognava se non all’Autonomia liberale napoletana; di Unità d’Italia non si parlò mai, ché la cosa a mio conoscimento era non dirò sconosciuta, ma non delle aspirazioni universali. L’unico pensiero era di scacciar lo straniero dalle terre italiane ed aver istituzioni liberali napoletane, non già italiane.

Giuseppe Ferrarelli si portò nella tomba questo conflitto interiore tra la sua anima napolitana e il suo sentimento italiano. Così lo sentitizzò il nipote Benedetto Croce:

Voi avreste voluto l’unità d’Italia, questa in prima linea e senza esitanze, ma attuata per virtù del Regno di Napoli. Il fine, mio caro zio, non ben si accordava col mezzo.

Giuseppe Ferrarelli morì nell’ospedale militare di Napoli il 26 gennaio 1921, quasi novantenne.

Domenico Anfora

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.